Apocalisse in breve. Le beatitudini apocalittiche (prima parte)
24 Settembre 2013

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Apocalisse in breve. Le beatitudini apocalittiche (prima parte)
24 Settembre 2013

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – L’Apocalisse è un libro straordinariamente ricco di benedizioni. In esso si colgono otto beatitudini. “Beato chi legge”, “beati quelli che ascoltano… e fanno tesoro” (Ap. 1:3); “beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore” (Ap. 14:13); “beato chi veglia e custodisce le sue vesti” (Ap. 16:15); “Beati quelli che sono invitati alla cena delle nozze dell’Agnello” (Ap. 19:9); “Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione” (Ap. 20:6); “Beato chi custodisce le parole della profezia di questo libro” (Ap 22:7).”Beati quelli che lavano le loro vesti per aver diritto all’albero della vita e per entrare per le porte della città!” (Ap. 22:14).

Il contesto in cui si muovono le beatitudini ci offre la gioia di cogliere la bellezza del messaggio evangelico e il modo in cui il credente si muove verso Dio e il suo regno. Le prime due sono un invito a leggere e vivere, a gustare la rivelazione, ovvero Gesù Cristo. Leggere, ascoltare, fare tesoro, questi verbi esprimono non solo la disposizione d’animo alla sequela, ma soprattutto l’approfondimento della medesima in termini di vissuto. Più che credere in Gesù, l’invito rivolto è quello di viverlo nel quotidiano e nel contesto storico-profetico in cui il credente vive, “perché il tempo è vicino”.

La terza beatitudine è formulata in termini di liberazione – “beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore” -, perché si colloca in un contesto profetico caratterizzato dall’imposizione del marchio della bestia (Ap 14:9-10) e dalla “mietitura e la vendemmia» (Ap. 14:14-20) ovvero il giudizio (Giovanni 5:29). Pertanto il Signore invita i suoi ad avere “costanza” a non demordere, a non avere paura delle persecuzioni e della morte, ma a rimanere legati a Cristo mediante la fede e l’osservanza dei comandamenti di Dio (Ap. 14:12).

La morte è vissuta dai credenti come una liberazione dalla sofferenza, dalla fragilità esistenziale dovuta al periodo storico persecutorio; ma non come fine ultimo dell’esistenza, ma nella prospettiva della risurrezione raffigurata dalla mietitura. In occasione della morte di Lazzaro, Gesù disse a Marta : “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Giovanni 11:25).
Per ulteriori approfondimenti e/o contatti: www.avventisti.it/assistenza

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