Pari opportunità anche nelle scienze.
In occasione della Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza, celebrata l’11 febbraio, pubblichiamo l’articolo di Sara Mosca, specialista in spettroscopia Raman al Rutherford Appleton Laboratory di Oxford. L’articolo è tratto dalla rivista Il Messaggero Avventista di questo mese.
Sara Mosca – La partecipazione femminile nelle discipline della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (Stem), è stata caratterizza da sempre da un significativo divario di genere, anche se la partecipazione femminile all’educazione universitaria ha raggiunto livelli significativi. Nel mondo, le donne costituiscono il 28% dei laureati in ingegneria e nella ricerca si stima ci sia un 33% di ricercatrici donne.
Ho studiato ingegneria fisica conseguendo poi un dottorato in fisica al Politecnico di Milano. Alle lezioni c’era una donna ogni 20 uomini per la triennale, percentuale che poi diminuiva ancora per la specialistica, una su 30. Questi numeri rispecchiano grossomodo la presenza delle donne anche a conferenze internazionali alle quali ho avuto modo di partecipare. Questa tendenza sta gradualmente migliorando in quanto si registra una maggiore presenza femminile, anche nelle cariche importanti a livello organizzativo della conferenza.
Nel 2015 si istituì l’11 febbraio come Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza, con lo scopo di “sfatare miti, sconfiggere pregiudizi, superare stereotipi e accelerare il progresso promuovendo iniziative per favorire la piena parità di genere nelle scienze”.[1]
Riporto le parole del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres: “Oggi, solo una ogni tre ricercatori d’ingegneria al mondo è una donna. Barriere strutturali e sociali impediscono alle donne e alle ragazze di entrare e progredire nella scienza. […] Questa ineguaglianza sta privando il nostro mondo di un enorme talento e forza di innovazione inespresse. Abbiamo bisogno delle prospettive femminili per assicurarci che la scienza e la tecnologia funzionino per tutti”.[2]
Per questa giornata viene reso pubblico un documento dal quale riprendo la conclusione del 2023: “Il nostro è un appello all’azione: stiamo delineando una visione ambiziosa che trasforma il ruolo di tutte le donne e le ragazze in tutti i campi delle scienze per realizzare gli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.[3]
Dagli ideali e dai propositi alle difficoltà concrete
“Avere una visione che trasforma” implica un cambiamento di mentalità generale all’interno della società. Un fattore importante che compromette l’equità di genere è la mentalità sociale sulla donna che viene infusa nelle nostre menti sin da quando si è piccole dalla scuola materna. La bambina deve giocare con le bambole, deve essere brava, vestita di rosa, mentre i maschietti possono giocare con le macchinine e con le costruzioni. Si costruisce già dai primi anni questa differenza nel modo di vedere una bambina o un bambino e ciò incomincia a escludere la bambina dall’aprirsi a poter fare qualsiasi tipo di professione.
I numeri parlano chiaro, ogni 100 ragazze iscritte all’università solo 19 si dedicano a studi scientifici e tecnici, mentre 81 preferiscono frequentare facoltà umanistiche. Ecco perché auspico un cambiamento di mentalità che deve avvenire cominciando dalle nostre case e influenzare la società, la scuola e i governi. Solo allora avremo modo di vederne le conseguenze anche nei numeri delle ragazze che seguiranno un corso di discipline Stem. Ero considerata diversa solo perché avevo voluto fare un percorso di studi che era prettamente maschile e sopportare anche un po’ le battutine di qualche compagno o di qualche professore. Infatti, si pensa ancora che avere più donne in un laboratorio possa aiutare a mantenerlo pulito e non perché sappiano allineare un sistema ottico. Questa mentalità mette un freno alle giovani, quando vuoi affrontare un percorso in un’età che è già difficile soprattutto pensando alle fasi successive al conseguimento della laurea, e quello relativo al lavoro, per il quale la società non è in grado di offrirlo garantendo un’equità di salario tra uomo e donna.
Ancora oggi una donna che dedica la sua vita alla ricerca nel campo scientifico, come sto cercando di fare io, non ha altra possibilità che accettare il precariato per molti anni senza alcuna certezza che domani lavorerà ancora, e non può contare su sostegni adeguati ad aiutare, incoraggiare e stabilizzare i giovani in questa professione.
In un ambiente in cui devi garantire il 110%, ti senti quasi in colpa di dover sacrificare altri aspetti della tua vita, come ad esempio il desiderio di una famiglia, in un contesto in cui già tutto è precario e senti di dover dimostrare sempre il doppio o anche di più per poter provare che sei all’altezza di essere dove sei arrivata, di valere tanto quanto un uomo.
Cambiamenti importanti in Italia e in Europa si stanno facendo. Abbiamo diversi esempi di donne che ci hanno preceduto dando un contributo alla società nel campo della ricerca scientifica.
Purtroppo, in passato le donne scienziate sono state vittime di tanti furti. Cito il più noto esempio dell’“effetto Matilda” (fenomeno per il quale il risultato del lavoro di ricerca compiuto da una donna viene in tutto o in parte attribuito a un uomo). Lise Meitner, la scienziata innamorata della fisica nucleare, nominata 49 volte al Premio Nobel per i suoi lavori sulla radioattività e la fisica nucleare, nonostante il suo ruolo essenziale, non è mai stato riconosciuto il suo valore dalla comunità scientifica di allora. Come lei, molte altre sono state derubate dei loro studi e delle loro scoperte perché erano donne, e il merito veniva attribuito a uomini che lavoravano con loro. Una donna a cui invece sono stati dati i dovuti riconoscimenti è Marie Curie che vinse il Premio Nobel per la fisica nel 1903 e per la chimica nel 1911.
Ecco cosa ha detto Anne L’Huillier, Premio Nobel per la fisica nel 2023, nel suo discorso: “120 anni fa, Marie Skłodowska Curie fu la prima donna a ricevere il Premio Nobel per la fisica. Sono la quinta. In più di 100 anni, solo due donne hanno ricevuto il Premio Nobel per la fisica. Negli ultimi cinque anni già tre donne hanno ricevuto il Premio Nobel per la fisica! Spero che questa sia una nuova tendenza, che possa ispirare le nuove generazioni!”.[4]
Io sto facendo i miei primi passi in questa nuova generazione, vorrei condividere con voi l’ambito di ricerca su cui lavoro.
Partecipo al progetto di ricerca in una collaborazione che vuole proporre una nuova piattaforma sia per la diagnostica sia per l’approccio terapeutico delle cellule tumorali, usando tecniche non invasive di spettroscopia nel vicino infrarosso. Utilizziamo dei laser per poter vedere e leggere la presenza di nanoparticelle che si vanno ad attaccare al tumore, e in questo modo possiamo anche caratterizzarle e visualizzarle all’interno dei tessuti.
Una volta che si riesce a localizzare le cellule tumorali con il laser, l’idea è quella di poter applicare un’altra luce che in qualche modo faccia morire queste cellule per effetto termico. In realtà questa è solamente una delle tante applicazioni che si possono fare usando la spettroscopia Raman, che è la tecnica che uso e che nella configurazione specifica viene denominata Spatially Offset Raman Spectroscopy (Sors – si tratta di una modifica che permette di vedere in profondità i tessuti e non solo). Un altro esempio di possibile applicazione che abbiamo recentemente pubblicato, utilizza la Sors per identificare prodotti falsificati dei vaccini Covid-19 attraverso il contenitore di vetro senza doverlo aprire.
Faccio parte di una équipe di ricerca molto diversificata e multidisciplinare in termini di background scientifico, e quello che vorrei sottolineare è che ogni scoperta non è di uno solo, si tratta di un contributo in condivisione, in cui anche noi donne possiamo fare la nostra parte per il bene collettivo. Avere l’opportunità di farlo, come gli uomini, è quello che si dovrebbe celebrare, secondo me, per la Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza.
Note
[1] Cfr. https://www.ao-pisa.toscana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=6098:sabato-11-febbraio-giornata-internazionale-delle-donne-e-delle-ragazze-nella-scienza&catid=217&Itemid=131
[2] Cfr. https://www.onuitalia.it/giornata-internazionale-delle-donne-e-ragazze-nella-scienza-11-febbraio/
[3] Cfr. https://www.womeninscienceday.org
[4] https://www.nobelprize.org/prizes/physics/2023/lhuillier/speech/
Siti web consultati il 23.12.2023.