La gestione dei confini. Convegno sulla relazione d’aiuto 2024
23 Ottobre 2024

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

La gestione dei confini. Convegno sulla relazione d’aiuto 2024
23 Ottobre 2024

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Rachele Intagliata – Nel weekend dal 18 al 20 ottobre, presso il centro “Casuccia Visani” a Poppi (AR), si è svolto il VII Convegno nazionale avventista sulla relazione d’aiuto, dal titolo “La gestione dei confini. Tra incontro e separazione nella relazione d’aiuto”, organizzato dal Dipartimento Ministeri della Famiglia. L’evento era rivolto a tutti i professionisti che lavorano in questo ambito: psicologi, counselor, assistenti sociali, educatori, insegnanti e figure sanitarie.

“Siamo in una grande piazza. Camminate, vedendo solo le vostre scarpe”. Così è iniziato il nostro convegno. Nessuno si è solo guardato le scarpe, perché nessuno si è scontrato con l’altro. Siamo un confine per l’altro. Noi, mettiamo dei confini, a volte inavvertitamente, altre volte volontariamente. E sono l’espressione dal nostro essere qui e ora. Possono essere permeabili, rigidi, inesistenti. Parlano a noi stessi e di noi agli altri.

Ed è stato interessante vedere come la nuova Gerusalemme (descritta nel libro biblico di Apocalisse 21, ndr) abbia mura, ornamenti e porte (con incisi i nomi delle 12 tribù) non per difendere e allontanare, ma per ricordare la nostra identità.

Fondamentale è stato capire come i confini, e il modo in cui li gestiamo, debbano essere oggetto della nostra attenzione: li possiamo “sentire”, “ascoltare” e anche “vedere”, attraverso i sintomi con cui il nostro corpo ci parla. E tutto questo per poter essere d’aiuto a noi e al prossimo – sempre che voglia essere aiutato
In questo, il gran Medico ci ha lasciato degli ottimi esempi da seguire. Gesù aspettò al pozzo la donna samaritana e lei gli chiese “dammi di quest’acqua” (Giovanni 4:15), per superare i confini del tempo che tenevano separati i Giudei dai Samaritani. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo stare lì pronti ad aiutare e a non invadere il confine dell’altro. Come nel caso del centurione, nel Vangelo di Luca, che preferì chiedere a Gesù di compiere il miracolo ma senza varcare la soglia della propria casa: “di’ una parola e il mio servo sarà guarito” (Lu 7:7).
I “confini”, abbiamo imparato, non sono solo quelli che definiscono noi stessi, ma anche quelli socio-politico-culturali.

Arricchenti sono state le esperienze dirette raccontate: da quelle vissute in uno studio clinico a quelle delle istituzioni dei servizi sociali; da quelle dei contesti sanitari a quelle in ambito scolastico. Ma tutto dipende da noi, dal conoscersi, prendere atto di noi nel volersi migliorare, ristabilendo anche dei confini.

Sono cresciuta molto in consapevolezza, partecipando a questo convegno. E tre sono le cose che in particolare porterò dentro di me:
– quanto le modalità e l’ambiente in cui si nasce incidano sulla formazione del senso di sé e dei propri confini;
– prendere consapevolezza di ciò cambia completamente la prospettiva di relazione (visione) di me stessa e del prossimo;
– la responsabilità che ho nei confronti dei figli, ai quali insegnare a costruire in modo sano i propri confini.

Al termine del convegno abbiamo ringraziato i relatori che hanno saputo arricchire il nostro bagaglio di conoscenza sul tema dei confini: Stefano De Vecchis (infermiere), Giusy Catalano (assistente sociale), Elisa Severi, Deborah Giombarresi e Mirela Pascu (psicologhe/psicoterapeute), Antonietta Fantasia (educatrice), Saverio Scuccimarri (pastore e decano della Facoltà avventista di teologia).
All’incontro hanno partecipato anche il past. Ignazio Barbuscia (segretario dell’Unione italiana- Uicca) e sua moglie Loide.

,[Foto pervenute dal Convegno sulla relazione d’aiuto 2024] 

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