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«Essere incriminati di mafiosità, arrivati a questo punto, lo ritengo un onore». Parola di Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra catturato lo scorso 16 gennaio dopo una latitanza lunga 30 anni. Tra le decine di pizzini recuperati dai carabinieri dopo l’arresto di Rosalia, sorella del capomafia, ce n’è uno che riassume bene il pensiero spesso delirante di Messina Denaro. Una sorta di manifesto di Cosa Nostra, o un «testo sacro», che la sorella del boss custodiva gelosamente in casa. «Siamo stati perseguitati come fossimo canaglie, trattati come se non fossimo della razza umana. Siamo diventati un’etnia da cancellare», scrive il boss di Cosa Nostra, che – tra le altre cose – è stato condannato per essere il mandante delle stragi di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e altri omicidi mafiosi. «Eppure – continua il boss – siamo figli di questa terra di Sicilia, stanchi di essere sopraffatti da uno Stato, prima piemontese e poi romano, che non riconosciamo. Siamo siciliani e tali vogliamo restare» (da open.online del 3 marzo 2023).
Claudio Coppini e Roberto Vacca ne parlano con Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto.
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