Francesco Zenzale – L’apostolo ebbe la gioia di essere con il suo Signore e di ricevere da Dio, per mezzo dello Spirito Santo, la rivelazione di Gesù Cristo, nel giorno in cui Gesù, quando era su questa terra, aveva espressamente dichiarato di esserne il Signore (Matteo 12:8). Egli fu “rapito dallo Spirito nel giorno del Signore” (Apocalisse 1:10).
Scrive J. Doukhan: “I cristiani che leggono questo testo pensano istintivamente alla domenica. Dimenticano, però, che è un ebreo che scrive, nutrito delle Sacre Scritture ebraiche e ben radicato nella religione dei suoi padri. Oltre a ciò, l’espressione ‘giorno del Signore’ riferito alla domenica s’incontra solo a partire dalla fine del II secolo, ed anche lì si presenta eccezionalmente, negli scritti dell’epoca, lasciando spazio a larghe controversie. É assai più ragionevole pensare che il giorno del Signore di cui parla Giovanni, si riferisca al sabato, chiamato, appunto, ‘giorno del Signore’ (o giorno di Adonai) nelle Scritture ebraiche. D’altra parte, il ricorrere costante nell’Apocalisse del numero 7, rende assolutamente verosimile il riferimento al sabato, settimo giorno, in apertura della profezia, come in una sorta di intonazione.
Questa interpretazione si giustifica, infine, per il fatto che il sabato introduce il ciclo delle feste giudaiche che strutturano il libro intero dell’Apocalisse. Troviamo la lista nel Levitico al capitolo 23: ‘Si lavorerà sei giorni; ma il settimo giorno è sabato, giorno di completo riposo e di santa convocazione. Non farete in esso nessun lavoro, è un riposo consacrato al Signore in tutti i luoghi dove abiterete’ (v. 3).
Secondo la tradizione biblica, il sabato è il primo giorno di festa con Dio, celebrata dall’uomo e dalla donna (cfr. Genesi 2:1-3); è anche il solo giorno la cui istituzione risale prima della promulgazione della Legge sul Sinai (cfr. Esodo 16:23,29); è il solo giorno la cui osservanza non dipende né dalle stagioni né dagli astri, neppure, in definitiva, dalla storia umana. Dunque, è naturale che si cominci proprio da lì.
Probabilmente, Giovanni si riferisce anche ad un altro ‘giorno del Signore’, allo yom Yahweh dei profeti biblici, che designa, nell’Antico Testamento, il giorno del giudizio di Dio e della sua venuta alla fine della storia umana (Sofonia 1:7; Malachia 3:2; Galati 1:15, ecc.). Come nel Nuovo Testamento (1Tessalonicesi 5:2; 1Corinzi 1:8; Filippesi1:6; ecc.) e nella letteratura giudaica a lui contemporanea, l’espressione ‘giorno del Signore’ si applica alla parusia del Cristo o alla venuta del Messia.
La visione accordata a Giovanni ‘nel giorno del Signore’ ci permette di cogliere l’importanza di questo comandamento non solo come memoriale della creazione e della redenzione (Esodo 20: 8-11; Deuteronomio 5:16), ma anche come un giorno santo che collega il cielo alla terra. Il sabato è uno squarcio d’eternità nel tempo”.
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