Norel Iacob – Entriamo in una stanza piena di persone e, dal primo istante, saltiamo alla conclusione di come ci sentiremo in loro compagnia. Spesso accade proprio quello che avevamo intuito. Com’è possibile?
Per prima cosa, quando entriamo nella stanza, captiamo a colpo d’occhio un’enorme quantità di informazioni che il nostro subconscio organizza e interpreta quasi istantaneamente, secondo alcune chiavi interpretative delle quali già disponiamo. Il nostro comportamento cambia poi in base alle conclusioni che abbiamo tratto, ed è molto probabile che si avveri la “profezia” che abbiamo fatto quando siamo entrati nella stanza. Raramente qualcosa ci fa cambiare le nostre opinioni già formate e, quindi, intraprendere un percorso che muti il risultato originariamente previsto.
Definiamo il pregiudizio come quelle chiavi di interpretazione che il subconscio e la mente cosciente utilizzano per dare un senso alle informazioni raccolte dall’ambiente esterno. Sono molto utili quando dobbiamo reagire rapidamente per evitare una situazione difficile o pericolosa, o per uscirne. In questo modo, decidiamo a colpo d’occhio di evitare un determinato luogo o determinate persone e, a volte, abbiamo la conferma di avere agito con saggezza. I pregiudizi ci hanno aiutato a uscire dai guai.
Tuttavia, il pregiudizio può anche essere dannoso perché può portarci a etichettare le persone in modo errato e a trarre conclusioni sbagliate. Sicuramente siamo stati tutti piacevolmente sorpresi da persone che a prima vista avevamo evitato. Fortunatamente, spesso possiamo permetterci di avvicinare e conoscere persone che inizialmente avremmo potuto istintivamente evitare, senza mettere a rischio la nostra incolumità. Questo esercizio può essere molto utile per il nostro sviluppo personale. Più conosciamo persone diverse, maggiormente differenti diventano le chiavi interpretative con cui operiamo. Per usare un’analogia, pensiamo ai telefoni cellulari. Gli schermi degli apparecchi più vecchi potevano visualizzare un numero di colori molto inferiore e le immagini erano irrealistiche e poco attraenti. Con l’avanzare della tecnologia, gli schermi sono diventati in grado di operare con sempre più colori, al punto che le immagini sono diventate spettacolari, mostrando sempre più dettagli.
Nella maggior parte dei casi, possiamo solo beneficiare del superamento dell’ansia causata dalle differenze tra di noi; tra i gruppi sociali a cui apparteniamo, individualizzati da ideologie, credenze, convinzioni e stili di vita molto diversi. Inoltre, il desiderio di comprendere meglio ciò che ci rende diversi e l’addestramento al pensiero critico, cioè il tipo di pensiero che considera consapevolmente e pazientemente tutte le informazioni, comprese quelle che contraddicono i nostri preconcetti, e cerca di vedere oltre le apparenze e di trarre logiche conclusioni, ci aiuterà ad amare di più le persone e a imparare di più da coloro che sono diversi da noi.
Potremmo pensare che isolandoci da quanti sono differenti da noi, preserveremo più facilmente la nostra purezza e integrità spirituale. Per i cristiani, invece, l’esempio della vita di Gesù dovrebbe dissipare rapidamente questo pregiudizio. Non aveva paura di chi era diverso, di chi era considerato emarginato; nemmeno degli estranei che venivano da lui con un bagaglio culturale radicalmente diverso. Gesù era aperto al dialogo con chi lo trovava. Inoltre, viaggiava in lungo e in largo per entrare in contatto con altre persone. E nonostante i pregiudizi di coloro che lo accompagnavano, sapeva comunicare a un livello diverso con gli sconosciuti che venivano da lui.
Le conversazioni di Gesù ci affascinano ancora oggi, anche quelli di noi che non credono in lui come Figlio di Dio. La sua sorprendente disponibilità ad andare oltre i pregiudizi, per conoscere meglio e più a fondo le persone, è una delle qualità che lo rendono un modello.
(Norel Iacob è direttore di Segni dei Tempi Romania e St Network).
[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]