Apocalisse in breve. Le due risurrezioni
17 Febbraio 2015

NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – L’apostolo evidenzia che chi risorge alla prima risurrezione ha il privilegio di trascorrere il millennio con il Signore nel cielo e di partecipare all’opera di giudizio. Alla fine del millennio ci sarà la seconda risurrezione, sarà quella dei non salvati, sarà una risurrezione di giudizio.

Queste due risurrezioni sono da prendersi letteralmente e numerose sono le argomentazioni a tale proposito. D. Ford, nella sua opera, ne menziona quattordici.

Apocalisse 20:5 esprime l’opposizione tra coloro che torneranno in vita all’inizio del millennio e il resto dei morti che non torneranno se non dopo i mille anni, e mostra in modo evidente il senso della parola risurrezione. Il loro stato di morte durante i mille anni prova che, quando essi risusciteranno, riprenderanno un corpo. Se la risurrezione chiamata “prima” fosse spirituale, la “seconda”, dovrebbe esserlo altrettanto. Ma se la seconda è corporale, come è il caso qui, la prima lo sarà ugualmente.

“È chiaro che qui sono distinte due risurrezioni corporali; la prima al momento dell’avvento del Cristo, prima del millennio, e abbraccia i salvati che regneranno con Cristo durante i mille anni; la seconda… alla fine del millennio in vista del giudizio finale di cui parlano i versetti 10-15” (E. Bosio, L’Apocalisse di S. Giovanni, Claudiana, Firenze, 1924, p. 135).

Scrive A. Reymond: “La prima risurrezione riceve diversi nomi: risurrezione dei giusti…, risurrezione migliore…, risurrezione di vita…, risurrezione di fra i morti; risurrezione di scelta che risuscita gli uni, mentre lascia coloro ai quali è destinata la risurrezione di condanna. La seconda risurrezione, quella dei malvagi, è abitualmente nominata risurrezione di condanna. La Scrittura traccia in più posti una linea di demarcazione tra le due risurrezioni, e quando le unisce nello stesso brano la risurrezione dei buoni occupa il primo posto”.

A. Gretillat riassume questo insegnamento nei termini seguenti: “La dottrina d’una doppia risurrezione era di quelle che non potevano figurare ancora nell’insegnamento propedeutico del Signore. Egli la nomina solo in Luca 14:14; 20:35 (controversia con i sadducei) e a diverse riprese nel suo discorso di Galilea (Giovanni 6:40): ‘Or è questa la volontà di colui che mi ha inviato, che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia la vita eterna e io lo risusciterò all’ultimo giorno’. Per contro, in Giovanni 5:28,29, Gesù nomina una doppia risurrezione, ma senza menzionare ancora l’intervallo che deve separarle l’una dall’altra. Paolo fa la stessa cosa nel suo discorso a Felice (Atti 24:15). L’intervallo dei due fatti si trova indicato di già sotto la penna dell’apostolo, ma sotto una forma ancora molto sommaria (1 Corinzi 15:23-26), in cui sono distinte tre epoche di risurrezioni: quella del Cristo, quella degli eletti, infine la risurrezione generale. La dottrina della doppia risurrezione riceverà i suoi contorni definitivi in Apocalisse 20:5,6”.

Per ricevere lo studio completo sul millennio: assistenza@avventisti.it

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