Quando viviamo dei problemi rischiamo di non vedere il quadro generale. Anche se ci sentiamo atterriti e abbandonati non siamo mai soli. Una studentessa universitaria riflette sul racconto biblico di Giobbe, alla luce della sua personale esperienza
Francine Sione Ausage – La vita è costellata da momenti di gioia e difficoltà. A volte la sofferenza può schiacciarci e viene da chiederci perché proviamo dolore e senso di mancanza. Nella Bibbia, la storia di Giobbe offre un potente esempio di sicurezza e perseveranza. Le sue prove rivelano la sovranità, la forza e la fedeltà immensa di Dio, e ciò dimostra che anche nelle situazioni più buie possiamo confidare nel suo piano divino. Riflettendo sulle esperienze di Giobbe e sul mio percorso, ho capito che le promesse di Dio restano salde, e donano conforto nella perdita, energia nella sofferenza e liberazione nei momenti di dubbio.
Immagina di perdere in un solo istante tutto ciò per cui ti sei dato da fare. Giobbe, un uomo giusto, affrontò una privazione inimmaginabile quando vennero meno la ricchezza, i figli e la salute. Ma al posto di maledire Dio, scelse di adorarlo. Affermò: “Nudo sono uscito dal grembo di mia madre, e nudo tornerò in grembo alla terra; il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore” (Giobbe 1:21).
La risposta di Giobbe riflette una fiducia incrollabile nella potenza di Dio, anche quando gli è stato tolto tutto.
Ho provato un dolore simile quando ho perso mia nonna mentre ero lontana da casa. Insieme alla mia famiglia avevo programmato un viaggio in Australia, dalle Samoa, alla fine di gennaio 2022. Prima di partire mia nonna, che era in buona salute, ci disse tra le lacrime che temeva di non rivederci mai più. La rassicurammo che saremmo tornati. Dopo solo due o tre settimane di viaggio purtroppo ricevemmo la notizia straziante della sua scomparsa il giorno di Capodanno. Ricordo la sensazione opprimente della sofferenza e della confusione, e mi chiesi perché tutto questo fosse successo mentre ero via.
Come Giobbe ho faticato a comprendere la perdita. Nonostante il lutto, ho compreso gradualmente che il piano di Dio si estendeva oltre la mia prospettiva limitata. Il Signore era ancora presente, mi offriva conforto, forza e benedizioni inaspettate nel tempo. Anche se non avevo tutte le risposte, ho iniziato a credere che il suo scopo fosse più grande di quello che riuscivo a vedere in quel momento. La sovranità di Dio ci dà la sicurezza che nulla accade al di fuori della sua conoscenza e del suo piano ultimo; anche nelle difficoltà, il Signore opera per il nostro bene. Nella lettera ai Romani leggiamo: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno” (Ro 8:28). Anche nel nostro lutto, possiamo confidare che il disegno finale di Dio è per il nostro bene.
Il dolore può spezzare le persone più forti. Giobbe perse ricchezza, famiglia e pure la sua salute fisica. Fu colpito da terribili piaghe. La situazione divenne a tal punto difficile che sua moglie lo spinse a maledire Dio e a morire (Gb 2:9). Nonostante il dolore insopportabile, Giobbe rimase fermo e le disse: “Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?” (Gb 2:10). La sua risposta ci ricorda che la nostra fede non dovrebbe vacillare in base alle circostanze.
Nella mia vita ho lottato con sentimenti di inadeguatezza e insicurezza, in particolare nel percorso di studi. Al liceo ero molto competitiva e volevo raggiungere l’eccellenza. Studiavo in modo diligente, puntando a essere la migliore. Ci sono stati momenti, però, in cui non sono stata all’altezza delle mie aspettative. Incolpavo Dio quando non ottenevo i risultati sperati, chiedendomi perché i miei sforzi non producessero la riuscita che desideravo. Con il tempo, mi sono resa conto che la mia comprensione era limitata. Proverbi 3 ci insegna: “Confida nel Signore con tutto il tuo cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie, ed egli appianerà i tuoi sentieri” (Pr 3:5, 6).
Le mie difficoltà in ambito scolastico non erano un segno di fallimento, ma un’opportunità per confidare nella saggezza e nella guida di Dio. Proprio come Giobbe rimase fedele nonostante le sue miserie, la promessa del Signore di guidarci è incrollabile, e ci dona sempre ciò di cui abbiamo bisogno quando gli affidiamo le nostre lotte.
Uno degli aspetti più dolenti delle difficoltà di Giobbe è stato l’isolamento. Invece di confortarlo, i suoi amici lo accusavano di avere commesso degli errori e credevano che la sua disperazione fosse una punizione per i peccati. In Giobbe 19 leggiamo il suo grido: “Fino a quando mi affliggerete e mi tormenterete con i vostri discorsi?” (v. 2). Persino nella disperazione, Giobbe si rifiutò di abbandonare la sua fiducia nella giustizia di Dio e si chiese: “Perché mai vivono gli empi? Perché arrivano alla vecchiaia e anche crescono di forze?” (Gb 21:7). Le sue domande sincere ci insegnano che il dubbio non è un segno di debolezza, ma una parte naturale della fede.
Anch’io ho affrontato momenti di dubbio e delusione. Durante il liceo desideravo far parte di un gruppo di amici molto unito. Di loro ammiravo l’intelligenza. Però, non sono riuscita a integrarmi e più ci provavo, più mi sentivo isolata. Quella solitudine mi pesava molto e mi sono sentita come Giobbe quando i suoi amici lo abbandonarono nel momento di necessità.
In più, le mie delusioni scolastiche hanno messo alla prova la mia fede. Dopo il diploma di scuola superiore nel 2023, ho affrontato la sfida di entrare all’università. Non ricevendo risposta, ho iniziato a dubitare che Dio avesse un piano per me. Proprio quando avevo perso ormai ogni speranza, l’Università di Avondale (in Australia ndt) ha risposto. Superato l’esame di ammissione, ora studio per conseguire una laurea triennale. La lettera agli Ebrei dice che “la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono” (Eb 11:1).
La mia avventura alla volta dell’università è stata una testimonianza della fedeltà di Dio. Mi ha indicato una via quando non ne vedevo nessuna. La storia di Giobbe ci insegna che la salvezza arriva nel momento perfetto di Dio. Alla fine, il Signore restaurò la ricchezza di Giobbe, dandogli il doppio di quanto aveva prima (Gb 42:10).
Anche se non sempre vediamo delle risposte immediate, possiamo confidare nel fatto che Dio è costantemente all’opera dietro le quinte. I suoi piani possono rivelarsi in modi inaspettati, benedicendoci anche quando non vediamo il quadro completo. La sua promessa più grande si estende oltre questa vita: un’eternità con Dio, dove ogni prova sarà riscattata e ogni dolore sostituito dalla gioia. Dio prepara qualcosa di molto più grande di quanto possiamo immaginare.
La storia di Giobbe ci parla di perseveranza, fede e rinnovamento. Riflettendo sulla mia vita, ho visto la mano di Dio all’opera, anche se non capivo il suo piano. Quando affrontiamo delle difficoltà, dobbiamo ricordare che la sofferenza non significa abbandono. Piuttosto è un’opportunità per avvicinarci a Dio, confidare nelle sue promesse e riposare nel suo amore inesauribile. Proprio come è rimasto con Giobbe in ogni prova, Dio resta con noi, guidandoci, rafforzandoci e ripristinando quello che abbiamo perso.
Forse non comprenderemo sempre le sue vie, ma possiamo confidare nel suo cuore. Le nostre prove affinano e fortificano le nostre convinzioni, così da diventare discepoli di Cristo più fedeli, profondamente radicati nel suo amore eterno.
(Francine Sione Ausage è al secondo anno di inglese e storia all’Università di Avondale, in Australia).
[Fonte: record.adventistchurch.com / Tradotto da Veronica Addazio]
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