Come respira l’anima
11 Luglio 2023

Essere “persone di preghiera” ci avvicina a Dio e ci rende “prossimo” di chi ci è accanto. L’articolo che segue è il frutto di un anno di ricerca in cui l’autrice si è proposta di approfondire il mistero del legame che stabiliamo con il nostro Creatore e Redentore.

Corina Matei – Abbiamo bisogno di una visione più ampia della preghiera. Abbiamo bisogno della visione di Dio! Continuiamo a pregare e osiamo chiedere di più: per la gloria di Dio, affinché il vangelo possa andare in tutto il mondo, in tutte le nazioni, affinché Gesù possa ritornare!.[1]

Il desiderio di avvicinarsi a Dio nella preghiera attraversa i millenni e si trova nell’anima di ogni cristiano che si impegna a rimanere sulla Via con tutte le sue forze. 

Quello che segue è il frutto di un anno in cui mi sono proposta di approfondire fin dall’inizio, il mistero del legame che stabiliamo in maniera trascendentale attraverso la preghiera, con il nostro Creatore e Redentore. Sono osservazioni e conclusioni che mi sono state rivelate non solo attraverso testi o confessioni dirette di meravigliose persone di preghiera, ma anche vivendole. Le fonti di ispirazione sono state: le parole del Salvatore, vari personaggi biblici, Ellen G. White, Cindy Tutsch, Melody Mason, pastori, anziani, giovani e vecchi credenti, uomini e donne, sia del mio Paese che dell’estero.

Sono grata a tutti loro e sono lieta di condividere la loro ricchezza spirituale con gli altri.

Ma perché dovremmo essere così preoccupati di acquisire quello che Ellen G. White chiamava il “respiro dell’anima”? Perché essere una “persona di preghiera” non è solo il privilegio di pochi cristiani, raro dono divino sparso sporadicamente nelle chiese, ma piuttosto un attributo che dovrebbe caratterizzare ogni vita di fede.

Considerando i tempi in cui viviamo, sarebbe auspicabile che tutti noi diventassimo persone di preghiera, cosa che ci aiuterebbe a resistere alle avversità, a essere rafforzati e incoraggiati, e a rimanere figli di Dio per l’eternità.

In questo articolo, ho scelto di presentare le riflessioni della mia esperienza con la consapevolezza che la preghiera comporta un cammino perpetuo di avvicinamento a Dio e un approfondimento del nostro dialogo fecondo con lui. Allo stesso tempo, la preghiera rivitalizza la nostra anima e facilita la connessione reciproca, alimentando l’ambito legame dell’amore fraterno, philadelphia (in greco).

Incoraggiamenti 
Il punto di partenza più ispirato è stato considerare quelle esortazioni bibliche senza tempo e inestimabili che si trovano nei vangeli: “Perciò vi dico: tutte le cose che voi domanderete pregando, credete che le avete ricevute, e voi le otterrete (Marco 11:24). Quindi, prendiamo possesso di ciò che abbiamo chiesto secondo la volontà di Dio. Quando ci alziamo dalle nostre ginocchia, agiamo con tutta la forza che abbiamo già ricevuto pregando. Questo atteggiamento di fiducia ci salvaguarderà dall’impotente “forma di devozione” che alcuni negano interiormente, rendendo così inefficace qualsiasi preghiera. Inoltre, esprimiamo in anticipo la gratitudine a Dio per la protezione che ricerchiamo contro ogni assalto delle forze del male.

Tra le esortazioni del Salvatore ve ne sono diverse volte a purificare e preparare il nostro spirito davanti a lui.

“Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate; affinché il Padre vostro, che è nei cieli, vi perdoni le vostre colpe” (Marco 11:25).

“Quando pregate, non siate come gli ipocriti… Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa” (Matteo 6:5, 6).

“Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani… poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate” (vv. 7, 8)

Nelle epistole del Nuovo Testamento ho notato in particolare alcune esortazioni che rivelano le condizioni in cui le nostre preghiere sono efficaci: “la preghiera del giusto ha una grande efficacia (Giacomo 5:16). In effetti, la giustizia ci viene attribuita esclusivamente dalla grazia di Dio, ma ciò che è possiamo fare noi è pregare con fervore, impegnando tutto il nostro essere nella causa per la quale supplichiamo. Non rimaniamo tiepidi come Laodicea (Apocalisse 3:16), la cui autosufficienza ostacolava la loro comunicazione con il cielo.

La testimonianza dell’apostolo Paolo svela la profondità della nostra dipendenza dalla potenza divina: “perché quando sono debole, allora sono forte” (2 Corinzi 12:10). Infatti, è solo quando riconosciamo la nostra debolezza e ci poniamo con umiltà, confessando i nostri peccati con pentimento, possiamo essere guidati dall’Onnipotente per mezzo di veri miracoli.

Inoltre, quando intercediamo per gli altri in preghiera o quando cerchiamo il perdono per noi stessi, non dobbiamo limitare Dio in base alla nostra pazienza, buona volontà, misericordia o compassione. Questo è ciò che Ellen G. White ci esorta a fare: “Presentate a Dio le necessità, le gioie, le tristezze, le preoccupazioni e i timori che sentite, perché niente lo potrà stancare o infastidire”. L’autrice sottolinea che il piano di Dio include cose che si realizzano solo in risposta alla preghiera e che altrimenti non accadrebbero. Per quanto riguarda l’atteggiamento aperto verso l’azione e il cambiamento positivo che dovrebbe seguire la nostra preghiera a Dio, siamo avvertiti che: “Chi non fa altro che pregare, presto si stancherà oppure cadrà nel formalismo”.[2].

L’effetto benefico della preghiera attiva seguita dalle azioni sta nel fatto che affina il nostro carattere, modella la nostra volontà e il nostro coraggio, e ci rende efficaci attraverso la potenza di Dio.

I princìpi della preghiera 
Naturalmente, questo elenco di princìpi progettati per nutrire la nostra devozione e produrre buoni frutti nella nostra vita di preghiera non è esaustivo. I lettori possono integrarlo tramite lo studio e l’esperienza personale.

Le nostre richieste in preghiera dovrebbero essere in accordo con la Parola di Dio, così come con quelle che consideriamo risposte ricevute. Questo concetto ci protegge dallo smarrimento e ci aiuta a rimanere nel quadro della volontà di Dio. Solo attraverso una stretta comunione con il Signore e la sua Parola impariamo a discernere la sua voce e a guardarci dal fascino di altre "voci" ingannevoli.

La preghiera diventa il “respiro dell’anima quando il suo potere si fa sentire nella nostra vita attraverso la gioia, l’entusiasmo e la pace che ci dona; per mezzo della gratitudine e della lode a Dio. Non diventerà un peso, un rito, una risposta automatica o un atteggiamento ipocrita, ma un bisogno e un desiderio costante. I Vangeli presentano Gesù Cristo che prega per ore e notti intere, e ciò indica il suo trovare conforto per l’anima in questa comunione con il Padre.

Dio ci mostra che coloro i quali hanno sviluppato l’abitudine alla preghiera e alla comunione con lui non saranno mai soli e avranno la pace interiore anche in mezzo alle tempeste della vita. Inoltre, la preghiera può essere la cornice per la più grande libertà interiore. Ciò è esemplificato dalle testimonianze del pastore luterano Richard Würmbrand durante il suo periodo di prigionia, a partire dal titolo del suo libro Con Dio nel sottosuolo.

Possiamo rimetterci a Dio proprio come fece il Salvatore dopo la preghiera, ricevendo la forza per agire e la saggezza per pronunciare le parole del Padre. Altrimenti rischiamo di fare ciò che non dobbiamo e di non fare ciò che ci viene detto personalmente.

Approfondendo la Parola rivelata e conoscendo sempre di più il Verbo fatto carne, impareremo a distinguere la sua voce nel dialogo della preghiera. Tuttavia, anche le preghiere goffe e poco sagge, quando sono oneste, possono essere portate davanti al trono della grazia attraverso i sospiri ineffabili con cui lo Spirito Santo intercede per noi.

La preghiera è anzitutto il solenne privilegio di essere ammessi alla presenza del Re dei re, il quale è anche il nostro grande Amico amorevole, che attende con ansia che noi prendiamo l’iniziativa.

L’amicizia espressa nella preghiera è sbilanciata nel senso che Dio ci conosce pienamente e ci offre tutto, mentre noi lo conosciamo solo parzialmente e chiediamo poco. Tuttavia, man mano che progrediamo nella sua conoscenza, il nostro amore per lui crescerà, riempiendoci di vita e fiducia. L’espressione del Salvatore sull’avere vita in abbondanza è sinonimo di amore in abbondanza.

La nostra amicizia con Gesù ci aiuta a capire che i doni ci vengono dati per essere usati al servizio di Dio, per il beneficio spirituale di tutti. Scopriremo anche che saremo messi alla prova riguardo a ciò che chiediamo e riceviamo attraverso la preghiera, così come per quello che proclamiamo.

La preghiera incessante comporta il mantenimento di un dialogo continuo e aperto con Dio in ogni attività quotidiana, come sfondo costante della nostra mente. Questo ci porterà completa fiducia nella sua volontà per noi, anche se non è in linea con i nostri desideri e a volte non la capiamo. Questa fiducia ci aiuterà a evitare di classificare i nostri motivi di preghiera come importanti o banali, perché non sappiamo cosa sia veramente importante.

Quando preghiamo per i problemi degli altri, Dio si prende cura dei nostri. Nei gruppi di preghiera e all’interno della comunità ecclesiale, le preghiere dovrebbero essere concise, specifiche, coinvolgere tutti i presenti e promuovere l’unità. Queste preghiere sono il risultato delle preghiere intime che pratichiamo nella comodità delle nostre case, nella nostra vita quotidiana, in cui possiamo estendere il nostro dialogo con Dio quanto ci occorre.

I miracoli vissuti a seguito della preghiera non devono essere visti come garanzie per tutta la vita, ma come indicazioni della bontà divina che si riversa sempre più su coloro che crescono nella fede.

Quando il digiuno accompagna le nostre preghiere, possediamo i mezzi più efficaci per resistere al maligno e allontanarlo da noi, intorno a noi e dentro di noi.

Prospettive auspicabili 
Dio desidera che siamo uniti attraverso l’amore fraterno e la preghiera comunitaria è il legame più forte, accessibile anche in condizioni difficili di bisogno, pericolo e crisi perché è puramente spirituale e trascende i vincoli. Nella preghiera abbiamo l’ambiente che unisce e avvicina i credenti alla presenza di Dio. Soprattutto all’interno di piccoli gruppi di preghiera, possono svilupparsi in noi le virtù cristiane legate all’interazione umana: empatia, altruismo, compassione, collaborazione, solidarietà, coerenza e gratitudine. Inoltre, a differenza delle preghiere solitarie, sappiamo che il Salvatore è presente in mezzo a coloro che sono riuniti nel suo nome (Matteo 18:20). Questa è la promessa d’oro di una vita di adorazione, quindi amiamola!

(Corina Matei è docente alla facoltà di scienze della comunicazionee relazioni internazionali dell’Università “Titu Maiorescu” di Bucarest).

Note 
[1] Melody Mason, Daring to Ask for More (Osare chiedere di più), Pacific Press Publishing Association, 2014, p. 99. 
[2] Ellen G. White, Prayer (La preghiera), Pacific Press Publishing Association, 2002, p. 125.

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]

 

 

 

 

 

 

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