Perché rimandarmi in patria?
29 Gennaio 2019

 

Maol – Leif Hongisto non riusciva a capire perché fosse stato rimandato a casa, in Finlandia, dopo essere stato missionario in Libano e aver ricoperto per nove anni l’incarico di presidente della Middle East University di Beirut.

Amava l’ateneo avventista, il clima mediterraneo e l’humus appena fatto, ma cosa più importante, sentiva di non aver ancora realizzato pienamente gli obiettivi che aveva in cuore per l’università; per questo, la comunicazione di ritornare in patria lo ha colto di sorpresa. «Ero piuttosto confuso sul motivo per cui Dio mi conduceva lontano da quella che era diventata la mia vita e a cui tenevo molto» ha spiegato Hongisto a Andrew McChesney che ha raccolto la sua esperienza e l’ha raccontata su Adventist Mission.

Il past. Leif Hogisto è sposato con Patrizia, figlia di Nino Bulzis che per diversi anni è stato pastore in Italia (ha servito le chiese di Bari, Carbonara di Bari, Cassano Murge, Conversano, Gravina di Puglia), poi capo colportore e direttore della gioventù presso l’Unione italiana; infine ha ricoperto l’incarico di direttore della gioventù alla Divisione Euroafricana (oggi Intereuropea), con sede a Berna.1 Da diversi anni il past. N. Bulzis è in pensione e vive in Svizzera.

Durante la permanenza in Libano, Patrizia è stata decana della facoltà di economia aziendale dell’università avventista di Beirut.

Dopo aver pregato tanto e con il cuore pesante, il pastore e sua moglie hanno preparato le valigie, riempito gli scatoloni e volato fino in Finlandia. Secondo la procedura del Paese, i missionari che ritornano in patria devono sottoporsi a una visita in ospedale. Durante i controlli di routine, il medico ha notato livelli di Psa (antigene prostatico specifico) leggermente alti nel sangue di Leif: un possibile segnale di cancro alla prostata.

«Ha avuto qualche problema di salute?» ha chiesto il dottore. Leif ha scosso la testa: «Mi sento benissimo». Il medico gli ha comunque prescritto altre analisi. Un paio di mesi dopo, i livelli di Psa erano aumentati ancora e il medico, preoccupato, ha deciso di fare una biopsia. Ben presto Leif è stato sottoposto a un intervento di cinque ore in cui il chirurgo ha rimosso una massa tumorale di 100 grammi.

«Da questo controllo di routine (per i missionari) è stato scoperto un cancro piuttosto aggressivo» ha spiegato Leif che ha aggiunto «Ho iniziato a capire perché Dio mi aveva rimandato in Finlandia, dove avrei trovato una tecnologia molto professionale e aggiornata per il trattamento di questa patologia».

Leif, 62 anni, rimane un missionario. Ora sta bene ed è direttore del Finland Junior College, la scuola convitto ubicata nella città di Piikkiö, nel sud-ovest della Finlandia. Il college, fondato nel 1918, è frequentato da 185 studenti dai 6 ai 18 anni, molti dei quali provengono da famiglie non avventiste. In Finlandia, società altamente secolarizzata, ci sono 4.800 avventisti su una popolazione di 5,5 milioni di abitanti.

«Svolgo un compito interessante in questa scuola che è un vero campo di missione per quanto riguarda l’educazione cristiana, visto che siamo in un ambiente secolare in cui i valori cristiani sono messi in discussione» ha affermato Leif in un’intervista nel suo ufficio «Ma nei giovani vi è un interesse genuino per ciò che è eterno, sostenibile e che può dare vero significato alla vita».

Gli anni trascorsi come missionario in Libano e l’esperienza della malattia hanno reso essenziale la preghiera nella sua vita, avvicinandolo di più a Cristo. Nel riflettere sul suo ritorno in Finlandia nel 2018, ha rivelato di tenere molto alle parole di un discorso da lui stesso tenuto lo scorso maggio durante la sua prima cerimonia di consegna dei diplomi nella scuola avventista finlandese.

«Pensate di sapere già come sarà la vita che avete davanti» ha detto rivolto ai neo diplomati «Invece, niente di tutto ciò si avvererà. La vita sarà molto diversa. Ma quando la affidate a Dio, la vita vissuta con fede sarà sempre molto più esaltante, significativa e profonda di quanto avreste mai potuto immaginare».

«È così per me» ha continuato «La vita mi sorprende in modo positivo ogni nuovo giorno ed è decisamente migliore di quanto potessi immaginare».
(lf)

[Fonte: Andrew McChesney, Adventist Mission]

Nota
1 G. De Meo, «Granel di sale», Claudiana, Torino, 1980, pp. 206, 224.

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