Celebrazioni del 2 giugno a Parma

Celebrazioni del 2 giugno a Parma

 

Daniele La Mantia – È ormai consuetudine per me essere invitato dal prefetto, Giuseppe Forlani, alle celebrazioni della Festa della Repubblica fra le autorità religiose. L’invito arriva sempre scritto di proprio pugno dal signor prefetto.

Il 2 giugno, dopo l’alzabandiera nella splendida cornice del Parco Ducale e la consegna delle onorificenze all’interno del palazzo, le celebrazioni sono proseguite nel pomeriggio con un concerto dell’orchestra del conservatorio «Arrigo Boito» di Parma, magistralmente diretta dal maestro Alberto Martelli, avventista e membro della chiesa di Bologna.

Nella serata, insieme al prefetto Forlani, abbiamo assistito a un recital del maestro Riccardo Joshua Moretti, presidente della comunità ebraica. Eravamo gli unici non ebrei invitati in occasione del settimo «Limmud Days Italia».

Questa è stata l’ennesima occasione per vedere come la nostra chiesa sia riconosciuta e stimata nel territorio e riceve apprezzamento per le attività che svolge nei vari ambiti, a iniziare da quello spirituale. Queste esperienze confermano l’importanza per i pastori di instaurare relazioni ad ogni livello, a partire da quello istituzionale.

 


[Foto: Daniele La Mantia]

Evangelizzazione a «tre cifre» ad Ancona e Jesi

Evangelizzazione a «tre cifre» ad Ancona e Jesi

 

Lina Ferrara – Si è da poco concluso un esperimento evangelistico organizzato dalle chiese avventiste di Ancona e Jesi: tre serie di conferenze spalmate nei mesi di gennaio-febbraio, marzo e maggio 2019, e tenute presso la Facoltà di economia «Giorgio Fuà» di Ancona e nella Sala Maggiore del Palazzo dei Convegni del Comune di Jesi.

Gli organizzatori, Gionatan Breci, pastore del distretto, e Monia Ciccarelli, curatrice dei contatti con le autorità, dopo un lungo e laborioso lavoro di incontri, dialoghi e scambi culturali con le varie realtà religiose e sociali delle due città marchigiane, hanno raccolto ciò che hanno seminato. Comune ai due curatori l’espressione: «Non avremmo mai pensato che nella nostra città, spesso chiusa e diffidente, si potessero interessare così tante persone ai nostri messaggi spirituali».

La partecipazione è stata infatti numerosa. «Complessivamente, sommando le cifre nei vari mesi, ha toccato un picco di 288 presenze in Ancona e 226 presenze a Jesi» ha affermato il past. Breci «Tale risultato è stato probabilmente possibile grazie alla novità dei temi proposti».

Oratore per l’occasione è stato Luigi Caratelli, che ha presentato, a turno, tre serie di argomenti: Voci dall’aldilà, Archeologia biblica e Dove comincia il cielo.

«Il relatore» ha aggiunto il pastore «è stato apprezzato per l’onesta intellettuale con cui ha esposto i temi delle conferenze, ha suscitato curiosità e interesse nei partecipanti mettendo in luce la Bibbia, per alcuni sottovalutata e per altri invece l’incoraggiamento di leggerla nuovamente».

Interessante e proficua la presenza di un pubblico altamente specializzato e di livello culturale molto alto. Svariate sono state le richieste di approfondimenti; diversi i contatti presi; inaspettate le richieste di materiale per conoscere alcuni aspetti delle nostre dottrine.

«In Ancona, dove la chiesa avventista non è conosciuta, la serie di conferenze ha gettato il primo seme» ha spiegato il past. Breci «diverso invece a Jesi, dove la chiesa ha maggiore visibilità e interazione con il tessuto cittadino».

L’esperienza a Jesi
In questa città, le conferenze sono state incluse tra le iniziative patrocinate dal Comune e l’ultima serie di fine maggio è stata inserita del percorso della «Notte dei musei». «Per questo ciclo ci siamo spostati nella sala di una chiesa sconsacrata, ricca di stucchi barocchi, adiacente al museo delle arti e della stampa» ha spiegato M. Ciccarelli.

La chiesa jesina ha intessuto negli anni legami di amicizia e collaborazione con le autorità cittadine e le reti solidali del territorio. Un esempio è l’adesione, già nel 2013, all’iniziativa «Spreco zero» del Comune che ha portato a cascata ad altri progetti condivisi e sfociati nella disponibilità a offrire gratuitamente luoghi pubblici per realizzare eventi della chiesa. È accaduto con il percorso «Solidarietà in salute» e con la Bibbia Expo nel 2018. Ed è continuato anche quest’anno con la serie di conferenze sull’Archeologia biblica.

L’esperienza ad Ancona
Un’esperienza vissuta all’Università di Ancona rivela quanto sia efficace un coordinamento dei vari media che trasmettono le nostre informazioni. L’ultima sera del ciclo sui fenomeni paranormali, la poliziotta che aveva il compito di sorvegliare gli ambienti universitari, al momento della chiusura dei varchi, ha chiesto se le conferenze terminate quella sera fossero le stesse che lei aveva visto, la settimana precedente, su You Tube.

Gli organizzatori sono rimasti spiazzati dato che, prima di quella sera, mai ad Ancona erano state organizzate conferenze di quel tipo. Dopo poco si è scoperto che l’agente di polizia aveva visto realmente su Internet le stesse conferenze sui fenomeni paranormali, perché i membri della chiesa di Ragusa avevano postato sul web i filmati relativi al ciclo tenuto, sempre da Caratelli, nella loro città la settimana precedente.

Alla poliziotta è stato regalato il Dvd con tutti i video della serie e agli organizzatori è rimasta la gioia nell’aver constatato quanto siano misteriose le vie del Signore.

Sempre all’Università di Ancona, questa volta nel ciclo dedicato all’Archeologia biblica, al momento del dibattito in aula dopo la conferenza sull’Esodo, un signore ha testimoniato della veridicità di quanto detto dall’oratore per aver constatato in prima persona sul posto – il golfo di Aqaba – i vari particolari della vicenda biblica.

Si replicherà in ottobre e novembre, questa volta per la sola città di Jesi e con l’ausilio della stupenda attività messa in atto dal percorso della Bibbia Expo.

Soldato norvegese scopre la fede grazie alla storia di Desmond Doss

Soldato norvegese scopre la fede grazie alla storia di Desmond Doss

Maol – Christian Ødegård aveva sentito a malapena parlare degli avventisti. Mentre prestava servizio nelle forze armate norvegesi, vide un film di guerra che ebbe un enorme impatto su di lui. Il film si intitolava «La battaglia di Hacksaw Ridge», del regista Mel Gibson, in cui si narra l’esperienza del giovane paramedico avventista, Desmond Doss. Pur se arruolato nell’esercito durante la Seconda guerra mondiale, l’uomo non volle imbracciare le armi, ma si guadagnò rispetto per il coraggio mostrato nel salvare numerosi commilitoni durante una sanguinosa battaglia, incurante dei rischi per la sua vita.

Il modo in cui Doss aveva difeso le sue convinzioni cristiane colpì molto il giovane soldato norvegese. Era affascinato dal fatto che il militare americano nel film osservasse il sabato e fosse vegetariano. Un giorno, a pranzo, suo fratello maggiore gli disse che quasi tutti i docenti della scuola dove insegnava come supplente erano vegetariani.

Questo fatto ricordò a Christian la storia di Doss e il suo stile di vita. Sapeva che la scuola dove suo fratello insegnava era cristiana, quindi chiese: «Per caso questi insegnanti osservano il sabato?».

«Certo» rispose il fratello «Sono avventisti».

Christian realizzò in quel momento che nella sua città esisteva una chiesa piena di persone con le stesse convinzioni di Doss. Decise così di dare almeno un’occhiata e andò nel parcheggio della chiesa di domenica, sicuro che non avrebbe incontrato nessuno lì, quel giorno. Con sua sorpresa, c’erano molti scout fuori dalla chiesa.

Seguì un’interessante conversazione con i leader degli scout avventisti che lo invitarono in chiesa il sabato successivo. Christian andò e gli piacque così tanto da frequentare regolarmente le riunioni. Ora è un membro battezzato.

Guarda il video in inglese con l’esperienza di Christian Ødegård

 

[Fonte: Tor Tjeransen, Ted News]

 

Si converte grazie al dvd «Il gran conflitto» trovato nella spazzatura

Si converte grazie al dvd «Il gran conflitto» trovato nella spazzatura

Maol – Il cinquantottenne Antonio Soto ha studiato la Bibbia per 19 anni con un dvd trovato nella spazzatura. «Lavoravo in un’impresa di pulizie, nel distretto di San Joaquin a Santiago, in Cile» racconta alla giornalista avventista Angela Arias «e ho preso alcuni dvd [gettati via]. Uno in particolare aveva attirato la mia attenzione perché si intitolava “Il gran conflitto”. Ho iniziato a guardarlo e mi piaceva tutto ciò che esponeva il past. Luís Gonçalves. Dentro di me sentivo che Dio mi parlava. Ero veramente commosso dal suo modo di comunicare con me: mia madre era evangelica ma non poteva leggere né scrivere, così ho iniziato a leggere la Bibbia per lei!».

Soto ha continuato a studiare la Scrittura per diversi anni, mentre affrontava vari problemi personali. Un giorno, ha trovato Nuevo Tiempo, il canale televisivo della Chiesa avventista sudamericana. Ha potuto conoscere di persona il past. Gonçalves che lo ha invitato a frequentare una chiesa. «Tutto in me cominciava a cambiare» afferma Soto «il mio carattere, il mio stile di vita: non bevevo più alcolici, non fumavo, non andavo più ai party».

Invece aveva iniziato a frequentare la chiesa, poi un piccolo gruppo e infine a studiare la Bibbia insieme con Francisco Brillante, il lettore biblico che aveva scoperto la sua storia.

Sabato 20 aprile, alla fine della campagna evangelistica della Settimana santa nella chiesa avventista Álvarez de Toledo, Antonio Soto ha testimoniato con il battesimo la sua decisione di seguire Cristo.

«Come Antonio, molte vite sono rinate durante l’evangelizzazione della Settimana santa» spiega Angela Arias nel suo articolo su Adventist News Network «Questo progetto ha lo scopo di ricordare il sacrificio, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo per l’umanità, attraverso la proclamazione della parola di Dio nelle diverse chiese avventiste del settimo giorno in tutto il Sudamerica».

Dal nord al sud del Cile, gli avventisti si sono incontrati, durante questa speciale settimana, nelle scuole, nei piccoli gruppi e nelle chiese per condividere il messaggio di Gesù con le persone. Contemporaneamente, la Carovana della Speranza (che attua una strategia di proclamazione del vangelo) ha attraversato cinque città e concluso il suo percorso sabato 20 aprile a Valparaíso, con un messaggio spirituale e un concerto speciale.

E per finire, nell’estremo sud del Paese, il freddo non ha impedito alle chiese di riunirsi per studiare la Bibbia e decidere per Cristo. Diversi battesimi sono stati celebrati nel fiume della città di Lautaro.

«La Chiesa avventista continua a usare tutti i mezzi possibili per predicare il vangelo, la morte, la risurrezione e il prossimo ritorno di Cristo» conclude Arias.

[lf]

[Foto: South American Division]

 

«Racconto agli amici ciò che Dio ha fatto per me». L’esperienza di Manuel Iacono

«Racconto agli amici ciò che Dio ha fatto per me». L’esperienza di Manuel Iacono

 

Andrew McChesney – Manuel Iacono aveva 2 anni e quel sabato mattina era al culto con mamma e papà nella chiesa avventista di Ragusa, in Sicilia. Nel pomeriggio, la famiglia era andata con gli amici a fare una scampagnata nel bosco.

A metà del picnic, il piccolo Manuel cominciò ad avere problemi di respirazione e a rigurgitare. La mamma gli toccò la fronte e sentì che era bollente. Afferrò il piccolo e, seguita dal marito, corse verso la macchina. Intanto pregava: «Signore, tu l’hai creato e solo tu puoi salvarlo». In macchina, la mamma notò delle bollicine rosso scuro sulle mani e sulle braccia di Manuel, che si diffondevano sul petto e sulla schiena. Intanto il bambino faticava sempre più a respirare.

«Signore, tu l’hai creato» la mamma pregava freneticamente «Solo tu puoi salvarlo».

In ospedale, un’infermiera mise la maschera d’ossigeno sul naso e sulla bocca di Manuel per aiutarlo a respirare. Una giovane dottoressa chiese se qualcosa avesse morso o punto il bimbo nel bosco. Ma il piccolo non presentava alcun segno sul corpo.

Manuel venne ricoverato in ospedale per la notte. La mamma, rimasta con lui, pregava disperatamente. Anche se i medici non riuscivano a capire quale fosse il problema, lei era certa che Dio avrebbe salvato suo figlio. «Signore, tu l’hai creato» continuava a pregare «Solo tu puoi salvarlo».

Passarono dodici giorni. Manuel continuava a respirare a fatica, aveva ancora la febbre ed era pieno di bollicine rosse. Il medico aveva chiamato i colleghi delle città vicine per un consulto, ma non era stato possibile diagnosticare la malattia. Alla fine, il dottore disse alla mamma di portare a casa Manuel. «Non possiamo fare nulla» affermò «L’unica cosa che rimane è pregare».

La mamma aveva pregato senza sosta nei 12 giorni e pregò di nuovo: «Signore, tu l’hai creato e solo tu puoi salvarlo». Quando aprì gli occhi, vide che Manuel respirava meglio. Nelle ore successive, le bollicine rosse si affievolirono e poi svanirono. La febbre scomparve. Il medico era sbalordito. Nessuno poteva spiegare cosa fosse successo. Tutti dichiararono che era un miracolo.

Manuel era troppo piccolo per ricordare la sua malattia, ma conosce tutti i dettagli perché la mamma glieli ricorda ogni giorno. Ha iniziato a raccontare agli altri del miracolo della sua guarigione fin da quando era all’asilo e aveva 3 anni. Cerca costantemente delle occasioni per condividere la sua testimonianza personale.

Ora Manuel ha 9 anni e recentemente ha raccontato la sua storia a scuola. Un altro giorno, l’insegnante ha parlato della preghiera e Manuel ha raccontato come le preghiere di sua madre gli avessero salvato la vita. Quando sente i compagni di classe parlare di Dio durante la ricreazione, racconta loro della potenza mostrata dal Signore durante la sua malattia. Se è invitato a parlare in eventi importanti della Scuola del Sabato o alle feste di compleanno, non manca di condividere di nuovo la sua esperienza.

«Cerco le occasioni per dire alle persone quello che Dio ha fatto per me» afferma Manuel.

Come risultato della sua testimonianza personale, gli amici gli hanno chiesto di conoscere di più su Dio. Manuel ha regalato una Bibbia per bambini a uno dei suoi amici e spera che la sua storia condurrà molte persone a Dio.
[lf]

[Fonte: Adventist Mission/Eudnew. Foto: Andrew McChesney]

Jesi. Prospettive di pace a scuola

Jesi. Prospettive di pace a scuola

 

Mira Fabrizi – Il 26 e 28 marzo, presso l’Aula Magna della Scuola Media Inferiore «Federico II», si è svolto un incontro di dialogo e conoscenza dal titolo «Prospettive di Pace», in cui i rappresentanti delle comunità religiose del territorio della Vallesina (cattolica, ortodossa, islamica e avventista) hanno incontrato circa 200 studenti.

Dopo un momento di presentazione da parte dei relatori, gli alunni hanno dato il via alle loro domande interessanti, appropriate e anche curiose. La prima a bruciapelo: «Cosa ne pensate l’uno dell’altro?». Il filo conduttore delle due ore di incontro è stato «Costruiamo ponti e non muri». Si è parlato di pace, di rispetto reciproco, del valore delle diversità anche in ambito religioso, sottolineando come Dio sia colui che ci rende tutti fratelli e sorelle, indistintamente!

Il 28 marzo gli stessi rappresentanti religiosi hanno incontrato i genitori degli studenti. Il dialogo ha percorso il solco della conoscenza e del rispetto, anche in ambito religioso, di come le diverse religioni, con fede nell’unico Dio, sono uno strumento unificante per la pace e il rispetto che deve incontrare la vocazione delle famiglie nell’educare alla vita i più piccoli.

È stata una bella opportunità di poter rientrare nelle scuole con questo tipo di progetto al quale siamo stati cordialmente invitati come chiesa avventista, rappresentata dal nostro pastore, Gionatan Breci.

 

Lectio Divina a Taranto

Lectio Divina a Taranto

 

Stefano Calà – Martedì 2 aprile, ho tenuto una Lectio Divina a Taranto, nell’accogliente chiesetta della Christiana Fraternitas, ordine monastico ecumenico della Chiesa Episcopale. Questo incontro si inseriva all’interno di un ciclo dal titolo «…e se parlasse proprio di me?».

Avendo potuto scegliere una parabola, ho voluto approfondire con i presenti il testo di Luca 12:35-40, soffermandomi sul se e come aspettiamo la venuta del Signore. Alla riflessione è seguito un momento di domande e approfondimenti sul brano biblico, così come alcune domande sulla mia vocazione e sulla Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno.

Ho fatto dono all’abate del libro La via migliore, di E. G. White, e del Bilancio sociale

[Foto: Christiana Fraternitas]

Gmp delle donne nel capoluogo pugliese

Gmp delle donne nel capoluogo pugliese

 

Santa Abiusi – Nel pomeriggio di sabato 9 marzo si è tenuta, nella chiesa avventista di Bari, la Giornata Mondiale di Preghiera (Gmp) delle donne cristiane. Il programma è stato preparato collegialmente da sorelle appartenenti alle diverse confessioni presenti sul territorio. L’invito è stato esteso anche ad associazioni culturali con scopi filantropici ed è stato pubblicizzato attraverso i social.

Riporto un commento pubblicato, a caldo, proprio da una rappresentante di queste associazioni: «Appena tornata con alcune amiche dall’incontro presso la chiesa avventista, desidero dire subito delle belle emozioni provate in un clima di unità e amore che hanno resa davvero speciale la serata. Quest’anno la Giornata Mondiale di Preghiera è stata organizzata dalle donne slovene, per questo si è iniziato con alcune belle immagini della Slovenia e con la presentazione del dipinto ricco di simboli della locandina. Un programma denso tra letture, canti e racconti di esperienze di vita di alcune donne slovene: Marjeta, Mojca, Marija, Emma e Natascia. Le loro storie hanno portato alla luce ciò di cui si ha bisogno: l’accoglienza, l’amore, la cura e l’attenzione degli anziani, la lotta contro le dipendenze, la lotta contro l’emarginazione.

È seguita una meditazione sulla profonda parabola del banchetto, riportata, in Luca 14, che ha dato il titolo all’incontro: Venite, tutto è pronto. È stato, a conclusione, presentato un progetto della Ong “Centro di lotta contro il traffico di esseri umani”. Si è aperta una colletta che finanzierà tale progetto. Infine, dulcis in fundo, una deliziosa cena conviviale. Grazie di cuore agli organizzatori».

Guarda la registrazione dell’incontro.

 

Lezione di avventismo nel Seminario di Parma

Lezione di avventismo nel Seminario di Parma

 

Patrizia Evola – Giovedì 7 marzo, il past. Daniele La Mantia è stato invitato dal decano dei seminaristi di Parma, Enrico Billé, a tenere una lezione sulle dottrine avventiste presso il Seminario Vescovile Maggiore.

Dopo la cena conviviale è iniziato lo studio che verteva principalmente sul sabato. Il past. La Mantia, partendo dal messaggio del primo angelo di Apocalisse 14 e passando per la conclusione del primo racconto della creazione di Genesi, ha spiegato in maniera dettagliata la dottrina del sabato collegando il pensiero principalmente nel testo di Matteo 12.

L’interesse e le domande precise e dirette dei seminaristi hanno poi fatto spaziare dall’approccio ermeneutico e dell’autorità delle Scritture alla nostra posizione e credenza sulle altre dottrine: Maria, l’immortalità dell’anima e l’origine storica e culturale della nostra chiesa.

Don James Schianchi, storico vicario per il dialogo e l’ecumenismo, ricordando i pastori Vito Dragone e Gaetano Puglisi, ha chiesto al past. Daniele La Mantia di descrivere l’organizzazione della Chiesa avventista e poi di ritornare per approfondire altre tematiche insieme ai seminaristi.

È stata un’importante occasione di testimonianza in un luogo insolito per insegnare i nostri principi di fede, dove si formano sacerdoti che generalmente non sono chiamati a confrontarsi con una dogmatica diversa dalla loro.

 

[Foto: Patrizia Evola]

 

Tre minuti per decidere

Tre minuti per decidere

Maol – Marius Capota, giovane romeno di famiglia avventista, è stato indossatore e modello per le più prestigiose case di moda (Versace, Gucci, Dolce & Gabbana, Vivienne Westwood, Galliano, Etro, ecc.). A un certo punto si è reso conto di aver perso la direzione in un mondo che lo portava a continui compromessi con la sua coscienza e ad assumere abitudini negative per la sua vita. Per ritrovare se stesso ha dovuto fermarsi e capire quale direzione prendere.

Il suo percorso di conversione lo ha riportato a leggere la Bibbia, a ritrovare e riscoprire i valori e i principi ricevuti dalla sua famiglia e l’importanza del sabato.  Poi la scelta se continuare la carriera in ascesa nel mondo della moda o seguire la sua coscienza. Ha deciso di scegliere Dio e ora studia teologia presso la Facoltà avventista di Cernica, in Romania. Recentemente ha raccolto la sua esperienza in un libro intitolato Trei Minute (Tre minuti), dove racconta la sua lotta per i valori, la loro realizzazione e il successo autentico.

La rivista Respiro.ro lo ha intervistato. Pubblichiamo un estratto.

Domanda: Perché pensi che l’aspetto esteriore sia così importante oggi? Perché il «packaging» è più prezioso del contenuto?
Marius Capota: Penso che ci piaccia identificarci con le persone belle. Siamo attratti dalla bellezza e inevitabilmente, quando vediamo una pubblicità o un cartellone con una persona attraente ci identifichiamo. Creiamo nella nostra mente un’immagine piacevole di noi stessi, che ci fa sentire a nostro agio, anche se sappiamo che la realtà è molto diversa. Ci piace vivere nell’immaginazione, rifugiarci in un mondo confortevole. Ironia della sorte, ciò che si vede sui cartelloni pubblicitari non rispecchia fedelmente la realtà. Spesso, anche il modello che posa è sorpreso dal risultato finale dell’immagine modificata. Dobbiamo essere radicati nella realtà, e la realtà è che non siamo perfetti. Anche i modelli non sono perfetti.

Domanda: Gli indossatori, che hanno caratteristiche fisiche invidiate, sono più felici delle cosiddette persone «normali»?
M.C.: Si potrebbe pensare che siano più felici. Ma questa felicità non è autentica. È un qualcosa di superficiale che nutre l’ego e porta a un atteggiamento arrogante. L’egoismo non porta felicità. Se ripenso al mio livello di felicità, posso dire che non ero troppo felice. La tua bellezza è praticamente relativa a ciò che lo stilista ha bisogno per rappresentare le sue creazioni. Nell’ambito della moda, sebbene tutti siamo considerati «belli», siamo scelti secondo criteri diversi.

Domanda: Di recente hai pubblicato un libro dal titolo Tre minuti. Cosa vuol dire?
M. C.: Il titolo indica il punto culminante del libro, i tre minuti più intensi che ho vissuto nella mia vita. Ero seduto nell’ufficio del direttore, davanti a una decisione estremamente difficile. [Doveva scegliere se firmare o no un contratto molto importante per la sua carriera. ndt] La mia manager mi ha dato tre minuti di grazia, tre minuti di riflessione. Avevo la mente in subbuglio. In quel momento ero in guerra con me stesso e con Dio. La coscienza mi diceva una cosa ma io volevo qualcos’altro. Tre minuti per prendere una decisione! Ma sono bastati per riconnettermi con il periodo in cui ho riorganizzato la mia vita e in cui ho trovato i miei veri valori. Mi hanno dato la forza di rifiutare l’offerta strabiliante della manager.

Domanda: Quanto è importante ascoltare la coscienza e cercare di rispettare gli standard morali che hai scelto?
M. C.
: È molto importante! Se ascolti la tua coscienza, puoi dormire sonni tranquilli! Se combatti seguendo la coscienza… vinci. Inizialmente, quando ho lasciato l’ufficio del direttore, mi sono rammaricato del mio rifiuto. L’offerta di un brillante futuro era davvero allettante. Ma un pensiero ha immediatamente messo a tacere questo sentimento: la realizzazione vera avviene di fatto senza compromessi.

Domanda: Per un giovane, quanto è forte la necessità di guadagnare denaro?
M. C.: Ho iniziato a sentirne l’esigenza al liceo. Non è sufficiente avere buoni risultati, devi raggiungere un determinato livello nella società, e a un certo punto il denaro diventa un fattore importante per i ragazzi, un fattore motivante. Ho scelto il lavoro di modello per soldi. La maggior parte dei giovani sceglie la propria carriera per denaro, e questo è un grosso errore. Dovremmo scegliere la nostra carriera per passione e i soldi arriveranno da soli. Oggi, è così pressante il fattore finanziario che diventa un’ossessione. Non si vedono altre possibilità se non quelle che si tradurrebbero in denaro e spesso si è tentati di procurarselo nel modo più semplice possibile, ad esempio con il gioco d’azzardo, come io stesso sono stato tentato al liceo. Fortunatamente, non sono caduto nella dipendenza.

Domanda: Denaro e fama vanno di pari passo?
M. C.: Da modello, cominciavo a sentirmi un po’ famoso, ma non guadagnavo molti soldi. Era più una fama falsa e immaginaria, perché apparivo sui cartelloni pubblicitari. In realtà fare il modello in sé non porta fama, perché non contribuisci in nulla al bene del mondo, ma sei solo un manichino, un mezzo attraverso il quale le altre persone ricevono applausi. Sei una faccia senza nome. È strano, ma nessuno conosce il tuo nome perché non è importante. Solo i fotomodelli che vanno lontano hanno il privilegio di avere una reputazione, ma arrivarci è molto difficile, quasi impossibile. Ci sono pochissimi posti e la competizione è feroce. Non ci sono molti contratti da centinaia di migliaia di euro, quindi per arrivarci, oltre a un sacco di lavoro e compromessi, c’è anche il fattore «fortuna».

Domanda: Cos’è per te il successo?
M. C.: Il successo per me è poter realizzare ciò a cui sto puntando, e poi rendermi conto che ciò che ho realizzato è andato oltre le mie aspettative. Ci sono molti modi in cui la società cerca di renderti schiavo, offrirti concetti di vita errati, ma leggendo la Bibbia sono diventato libero. Per me successo è vedere i problemi delle persone e aiutarle al meglio possibile. Invece, il mondo generalmente vede il successo come il punto più alto che si possa scalare, quindi diventare superiore agli altri e procurarsi beni che sembrano dare rango, status, prestigio.

Domanda: Vedi qualche differenza tra successo egoistico e successo altruistico?
M. C.: Un esempio classico è quello del giovane che va a lavorare all’estero per guadagnare abbastanza soldi da permettersi una vacanza in posti esotici, poi scattare delle foto e postarle su Instagram o Facebook. Questo è il successo dei social media, un successo che si riduce alla popolarità, ma in realtà non offre nulla in termini di qualità. Come se il successo fosse nel numero di «Mi piace» ricevuti su una foto. Alcuni giovani pensano che il successo sia la notorietà su Instagram o Facebook, ma se ci pensi, in realtà vivi in un mondo virtuale in cui non contribuisci a nulla di utile e che non somiglia a nulla della vita reale. Spegni il computer o il telefono e ti ritrovi tra quattro pareti, con il senso di insoddisfazione. Il successo autentico sarà raggiunto solo quando contribuisci a qualcosa di utile per la società.

Domanda: Hai mai «giocato con il fuoco»?
M. C.: Ho spesso provato la sensazione di giocare con il fuoco. Il fuoco è attraente, scintillante, ti incuriosisce, ti attrae. Si tratta di giocare con qualcosa che sai ti può bruciare, ma ti piace il calore che emana da breve distanza. È esattamente come mi sentivo dopo aver bevuto il primo bicchiere di un drink alcolico. Sapevo che era dannoso, ma ho voluto provarlo. Poi è stato molto più facile accettare un altro bicchiere e un altro ancora dai miei cosiddetti amici. È così che sono arrivato a «maneggiare il fuoco». Ma a un certo punto, non importa quanto diventi esperto, il fuoco è fuoco e ti svegli che sei bruciato. Sto facendo un parallelo con il compromesso morale. Inizia con qualcosa, con un drink alcolico, magari con droghe o altre cose, e poi devi andare avanti con quantità crescenti per soddisfare i tuoi desideri interiori. Quindi, prima di rendertene conto, cadi preda della dipendenza.

Domanda: Concludendo, se dovessi dare un consiglio a un adolescente o a un giovane, quale sarebbe?
M. C.: Leggi [la Bibbia] tutti i giorni. Medita e cerca di applicare i principi che hai letto. Riferendomi alla mia esperienza, posso dire che bastano solo tre mesi per cambiare radicalmente il proprio modo di pensare grazie allo studio. Ma prima hai bisogno di tre minuti per prendere la decisione giusta!

 

Guarda il video su Tre minuti di Marius Capota

 

 

[Foto 1: modelmamagement.com. Foto 2: chiesa in Romania. Foto 3: attività sociale dell’Università avventista di Cernica]

Roma Ostia. Dalle passerelle alla Facoltà di teologia

Roma Ostia. Dalle passerelle alla Facoltà di teologia

Marta Manzella/Maol – Venerdì 15 febbraio, abbiamo avuto il piacere di ricevere la visita di un giovane romeno, ex modello indossatore internazionale, che ha lasciato il mondo della moda per andare a studiare nella Facoltà di teologia di Cernica, in Romania, e prepararsi per diventare un pastore.

Marius Capota, bellissimo ragazzo di 24 anni, figlio di contadini avventisti, ha vissuto fino al liceo in un piccolo paesino della Romania. Un giorno ricevette l’offerta di diventare modello per grandi case di moda. La tentazione fu grande e le condizioni della famiglia, colpita da una grande inondazione che aveva distrutto tutti i loro averi, spinsero il giovane ad accettare la proposta. Partì per Milano dove si preparò a fare l’indossatore, ma a una condizione, che gli dessero il sabato libero.

Lì per lì le cose andarono bene, ma con il passare del tempo, moltiplicandosi le sfilate in vari Paesi come Cina e Giappone, la situazione si complicò, e per un certo tempo dovette lavorare anche di sabato. Frequentando quell’ambiente, tutto ciò che gli veniva proposto era sempre più in netto contrasto con i suoi principi. Arrivò il momento di firmare un importante contratto che avrebbe significato molto per la sua carriera. Lui era perplesso e la manager gli diede tre minuti per riflettere e decidere. Marius lesse la Bibbia e gli vennero sotto gli occhi le parole di Isaia: «Se tu trattieni il piede dal violare il sabato, facendo i tuoi affari nel mio santo giorno; se chiami il sabato una delizia e venerabile ciò che è sacro al Signore; se onori quel giorno anziché seguire le tue vie e fare i tuoi affari e discutere le tue cause, allora troverai la tua delizia nel Signore» (58:13-14). Il giovane decise di non firmare, rifiutò di lavorare di sabato e se ne tornò al suo Paese. Si iscrisse alla Facoltà di teologia e oggi frequenta il quarto anno.

È stata una bella testimonianza nella chiesa di Roma Ostia, anche perché, per l’occasione, diversi nostri ragazzi che da anni non frequentavano la chiesa sono venuti ad ascoltarlo. Alla fine, un breve party di socializzazione ha permesso a molti di parlare con lui.

 

Perché rimandarmi in patria?

Perché rimandarmi in patria?

 

Maol – Leif Hongisto non riusciva a capire perché fosse stato rimandato a casa, in Finlandia, dopo essere stato missionario in Libano e aver ricoperto per nove anni l’incarico di presidente della Middle East University di Beirut.

Amava l’ateneo avventista, il clima mediterraneo e l’humus appena fatto, ma cosa più importante, sentiva di non aver ancora realizzato pienamente gli obiettivi che aveva in cuore per l’università; per questo, la comunicazione di ritornare in patria lo ha colto di sorpresa. «Ero piuttosto confuso sul motivo per cui Dio mi conduceva lontano da quella che era diventata la mia vita e a cui tenevo molto» ha spiegato Hongisto a Andrew McChesney che ha raccolto la sua esperienza e l’ha raccontata su Adventist Mission.

Il past. Leif Hogisto è sposato con Patrizia, figlia di Nino Bulzis che per diversi anni è stato pastore in Italia (ha servito le chiese di Bari, Carbonara di Bari, Cassano Murge, Conversano, Gravina di Puglia), poi capo colportore e direttore della gioventù presso l’Unione italiana; infine ha ricoperto l’incarico di direttore della gioventù alla Divisione Euroafricana (oggi Intereuropea), con sede a Berna.1 Da diversi anni il past. N. Bulzis è in pensione e vive in Svizzera.

Durante la permanenza in Libano, Patrizia è stata decana della facoltà di economia aziendale dell’università avventista di Beirut.

Dopo aver pregato tanto e con il cuore pesante, il pastore e sua moglie hanno preparato le valigie, riempito gli scatoloni e volato fino in Finlandia. Secondo la procedura del Paese, i missionari che ritornano in patria devono sottoporsi a una visita in ospedale. Durante i controlli di routine, il medico ha notato livelli di Psa (antigene prostatico specifico) leggermente alti nel sangue di Leif: un possibile segnale di cancro alla prostata.

«Ha avuto qualche problema di salute?» ha chiesto il dottore. Leif ha scosso la testa: «Mi sento benissimo». Il medico gli ha comunque prescritto altre analisi. Un paio di mesi dopo, i livelli di Psa erano aumentati ancora e il medico, preoccupato, ha deciso di fare una biopsia. Ben presto Leif è stato sottoposto a un intervento di cinque ore in cui il chirurgo ha rimosso una massa tumorale di 100 grammi.

«Da questo controllo di routine (per i missionari) è stato scoperto un cancro piuttosto aggressivo» ha spiegato Leif che ha aggiunto «Ho iniziato a capire perché Dio mi aveva rimandato in Finlandia, dove avrei trovato una tecnologia molto professionale e aggiornata per il trattamento di questa patologia».

Leif, 62 anni, rimane un missionario. Ora sta bene ed è direttore del Finland Junior College, la scuola convitto ubicata nella città di Piikkiö, nel sud-ovest della Finlandia. Il college, fondato nel 1918, è frequentato da 185 studenti dai 6 ai 18 anni, molti dei quali provengono da famiglie non avventiste. In Finlandia, società altamente secolarizzata, ci sono 4.800 avventisti su una popolazione di 5,5 milioni di abitanti.

«Svolgo un compito interessante in questa scuola che è un vero campo di missione per quanto riguarda l’educazione cristiana, visto che siamo in un ambiente secolare in cui i valori cristiani sono messi in discussione» ha affermato Leif in un’intervista nel suo ufficio «Ma nei giovani vi è un interesse genuino per ciò che è eterno, sostenibile e che può dare vero significato alla vita».

Gli anni trascorsi come missionario in Libano e l’esperienza della malattia hanno reso essenziale la preghiera nella sua vita, avvicinandolo di più a Cristo. Nel riflettere sul suo ritorno in Finlandia nel 2018, ha rivelato di tenere molto alle parole di un discorso da lui stesso tenuto lo scorso maggio durante la sua prima cerimonia di consegna dei diplomi nella scuola avventista finlandese.

«Pensate di sapere già come sarà la vita che avete davanti» ha detto rivolto ai neo diplomati «Invece, niente di tutto ciò si avvererà. La vita sarà molto diversa. Ma quando la affidate a Dio, la vita vissuta con fede sarà sempre molto più esaltante, significativa e profonda di quanto avreste mai potuto immaginare».

«È così per me» ha continuato «La vita mi sorprende in modo positivo ogni nuovo giorno ed è decisamente migliore di quanto potessi immaginare».
(lf)

[Fonte: Andrew McChesney, Adventist Mission]

Nota
1 G. De Meo, «Granel di sale», Claudiana, Torino, 1980, pp. 206, 224.

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