Solo la grazia divina per Don Johnson

Solo la grazia divina per Don Johnson

È stato giustiziano l’uomo condannato a morte e diventato avventista in carcere. Il governatore del Tennessee ha deciso di non intervenire.

Notizie Avventiste – Nonostante le richieste da parte dei principali leader avventisti, degli avvocati, dei familiari e degli amici, il governatore del Tennessee non è intervenuto per graziare Don Johnson. L’esecuzione capitale è avvenuta la sera di giovedì 16 maggio, con un’iniezione letale, nel penitenziario di massima sicurezza nei pressi di Nashville, dove l’uomo era detenuto.

Johnson era stato arrestato, processato e condannato a morte nel 1984, per aver ucciso la moglie. Da allora aveva trascorso 35 anni in attesa della sua esecuzione.

Questo criminale, una volta incallito, aveva sperimentato una completa trasformazione spirituale dietro le sbarre ed era diventato una testimonianza vivente della potenza del vangelo. Aveva conosciuto la Bibbia e la Chiesa avventista mentre era in prigione ed era stato battezzato nel braccio della morte. Aveva poi iniziato a condividere il messaggio biblico con gli altri detenuti e questo aveva avuto conseguenze positive in tutta la prigione e oltre. Negli anni, aveva dato vita anche a un programma radiofonico dal carcere, intitolato “What the Bible Says” (Cosa dice la Bibbia).

Leggi anche: Dirigenti avventisti degli Stati Uniti chiedono la grazia per un condannato

Appreso che il governatore non sarebbe intervenuto, Johnson ha detto di accettare con serenità la volontà di Dio. Il 16 maggio, la chiesa di cui era membro (e anche anziano da oltre un decennio), la Riverside Adventist Church di Nashville, ha tenuto una veglia di preghiera nella speranza che vi fosse un cambiamento all’ultimo minuto. Non è stato così, ma l’esempio di Don, di uomo trasformato dall’amore divino, continuerà a testimoniare della grazia salvifica del Signore.

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[Fonte: Adventist News Network]

Stati Uniti. La Chiesa avventista risponde all’Equality Act

Stati Uniti. La Chiesa avventista risponde all’Equality Act

La proposta di legge approvata dalla Camera dei rappresentanti solleva preoccupazioni per la libertà religiosa.

HopeMedia Italia – Venerdì 17 maggio, la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato l’Equality Act. Se il disegno di legge dovesse diventare legge, estenderebbe la protezione a persone gay, lesbiche e transgender in un ampio spettro di leggi sui diritti civili negli Usa, spiegano i dirigenti avventisti statunitensi, ciò includerebbe il lavoro, l’alloggio, le strutture pubbliche e i servizi sociali.

La Chiesa avventista del settimo giorno negli Stati Uniti è preoccupata che questa legislazione possa ulteriormente erodere la libertà religiosa delle comunità di fede e dei loro membri, dato che non tiene conto delle comunità religiose o dei credenti che hanno punti di vista tradizionali sul matrimonio e sul gender.

La Chiesa avventista crede che ogni individuo, a prescindere dalle proprie convinzioni o scelte, sia creato a immagine di Dio e quindi meriti di essere trattato con dignità e rispetto. Riconosce che gli individui Lgbt spesso subiscono discriminazioni ingiuste e hanno bisogno di tutela legale.

Purtroppo, nel tentativo di garantire protezione ad alcuni, l’Equality Act viola inutilmente i diritti degli altri, dicono dalla sede mondiale della denominazione.

La via da percorrere è quella di affrontare le preoccupazioni sia delle persone Lgbt sia delle comunità religiose. I dirigenti avventisti degli Stati Uniti affermano: “Riteniamo che esista un approccio migliore per garantire la difesa dei diritti civili come intende fare l’Equality Act, ribadendo il diritto alla libertà religiosa delle persone di fede secondo il Primo emendamento della Costituzione statunitense.

La Chiesa avventista riafferma la sua interpretazione biblica del matrimonio e del gender, e il suo continuo e consolidato impegno per la separazione tra Chiesa e Stato. La Chiesa avventista statunitense chiede al Congresso di approvare una legge che difenda i diritti civili di tutti gli americani, e che al contempo tuteli in modo inequivocabile il diritto delle comunità religiose di vivere, adorare e testimoniare secondo le proprie convinzioni”.
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[Immagine: Getty Images. Fonte: Adventist News Network]

(Aggiornato il 23 maggio, ore 10.30)

 

Libertà religiosa. Rilasciati gli avventisti arrestati in Burundi

Libertà religiosa. Rilasciati gli avventisti arrestati in Burundi

Il presidente della Chiesa mondiale: “Le preghiere hanno ricevuto risposta”.

HopeMedia Italia – Venerdì scorso, l’ufficio di presidenza della Chiesa avventista mondiale ha diffuso il seguente comunicato sulla scarcerazione degli avventisti (membri di chiesa e pastori) arrestati dal governo del Burundi.

“Abbiamo ricevuto notizie molto incoraggianti e siamo felici di comunicare che tutti gli avventisti arrestati e detenuti in Burundi sono stati rilasciati. Le preghiere hanno ricevuto risposta. Ringraziamo il governo del Burundi e, in particolare, uno dei parlamentari, l’on. Justin Niyobuhungiro, per aver facilitato le scarcerazioni.

Un grazie anche ai membri di chiesa nel mondo e a tutti coloro che hanno pregato intensamente per i detenuti, per la chiesa in Burundi e per i leader del governo burundese. Attendiamo con impazienza che migliori la delicata situazione tra la Chiesa e il governo. Chiediamo di continuare a pregare affinché Dio provveda a una soluzione dei problemi, alla pace e alla prosperità in Burundi”.

Leggi anche: Preghiamo per la Chiesa avventista in Burundi.

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È scomparso il prof. Bailey, il chirurgo di “Baby Fae”

È scomparso il prof. Bailey, il chirurgo di “Baby Fae”

Notizie Avventiste – Leonard Bailey, famoso chirurgo della Loma Linda University, che attirò l’attenzione dei media internazionali nel 1984 per aver trapiantato il cuore di un babbuino in una neonata conosciuta come “Baby Fae”, si è spento il 12 maggio, a 76 anni, dopo aver lottato contro il cancro. La sua ricerca lo portò a praticare il primo trapianto di cuore umano su un bambino e alla scoperta di altri trattamenti cardiaci.

La pionieristica e controversa procedura chirurgica attuata da Bailey divenne una delle maggiori notizie nel 1984; ci fu enorme copertura mediatica quotidiana sul caso della piccola paziente che visse solo 21 giorni. Il chirurgo continuò il suo lavoro e eseguì trapianti cardiaci su 376 bambini; divenne un’autorità nella chirurgia cardiaca congenita e un consulente per i medici di tutto il mondo.

Il suo lavoro ha fatto sì che Loma Linda, gestita dalla Chiesa avventista, diventasse il principale centro pediatrico per i trapianti di cuore a livello mondiale, attuando innovazioni che consentono ai chirurghi di riparare alcuni complessi difetti cardiaci congeniti senza dovere sottoporre i pazienti al trapianto.

Bailey è stato un illustre professore di chirurgia cardiovascolare, toracica e pediatrica alla facoltà di medicina dell’università avventista e primario di chirurgia pediatrico nell’ospedale universitario. Ha lavorato alla Loma Linda University Health per 42 anni.

Nonostante la sua fama per i trapianti, questi erano solo una piccola parte della sua attività medica; operava infatti in tutti i tipi di interventi chirurgici di pediatria a cuore aperto. Molti dei suoi pazienti operati da piccoli, tornarono a fargli visita da adolescenti e adulti. Almeno uno di loro intraprese gli studi di medicina.

“Quando operiamo su questi bambini, la speranza è che vivano più a lungo di noi. È bello sapere che ci siamo riusciti” ha affermato Bailey nel 2017, dopo aver incontrato un ex paziente di 36 anni. “Spesso quando iniziamo un intervento” ha aggiunto “ringraziamo l’Onnipotente per averci permesso di fare qualcosa, sapendo che i risultati saranno secondo la sua volontà”.

“Il nostro collega e amico, Len Bailey, ha servito questa istituzione e il mondo con dignità e coraggio” ha dichiarato Richard Hart, presidente della Loma Linda University Health “Nonostante la sua fama, ha fatto sempre parte della nostra famiglia di docenti. La sua umiltà e la ricerca della qualità hanno esemplificato al meglio i nostri valori fondamentali”.

Leonard Lee Bailey era nato il 28 agosto 1942 a Takoma Park, nel Maryland, e si era laureato alla Columbia Union College (ora Washington Adventist University) nel 1964. Successivamente aveva conseguito la laurea in medicina alla Loma Linda University School of Medicine nel 1969.

Fu durante la specializzazione in chirurgia toracica e cardiovascolare presso l’ospedale pediatrico di Toronto, negli anni ’70, che vide morire numerosi bambini a causa della sindrome del cuore sinistro ipoplasico, una cardiopatia congenita.

Tornò alla Loma Linda University nel 1976 come assistente professore alla School of Medicine. Negli anni successivi eseguì più di 200 trapianti sperimentali su piccoli di animali per determinare la fattibilità del trapianto nei giovani mammiferi.

Il 26 ottobre 1984, Bailey e la sua equipe trapiantarono il cuore di un babbuino nella piccola “Baby Fae”. L’intervento divise la comunità medica e suscitò le protesta delle associazioni per i diritti degli animali.

Ma ricevette anche sostegno diffuso. “Mi stupisce che il 90% di noi possa gustare una succulenta bistecca, il paté di fegato o un buon arrosto di agnello senza dover affrontare i manifestanti in macelleria” dichiarò in una lettera all’editore della Montreal’s Gazette “[ma] se si usa il cuore di un babbuino per salvare la vita di un bambino, improvvisamente ci viene detto che necessitiamo di una lezione di compassione per gli animali”.

Baby Fae visse per tre settimane. Il giorno dopo la sua morte, il quarantunenne Bailey tenne una conferenza stampa. Il settimanale Time riportò la sua commozione quando affermò: “I neonati con malattie cardiache che verranno al mondo avranno presto la possibilità di vivere, grazie al coraggio di questa bambina e dei suoi genitori”.

La ricerca del caso Baby Fae ha spianato la strada a Bailey e alla sua equipe che, un anno dopo, eseguì il primo trapianto di cuore umano al mondo su un bambino.

Bailey lascia due figli, Brooks e Connor. Sua moglie Nancy era scomparsa il 7 aprile.
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[Fonte: Adventist News Network]

Preghiamo per la Chiesa avventista in Burundi

Preghiamo per la Chiesa avventista in Burundi

È l’urgente appello rivolto dal presidente della denominazione mondiale a tutti i credenti. Gravi le violazioni della libertà religiosa nel Paese africano.

Notizie Avventiste – “Chiedo agli avventisti e a tutti i credenti nel mondo di pregare per la nostra Chiesa in Burundi, la cui libertà religiosa è sistematicamente violata. Da oltre sei mesi, il governo burundese perpetra molestie e abusi sulla Chiesa avventista del settimo giorno, imprigionando, picchiando e intimidendo dirigenti e fedeli”. Inizia così l’appello alla preghiera del presidente della Chiesa avventista mondiale, Ted N.C. Wilson, preoccupato per quanto accade nel piccolo Stato dell’Africa centro-orientale.

Il governo impedisce alla Chiesa di essere diretta dalle persone regolarmente nominate e approvate dalla denominazione. “È chiaro che tutte le attività svolte per migliorare la vita della popolazione dal punto di vista fisico, mentale, sociale e spirituale, non hanno importanza per il governo” commenta il presidente avventista.

Wilson è anche intervenuto personalmente presso il Capo di Stato del Burundi, ma non ha ricevuto alcuna risposta dal suo ufficio. “Ora chiediamo a lui e ai ministri del suo governo di aderire alle leggi internazionali, ai protocolli delle Nazioni Unite e alle disposizioni dell’Organization of African Union, affinché sia rispettata la libertà religiosa e di coscienza di tutti i cittadini del Burundi ma anche i legittimi vertici della Chiesa avventista nella nazione” afferma nel suo appello.

La situazione è peggiorata venerdì 10 maggio, quando il past. Lamec Barishinga, presidente dell’Unione avventista burundese, è stato arrestato insieme al past. Lambert, responsabile locale. Un provvedimento “totalmente illegale, immorale e contrario a qualsiasi tutela logica e internazionale della libertà religiosa e di coscienza” denuncia Wilson che aggiunge “Invito tutti a pregare per i membri di chiesa in Burundi, per la libertà religiosa nel Paese e per il rilascio di tutti gli avventisti arrestati”.

Oltre ai due ultimi pastori, ci sono altri 21 membri di chiesa in carcere per la loro fede. “Mi rivolgo ai governi di tutte le nazioni del mondo, e specialmente dell’Africa, affinché intercedano presso il governo del Burundi a nome della libertà religiosa per il popolo e gli avventisti, che subiscono abusi nel Paese”.

“È il quarto giorno di questa ingerenza altamente ingiusta e illegale da parte del governo burundese nelle attività ecclesiastiche della Chiesa avventista” conclude Wilson “Preghiamo intensamente e incessantemente per il ripristino della libertà religiosa nella nazione”.

Un messaggio ai fedeli in Burundi
Il presidente Wilson ha rivolto un messaggio ai credenti avventisti che vivono la situazione critica in Burindi. “State certi, non siete stati dimenticati” afferma “La famiglia mondiale della Chiesa prega per voi. Rimanete fedeli alle verità della Bibbia”.

Ha quindi rassicurato i cuori citando alcuni testi biblici di incoraggiamento:
– “Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il Signore, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai” (Giosuè 1:9);
– “Non li temete, perché il Signore, il vostro Dio, combatterà per voi” (Deuteronomio 3:22);
– “Il Signore cammina egli stesso davanti a te; egli sarà con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non perderti di animo” (Deuteronomio 31:8);
“‘Non li temere, perché io sono con te per liberarti’, dice il Signore” (Geremia 1:8);
“Sii fedele fino alla morte, e ti darò la corona della vita” (Apocalisse 2:10).

Il presidente della Chiesa mondiale ha concluso: “Sappiate che prego per tutti voi, per i pastori Barishinga e Lambert, e per gli altri 21 che di trovano in prigione… Fatevi coraggio, Dio interverrà. Prego anche per il governo del Burundi perché riporti nel Paese  il rispetto della libertà religiosa”.
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[Fonte: Adventist News Network)

 

Dirigenti avventisti degli Stati Uniti chiedono la grazia per un condannato

Dirigenti avventisti degli Stati Uniti chiedono la grazia per un condannato

Un membro di chiesa nel braccio della morte sarà giustiziato il 16 maggio. I presidenti Wilson e Jackson chiedono anche di pregare per il detenuto che ha conosciuto la fede in carcere.

Notizie Avventiste – I leader della Chiesa avventista mondiale hanno chiesto clemenza per un avventista nel braccio della morte in Tennessee. Chiedono anche ai membri della denominazione di pregare per Donnie Edward Johnson, la cui esecuzione è prevista per giovedì 16 maggio.

Johnson si trova nel braccio della morte per aver ucciso la moglie nel 1984. L’uomo, 68 anni, ha scontato 33 anni nella prigione di massima sicurezza nei pressi di Nashville, a circa 16 chilometri dalla comunità avventista “Riverside Chapel”, dove Johnson è stato consacrato anziano da oltre dieci anni. L’uomo ha conosciuto la denominazione mentre era in carcere.

In una lettera consegnata a mano al governatore del Tennessee, Bill Lee, il 13 maggio, il presidente della Chiesa avventista mondiale, Ted N.C. Wilson, scrive: “Mi è stato detto che [Johnson] ha aiutato altri detenuti a conoscere Cristo, guidandoli verso la piena conversione a Dio, e questo ha un’influenza positiva in tutta la prigione e oltre”.
Wilson chiede a Lee di “considerare attentamente la possibilità di concedere la grazia a Johnson, risparmiando la sua vita in modo che possa continuare a svolgere questo importante ministero spirituale”.

Anche il presidente della Chiesa avventista nordamericana, Daniel R. Jackson, ha inviato una lettera al governatore, in cui riconosce il “vile crimine” di cui l’uomo si è macchiato e per il quale è stato condannato, ma aggiunge che “ha cambiato vita, ora è diventato un mentore cristiano per i suoi compagni di prigionia… Le numerose persone che ha contribuito a trasformare attraverso il suo operato nel penitenziario sono solo uno spaccato delle tante potenziali vite che potrà ancora toccare e aiutare a cambiare”.

In un articolo del quotidiano Tennessean del 9 maggio, la giornalista Holly Meyer riporta che le due lettere fanno parte di una serie di appelli inviati da avventisti e leader religiosi a favore del condannato, in cui affermano che l’uomo si è pentito del suo crimine ed è una persona diversa. Fanno parte di questo gruppo anche i vescovi episcopali del Tennessee centrale e orientale.

Meyer racconta che Johnson è cresciuto in una famiglia cristiana ma “ha trovato la religione” nel 1985. Cinque anni dopo, ha conosciuto la Chiesa avventista grazie a due detenuti, uno è stato scarcerato nel 2007, l’altro è da poco in libertà condizionale. Inoltre, Johnson studia la Bibbia con i carcerati all’interno della prigione e ha iniziato un programma radiofonico intitolato “What the Bible Says” (Cosa dice la Bibbia). Lavora insieme a una decina di persone della chiesa “Riverside Chapel”, che si occupano di visitare i detenuti.

Anche il pastore della comunità avventista locale afferma di aver visto Johnson parlare della Bibbia all’interno della prigione.
“In generale, è un po’ difficile, per me come cristiano, tralasciare il consiglio di Gesù nel capitolo 8 del Vangelo di Giovanni” ha affermato “Questo non significa che dovremmo ignorare un crimine, o che non ci debbano essere conseguenze, ma penso che ci debba essere posto per il perdono e la grazia. La situazione di Don, per come la vedo io, va proprio in questa direzione”.

[Fonte: Nad Newspoint. Foto: Getty image]

Leggiamo insieme – Religioni nella metropoli

Leggiamo insieme – Religioni nella metropoli


In questa puntata Roberto Vacca intervista Tarzia Fabio, Università degli studi La Sapienza di Roma, autore del libro: Religioni nella metropoli, tra fondamentalismo e consumi (Editore Manifestolibri).

Sinossi del libro:
Il mondo globalizzato, tecnologico, laico, ateo e materialista, sembrerebbe non aver alcun bisogno delle religioni. Così quello che era stato definito l’“oppio dei popoli” potrebbe apparire oggi come un mostro patetico e innocuo. Niente di più sbagliato. Le cronache di tutti i giorni ci raccontano di un pianeta in cui soprattutto i grandi monoteismi universalistici, il cristianesimo e l’Islam, hanno riacquistato un potere immenso. Da cosa nasce questo ritorno alla trascendenza e alle “chiese” che costruiscono identità collettive? E soprattutto in che relazione è questo fenomeno con un aspetto centrale del mondo contemporaneo, quello della metropoli e del consumo, che sembrerebbe del tutto impermeabile rispetto a rigurgiti oltremondani? Il libro affronta la questione da diversi punti di vista disciplinari (dalla sociologia alla filosofia), e giovandosi del contributo di esperti specializzati nello studio delle singole religioni.

In Colombia Adra offre assistenza a migliaia di migranti venezuelani

In Colombia Adra offre assistenza a migliaia di migranti venezuelani

Oltre 1,1 milioni di persone hanno attraversato la frontiera negli ultimi mesi.

Notizie Avventiste – L’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) in Colombia assiste, da settembre 2018, migliaia di venezuelani immigrati per sfuggire all’instabilità economica e politica nel loro Paese. Un impegno di oltre 2,5 milioni di dollari, il più grande progetto che l’agenzia umanitaria avventista ha realizzato nel Paese, hanno affermato i dirigenti di Adra Colombia.

I dati ufficiali del governo parlano di oltre 1,1 milioni di venezuelani entrati in Colombia di recente. Costituiscono ormai il 30% della popolazione nelle regioni al confine. Circa il 23% di questi migranti si è stabilito nella capitale, Bogotá, il 41% vive in condizioni irregolari o instabili, ha spiegato Gabriel Villarreal, direttore di Adra Colombia.

“Abbiamo notato che molte delle persone arrivate nel Paese senza documentazione adeguata non hanno accesso alle cure mediche in Colombia per un certo periodo. Abbiamo quindi ideato un progetto che offre assistenza sanitaria gratuita a migliaia di venezuelani”, ha precisato Villarreal.

Finora, lo staff e i volontari di Adra Colombia hanno fornito consulenza medica (visite gratuite, analisi di laboratorio, prescrizione di farmaci) a migliaia di famiglie nelle comunità di migranti di Bucaramanga, a circa 200 chilometri dal confine con il Venezuela, e di Medellin, seconda città più grande della Colombia.

Il personale medico dei due centri sanitari avventisti, in ognuna delle città, si è preso cura di 10.200 persone (5.000 a Medellin e 5.200 a Bucaramanga). Ogni equipe visita circa 500-600 persone al mese. Adra lavora in coordinamento con i servizi sociali di entrambi i Comuni per ricevere segnalazione sui migranti venezuelani bisognosi dei servizi sanitari.

Inoltre, Adra Colombia, grazie a un grande donatore, fornisce prodotti per l’igiene, attrezzatura per cucinare e per l’alloggio. “Quando preparavamo questo progetto, abbiamo notato che i migranti a Bucaramanga avevano un disperato bisogno di prodotti per l’igiene, e dormivano nei parchi e per le strade. Quindi sapevamo che dovevamo andare oltre la sola assistenza sanitaria”.

L’agenzia umanitaria ha già distribuito 2.500 kit per l’igiene di base; 2.500 kit per cucinare, che includono pentole, piatti e utensili; 2.500 kit per gli alloggi, che includono materassi e set di lenzuola. Sono in media 500-600 i kit distribuiti ogni mese; inoltre, le famiglie ricevono anche un dépliant che spiega l’importanza di lavarsi le mani regolarmente, come fare una pianificazione familiare sicura e altro.

“Alcune zone della frontiera con il Venezuela sono state chiuse di recente, e parte dell’afflusso è diminuita” ha spiegato ancora Villareal “Ma ci sono ancora molti in cammino da giorni, nonostante il freddo, per arrivare in Colombia, quindi sappiamo che questi nostri interventi sono ancora necessari”.

Per questo motivo Adra prevede di prolungare il progetto oltre i dodici mesi in scadenza ad agosto. L’agenzia umanitaria ha anche sostenuto altri progetti per aiutare i venezuelani migranti in Colombia tramite campagne di raccolta fondi in tutto il Paese.

[Foto: Adra Colombia. Fonte: Adventist Review]

Ridere. Una ricetta infallibile

Ridere. Una ricetta infallibile

Nel mese nazionale dell’umorismo (aprile) negli Stati Uniti, un medico e ricercatore dell’Università Loma Linda ricorda i benefici delle risate.

Notizie Avventiste – Per l’esperto Lee Berk, le risate producono numerosi benefici quasi sconosciuti. “Ridere è la miglior medicina” afferma il detto, ma in quale misura il nostro organismo ne trae davvero beneficio? Ridere ha un enorme impatto sulla salute mentale e fisica ed è probabilmente la medicina più economica a disposizione, oltre all’aria aperta, al sole o all’esercizio fisico.

Lee S. Berk, vice direttore della Loma Linda University School of Allied Health Professions, è serio sulle risate. Dal 1988, studia gli effetti del ridere sull’organismo e ne ha parlato su diversi media come Time, Usa Today, Forbes e l’Nbc. Nei suoi interventi incoraggia le persone a ridere ogni giorno. Le risate hanno effetti “trivalenti”: possono far sentire bene subito, costruire una buona salute in futuro e aiutare a combattere gli effetti negativi del passato.

Seduto nel suo ufficio pieno di libri di barzellette, ricette di flaconi di risate, barattoli di sorrisi, Berk inizia il mese nazionale dell’umorismo (aprile) rispondendo ad alcune domande più comuni raccolte nella sua ricerca sulla risata. Ecco un estratto.

Domanda: Cosa l’ha portata a dedicarsi alla ricerca sulla risata?
Lee Berk: Quando ho iniziato la mia carriera in ambito sanitario, ho sottolineato l’importanza dei fattori fisici della salute. Maturando nello studio, ho trascorso più tempo a imparare come fattori quali lo stile di vita, la dieta, la gratitudine, la spiritualità, il comportamento e il perdono possono avere un ruolo nel determinare la salute e la malattia.

La mia idea di studiare il ridere è stata ispirata anche dalla Bibbia. In Proverbi 17:22, l’autore scrive: “Un cuore allegro è un buon rimedio, ma uno spirito abbattuto fiacca le ossa”. Abbiamo qui un riferimento alla medicina integrativa della psico-neuro-immunologia espressa in termini biblici. Questo è stato il punto di partenza e fulcro per la cura della persona nella sua totalità: mente, corpo e spirito. Proprio come le persone depresse hanno una maggiore propensione ad avere un sistema immunitario indebolito, la mia ricerca ha dimostrato che le persone che ridono di cuore possono produrre risposte positive del loro sistema immunitario.

Domanda: Chi è stato il primo ricercatore a considerare le risate come una medicina?
Lee Berk: Il tema fu introdotto per la prima volta quando a un signore, di nome Norman Cousins, fu diagnosticata una malattia autoimmune negli anni ’60. Cousins era il direttore del settimanale The Saturday Review e aveva vissuto in modo molto stressante; così ipotizzò che per poter invertire la prognosi avrebbe dovuto vivere lo stress buono (eustress). Lo incontrai per la prima volta nel 1989, quando venne qui per chiedermi se esistessero degli effetti fisiologici e benefici derivanti dal ridere. A quel tempo, eravamo solo agli inizi di questa ricerca. Avevamo scoperto che quando la gente rideva, il sistema ormonale ne traeva beneficio perché la risata stimola lo stress buono (eustress) e diminuisce lo stress negativo (distress). In realtà ogni processo corporeo ha una conseguenza biologica, sia nel bene sia nel male. Se lo stress può indebolire il sistema immunitario e portare ad ammalarsi, ridere può avere l’effetto opposto, migliorando e ottimizzando i componenti del sistema immunitario e il flusso di sangue, in modo da renderci più resistenti alle “malattie”.

Domanda: In quali modi ridere influenza la salute fisica?
Lee Berk: La risata provoca il rilascio di endorfine, antidolorifico naturale del nostro corpo; serotonina, il nostro antidepressivo naturale; e buoni neuropeptidi, comunicatori chimici. Riduce anche il cortisolo, quindi riduce lo stress, abbassa la pressione sanguigna, aumenta l’assunzione di ossigeno, migliora il sistema immunitario e riduce il rischio di avere malattie cardiache o un ictus. Nell’assistenza sanitaria, spesso racchiudiamo in compartimenti diverse specialità. Abbiamo la fisiologia, la biochimica, l’endocrinologia e la neurologia tutte insegnate separatamente, ma se iniziamo a considerare la persona nella sua totalità, capiamo quanto l’organismo umano sia realmente interconnesso.

Domanda: Come fanno le risate a influenzare la salute mentale?
Lee Berk: La risata innesca la produzione di sostanze neurochimiche fondamentali, come la dopamina, che producono benefici calmanti, sono anti-ansia, ci forniscono piacere e ci fanno sentire gratificati. Aumenta anche la frequenza dell’onda gamma Eeg nel cervello, che sincronizza i neuroni per migliorare la memoria e l’elaborazione cognitiva. La risata ha benefici simili a un esercizio fisico moderato. Aumenta anche la frequenza dell’onda gamma del cervello.

La frequenza gamma è la più alta e interviene nell’elaborazione delle informazioni, nel migliorare la memoria e il ricordo, nella riduzione dello stress. Ora sappiamo, grazie alle neuroscienze, che la frequenza gamma aumenta i livelli cognitivi del cervello.

Oltre a servire come una sorta di antidepressivo nel cervello, ridere produce un’ondata di ormoni che possono far provare gli stessi effetti positivi di un narcotico, ma a differenza dei farmaci oppiacei, le endorfine della risata non creano dipendenza né danni alla salute.

Domanda: Quanto e per quanto tempo bisognerebbe ridere per vederne i benefici?
Lee Berk: La durata della risata non è importante quanto il motivo che ne è alla base. Risate mirate, al contrario di risate nervose o imbarazzate, promuovono il buon colesterolo della lipoproteina ad alta densità (Hdl) e hanno una cascata di cambiamenti fisiologici benefici che favoriscono la felicità: come dopamina, serotonina, endorfine. La felicità è la risposta ottimale del sistema immunitario. Ridi più spesso e quanto serve, finché non ti senti bene!

Sono davvero appassionato di questo lavoro, e mentre la società è sempre più interessata all’influenza dello stile di vita sulla salute, sono ansioso di vedere come continueremo a scoprire la scienza dietro le risate.

Una volta Norman Cousins scrisse: “Di tutti i doni che la natura offre agli esseri umani, le grasse risate devono essere vicine alla cima”. Questo dono di gioia e guarigione è qualcosa che può unirci e permetterci di sperimentare la felicità che Dio vuole che proviamo.
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[Fonte: Janelle Ringer/Loma Linda]

Gli studenti di una scuola avventista raccolgono fondi per le vittime di Christchurch

Gli studenti di una scuola avventista raccolgono fondi per le vittime di Christchurch

I fiori diventano simbolo di luce e colore nelle tenebre.

Notizie Avventiste – Un gruppo di studenti di una scuola avventista neozelandese ha iniziato a raccogliere fondi per le vittime musulmane di Christchurch, uccise mentre erano in moschea. Il desiderio dei ragazzi è dare un messaggio di condivisione dell’umanità e per farlo hanno pensato ai fiori. Il progetto infatti si chiama “La forza dei fiori”.

Amelia Tyrrell, 17 anni, e le sue coetanee del Longburn Adventist College hanno raccolto donazioni dai loro compagni di classe da inviare alle famiglie delle vittime degli attacchi terroristici del 15 marzo.

“Gli attentati erano avvenuti il venerdì pomeriggio” ha spiegato il preside della scuola “e sabato abbiamo riflettuto molto sull’accaduto. Incredulità e shock hanno lasciato il posto a dolore e rabbia, mentre ci muovevamo su un territorio inesplorato. Quando è arrivato il lunedì, ci siamo incontrati come scuola, come facciamo sempre all’inizio di una settimana. Cosa si può insegnare per rispondere a un tale atto di odio? Dopo la riunione in cappella, i rappresentanti degli studenti si sono riuniti e hanno convenuto che l’amore è sempre la risposta migliore”. Hanno quindi deciso di organizzare una giornata di raccolta fondi e l’hanno chiamata “La forza dei fiori”, ispirandosi alle ghirlande e ai bouquet che le persone hanno deposto davanti alle moschee in tutta la Nuova Zelanda.

“È solo un’immagine positiva di come sono gli esseri umani, con tutti questi colori diversi che si distinguono l’uno dall’altro e che sono ancora più belli insieme”, ha affermato Tyrrell.

Mercoledì 20 marzo, ogni studente e membro del personale del Longburn Adventist College ha indossato fiori nei capelli, al collo o stampati su camicie dai colori vivaci, e fatto una donazione.

È stata una giornata volutamente brillante e piena di speranza, in contrapposizione al giorno più buio della Nuova Zelanda, un momento in cui le persone hanno riflettuto sul fatto che tutti noi siamo simili, ha aggiunto Tyrrell.

La giovane ha anche notato che molte delle vittime erano rifugiati e immigrati venuti nel Paese per sentirsi al sicuro. Anche la sua famiglia. “Ci sono stati due attacchi terroristici vicino al luogo dove abitavo nel Regno Unito, e la maggiore presenza della polizia, la paura e l’incertezza su quando sarebbe arrivato il prossimo attacco è stato troppo per noi” ha raccontato Tyrrel “La mia famiglia è arrivata qui 18 mesi fa per scappare da quella sensazione, ma ora è anche qui”.
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[Fonte: Adventist Review. Foto: Warwick Smith]

Ted Wilson invita a pregare mentre il ciclone Idai si abbatte di nuovo sul Mozambico

Ted Wilson invita a pregare mentre il ciclone Idai si abbatte di nuovo sul Mozambico

Al suo primo passaggio, la tempesta ha ucciso almeno 122 persone in Mozambico e Malawi.

Notizie Avventiste – Il presidente della Chiesa avventista mondiale, Ted N.C. Wilson, ha fatto appello alla preghiera per il Mozambico raggiunto di nuovo, ieri in tarda serata, dal ciclone Idai, di categoria 3. Forti venti a 160 chilometri orari hanno spazzato Beira, città portuale dove vivono oltre 500mila abitanti e che ospita la Mozambique Adventist University.

Nell’ateneo avventista era in corso una conferenza internazionale su Bibbia e Missione, quando la tempesta ha colpito per la prima volta il Paese africano, all’inizio della settimana.
“Preghiamo per la popolazione e le chiese in Mozambico, soprattutto per Beira” scrive Wilson sulla sua pagina Facebook “Un grande ciclone sta colpendo l’area, e si rilevano già danni presso l’università”.

Ha anche chiesto di pregare per coloro che nel Paese e in Malawi sono già stati colpiti dal ciclone. Raffiche di vento hanno scoperchiato il tetto di almeno un edificio del campus universitario e causato altri danni, prima che la tempesta di dirigesse verso il mare.

Al suo primo passaggio, il ciclone Idai ha ucciso almeno 122 persone in Mozambico e Malawi, ha riferito The Weather Channel. Come era stato previsto, ora è ritornato e il suo impatto potrebbe avere enormi conseguenze soprattutto nelle zone costiere, sia per le precipitazioni, sia per i venti forti e le mareggiate, affermano gli specialisti.

La Mozambique Adventist University è tra i destinatari dell’offerta che le comunità avventiste del mondo raccoglieranno alla fine di questo primo trimestre del 2019, nell’ultimo sabato di marzo. I fondi contribuiranno ad ampliare la facoltà di scienze della nutrizione.

In seguito al primo passaggio del ciclone, la conferenza biblica è stata sospesa e i relatori e i dirigenti della Chiesa si sono trasferiti in un hotel nella speranza di evitare le onde che secondo le previsioni raggiungeranno un’altezza di almeno 6 metri.

Wilson ha ribadito il suo appello alla preghiera per il Mozambico e il Malawi, così come per il Sudafrica e lo Zimbabwe, Paesi che possono subire le conseguenze del ciclone.

 

[Foto: immagine satellitare della Nasa che mostra il ciclone Idai vicino al Mozambico il 14 marzo 2019. (NASA/Wikipedia)]

Salute mentale a rischio per chi mangia male

Salute mentale a rischio per chi mangia male

Uno studio dell’Università californiana “Loma Linda” conferma il legame tra alimentazione e disturbi mentali.

Notizie Avventiste – Una recente ricerca ha confermato che una cattiva salute mentale è legata a una qualità molto scadente della dieta, indipendentemente dalle caratteristiche dell’individuo quali genere, istruzione, età, stato civile e reddito.

Lo studio, pubblicato il 16 febbraio sull’International Journal of Food Sciences and Nutrition, ha rivelato che gli adulti della California avvezzi a consumare cibi malsani hanno anche maggiori probabilità di manifestare sintomi di stress psicologico, moderato o grave, rispetto ai loro coetanei che seguono una dieta più sana.

Jim E. Banta, professore associato presso la Loma Linda University School of Public Health e autore principale della ricerca, ha spiegato che i risultati sono simili a quelli di studi precedenti, condotti in altri Paesi, che hanno mostrato un legame tra malattia mentale e scelte alimentari non salutari. Ad esempio, è stato riscontrato che l’aumento del consumo di zucchero è associato al disturbo bipolare, mentre il consumo di cibi fritti o contenenti elevate quantità di zucchero e di cereali raffinati è stato collegato alla depressione.

“Questo e altri studi simili potrebbero avere grandi implicazioni per quanto riguarda le cure nella medicina comportamentale” ha affermato il prof. Banta “Forse è giunto il momento di considerare di più il ruolo dell’alimentazione nella salute mentale. Sono necessarie ulteriori ricerche prima di poter rispondere in modo definitivo, ma i risultati finora puntano in questa direzione”.

Il professore ha avvertito che il nesso tra cattiva alimentazione e malattia mentale non è causale. Tuttavia, i risultati dell’università californiana si basano su studi precedenti e potrebbero influenzare la ricerca futura e gli approcci degli operatori sanitari circa il trattamento dei disturbi comportamentali.

Nel loro studio, il prof. Banta e il suo team hanno esaminato i dati di oltre 240.000 sondaggi telefonici condotti tra il 2005 e il 2015 nell’ambito del California Health Interview Survey (Chis). Il Chis include dettagliate informazioni socio-demografiche, sullo stato di salute e sulle abitudini legate alla salute, ed è stato progettato per fornire stime per regioni e i vari gruppi etnici della California.

Lo studio ha rilevato che circa il 17% degli adulti californiani sono a rischio di malattie mentali: il 13,2% con moderato stress psicologico e il 3,7% con grave disagio psicologico.

I risultati del team forniscono “ulteriori prove che le politiche pubbliche e la pratica clinica dovrebbero puntare in modo più esplicito a migliorare la qualità dell’alimentazione tra coloro che lottano con i disturbi mentali” afferma la ricerca “soprattutto tra i giovani, tra quelli con meno di 12 anni d’istruzione e gli individui obesi”.

[Foto: iStock. Fonte: Loma Linda]

 

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