Dichiarazione sull’escatologia riafferma il ruolo della profezia biblica e le sue implicazioni missionologiche

Dichiarazione sull’escatologia riafferma il ruolo della profezia biblica e le sue implicazioni missionologiche

EudNews/Maol – Teologi e amministratori avventisti si sono incontrati a Roma per la quarta Conferenza biblica internazionale. Insieme hanno votato una dichiarazione di consenso al termine dell’evento, il 20 giugno. Il tema della conferenza era l’escatologia biblica, che studia gli eventi della fine secondo la Bibbia. Il documento votato ribadisce la comprensione avventista della profezia biblica, degli eventi finali e delle sue implicazioni missionologiche per la chiesa. Riportiamo il testo completo del documento approvato.

Dichiarazione di consenso

Introduzione
La IV Conferenza biblica internazionale si è tenuta a Roma, dall’11 al 21 giugno 2018, sul tema «Escatologia biblica». Circa quattrocento studiosi, pastori, professori e leader avventisti, che condividono un profondo impegno per la Scrittura e una visione biblica del mondo, sono arrivati da tutto il mondo per esplorare le prospettive bibliche, teologiche, storiche, etiche, missionologiche e scientifiche dell’escatologia. L’obiettivo della Conferenza era quello di affermare e studiare l’escatologia biblica, favorire l’amicizia e l’unità, e realizzare un rinnovato senso dei tempi in cui viviamo, in modo da essere meglio equipaggiati per servire il Signore e la sua chiesa. Abbiamo ricevuto arricchimento spirituale e intellettuale tramite lo studio della Bibbia, le meditazioni, i momenti dedicati alla preghiera, le conferenze, le discussioni e le visite istruttive a importanti siti biblici, storici e archeologici.

Come avventisti del settimo giorno, siamo spinti dalla personale e profonda convinzione dell’imminenza del ritorno di Cristo in quanto evento letterale, visibile, personale e mondiale. Siamo profondamente consapevoli delle sfide che presenta l’approccio storicistico all’escatologia biblica. Queste sfide includono: gli approcci preterista, futurista e idealista ai libri di Daniele e Apocalisse; le cosmologie scientifiche che generano scetticismo verso una risoluzione divina e soprannaturale del problema del peccato e della morte; e la speculazione su cose che non sono state rivelate.

Dichiarazione di affermazione
Fedeli ai principi sola e tota Scriptura, affermiamo che la Chiesa avventista del settimo giorno, sorta all’adempimento della profezia biblica sulla vicinanza della fine della storia terrena, ha una prospettiva escatologica quale parte integrante della sua teologia, del suo messaggio e della sua missione.

Affermiamo che l’escatologia ha origine nel Dio trino. Quando il tempo previsto si adempì, Dio Padre mandò suo Figlio, Gesù Cristo, per riscattarci e adottarci come suoi figli (cfr. Ga 4:4-5) e portare avanti il suo progetto di salvezza, che culminerà nel glorioso regno di Gesù dopo la sua parusia.

Affermiamo che Gesù Cristo, vissuto sulla terra, morto ed risorto, è il centro della nostra speranza escatologica. Egli, attraverso lo Spirito Santo, conferma i singoli credenti quali figli ed eredi di Dio, mentre attendono con impazienza la liberazione finale da ogni corruzione (cfr. Ro 8:14-25). Per mezzo dello Spirito Santo, Cristo guida la sua chiesa alla corretta comprensione e interpretazione della Scrittura, e verso l’adempimento della sua missione; e ci conduce a una gioiosa obbedienza alla sua parola.

Affermiamo che l’escatologia biblica rappresenta la soluzione storica e completa di Dio ai problemi causati dall’ingresso del peccato nell’universo.

Affermiamo che nell’escatologia biblica Dio conferma le sue promesse e incoraggia il suo popolo a vivere in modo significativo alla luce dell’eschaton.

Affermiamo che l’accuratezza storica del resoconto biblico sulla creazione, la caduta [nel peccato] e il diluvio universale è essenziale per una corretta comprensione dell’escatologia biblica.

Affermiamo che i libri apocalittici di Daniele e Apocalisse sono fondamentali per comprendere l’escatologia biblica e che il metodo storicistico è l’approccio giusto per interpretarli.

Affermiamo i messaggi dei tre angeli di Apocalisse 14, le loro verità interconnesse sul vangelo eterno, il ministero di Cristo nel santuario in cielo, i comandamenti di Dio, incluso il sabato e la testimonianza di Gesù, il giudizio pre-avvento, il ritorno di Cristo che risusciterà e redimerà il suo popolo dalla terra, il millennio in cielo, il giudizio finale sul peccato e sui peccatori e la loro distruzione nel lago di fuoco, che è la morte seconda, la ri-creazione da parte di Dio di questa terra quale dimora eterna del suo popolo.

Affermiamo la nostra responsabilità nella cura della creazione di Dio, incluso il nostro corpo in quanto tempio dello Spirito Santo, e nel riflettere il carattere d’amore di Dio verso tutte le persone, esortandole ad accettare questo messaggio finale di speranza per un mondo che sta morendo.

Implicazioni missionologiche
Tutti i membri della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno dovrebbero condividere questa visione escatologica con il mondo intero. Tra il cresciuto scetticismo nei confronti di questa speranza futura e i futili tentativi di costruire un paradiso sulla terra, accettiamo la sfida di proclamare questa escatologia biblica nei nostri vari contesti e ci impegniamo a trovare approcci efficaci per affrontare queste sfide.

[Foto credit: Andreas Mazza]

In corso a Roma la Conferenza biblica internazionale sul tema dell’escatologia

In corso a Roma la Conferenza biblica internazionale sul tema dell’escatologia


Costin Jordache/Adventist Review/Maol
– Si concluderà domani la quarta conferenza biblica internazionale (Ibc) che ha riunito a Roma oltre 360 teologi avventisti, professori universitari e amministratori della chiesa. L’evento, iniziato l’11 giugno, è organizzato dal Biblical Research Institute (Bri), associazione che «promuove lo studio e la pratica della teologia e dello stile di vita avventisti così come compresi dalla Chiesa mondiale», fornendo risorse teologiche basate sulla ricerca, «facilitando il dialogo all’interno della comunità teologica avventista». Anche alcuni docenti della Facoltà avventista di teologia di Firenze partecipano alla conferenza.

Il tema scelto in questo convegno è l’escatologia, parola che letteralmente significa «insegnamento delle cose ultime», e che descrive lo studio degli eventi finali. La scelta del luogo, associata al tema, è significativa, spiega il direttore del Bri, Elias Brasil de Souza. Raffigurata nelle gambe di ferro nel sogno epico di Nabucodonosor, Roma – che rappresenta un potere sia laico sia religioso – svolge un ruolo significativo nella narrativa profetica. «C’è un motivo se ci riuniamo proprio qui per una conferenza sull’escatologia» ha scritto Brasil de Souza nel programma dell’evento.

Ted Wilson, presidente della Chiesa mondiale, ha salutato i convenuti e condiviso il suo profondo interesse per l’argomento. «Ciò che mi spinge, mi anima, mi fa muovere verso l’obiettivo è che presto Gesù ritornerà» ha affermato «Credo che questo incontro sarà un momento straordinario, incentrato su un tema straordinario».

Cos’è l’escatologia avventista?
Le presentazioni in plenaria sono iniziate con Ángel Rodríguez, ex direttore del Bri, che ha fornito informazioni sull’intersezione tra teologia avventista ed escatologia in generale. Ha quindi presentato un’analisi in sette punti dell’escatologia avventista, sottolineando il ruolo centrale della Bibbia. «Essendo la depositaria della rivelazione speciale di Dio e avendo preservato il piano divino, la Scrittura è la nostra unica fonte di informazioni canoniche sull’escatologia apocalittica» ha spiegato Rodríguez «Qualsiasi discussione avventista sull’escatologia deve essere fondata e derivare dal testo biblico».

Ha poi aggiunto: «È vero, abbiamo anche gli scritti di Ellen White, che in molti casi arricchiscono alcune delle informazioni bibliche, in particolare rispetto all’adempimento storico delle profezie, e forniscono importanti approfondimenti teologici sull’argomento, ma si tratta di un arricchimento dei dati biblici, non devono mai prendere il loro posto».

Tra gli altri punti, Rodríguez ha spiegato che l’escatologia avventista dovrebbe essere «intesa come speranza, nel senso di aspettare o aspettarsi l’arrivo del bene dal Signore». Altro punto interessante è quando ha sottolineato che «l’escatologia e il futuro che annuncia sono opera esclusiva di Dio a favore della sua creazione e non il risultato dell’ingegno umano manifestato attraverso il progresso sociale, scientifico e tecnologico, o l’uso di tecniche di auto-miglioramento».

Rodríguez ha continuato a descrivere l’escatologia avventista come chiaramente incentrata su Cristo; essa enfatizza «la potenza salvifica della croce», ha detto, e anche la mediazione di Cristo «nel santuario in cielo e il suo ritorno nella gloria». Questa visione cristologica dell’escatologia non si preoccupa solo del futuro, ma influisce sul presente. Ha quindi introdotto il concetto di etica escatologica, che ha definito «uno stile di vita cristiano determinato dalla presenza e dalla venuta del regno di Dio». Rodriquez ha affermato che «l’aspettativa di un mondo futuro libero da dolore, sofferenza e morte deve essere incarnato in una profonda preoccupazione per coloro che soffrono».

Infine ha spiegato alcune sfide attuali dell’escatologia avventista: ad esempio l’amore divino e lo sterminio dei malvagi; l’apparente ritardo del ritorno di Gesù e il rapporto sempre più difficile tra scienza ed escatologia. Ha quindi concluso: «mentre la speranza attende la sua piena realizzazione, cerchiamo di vivere una vita santa e di esprimere questa speranza nel servizio verso altri e verso Dio, nell’adempimento della missione della chiesa».

Escatologia ed ermeneutica
Altra importante presentazione in plenaria è stata quella di Frank Hasel, direttore associato del Bri, sul rapporto tra escatologia ed ermeneutica. In generale, l’ermeneutica è definita come un insieme di principi e approcci per interpretare il testo biblico.

Hasel ha delineato alcune dottrine e insegnamenti biblici chiave – come la salvezza, la natura di Dio, la natura del peccato e lo stato dei morti – e ha spiegato che ognuno di questi temi è significativamente connesso all’escatologia. Ha sottolineato che quando i collegamenti diventano sempre più evidenti, «più chiaramente la nostra comprensione dell’escatologia, e l’ermeneutica che impieghiamo, influenzerà una vasta gamma di argomenti teologici».

Hasel ha parlato delle sfide in ambito ermeneutico ed escatologico, una di esse riguarda le contrastanti visioni del mondo. Gli avventisti hanno sposato una visione del mondo biblico-apocalittico, ha spiegato Hasel, in cui il tempo della fine è vicino, con diversi elementi escatologici ed eventi già in via di sviluppo. Questa linea temporale dell’azione imminente di Dio, culminante nella distruzione del male, enfatizza «la natura disastrosa e l’emergenza dello stato attuale delle cose».

Al contrario, la moderna visione del mondo, radicata nella scienza, nella ragione e nel progresso, sostiene un processo naturale ed evolutivo che lascia Dio e le sue azioni fuori dallo scenario, ha affermato Hasel. «Se Dio non agisce in modo soprannaturale, non può creare il mondo in un tempo molto breve» ha spiegato riguardo alla moderna visione del mondo «E poi, naturalmente, non può portare la storia di questo mondo a una fine soprannaturale come la descrive la Bibbia».

Per Hasel, questa visione del mondo naturalistico «continua a influenzare l’ermeneutica biblica, e più precisamente l’escatologia, incoraggiando una reinterpretazione della Scrittura per riconciliare in qualche modo le visioni del mondo. Ciò ha portato, in parte, a modelli come l’evoluzione teistica».

Di conseguenza, la teologia ha iniziato a lasciare spazio all’idea che il futuro dell’umanità dipende da un’umanità migliore e che in qualche modo, con il tempo, il regno di Dio può essere stabilito sulla terra. Pertanto, l’escatologia è diventata sempre più scollegata dalle specifiche dichiarazioni bibliche e cosmiche ed è stata riformulata come esperienza in corso idealizzata e personale.

Hasel ha anche parlato di altre sfide, tra cui il Dispensazionalismo e quello che ha definito sensazionalismo ermeneutico. «Vi è una strana passione per gli eventi attuali e anche un desiderio febbrile di trovare una nuova luce, quando si tratta di interpretazione del nostro messaggio profetico» ha spiegato Hasel. Ha avvertito che questo sensazionalismo – leggendo la Bibbia e il giornale insieme – potrebbe portare ad alcuni «strani frutti».

Hasel ha infine toccato il tema dell’escatologia e la nostra condotta etica, e concluso che «gli insegnamenti escatologici della Bibbia ci chiamano a una vita coraggiosa e fedele, in cui vi è un’aspettativa perché amiamo colui che ha promesso di tornare, perché abbiamo fiducia in lui che detiene il futuro nelle sue mani, e perché tutto il futuro sarebbe vuoto senza di lui».

Escatologia e Scienza
In una terza sessione plenaria, il direttore associato del Bri, Kwabena Donkor, ha ulteriormente analizzato il concetto di evoluzione teistica e le implicazioni per l’escatologia avventista. «La conversazione tra teologia e scienza cristiana è un argomento teologico sempre più importante» ha affermato nella sua introduzione.

Coloro che sposano l’evoluzione teistica, ha spiegato Donkor, hanno riconciliato la scienza con la fede, postulando che se Dio esiste, ha creato il mondo usando processi naturali e mirati, detti anche processi teleologici, inclusi processi evolutivi come la selezione naturale.

Le implicazioni di questo approccio influenzano certamente i concetti di origine; tuttavia, il punto principale per Donkor è che l’evoluzione teistica influisce egualmente sull’escatologia. Ciò è dovuto alla visione dell’evoluzione del futuro. In generale, coloro che sostengono i punti di vista evolutivi insegnano il concetto di «emergenza» che viene definito come «l’apparizione nella storia naturale di sistemi fisici e viventi sempre più organizzati in modo complicato nel corso del tempo». In altre parole, il mondo continua a svilupparsi nel tempo, e persino apparentemente a ricreare se stesso.

Gli evoluzionisti teisti, ha aggiunto Donkor, adottano questa visione del futuro, suggerendo che Dio non interromperà la storia con un evento universale e visibile, ma userà un processo naturale per «trasformare» il mondo in meglio nel tempo. L’escatologia avventista, invece, insegna che Dio «agisce direttamente e in modo soprannaturale nell’eschaton, allo scopo di risolvere il problema della futilità della creazione con una nuova creazione» ha spiegato Donkor.

Nella sua presentazione, Donkor ha condiviso diverse distinzioni chiare tra l’evoluzione teista e l’escatologia avventista. Ha quindi concluso: «mentre l’impegno dell’evoluzione teistica nei confronti della scienza evoluzionista la fa tendere all’adozione di un approccio evolutivo… all’escatologia, l’impegno degli avventisti nello storicismo vede l’escatologia come l’opera attiva di Dio nella storia profetica. I due approcci sono chiaramente incompatibili».

[Foto credit: Adventist Review/Adventist World]

 

 

In Cile, 2.000 persone marciano nella Giornata senza tabacco

In Cile, 2.000 persone marciano nella Giornata senza tabacco



Maol
– Le istituzioni avventiste – chiesa, centro educativo, scuola e clinica – di Los Angeles, in Cile, hanno organizzato una marcia contro il consumo di tabacco, il 31 maggio, a cui hanno partecipato oltre 2.000 persone. Molti erano studenti e personale di scuole avventiste.

La marcia è partita da Plaza Pinto, ha fatto il giro delle più importanti vie del centro cittadino e si è conclusa in Plaza de Armas, con una presentazione musicale degli studenti della scuola avventista di Los Angeles.

L’obiettivo era sensibilizzare la comunità sui danni del consumo di sigarette, proprio nel giorno in cui si celebrava la Giornata mondiale senza tabacco. «Siamo grati al Signore per questa seconda edizione della marcia”, ha affermato Abel Núñez, cappellano del Centro educativo avventista della città e coordinatore dell’evento «L’anno scorso eravamo arrivati a un migliaio di persone, ma in questa edizione 2.000 persone hanno partecipato al corteo».

Per gli organizzatori, l’alto numero di partecipanti è stato determinante per attirare l’attenzione dei passanti e dei media.

Durante la marcia, il past. Abraham Cantero, del distretto centrale di Los Angeles, ha condannato fermamente il consumo di tabacco. «La chiesa ha molto da dire su questo argomento, così che le istituzioni di tutto il mondo si rendano conto di quanto il tabacco e le sigarette siano dannosi per la salute e impediscano di vivere la vita nella sua pienezza» ha affermato.

Inoltre, i manifestanti hanno trasmesso un messaggio sull’importanza di sviluppare stili di vita sani e di astenersi dal consumo di qualsiasi sostanza nociva per l’organismo; hanno anche evidenziato l’uso degli otto rimedi naturali: cibo sano, bere acqua, respirare aria pura, moderata esposizione alla luce solare, esercizio fisico, riposo nei momenti giusti, temperanza e fiducia in Dio.

Guarda il video della marcia in spagnolo.

 

(Fonte: noticias.adventistas.org)

I coordinatori dei Corsi biblici per corrispondenza intensificano la cooperazione. Uno sguardo all’Italia

I coordinatori dei Corsi biblici per corrispondenza intensificano la cooperazione. Uno sguardo all’Italia


tedNews/Maol
– Nell’epoca del digitale come si possono raggiungere le persone per invogliarle allo studio della Bibbia? Tramite social media, siti web ottimizzati per dispositivi mobili, corsi biblici cartacei, App o con una combinazione di tutti questi mezzi?
Era la domanda rivolta ai rappresentanti delle tredici Regioni della chiesa mondiale, di Adventist World Radio (Awr), di Hope Channel, di Missione avventista, delle Comunicazioni e dell’Ufficio Global Internet della chiesa mondiale. Si sono incontrati tutti a Gerusalemme, dal 22 al 29 aprile 2018, per discutere sui modi più efficaci per promuovere lo studio della Bibbia agli oltre sette miliardi di abitanti della terra.

Fu nel 1942 che, per la prima volta, Voice of Prophecy Radio Ministry (Ministero Radio Voce della Profezia) introdusse i corsi biblici per corrispondenza gratuiti. Chiamata «The Bible School of the Air» (Scuola biblica dell’aria), fu un’idea che si divulgò a macchia d’olio e in un solo anno si diffuse in America centrale, Sudamerica e Africa meridionale. Era all’avanguardia! Nel giro di pochi anni sorsero corsi biblici per corrispondenza e programmi della Radio Voce della Profezia in oltre 100 Paesi.

Oggi ci sono 140 scuole bibliche per corrispondenza e succursali in circa 127 nazioni. Ma i tempi cambiano e i corsi per corrispondenza devono adattarsi alla cultura di Internet, con studi biblici digitali e altri metodi simili.

«Proprio come il fondatore di Voice of Prophecy usò l’ultima tecnologia del 1929, vale a dire le onde radio, così i corsi biblici per corrispondenza devono usare la tecnologia attuale a beneficio del vangelo», ha affermato il past. Kurt Johnson, direttore della scuola biblica di Voice of Prophecy International e assistente del Dipartimento Scuola del Sabato e Ministeri Personali della chiesa mondiale.

«Per condividere il messaggio del vangelo con le masse del pianeta» ha aggiunto «dobbiamo usare i percorsi attraverso i quali esse comunicano. Oggi non c’è solo la pagina stampata, ma telefoni cellulari, laptop e tablet. Dobbiamo usare la piattaforma digitale per comunicare la verità della Scrittura. Allo stesso tempo, dobbiamo ricordare che sono le relazioni personali, le amicizie, il passo irrinunciabile per un discepolato di successo».
In Italia, i corsi per corrispondenza esistono dal 1947 e sono stati seguiti da migliaia di allievi. Hanno lo scopo di promuovere lo studio della Bibbia, presentando temi spirituali, teologici, di attualità e storico-scientifici. L’ente Voce della Speranza propone due corsi biblici su carta (Scegli Gesù e Chi è Gesù?); e 18 da farsi tramite email. Per conoscere meglio i corsi vai su www.vocedellasperanza.it

 

Pedro Torres è il nuovo direttore delle Comunicazioni nell’Unione franco-belga

Pedro Torres è il nuovo direttore delle Comunicazioni nell’Unione franco-belga


Maol
– Dall’8 al 12 maggio, nei pressi di Lione, si è tenuta l’Assemblea amministrativa dell’Unione di Federazioni Avventiste di Francia, Belgio e Lussemburgo (Ufa), sul tema «Insieme, portatori di speranza». 170 delegati hanno partecipato ai lavori ed eletto il nuovo esecutivo che resterà in carica nei prossimi cinque anni.

Il past. Pedro Torres, spagnolo, è il nuovo responsabile del Polo Comunicazioni dell’Ufa. Vanta una vasta esperienza nel campo delle  comunicazioni (ha diretto per diversi anni l’omonimo dipartimento nell’Unione avventista spagnola) ed è stato anche direttore di Hope Media Spagna.

È conosciuto in Italia per essere stato l’ospite speciale al seminario di formazione organizzato dal Dipartimento Comunicazioni dell’Unione italiana, nel 2013, a Poppi (AR). In quella occasione fu molto apprezzato dai partecipanti sia per i messaggi spirituali sia per aver condiviso la sua esperienza nei media. Guidò i presenti nella comprensione del ruolo del comunicatore all’interno di ogni comunità, fornì diverse informazioni pratiche e toccò punti nevralgici, tra cui la legislazione della privacy.


I delegati hanno anche eletto i vertici dell’Unione franco-belga. Il past. Ruben de Abreu è stato confermato presidente. Il past. Gabriel Goléa è il nuovo segretario generale; sostituisce il past. Jean-Paul Barquon che andrà in pensione il prossimo luglio. Il past. Philippe Aurouze, già tesoriere della Federazione del sud della Francia, è il nuovo tesoriere dell’Ufa; prende il posto di Pierre-Jean Tizio, anche lui in pensione.
L’Unione franco-belga conta circa 18.000 avventisti che si riuniscono in 165 chiese. (l.f.)

(Fonti: Bia, Revista Adventista, Eud news)

 

Inghilterra. Giovani Guerrieri della preghiera

Inghilterra. Giovani Guerrieri della preghiera


Maol
– Nel 2018 ricorrono diversi anniversari, tra di essi anche i 20 anni di Prayer Warriors (Guerrieri della preghiera), evento dei giovani della Federazione avventista dell’Inghilterra del nord, ideato nel 1998 dal past. Steve Palmer, allora direttore GA. Il past. Palmer notò l’esigenza, nel calendario delle attività annuali, di avere un fine settimana dedicato alla preghiera e allo studio della Bibbia. Così iniziò l’avventura. Nel corso degli anni, ci sono stati molti messaggi potenti degli oratori, studi biblici e sessioni di preghiera che hanno avuto un effetto positivo sui partecipanti.

«L’edizione del 2018 non è stata diversa» scrive Adam Ramdin sul sito dell’Unione britannica Buc news «Quest’anno abbiamo avuto come relatore il past. Pavel Goia, redattore della rivista Ministry della Chiesa mondiale e testimonianza vivente di come la preghiera cambia la vita».

Oltre 100 giovani hanno partecipato allo speciale fine settimana che si è tenuto dal 4 al 7 maggio, nel bellissimo scenario del castello di Alton, nella contea Staffordshire. Il sabato mattina si sono aggiunti altri 130 ragazzi. Il tema era «Deeper» (più a fondo) e gli incontri hanno seguito il modello ormai divenuto familiare: messaggi dell’ospite, presentazioni di giovani locali, momenti di preghiera durante il giorno e studi biblici in gruppi per approfondire la parola di Dio.

«Il past. Goia ha condiviso molte storie della sua vita» continua A. Ramdin «sia di quando è cresciuto nella Romania comunista, sia di più attuali vissute come pastore. Le sue presentazioni hanno incoraggiato i giovani a sperimentare la potenza della preghiera».

«È stato anche molto attento» conclude «a sottolineare ripetutamente che la preghiera non è uno strumento segreto che il cristiano usa per ottenere ciò che vuole da Dio. Piuttosto, la preghiera è come costruiamo la nostra relazione con Dio, e ci prepara ad accettare le risposte che il Signore ci dà. Ha quindi incoraggiato i giovani ad essere pazienti nella preghiera e ricordato che, nella Bibbia, raramente le risposte arrivano subito o quando la persona le desidera».

(Foto tratte dal sito Buc news)

 

Casa-chiesa, un modello efficace per condividere Gesù con i non cristiani

Casa-chiesa, un modello efficace per condividere Gesù con i non cristiani


EudNews/Maol
– I dirigenti avventisti hanno affermato che le case-chiesa sono uno dei metodi più efficaci per condividere Gesù con quel 69% della popolazione mondiale che non è cristiana.

La casa-chiesa – un’abitazione privata in cui le persone si riuniscono per leggere la Bibbia, pregare e vivere la fratellanza – può abbattere le barriere e alimentare la crescita spirituale in modo non sempre realizzabile in un luogo di culto tradizionale. È quanto è emerso nei due giorni di riunioni del Comitato per la Missione globale, tenuto presso la sede della chiesa mondiale a Silver Spring, nel Maryland.

«La tradizione è grande, tranne quando interferisce con la missione» ha dichiarato Gary Krause, direttore dell’Ufficio di Missione avventista, che ha organizzato l’incontro.

«Il modo in cui “facciamo chiesa”» ha aggiunto «può aiutare o ostacolare la missione. Un approccio uguale per tutti non funzionerà tra così tante culture e gruppi di persone».

Circa 85 leader avventisti – vertici della Chiesa a livello mondiale e regionale, e specialisti della missione – di sono incontrati il 3 e il 4 aprile per considerare gli aspetti biblici e culturali di ciò che è la chiesa, e formulare raccomandazioni sui principi guida della missione. «Ecclesiologia e missione» è stato il tema degli incontri in cui il comitato ha esaminato attentamente il modello delle chiese domestiche quale strumento di condivisione del vangelo con i non cristiani, vale a dire con circa 7,3 miliardi di persone nel mondo. I partecipanti hanno votato, alla fine, di realizzare un manuale per insegnare ad aprire le case-chiesa.

Dal Nuovo Testamento
Nel suo intervento sul modello biblico di chiesa, Gerson Santos, segretario associato della denominazione mondiale, ha ricordato che il concetto di casa-chiesa risale ai tempi del Nuovo Testamento, quando i primi cristiani, esclusi dalle sinagoghe, si riunivano nelle abitazioni.

Questo modello si applica ancora oggi, gli ha fatto eco Richard Elofer, direttore del Centro mondiale per l’amicizia ebraico-avventista, che fa parte di Missione avventista. Ha quindi letto un brano del libro Gli uomini che vinsero un impero, di E. G. White: «L’organizzazione della chiesa attuata a Gerusalemme doveva servire come modello per l’organizzazione delle chiese in ogni luogo dove i messaggeri della verità avrebbero conquistato anime al Vangelo» – p. 91, versione inglese.

Il modello della chiesa domestica è importante da ricordare in un momento in cui la chiesa tradizionale è vista negativamente da tutte le principali religioni non cristiane e anche dalla società secolare, hanno affermato i relatori. Il sentimento negativo è così forte, in alcune regioni del mondo, che coloro i quali entrano in una chiesa cristiana devono subire il rifiuto, il ripudio delle proprie famiglie e persino la morte, hanno aggiunto.

In altri luoghi, chi non conosce Gesù non capisce «come i cristiani fanno chiesa», comprese le questioni di riverenza nel contesto tradizionale della chiesa, ha notato Clifmond Shameerudeen, direttore del Centro per le religioni dell’Asia meridionale, che fa parte di Missione avventista.

Le società secolari hanno anche un atteggiamento sospettoso verso le istituzioni religiose, e ciò rende essenziale che gli avventisti si concentrino sul discepolato, non sull’adesione, ha detto Kleber D. Gonçalves, direttore del Centro per gli studi secolari e postmoderni, anch’esso parte di Missione avventista.

Benefici della casa-chiesa
Le chiese domestiche possono risolvere molte di queste problematiche, secondo gli oratori intervenuti alle riunioni del comitato. La casa-chiesa si concentra sul creare discepoli, non sulla chiesa, e offre un livello di sicurezza e sostenibilità ineguagliata dal luogo di culto tradizionale.

«È facile sviluppare relazioni intime con i credenti in una chiesa domestica» ha affermato un relatore che ha chiesto di restare anonimo sui media per proteggere il suo lavoro nella finestra 10/40 “Nelle case-chiesa, le persone hanno più tempo per studiare la Bibbia. … E grazie a questo, notiamo un cambiamento positivo nella loro comprensione di Cristo».

Al momento, il modello della casa-chiesa è in fase di sperimentazione a Londra, in Kenya e in Medio Oriente.

Michael Ryan, assistente del presidente della chiesa avventista mondiale, ritiene che le case-chiesa abbiano un ruolo importante, specialmente nelle grandi città dove i prezzi degli immobili sono alti. «Sono pienamente favorevole all’idea delle chiese domestiche e penso che dovremmo tenerla presente nelle città», ha affermato, pur sottolineando che gli avventisti hanno bisogno di provare un senso di urgenza nell’aprire qualunque tipo di chiesa.

Genuina e onesta
Artur A. Stele, vicepresidente generale della chiesa avventista mondiale, che ha presieduto gli incontri del comitato, ha elogiato le case-chiesa come mezzo per promuovere la crescita con fondi limitati.

«Se vogliamo sul serio coinvolgere tutti, la chiesa crescerà così tanto che non avremo abbastanza pietre e mattoni» ha affermato riferendosi all’iniziativa Coinvolgimento totale dei membri della chiesa mondiale, che incoraggia ogni avventista a far conoscere Gesù «Non avremo mai abbastanza edifici per tutti i membri della nostra chiesa».

Vladimir Tkachuk, tesoriere della Divisione Euroasiatica, ha ricordato in un’intervista il periodo in cui le circostanze lo hanno costretto a frequentare una casa-chiesa. È cresciuto nell’ex Unione Sovietica, al tempo in cui gli avventisti erano costretti a incontrarsi nelle chiese domestiche che ha frequentato con sua madre da quando aveva 7 anni. «La casa-chiesa è così genuina e onesta» ha ricordato Tkachuk «Non riesco a immaginare niente di meglio in un posto dove non possiamo avere luoghi di culto».

Le chiese domestiche sono «una meravigliosa opzione anche dove ci sono chiese tradizionali», ha concluso G. Krause «Sebbene la verità non cambi, il modo in cui la condividiamo e la esprimiamo deve essere agile e flessibile. Ellen G. White dice che l’apostolo Paolo cambiò il modo in cui lavorava e modellò il suo messaggio in base alle diverse circostanze; allo stesso modo dobbiamo modellare la nostra espressione di chiesa in base alle circostanze».

(Foto: Pixabay)

 

Salvo dal congelamento grazie alla preghiera e al suo cane

Salvo dal congelamento grazie alla preghiera e al suo cane


ARnews/Maol
– In Finlandia, un pastore avventista in pensione attribuisce alla potenza della preghiera, al suo cane fedele e a una brava coppia di «samaritani» il motivo per cui può ancora raccontare la sua storia. Mika Forsman è stato salvato da una coppia e dal personale dell’ambulanza dopo essersi fratturato l’anca, il 25 febbraio, in seguito a una caduta fuori dal suo isolato cottage, e aver rischiato il congelamento.

«Abbiamo un Dio vivente, che ascolta le preghiere. Questa esperienza ha sicuramente rafforzato la mia fede» ha dichiarato Forsman al canale televisivo finlandese Mtv e al The Evening Paper, il principale quotidiano della Finlandia.

Una brutta caduta, nessuno da chiamare
È successo tutto poche settimane fa. Era domenica mattina, l’ultimo giorno delle Olimpiadi invernali, e Forsman, 70 anni, seguiva la squadra finlandese di sci in tv. Sua moglie e sua figlia si erano recate a Londra per qualche giorno, ma lui aveva deciso di rimanere nel piccolo cottage, nei pressi di Myllylampi Pond. È una zona che si anima d’estate. In inverno, invece, è raro trovare persone in giro.

Dopo che la Finlandia aveva conquistato una medaglia nella gara, Forsman è uscito per un minuto. Indossava pantofole, pantaloni e una maglietta. Ben presto è scivolato giù per le scale a faccia in giù e si è fratturato l’anca. «Il dolore mi toglieva il fiato e ho lanciato un urlo» ha aggiunto al quotidiano «Le gambe erano immobilizzate, potevo muovere appena una mano».

La temperatura era sotto zero e il pastore ha capito di trovarsi in una situazione preoccupante. All’inizio, non ha gridato per chiedere aiuto, era assai improbabile che qualcuno fosse tanto vicino al suo cottage da sentirlo. «Non ho chiesto immediatamente aiuto  per un senso di disperazione» ha raccontato «Dovevo conservare le energie e vedere se c’era un modo per stare al caldo».

Ha iniziato a pregare, mentre il suo corpo si raffreddava rapidamente e i vestiti congelavano. Poi ha cominciato a gridare aiuto. «Ho urlato: “Aiuto! Per favore aiutatemi!”». Ma non ha avuto nessuna risposta.

Un amico fedele
Quando Forsman era uscito di casa, il suo cane, Senni, lo aveva seguito. Inizialmente l’animale era sconcertato dallo strano comportamento del padrone e aveva cominciato a girargli intorno e a leccarlo perplesso. Senni, un meticcio di 10 anni, era rimasta vicino al suo padrone in silenzio. «Cercavo di alzarmi appoggiandomi sulle dita, ma non riuscivo a muovermi. Il cane aveva intuito che era successo qualcosa di insolito. Si era messa accanto a me e cercava di farmi compagnia», ha aggiunto Forsman al giornalista del quotidiano.

Quando il suo padrone ha iniziato a urlare, Senni ha cominciato ad abbaiare forte. «Abbaiava furiosamente e ha continuato a farlo» ha detto il pastore avventista «Ovviamente sapeva fare bene il suo lavoro». Ha poi spiegato che, da quando Senni era entrata a far parte della famiglia (era solo un cucciolo) non aveva mai agito in quel modo.

Preghiera esaudita
Forsman continuava a pregare e a gridare, e Senni seguitava ad abbaiare. Dopo molti minuti e quando stava per perdere i sensi per il gelo, l’uomo ha notato che il cane fissava qualcosa mentre continuava ad abbaiare. Una coppia si avvicinava al cottage, attraversando il ghiaccio dalla sponda opposta. Il cane li aveva visti e Forsman, che giaceva dietro un terrapieno, ha raccolto le forze ed è riuscito ad alzare una mano e a chiamare.

La coppia ha coperto il pastore con alcuni vestiti e ha chiamato subito l’ambulanza. Appena arrivati, i soccorritori hanno tagliato gli abiti congelati di Forsman e lo hanno avvolto in una coperta termica. La sua temperatura corporea era scesa a 30 gradi centigradi, dato che era rimasto a terra per circa 40 minuti. L’ambulanza lo ha portato di corsa al vicino ospedale di Lohja. Forsman ha ringraziato i soccorritori per le loro capacità professionali. L’uomo è stato operato la sera stessa e ora ha due bulloni piantati nell’anca e un lungo periodo di guarigione davanti.

Fede più forte
Nonostante abbia seriamente rischiato la vita, il pastore può ancora scherzare sull’intera faccenda. «Quando la testa si comporta da incosciente, tutto il corpo ne soffre», scherza con un sorriso.

Parlando più seriamente, il pastore desidera rimettersi presto in modo da andare a ringraziare le due persone che lo hanno soccorso. «È chiaro che senza quella coppia non sarei vivo», afferma.

È infatti sorpreso che, nonostante il freddo di quella domenica, qualcuno sia arrivato al suo cottage e lo abbia salvato all’ultimo momento dal congelamento e dalla morte. «Per quale ragione erano lì quel weekend?», si chiede.

«Senza dubbio, abbiamo un Dio vivente che ascolta le preghiere!» continua a dire a coloro che lo vogliono ascoltare.

(Foto credit: Fia Forsman)

 

Il vertice sulla leadership si conclude con una franca discussione sull’unità

Il vertice sulla leadership si conclude con una franca discussione sull’unità


ARnews/Maol
– Dopo diversi giorni di incontri, presentazioni e dialoghi, i principali leader avventisti della chiesa mondiale e delle varie regioni della denominazione hanno concluso l’11° Summit mondiale della leadership a Lisbona, in Portogallo, svoltosi il 6 e 7 febbraio.

I partecipanti al vertice di quest’anno hanno affrontato diversi quesiti, tra i quali: Che cosa viene prima, la missione o l’organizzazione della chiesa? È possibile essere fedeli e devoti alla chiesa, e allo stesso tempo seguire le convinzioni personali? In che modo la denominazione trova un equilibrio tra una struttura ecclesiastica centralizzata e le esigenze di vari campi in tutto il mondo? In che modo i leader avventisti possono integrare le discussioni sull’unità della chiesa con l’attenzione ad altre questioni urgenti che pesano sulla denominazione?

Vertici simili si tengono ogni anno dal 2008, nel mese di febbraio. Il loro obiettivo è facilitare la discussione su questioni relative alla formazione continua dei leader nel mondo, principalmente a livello amministrativo e istituzionale, secondo Claude Richli, segretario associato presso la Chiesa mondiale. «Si tratta di una serie di presentazioni per lo più accademiche, intervallate da rapporti di Regioni e istituzioni della Chiesa» ha spiegato «Seguono poi discussioni e tavole rotonde per riflettere sugli argomenti presentati».

Il summit di quest’anno, sul tema «La necessità spirituale dell’unità della Chiesa e la autorità biblica per compiere la missione di Dio», ha cercato di affrontare da diverse prospettive il problema dell’unità della Chiesa e dell’autorità. Le presentazioni includevano approfondimenti dalla Bibbia, gli scritti di Ellen G. White (lo Spirito di profezia) e la storia della Chiesa avventista. I leader presenti hanno definito sia le presentazioni sia i dialoghi come «franchi», «aperti» e «onesti».

Per molti dirigenti, incluso il presidente mondiale, Ted N. C. Wilson, l’unità della Chiesa è un argomento di estrema importanza. «È vitale avere unità solo attraverso la potenza di Cristo, mentre proclamiamo il messaggio dei tre angeli», ha scritto commentando il vertice in una email alla redazione di Adventist Review «La sottomissione alla parola di Dio, la preghiera e la guida dello Spirito Santo sono la chiave dell’unità nel movimento dell’avvento».

Wilson aveva espresso questi pensieri in una presentazione al summit. «La nostra vera unità, voluta dal cielo, può essere compiuta solo quando ci sottomettiamo umilmente a Dio per ricevere da lui istruzione attraverso i suggerimenti dello Spirito Santo e cerchiamo di comprendere la sua volontà tramite la Bibbia e il consiglio ispirato dello Spirito di profezia», ha affermato Wilson che ha incoraggiato i partecipanti a considerare la «straordinaria richiesta» di unità fatta da Cristo e contenuta in Giovanni 17.

Sulla stessa linea Artur Stele, vicepresidente della Chiesa mondiale, che ha sottolineato: «L’unità era una grande preoccupazione per Gesù, poiché stava per completare il suo ministero qui, sulla terra. Solo se esiste l’armonia possiamo veramente celebrare la diversità di doni, talenti, servizi e ministeri».

D’accordo anche Michael Ryan, presidente della Unity Oversight Committee della Chiesa mondiale e assistente del presidente. «Abbiamo davanti i giorni più importanti della Chiesa» ha affermato «Per questo è fondamentale che i dirigenti comprendano, valorizzino e proteggano il dono dell’unità».

Nella due giorni dell’evento, i principali leader avventisti hanno approfondito alcune implicazioni, sfide e sfumature contemporanee sull’unità per la denominazione.

Prima di tutto la missione
«Cosa viene prima, la missione o l’organizzazione ecclesiastica?», ha chiesto Mark Finley, aiuto del presidente della Chiesa mondiale, rinomato evangelista e relatore di tre presentazioni al summit di quest’anno. In uno dei suoi interventi, dopo aver esaminato il primo capitolo degli Atti degli Apostoli, ha spiegato che l’organizzazione ecclesiastica nasce dal mandato missionario di testimoniare. «L’organizzazione della Chiesa non è fine a se stessa, perché Dio non si gloria dell’amministrazione burocratica» ha affermato M. Finley «L’organizzazione è sempre al servizio della missione… È sempre il mezzo per un fine più grande».
M. Ryan è stato d’accordo. «Tutte le mansioni della chiesa servono alla missione», ha dichiarato.

Tom Lemon, altro vicepresidente della chiesa mondiale, ha anche sottolineato la preminenza della missione e l’impegno in essa dei membri della chiesa di tutto il mondo. «Quando si tratta di missione, non importa chi sei o dove sei… non vi è alcun dubbio sulla missione o sull’impegno per essa», ha affermato.

Secondo T. Lemon, la priorità della missione è un segnale incoraggiante. «Abbiamo problemi di unità su alcune questioni», ha scritto, «ma non penso che siamo tanto divisi».

La questione dell’autorità
Ella Simmons, unica vicepresidente donna della Chiesa mondiale, ha parlato dei fondamenti biblici relativi all’autorità ecclesiastica, nel suo intervento al summit. «La chiesa e i suoi leader sono amministratori dell’autorità di Dio, qualsiasi incarico dovessero detenere» ha commentato ad Adventist Review. In quanto tali, «i dirigenti della chiesa hanno alcune responsabilità che includono requisiti e limitazioni».

Secondo E. Simmons, queste «limitazioni» implicano che l’autorità ecclesiastica operi «entro l’espressa volontà di Dio» e non si avventuri oltre ciò che ha affermato chiaramente. «Dobbiamo chiedere o cercare solo ciò che è chiaro nella Scrittura, non permettendo all’autorità di andare al di là di ciò che Dio ha detto» ha affermato «Quindi dobbiamo proibire ciò che Dio proibisce e richiedere ciò che Dio richiede. Niente di più o niente di meno. Ogni altra cosa significherebbe imporre le tradizioni o le opinioni degli esseri umani».

In questo contesto, il ruolo dei leader della chiesa è essenziale, secondo E. Simmons. «Dio ci ha posti come dirigenti per assumerci la responsabilità dell’esercizio dell’autorità della Chiesa» ha scritto ad Adventist Review «Dobbiamo essere sicuri di allinearci completamente alla volontà di Dio e che è lo Spirito Santo a guidarci».

Fedele, leale o testardo?
T. Lemon è intervenuto con una relazione sulla leadership biblica intitolata «Uniti nella fedeltà, nella sottomissione e nella lealtà per realizzare la missione». Nel suo intervento ha definito le parole chiave e poi le ha applicate a diversi esempi biblici. «Il mio obiettivo principale era mostrare che tutte queste cose erano dirette verso Dio molto prima che fossero dirette verso l’uomo» ha spiegato T. Lemon «Che una mancanza di fedeltà è una mancanza verso Dio».

Ha quindi continuato a discutere le differenze tra fedeltà, sottomissione, devozione e caparbietà. «La mia definizione di fedeltà significa mantenere una posizione e lavorare per la missione a fronte di immediata incertezza, carenza e opposizione» ha spiegato «La caparbietà definisce il proprio punto di vista personale a spese della missione a fronte di quelle stesse cose».

T. Lemon ha riconosciuto che alcuni personaggi biblici si inseriscono facilmente in una di queste categorie – Saul e Davide, Caino e Abele, per esempio – ma ha affermato che altri presentano maggiori difficoltà, specialmente quelli del Nuovo Testamento. «Quando Paolo e Barnaba discutevano, chi di loro era fedele e chi caparbio?» ha chiesto «E quando Paolo andò a Gerusalemme, verso la fine della sua vita e i leader lo costrinsero al tempio, era fedele o sottomesso o testardo?».

T. Lemon non ha risposto a tutte le domande poste, anche se ha citato Ellen G. White nei casi in cui i suoi scritti fanno luce su un argomento specifico. Per esempio, nel raccontare l’esperienza di Paolo a Gerusalemme, poco prima di diventare un prigioniero (Atti 21), E. G. White ha scritto che nell’incontrare le richieste dei leader giudei, Paolo sentiva che «Se con qualche ragionevole concessione fosse riuscito a condurli alla verità, avrebbe rimosso un grande ostacolo al successo del Vangelo in altri luoghi». Tuttavia E. G. White ha aggiunto «Ma Dio non gli aveva dato l’autorizzazione di concedere tanto quanto essi richiedevano» – AA, p. 405.

Per quanto riguarda la devozione, Lemon ha domandato: «La devozione va dal basso verso l’alto o dalla leadership verso il basso?». Nell’ultima parte della sua presentazione, ha sostenuto che i leader «possono ispirare la devozione, possono ampliarla, ma non possono pretenderla e certamente non possono imporla».

Sempre ad Adventist Review, Lemon ha affermato che l’appello all’unità di Giovanni 17 «è un dono che Dio vuole offrire alla sua Chiesa» e «non qualcosa che essa può raggiungere» da sola. «Penso che la Chiesa possa riceverlo e credo che lo farà» ha concluso «ma sarà necessario che a ogni livello e nel cuore di ogni persona si faccia strada la volontà di essere umili davanti a Dio e reciprocamente». Ha sottolineato che è utile parlare di unità per riflettere e permettere allo Spirito di Dio di usare le conversazioni per imparare e crescere.

Il presidente della Regione sudamericana, Erton Köhler, ha espresso consenso. «L’unità è in relazione diretta con la comunicazione, il confronto e l’integrazione della leadership. Maggiore dialogo tra i leader e con Dio risolverà la gran parte delle nostre sfide».

Unità, autorità e documenti legali
Karnik Doukmetzian, consigliere generale della Chiesa avventista a livello mondiale, ha fornito una prospettiva giuridica sull’unità nel contesto dell’autorità della chiesa. Ha spiegato e sottolineato il ruolo dei documenti legali, come il modello di costituzione e lo statuto della Chiesa, nel promuovere l’unità nella missione e nel fornire protezione legale. «La formulazione inserita in questi modelli nel corso degli anni è stata messa soprattutto per evitare problemi legali alle organizzazioni», ha spiegato K. Doukmetzian. L’avvocato principale della Chiesa ha presentato numerosi esempi di situazioni nel mondo in cui le pratiche che differivano dai documenti di governance già concordati creavano problemi legali. «Queste cose finiscono in tribunale, e qualcun altro ci dice: “Ehi, non stai seguendo le tue regole”» ha aggiunto «Quindi non solo si produce imbarazzo interno perché non seguiamo le nostre regole, ma diventa una questione di pubblico dominio in tutto il mondo».

Ha infine ricordato ai partecipanti che il ruolo dei documenti legali è cruciale per sostenere la struttura organizzativa storica della Chiesa. «Abbiamo una teologia che ci identifica e ci tiene insieme come avventisti del 7° giorno, ma abbiamo anche concordato il modo in cui governiamo noi stessi, la nostra politica, il modo in cui ci amministriamo all’interno della chiesa», ha concluso «Non siamo congregazioni separate e indipendenti. Non seguiamo il modello congregazionale. Siamo un’organizzazione basata sul collegio elettorale».

Nella sua presentazione, Claude Richli ha approfondito il valore della struttura organizzativa avventista. «Ci sono anche tutti i tipi di vantaggi che le singole componenti della Chiesa traggono dall’appartenenza a un sistema che si articola su queste premesse» ha affermato «Come la forza di lavorare all’interno di un sistema, con politiche e procedure che accelerano il processo per facilitare la realizzazione della missione e aumentare le nostre possibilità di successo».

Oltre l’unità della Chiesa
Pur riconoscendo l’importanza dell’unità della chiesa, ci sono altri argomenti correlati che dovrebbero occupare la mente dei leader avventisti, secondo E. Köhler. «Dobbiamo dedicare anche del tempo per affrontare la sfida di investire e coinvolgere le nuove generazioni nella leadership, per la struttura della chiesa, per un modello migliore che possa servire alla nostra unità e missione, per il ruolo della leadership nel rafforzare le nostre dottrine nell’epoca postmoderna», ha affermato.

Köhler crede che questi e altri temi siano questioni strategiche che sfidano la chiesa, e il ruolo dei leader avventisti, presenti e futuri, sia essenziale per affrontarli. «Più che risolvere i problemi che abbiamo oggi, la Chiesa mondiale ha bisogno di investire nelle persone giuste, in leader che saranno in grado di servire in posizioni di leadership… con una visione equilibrata e obiettivi chiari» ha concluso «Il futuro della chiesa è direttamente collegato alla qualità dei suoi leader».

Per M. Finley, la formazione alla leadership è un compito senza fine. «È fondamentale che, come leader, cerchiamo costantemente di allargare il nostro processo di riflessione e di approfondire la comprensione delle responsabilità della dirigenza», ha affermato.

Ha poi dichiarato di essere rimasto colpito dalla qualità delle presentazioni durante l’evento; un’impressione condivisa da altri leader presenti. «Quello che mi ha colpito di più è stato… lo spirito di collegialità e il senso unitario della missione da parte delle persone presenti», ha concluso Finley.

Adra El Salvador aiuta un ragazzo paralizzato ad avere una nuova sedia a rotelle

Adra El Salvador aiuta un ragazzo paralizzato ad avere una nuova sedia a rotelle


Ann/Maol
– Juancito è paralizzato da quando aveva 8 mesi. Da piccolo dipendeva completamente dagli altri per spostarsi. A 12 anni ha iniziato a muoversi su una sedia a rotelle. A scuola, la carrozzina è stata importante per permettergli di spostarsi in classe.

Il 19 gennaio, i ladri sono entrati nella scuola di Juancito e hanno rubato 35 computer e la sua sedia a rotelle. Il ragazzo non ha potuto più frequentare la scuola ed è stato difficile per i suoi fratelli trasportarlo.

Juancito vive con sua nonna di 77 anni, perché sua madre è in prigione. La donna è disoccupata e la famiglia vive in condizioni di estrema povertà, in una casa senza elettricità né acqua potabile, con il pavimento di terra battuta. La famiglia ha poco da mangiare e quindi non segue una corretta alimentazione quotidiana. Per tutto questo Juancito non è stato in grado di tornare a scuola.

Adra El Salvador ha sentito parlare di Juancito e ha pensato di aiutarlo. Ogni anno, l’agenzia umanitaria avventista riceve una donazione importante di sedie a rotelle che vengono consegnate a persone paralizzare e in estrema povertà nelle zone di El Salvador.

Poiché le necessità nel Paese sono grandi e complesse, Adra collabora con la Free Wheelchair Mission e il World Vision El Salvador, un’altra organizzazione basata sulla fede che lavora per offrire aiuto e soccorso alle per le persone in difficoltà.

Insieme, le tre organizzazioni hanno visitato la famiglia e hanno donato a Juancito una sedia a rotelle nuova di zecca. La famiglia ha anche ricevuto pacchi di alimenti, vestiti e kit per l’igiene. Juancito è stato piacevolmente sorpreso e felice di ricevere la sua nuova carrozzina. Anche la nonna, che aveva subito un intervento chirurgico, è stata molto grata per gli aiuti ricevuti.

«Casi come questi ci fanno capire il valore del nostro lavoro. Il sorriso di Juancito e della nonna ci dicono che ne vale la pena», ha affermato Juan Pablo Ventura Garcia, direttore nazionale di Adra El Salvador.

Negli ultimi sei mesi, Adra ha consegnato più di 500 sedie a rotelle alle persone che ne avevano bisogno nel Paese. Le carrozzine sono state donate da Free Wheelchair Mission e da World Vision El Salvador.

(Foto: Adra El Salvador)

Atti vandalici in una chiesa avventista dell’Oregon. Svastiche sulle pareti e prodotti chimici tossici sparsi nelle stanze.

Atti vandalici in una chiesa avventista dell’Oregon. Svastiche sulle pareti e prodotti chimici tossici sparsi nelle stanze.

AdTo-news/Maol – Alcuni vandali hanno fatto irruzione in una chiesa avventista di Silverton, in Oregon (Stati Uniti), e hanno causato danni per 50.000 dollari. La chiesa è stata temporaneamente chiusa.

Sembra che i vandali siano entrati dopo aver sfondato una finestra. Hanno svuotato gli estintori in alcune stanze e in un corridoio; poi hanno disegnato sulle pareti «graffiti, inclusi messaggi osceni e anticristiani e una svastica», ha riferito lo Statesman Journal.

«La sala delle riunioni non è stata danneggiata, ma la polvere chimica degli estintori, sparsa per il corridoio, è colata in tutto l’edificio, lasciando dappertutto un rivestimento di sostanza caustica. Bisogna sanificare lo stabile prima di far rientrare la gente», ha affermato il capo della polizia di Silverton.

«L’alta velocità con cui il fine particolato dell’agente estinguente che viene espulso dall’estintore consente di liberare il flusso all’interno dell’edificio e dei suoi condotti di areazione», ha spiegato il capo dei vigili del fuoco. Ha poi aggiunto che le sostanze chimiche degli estintori possono causare «gravi problemi respiratori, dosi più elevate possono provocare problemi gastrointestinali. Possono anche degradare i tessuti degli abiti ed essere gravemente irritanti per la pelle».

L’atto vandalico è stato scoperto il 10 febbraio. Non è ancora chiaro per quanto tempo i 70 membri saranno costretti ad andare in un’altra chiesa.

«Siamo rattristati dal fatto che ciò accada nella comunità di Silverton» ha dichiarato Dan Linrud, presidente della Federazione avventista dell’Oregon «Siamo comunque grati che i danni non siano stati peggiori. Sono stupito nel vedere come Dio possa usare queste difficili circostanze per avvicinare le persone».

 

Dillo al mondo vince 3 premi all’IndieFest Film Awards

Dillo al mondo vince 3 premi all’IndieFest Film Awards


Ann/Maol
– Tell the World (Dillo al mondo, in italiano), la serie del 2015 sulla storia della Chiesa cristiana avventista, ha recentemente portato a casa tre «Awards of Excellence», il premio di massimo livello dell’IndieFest Film, un concorso internazionale di film indipendenti. Il lungometraggio avventista ha vinto in tre categorie: film cristiani, produzione con scopo speciale e serie web.

Dillo al mondo racconta le vicende dei primi pionieri avventisti, i quali affrontarono una grande delusione e un enorme scoraggiamento per arrivare a fondare «l’organizzazione che è stata in prima linea su questioni come la salute, l’educazione, la comunicazione e l’interpretazione biblica», afferma il sito inglese del film. Girato in Canada, in una location a Ottawa, vanta un cast di 100 attori professionisti. È la più grande produzione mai realizzata sulla storia dell’avventismo.

Il regista avventista, Kyle Portbury, che ha diretto Dillo al Mondo, lo ha portato all’IndieFest Film Awards. Dal 2008, questa competizione a livello mondiale ha lo scopo di «dare a registi di talento, produttori, attori, team creativi e creatori di nuovi media la visibilità che meritano. Scopre e premia le produzioni di registi che realizzano film  e nuovi media di alta qualità», si legge sul sito della competizione. Diversi vincitori di IndieFest hanno in seguito vinto altri premi prestigiosi, come gli Emmy o gli Oscar.

Rick Prickett, direttore del concorso IndieFest, osserva che «i giudici basano le loro decisioni sulla qualità, la creatività e gli aspetti tecnici di ogni pezzo. Il premio riflette in modo appropriato le ore infinite … spese per creare questa produzione eccezionale!».
Per il regista, K. Portbury, questa vittoria è un ritorno positivo all’investimento della Chiesa in questo progetto.

Il messaggio avvincente di Dillo al mondo continua ad andare avanti attraverso canali secolari, come IndieFest che «promuove i vincitori del premio attraverso comunicati stampa a oltre 40.000 registi, contatti del settore e altri cinque media e distributori globali». Non sappiamo, quindi, la misura dell’impatto che questa storia avrà nel mondo.

La versione italiana di Dillo al mondo, curata dal Dipartimento Comunizazioni dell’Uicca, è disponibile alla visione su Hope Channel Italia.

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