Per non tradire la propria coscienza

Per non tradire la propria coscienza


A margine di una conferenza sulla battaglia di Monte Lungo, promossa dalla sezione di Firenze dall’Associazione Nazionale Combattenti della Guerra di Liberazione Inquadrati nelle Forze Armate Regolari nella Guerra di Liberazione, Roberto Vacca ha intervistato lo scorso 12 dicembre il Generale di Corpo d’Armata Antonio Li Gobbi sull’esperienza familiare che ha visto sia il padre Alberto che lo zio Aldo, entrambi militari in servizio,  impegnarsi dopo l’8 settembre 1943 direttamente nella lotta contro l’occupazione nazista. Entrambi fatti prigionieri e torturati dai tedeschi, lo zio (medaglia d’oro al valor militare alla memoria) morì per le conseguenze della tortura, senza però tradire i compagni ("i patrioti", come si chiamavano l’un l’altro), mentre il padre – ripetutamente ferito – terminò il proprio servizio dopo la guerra nel 1977 con il grado di generale, decorato con medaglia d’oro, due medaglie d’argento, due medaglie di bronzo al valor militare e 3 croci al merito di guerra.

*Nella foto Alberto Li Gobbi, durante il conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare

Un’occasione per ricordare e guardare al futuro

Un’occasione per ricordare e guardare al futuro


 

Il tema della memoria è sempre argomento di grande complessità, tanto più quando parliamo di memoria storica. Tuttavia, è anche fondamentale, perchè è propria degli esseri umani.

Lo scorso 22 dicembre è stata inaugurata la nuova sede di Firenze dell'Associazione nazionale combattenti della guerra di liberazione, inquadrati nei reparti regolari delle Forze Armate. E' stata l'occasione per ricordare uomini e donne che hanno partecipato alla guerra di liberazione. Lo hanno fatto in modi diversi, nell'esercito regolare italiano che si unì agli Alleati, oppure come partigiani o semplicemente in qualità di soldati prigionieri dei tedeschi che accettarono la prigionia e la fame piuttosto che arruolarsi nell'esercito della Repubblica di Salò. Sono state scelte che hanno restituito dignità – anche agli occhi degli Alleati – a una Nazione che rischiava altrimenti di finire nella catastrofe politica e morale del fascismo. 

Su questi temi abbiamo intervistato il presidente della sezione di Firenze, il comandante Massimo Lisi.

*Nella foto un'immagine del monastero di Monte Cassino, lo scenario di uno dei più aspri combattimenti della Seconda Guerra Mondiale

Un’occasione per ricordare e guardare al futuro

Un’occasione per ricordare e guardare al futuro


 

Il tema della memoria è sempre argomento di grande complessità, tanto più quando parliamo di memoria storica. Tuttavia, è anche fondamentale, perchè è propria degli esseri umani.

Lo scorso 22 dicembre è stata inaugurata la nuova sede di Firenze dell'Associazione nazionale combattenti della guerra di liberazione, inquadrati nei reparti regolari delle Forze Armate. E' stata l'occasione per ricordare uomini e donne che hanno partecipato alla guerra di liberazione. Lo hanno fatto in modi diversi, nell'esercito regolare italiano che si unì agli Alleati, oppure come partigiani o semplicemente in qualità di soldati prigionieri dei tedeschi che accettarono la prigionia e la fame piuttosto che arruolarsi nell'esercito della Repubblica di Salò. Sono state scelte che hanno restituito dignità – anche agli occhi degli Alleati – a una Nazione che rischiava altrimenti di finire nella catastrofe politica e morale del fascismo. 

Su questi temi abbiamo intervistato il presidente della sezione di Firenze, il comandante Massimo Lisi.

*Nella foto un'immagine del monastero di Monte Cassino, lo scenario di uno dei più aspri combattimenti della Seconda Guerra Mondiale

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