Il perdono è più forte della vendetta

Il perdono è più forte della vendetta

100 anni fa, il comportamento di un cristiano avventista durante la guerra civile in Finlandia, impedì una strage.  

Notizie Avventiste – Qualcosa di tragico avvenne in Finlandia proprio 100 anni fa. Eppure, Viktor Ståhlberg, da poco battezzato nella chiesa avventista di 7° giorno, non volle che 10 soldati fossero uccisi per vendicare la barbara morte di suo figlio.

Nel 1918, il Paese era impantanato in una sanguinosa guerra civile in cui i rossi, costituiti principalmente dalla classe operaia, e i bianchi, per lo più appartenenti alle classi medie e aristocratiche, si combattevano aspramente.

Väinö Ståhlberg decise di unirsi alle truppe bianche sull’isola di Lavansaari, nel Golfo di Finlandia (ora conosciuta come Moshchny Island ed è parte della Russia). Suo padre, Viktor Ståhlberg, era diventato un credente avventista tre anni prima e aveva pregato il figlio di cambiare idea e di non arruolarsi.
“Per favore, figlio mio, non partire con i tuoi amici per unirti all’esercito”, gli disse. E citò le parole di Gesù: “perché tutti quelli che prendono la spada, periranno di spada” (Mt 26:52).

Purtroppo, la voglia di combattere per ciò in cui credevano era forte e i giovani lasciarono le loro case nel buio della notte, alcuni con un cavallo e una slitta, altri sui loro sci di fondo. Si incontrarono sul mare ricoperto di ghiaccio, all’inizio della mattina di Pasqua. Purtroppo furono intercettati da alcuni soldati rossi che li arrestarono e li portarono nel loro quartier generale di Hamina. Qui furono interrogati il giorno di Pasqua, il 1° aprile 1918.

In seguito si scoprì che una cameriera innamorata di Väinö aveva rivelato le intenzioni dei ragazzi a un simpatizzante dei rossi, il quale aveva passato queste informazioni. Più tardi, durante la sua prigionia, Väinö si rammaricò di aver disobbedito a suo padre e chiese perdono di Dio.

Nella notte i giovani furono messi su una slitta trainata da cavalli, insieme a due soldati rossi armati, e portati sul mare ghiacciato. Altri soldati avevano già praticato un buco nel ghiaccio. Fu ordinato ai prigionieri di mettersi in riga davanti al foro, Väinö resistette a quel comando e fu ucciso da un soldato rosso. Altri tre giovani furono uccisi, due riuscirono a scappare ma furono raggiunti dalle pallottole. Uno finse di essere morto e fu lasciato solo mentre i soldati correvano dietro all’altro fuggitivo. Il giovane colse l’occasione per salvarsi, raggiunse gli altri e raccontò quello che era successo.

I rossi gettarono i corpi dei ragazzi uccisi nel foro nel ghiaccio. Si dice che il cane di Väinö abbia seguito i passi del suo padrone e per molte notti sia andato a ululare nei pressi del buco, fino a quando, una notte, si è tuffato in cerca del suo padrone e non è più ritornato.

Successivamente, i bianchi riconquistarono la città di Hamina e iniziarono a vendicarsi contro i rossi. Un giorno, Viktor Ståhlberg sentì che dieci prigionieri rossi erano stati portati su una collina per essere giustiziati come vendetta per l’omicidio di suo figlio. Prese la sua Bibbia e si affrettò a raggiungere il luogo dove si preparava il massacro. Arrivato, iniziò a predicare il vangelo, poi disse: “Ora basta, questo macello deve finire; non potete uccidere nessun rosso per vendicare la vita di mio figlio, nemmeno uno”. Così, i prigionieri furono salvi.

L’amore di Cristo aveva cambiato il cuore di questo padre che voleva onorare uno dei dieci comandamenti: “Non uccidere” (Es 20:13). Il ciclo delle vendette fu spezzato. L’amore di Dio nel suo cuore produsse il perdono e salvò la vita dei prigionieri rossi.

Tra i dieci rossi che dovevano essere uccisi per aver preso la vita di Väinö vi erano i due figli di un fabbro del luogo. Quando i suoi figli furono salvati, l’uomo iniziò a leggere la Bibbia per gratitudine a Dio, divenne cristiano e si unì alla locale chiesa avventista. Da allora, otto membri della famiglia di Viktor hanno servito come pastori nelle comunità avventiste del 7° giorno. Tra loro spicca il fratello di Väinö, Toivo Seljavaara, che divenne un evangelista pubblico e durante la sua vita battezzò più di 1.500 persone.

(Fonte: tedNews)

 

Comunicatori avventisti in convegno evidenziano l’importanza di lavorare in sinergia

Comunicatori avventisti in convegno evidenziano l’importanza di lavorare in sinergia

Il Gain Europe 2018 invita i partecipanti a camminare, parlare e crescere insieme per la missione.

Notizie Avventiste – Circa 120 professionisti delle comunicazioni, provenienti da 20 Paesi, si sono incontrati nei pressi di Valencia (a Canet) dal 23 al 28 marzo, per partecipare al convegno 2018 del Global Adventist Internet Network (Gain).

L’evento si proponeva gli obiettivi di aumentare le conoscenze sulla comunicazione, scambiare informazioni rilevanti e creare nuove connessioni, ma anche rafforzare i percorsi e aumentare le possibilità di svolgere attività missionarie nella chiesa.

Organizzato dai Dipartimenti Comunicazioni dei due organismi che supervisionano le chiese cristiane avventiste in Europa (Ted ed Eud), il convegno si è avvalso del supporto tecnico del centro spagnolo “HopeMedia” e di quello tedesco “Stimme der Hoffnung”.

I partecipanti hanno potuto scegliere tra un’ampia selezione di workshop su temi che spaziavano dal giornalismo alla produzione audiovisiva, dalla gestione dei social media all’evangelizzazione multimediale.

“Il Gain europeo è uno degli eventi a cui amo partecipare” ha dichiarato Brent Hardinge, assistente del direttore delle Comunicazioni della Chiesa mondiale “Ho sempre l’occasione di conoscere progetti stimolanti”.

Sono state presentate le ultime produzioni realizzate nei vari Paesi, come la serie  video inglese sui luoghi della Riforma protestante, girata nel 2017, in occasione del Cinquecentesimo anniversario; la seconda stagione dei dicumentari “Animal Encounters”, girati in Costa Rica; ecc.

“Una delle cose che mi ha colpito” ha affermato Costin Jordache, di Adventist Review “è l’enfasi del Gain sulla collaborazione e la sinergia. È importante riunirsi e creare sinergie per il bene della missione. E i partecipanti al Gain europeo non discutono solo di idee, ma creano anche modelli”. Si tratta di “usare tecnologia e innovazione per far crescere il regno di Dio in tutto il mondo”.

Anche Bill Knott, direttore esecutivo di Adventist Review, ha incoraggiato i partecipanti a “camminare e parlare insieme” per favorire la collaborazione attraverso la conversazione e l’ascolto.

(Fonte: EudNews, Adventist Review. Foto credit: Tor Tjeransen)

 

Il Presidente del Portogallo visita la chiesa cristiana avventista di Lisbona

Il Presidente del Portogallo visita la chiesa cristiana avventista di Lisbona

L’amicizia tra lo Stato portoghese e la denominazione ha una storia antica.

EudNews/Notizie Avventiste – “Ringrazio questa chiesa per il contributo alla costruzione della giustizia e della solidarietà sociale per un Portogallo più umano, fraterno e unito; un grazie da parte di tutti i portoghesi”, ha dichiarato Marcelo Rebelo de Sousa, presidente della Repubblica Portoghese, in visita nella chiesa cristiana avventista di Lisbona centrale all’inizio del mese, durante la celebrazione religiosa del sabato.

Al termine ha confermato di aver assunto come principio del suo mandato la “vicinanza non solo alle persone ma anche alle comunità religiose così come a coloro che non credono e non hanno fede”. Il presidente della Repubblica ha dichiarato che la sua prossima iniziativa in questo senso sarà “la commemorazione dei 50 anni della comunità islamica in Portogallo” e poi andrà in una comunità luterana.

Durante i momenti che hanno preceduto il servizio di culto, il presidente dell’Unione avventista portoghese, past. António Amorim, ha ringraziato il presidente della Repubblica per la sua visita e si è complimentato con lui per la linea di condotta, adottata durante il suo mandato, a favore dei più fragili e bisognosi. Gli ha quindi donato, a nome della denominazione, un’antica Bibbia, versione di João Ferreira de Almeida, stampata nel 1809, una riproduzione della facciata dell’edificio storico della chiesa e una scheda digitale contenente un video sulla storia della chiesa cristiana avventista in Portogallo.

Il presidente de Sousa ha ringraziato e ha rivolto un messaggio all’assemblea in cui ha ricordato il quadro giuridico e costituzionale del Paese, che regola la libertà religiosa. Ha poi sottolineato che la società portoghese “è aperta al pluralismo religioso”, con “strumenti che garantiscono un trattamento equo delle varie chiese e religioni”.

“Le autorità pubbliche” ha affermato “non adottano alcuna religione, ma lo Stato assume, tra gli altri, il dovere di collaborare con le chiese e le comunità religiose presenti in Portogallo, considerare la loro rappresentatività al fine di promuovere i diritti delle persone, lo sviluppo integrale di ogni individuo e i valori di pace, libertà, solidarietà e tolleranza”.

“I valori e i principi proclamati dal cristianesimo” ha aggiunto “sono i valori e i principi della dignità umana e della solidarietà”. E questo insieme di valori “è un punto di incontro tra lo Stato portoghese e la Chiesa cristiana avventista del 7° giorno” che, ha sottolineato, “ha una storia antica e un lignaggio illustre, essendo integrata e rispettata nella società portoghese”.

Prima di andare via, il presidente della Repubblica ha firmato Libro degli ospiti d’onorere e scritto  un messaggio. Per la chiesa cristiana avventista del 7° giorno in Portogallo, è stato un privilegio condividere, per la prima volta, un solenne servizio di culto sabatico con il più alto rappresentante dello Stato e del popolo portoghese.

La presenza avventista nel Paese risale al 1904, quando arrivarono i primi missionari. Attualmente conta 116 chiese e gruppi, 9.300 membri e una comunità di 12.000 persone. È presente nel tessuto sociale del Paese con cinque scuole e quattro case di riposo e centri diurni per gli anziani.

(Foto credit: ©Presidência da República)

 

Felicità olistica. L’opinione di un esperto di medicina dello stile di vita

Felicità olistica. L’opinione di un esperto di medicina dello stile di vita

In Australia, i media nazionali hanno intervistato Darren Morton, docente di una scuola avventista.

Notizie Avventiste – Esercizio fisico, natura, amici, gratitudine, incoraggiare gli altri. Sono alcuni consigli semplici, ma supportati dalla scienza, che possono aiutarci a essere più felici, secondo l’esperto di medicina dello stile di vita, Darren Morton, dall’Australia.

Morton, docente presso l’Avondale College of Higher Education, una scuola avventista del 7° giorno nel Nuovo Galles del Sud, è stato intervistato da diverse televisioni e radio nazionali in occasione della “Giornata internazionale della felicità”, il 20 marzo scorso. Autore del recente libro Live More Happy, ha chiesto al pubblico di abbracciare quella che definisce “la felicità olistica” (o integrale), che include il focalizzarsi sul benessere emotivo di una persona.

“È stata una giornata estenuante, ma una grande opportunità per condividere quei principi comprovati che possono migliorare la vita delle persone”, ha detto Morton. nell’arco del giorno, il docente ha concesso cinque interviste alla TV nazionale e alle principali radio nelle quattro maggiori città australiane.

La scienza della felicità
All’uscita del sul libro, il mese scorso, Morton, che è anche membro dell’Australasian Society of Lifestyle Medicine, ha parlato del suo obiettivo di migliorare la vita di 10 milioni di persone in tutto il mondo. Per lui è importante “condividere informazioni che possono aiutare a vivere una vita più piena e abbondante.

Il suo interesse per il benessere emotivo è iniziato circa 15 anni fa, cinque anni prima della sua precedente pubblicazione Seven Secrets for Feeling Fantastic. Nell’ultimo decennio, le neuroscienze, la psicologia positiva e la medicina dello stile di vita si sono rivelate importanti aree di ricerca e assistenza sanitaria.

Cinque principi per una vita più felice
Nelle interviste, Morton ha evidenziato cinque principi supportati dalla scienza per una vita più felice. Muoversi crea emozioni: l’esercizio fisico migliora l’umore. Bisogna guardare spesso il blu e il verde: aria fresca, sole e spazi aperti fanno sentire meglio. Insieme si sta bene: la comunità è importante per il benessere generale. Le azioni influenzano i sentimenti: esprimere gratitudine, per esempio, può rendere più felici. Donare è vivere: fare qualcosa per un’altra persona ha il potere di farti stare meglio.

(Fonte: Adventist Review. Foto credit: Adventist Record)

 

Il Sudan concede la libertà religiosa alla Chiesa cristiana avventista

Il Sudan concede la libertà religiosa alla Chiesa cristiana avventista

Il presidente della denominazione nel Nordafrica incontra un ministro del governo per esprimere gratitudine.

Ann/Notizie Avventiste – Rick McEdward, presidente della Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno in Medio Oriente e Nordafrica, è in visita per la prima volta in Sudan, dove, in questi giorni, il governo registra i gruppi religiosi presenti nella nazione. La Chiesa avventista è stata ufficialmente registrata come organizzazione ecclesiastica.

R. McEdward ha incontrato il ministro per l’orientamento, AbuBaker Osman Ibrahim, che si occupa del dipartimento dei rapporti con le Chiese. L’incontro è stato all’insegna delle buone relazioni. “La nostra nazione” ha affermato il ministro “sta offrendo ai gruppi cristiani la libertà di riunirsi”.

Il presidente avventista ha espresso apprezzamento al Sudan, Paese prevalentemente musulmano, per aver riconosciuto ufficialmente la Chiesa cristiana avventista. “È molto importante poter gestire la nostra chiesa e avere l’aperto sostegno alla libertà dal governo sudanese”.

R. McEdward ha poi incontrato i 70 avventisti nel Paese e li ha incoraggiati. “Sono veramente rincuorato dopo aver visitato le nostre chiese in Sudan. I credenti stanno bene e sono contenti che il governo abbia concesso la registrazione”, ha affermato “Ho chiesto ai nostri gruppi di essere una luce per la loro comunità e di condividere l’amore di Dio”.

(Foto credit: Middle East and North Africa Union)]

 

Il Governo del Ruanda conforta le famiglie delle vittime colpite dal fulmine

Il Governo del Ruanda conforta le famiglie delle vittime colpite dal fulmine

E si impegna a educare i cittadini alla sicurezza.

Ann/Notizie Avventiste – Il 14 marzo, il ministro ruandese per la gestione delle calamità e la tutela dei rifugiati, Jeanne d’Arc De Bonheur, e il ministro di Stato responsabile degli affari sociali, Alvera Mukabaramba, hanno visitato le famiglie delle vittime di un fulmine che aveva colpito una chiesa cristiana avventista la scorsa settimana, e hanno portato conforto e incoraggiamento.

Il governo del Ruanda ha espresso cordoglio per la tragedia avvenuta nel distretto di Nyaruguru. “Il governo ci ha mandato per dirvi che vi è vicino e partecipa al vostro dolore” ha affermato il ministro Mukabaramba. Ha poi aggiunto che si impegna a educare alla sicurezza e a insegnare i metodi per evitare di essere colpiti da un fulmine, evento naturale  abbastanza frequente nel Paese. Infine ha richiesto alle imprese edili che costruiscono chiese e altre strutture, pubbliche o private, destinate a ospitare molte persone – come scuole, ospedali, mercati – di installare sempre dei parafulmini.

Il ministro De Bonheur ha ringraziato tutti coloro che hanno sostenuto le famiglie nella sepoltura dei loro defunti, si sono occupati del trasporto dei feriti nelle strutture sanitarie e li hanno curati.

“Abbiamo portato solo un piccolo aiuto alle famiglie che hanno perso i loro cari. Ovviamente non possiamo riportare in vita i morti, ma siamo venuti per sostenervi. Siate forti!” ha affermato De Bonheur.

15 persone hanno perso la vita e 130 sono rimaste ferite il 10 marzo, quando un fulmine si è abbattuto sulla chiesa avventista di Nyarunazi, nel Ruanda meridionale. Sette persone sono ancora ricoverate in ospedale, una in terapia intensiva.

Anche i dirigenti dell’Unione avventista ruandese è vicina e sostiene quanti sono stati colpiti da questo traumatico evento.

(Foto credit: East-Central Africa Division)

Volontari avventisti in Corea del Sud hanno offerto massaggi agli atleti olimpici

Volontari avventisti in Corea del Sud hanno offerto massaggi agli atleti olimpici

Nell’ambito di una serie di attività di testimonianza alle recenti Olimpiadi invernali di Pyeongchang.

Notizie Avventiste – Il movimento “His Hands”, gestito da avventisti, si è relazionato con atleti e allenatori e offerto gratuitamente sedute di massaggi ai piedi.

“I membri di chiesa in Brasile hanno fatto del loro meglio per condividere il vangelo con i tifosi di calcio, in occasione dei mondiali”, ha affermato il past. Um KilSoo, presidente di Sijosa, la casa editrice avventista della Corea del Sud, durante i preparativi delle Olimpiadi.
“Questa volta tocca a noi” ha continuato “Molte persone visiteranno la Corea durante questo festival mondiale degli sport invernali. È quindi ora di giungere le mani per renderlo la festa del vangelo. Abbiamo bisogno delle preghiere, del sostegno e della cooperazione di tutti i membri di chiesa e dei volontari”.

La Chiesa cristiana avventista della Corea del Sud ha lavorato per sviluppare e svolgere attività di testimonianza nel periodo dei Giochi olimpici, dal 10 al 25 febbraio.

Oltre ai massaggi ai piedi, i volontari hanno pregato con le persone e distribuito stampa cristiana, tra cui 5.000 copie del libro La via migliore, un classico della scrittrice Ellen G. White.

In Corea del Sud vivono 250.986 avventisti che si riuniscono in 705 chiese.

(Fonte: Adventist News Network)

Fulmine su chiesa avventista in Ruanda. Si sono svolti domenica i funerali delle vittime

Fulmine su chiesa avventista in Ruanda. Si sono svolti domenica i funerali delle vittime

Il cordoglio e le preghiere del presidente della Chiesa mondiale alle famiglie in lutto e ai feriti.

Notizie Avventiste – Si è tenuta ieri, 11 marzo, la cerimonia funebre dei 15 avventisti deceduti in seguito a un fulmine che aveva colpito la loro chiesa il giorno prima. Circa 140 persone che partecipavano ai servizi di culto il sabato, nella Gihemvu Seventh-day Adventist Church, sono rimaste ferite e trasportate in ospedale e in altri centri sanitari della zona. In molti sono già stati dimessi.

Ai funerali erano presenti diversi dirigenti della denominazione e alcuni funzionari governativi. Marie Rose Mureshyankwano, governatrice della provincia del Ruanda meridionale, ha espresso cordoglio alle famiglie che hanno perso i loro cari e ha dichiarato che il distretto di Nyaruguru pagherà le spese mediche dei feriti ancora ricoverati.


Durante la cerimonia, Abidan Ruhongeka, presidente del Chiesa avventista nel Ruanda del sud, ha pronunciato parole di dolore e di speranza.
“Siamo addolorati” ha affermato “per le famiglie dei defunti e per le persone colpite in questo momento difficile. A tutti voglio ricordare che al ritorno di Gesù coloro che sono morti in lui risusciteranno”. La Chiesa avventista ha fornito le bare per seppellire i defunti e offre supporto e assistenza a quanti sono stati colpiti da questa tragedia.

Ted. N.C. Wilson, presidente della denominazione a livello mondiale, ha espresso solidarietà alla chiesa in Ruanda. Dalla sua pagina Facebook ha scritto:
“Abbiamo ricevuto notizie allarmanti. Sabato scorso, 10 marzo, nella chiesa di Gihemvu, nel distretto meridionale di Nyaruguru, in Ruanda, almeno 15 avventisti sono morti e altri sono rimasti feriti dopo che un fulmine si è abbattuto sulla chiesa. Siamo vicini con tutto il cuore ai nostri cari membri della chiesa in Ruanda che hanno subito questa perdita. È una vera tragedia il verificarsi di un così strano evento, un fulmine che colpisce durante un servizio religioso in chiesa.

A nome della famiglia mondiale degli avventisti del 7° giorno, esprimo profonda solidarietà e amore cristiano a tutti i i membri dell’Unione avventista del Ruanda, che fa parte della Regione Africa centro-orientale della denominazione, e in particolar modo alle famiglie che hanno perso i loro amati cari e a quelli che sono stati feriti da un tale traumatico evento.

Preghiamo perché il Signore dia conforto e consolazione in questa dura prova. Incoraggiamo i fratelli e le sorelle in Ruanda a mantenere gli occhi fissi su Gesù e la speranza nel suo imminente ritorno, quando riporterà in vita coloro che sono morti in lui. Chiedo a tutti di pregare in modo speciale per le famiglie colpite, affinché continuino a confidare in Dio, per ricevere incoraggiamento, e proseguano nei progetti di condivisione del vangelo”.

La chiesa avventista del 7° giorno di Gihemvu si trova nel distretto di Nyaruguru, nella provincia meridionale del Ruanda.

(Foto courtesy: East-Central Africa Division)

(Fonte: Adventist News Network)

Essere donna musulmana nel Regno Unito

Essere donna musulmana nel Regno Unito

Una conferenza al Newbold College, in Inghilterra, ne evidenzia le difficoltà.

Notizie Avventiste – Julie Siddiqi è stata l’ospite del Newbold Diversity Centre, a metà febbraio, dove ha tenuto una conferenza sul tema “Being a Muslim Woman in the UK: A Perspective”. L’evento è stato seguito soprattutto dagli studenti e dai docenti del Seminario avventista inglese “Newbold College”. Nota giornalista e scrittrice, già direttrice della Muslim Society of Great Britain, J. Siddiqi è nata e cresciuta nel Surrey, ed è una convertita britannica.

Ha iniziato la presentazione sottolineando di raccontare semplicemente la propria esperienza e le sue lotte per quanto riguarda le problematiche dell’identità. I musulmani nel Regno Unito sono molto diversi gli uni dagli altri perché provengono da varie parti del mondo, quindi non sono una voce unitaria, organizzata. In quanto tale, a suo parere, non ha senso parlare di “comunità musulmana”. Ha anche condiviso l’angoscia provata quando, dopo l’attentato al Manchester Arena, suo figlio piccolo le aveva chiesto: ” È stato un musulmano?”.

J. Siddiqi ha presentato alcuni dati interessanti sull’islam nel Regno Unito. La prima moschea, costruita appositamente per questo scopo, fu eretta nel lontano 1889, a Woking, nel Surrey. Ora ci sono circa 1.500 moschee in tutto il Paese, molte delle quali sono piccole. Circa un terzo di queste moschee non ha un posto designato per le donne durante le preghiere del venerdì, una situazione che la relatrice ha definito inaccettabile.

I musulmani sono 2 milioni nel Regno Unito e costituiscono il 4,8% della popolazione nazionale. Sono quindi molto meno numerosi di quanto le persone generalmente immaginino. Di essi, il 50% è sotto i 25 anni di età, il che pone problemi interni. J. Siddiqi ha anche rilevato che oltre il 90% della popolazione non musulmana del Regno Unito non ha mai messo piede in una moschea.

Celebrità islamiche, come la campionessa l’olimpionica Mo Farah e la vincitrice del programma televisivo “Bake Off”, Nadia Hussain, contribuiscono a ridurre i pregiudizi ma, secondo J. Siddiqi, le piccole iniziative locali sono gli strumenti principali per promuovere l’integrazione. I musulmani donano regolarmente una percentuale del loro reddito in beneficenza e sono stati tra coloro che hanno dato maggiore aiuto dopo l’incendio della Torre di Grenfell, a Londra.

J. Siddiqi ha partecipato all’organizzazione di varie iniziative volte a creare comprensione tra i diversi segmenti della popolazione britannica. Nella sua vita dedicata all’attivismo comunitario, ha collaborato nel riunire donne musulmane, cristiane ed ebree per formare una catena umana di testimonianza silenziosa lungo il ponte di Westminster, nel marzo 2017, dopo che un uomo musulmano aveva seminato caos e terrore nei giorni precedenti. Ha ispirato il movimento “Open My Mosque” e, durante il Ramadan, ha organizzato il “The Big Iftar”, aperto a tutti. Nel “Sadaqa Day” ha raccolto 100 milioni di sterline alla fine del Ramadan, da devolvere in beneficenza. Le iniziative più importanti restano tuttavia le attività di volontariato per pulire aree cittadine, il banco alimentare e i rifugi per i senzatetto.

La giornalista non ha sorvolato sulle terribili atrocità perpetrate dai musulmani in Gran Bretagna e all’estero. Prova angoscia e vergogna per loro ma soprattutto preoccupazione per i suoi quattro figli che cercano di dare un senso all’islam. Insieme a donne di fedi diverse e laiche, si impegna a creare una maggiore comprensione delle differenze, in modo che le azioni violente, perpetrate di solito da giovani uomini, possano essere neutralizzate.

Inoltre, ritiene che molti dei problemi associati all’islam siano parte di un problema sociale molto più profondo. Gli attacchi terroristici islamici somigliano all’ultimo massacro avvenuto in una scuola americana o alla violenza delle gang. Salvaguardare è un problema tanto in Oxfam quanto nelle comunità musulmane. Ogni sottomissione delle donne musulmane fa parte del più ampio problema della violenza contro le donne, evidenziato nella campagna “#MeToo”. J. Siddiqi ha sottolineato che le donne musulmane stanno cercando di contrastare le terribili azioni fatte in nome di Dio da una pericolosa e piccola minoranza di uomini islamici.

Alla fine, la serata ha lasciato tante domande senza risposta, ma una conversazione aperta tra una donna musulmana e un pubblico di persone molto diverse può solo essere di aiuto nell’impegno di rendere la nostra società un luogo più sicuro per i nostri figli.

[Fonte: Michael Pearson, tedNews) 

 

“La battaglia di Hacksaw Ridge” miglior film straniero al Bestsellery Empik 2017 in Polonia

“La battaglia di Hacksaw Ridge” miglior film straniero al Bestsellery Empik 2017 in Polonia

La fede di Desmond Doss ha ispirato una giovane a cercare Dio e a chiedere il battesimo.

Notizie Avventiste – “La battaglia di Hacksaw Ridge”, successo cinematografico di Mel Gibson, ha vinto nella categoria “miglior film straniero” al Bestsellery Empik 2017, il prestigioso evento polacco che premia i libri, i film, i CD, le riviste e i giochi più venduti e visti in tutto il Paese. “La battaglia di Hacksaw Ridge” ha superato altre pellicole di successo come “Rogue One: A Star Wars Story” e “Bridget Jones 3”.

Il film racconta la storia di Desmond Doss, giovane avventista e obiettore di coscienza, che durante la Seconda guerra mondiale salvò la vita a 75 soldati senza mai imbracciare un’arma. Il suo gesto eroico gli valse la Medaglia d’Onore, la più alta onorificenza militare statunitense; fu il primo obiettore di coscienza a riceverla.

La cerimonia è stata trasmessa in diretta dalla più importante rete televisiva della Polonia, Tvn. Gli avventisti polacchi hanno espresso soddisfazione per questo riconoscimento, anche in considerazione dell’impegno profuso nel far conoscere la fede di Desmond Doss lo scorso anno, in occasione dell’uscita del film. A Cracovia, la soddisfazione si è tramutata in vera gioia quando, il sabato prima della premiazione, Natalia Tatarczuch è scesa nelle acque battesimali (la Chiesa cristiana avventista pratica il battesimo per immersione), come diretta conseguenza della visione del film. Natalia non aveva mai sentito parlare degli avventisti del settimo giorno, ma è stata così colpita dalla fede e dal coraggio di Doss che, dopo aver visto il film due volte, ha cercato la chiesa di Cracovia su internet.

La giovane ha incontrato il past. Artur Dżaman e gli ha detto di voler essere battezzata subito. “La mia esperienza pastorale mi ha insegnato che ogni conversione è un evento speciale” ha affermato il pastore “ma questo è stato davvero unico”. Emozionato, A. Dżaman ha fatto notare che Dio può toccare il cuore delle persone in posti molto diversi. “Proprio come aveva gridato ad Adamo nel paradiso terrestre ‘Adamo, dove sei?’, Natalia ha trovato Dio tramite il film ‘La battaglia di Hacksaw Ridge’”.

Questa esperienza ha aperto una nuova prospettiva. “Come chiesa” ha aggiunto il past. Dżaman “dobbiamo essere là dove sono le persone. Dobbiamo essere il sale di questa terra. Sale nella minestra, non in una saliera. Sono straordinariamente felice per questo miracolo di conversione. Dio è grande!”.

Nel corso del 2017, la Chiesa cristiana avventista in Polonia ha lavorato perché il film non rimanesse solo tale, ma diventasse un’opportunità di condivisione della fede di Doss.


Anche in Italia, le chiese hanno organizzato diverse iniziative nei cinema dove era in proiezione il film. L’Uicca (Unione Italiana delle Chiese Cristiane avventiste del 7° Giorno) ha prodotto alcuni video e un libretto per conoscere meglio Desmond Doss e i valori che lo animavano; ha anche dedicato una pagina del suo sito: www.chiesaavventista.it/doss

(Fonte: TedNews)

 

È di un pastore avventista il libro di ricerca biblica più importante della Polonia nel 2017

È di un pastore avventista il libro di ricerca biblica più importante della Polonia nel 2017

Affronta l’argomento in modo innovativo, secondo il prof. Mariusz Rosik della Pontificia facoltà di teologia di Wroclaw.

Notizie Avventiste – Si chiama Adam Grześkowiak il pastore avventista polacco riconosciuto dal sito teologico e filosofico Orygenes +, per il suo contributo alla letteratura biblica. Nel 2017, il suo libro “Ai piedi di Gamaliele…” (Atti 22: 3) Applicazione dell’esegesi ebraica in 1 Corinzi (titolo originale: “U stóp Gamaliela…” (Dz 22,3). Zastosowanie metod egzegezy żydowskiej w Pierwszm Liście do Koryntian), ha superato 91 altre opere di studio della Bibbia ed è arrivato in cima alla classifica delle pubblicazioni più interessanti e importanti in polacco.

Il libro esplora l’applicazione dei metodi esegetici ebraici nella Prima lettera di Paolo ai Corinzi. Il past. A. Grześkowiak ha studiato le fonti e le applicazioni dell’esegesi rabbinica. Sebbene il soggetto sia già stato parzialmente trattato nella letteratura polacca, in particolare negli articoli accademici, Grześkowiak affronta l’argomento in modo innovativo, secondo il prof. Mariusz Rosik, della Pontificia facoltà di teologia a Wroclaw.

“È una buona notizia per la comunità scientifica protestante” ha affermato Mirosław Harasim, teologo e direttore della casa editrice Segni dei tempi di Varsavia, che ha pubblicato l’opera.
Questo libro” ha continuato “non è stato notato solo dagli esperti in materia, ma si è soprattutto distinto in quanto notevole testo accademico”.

Il direttore M. Harasim è felice del riconoscimento che conferma quanto le questioni esegetiche della Bibbia rimangano ancora l’area di punta dei teologi protestanti. “Sono convinto che il libro incontrerà l’interesse di vari ambienti confessionali, tra cui studenti, scienziati, ecclesiastici ed editori, e fornirà loro nuove e interessanti informazioni sulle radici ebraiche del cristianesimo”, ha aggiunto.

In effetti, il prof. M. Rosik ha notato che la ricerca di Grześkowiak “è così abbondante da poter essere usata per tre monografie: l’antica ermeneutica, il carattere e l’opera di Hillel, e i metodi ebraici di interpretazione in 1 Corinzi”.

La ricerca per dimostrare le radici ebraiche del cristianesimo ha guadagnato terreno negli ultimi decenni. Ai piedi di Gamaliele fa quindi parte dell’attuale tendenza nella teologia biblica. La recensione sul sito afferma che uno dei motivi per cui ha vinto il premio è perché si tratta di “uno studio affidabile, che getta nuova luce sull’uso dei metodi interpretativi ebraici non solo dell’autore della Prima lettera ai Corinzi (soggetto dello studio), ma anche di una parte significativa del Nuovo Testamento”.

Il past. Jarosław Dzięgielewski, presidente della Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno in Polonia, ha osservato: “Questo è il risultato di molti anni di lavoro e l’effetto della ricerca di metodi ancora migliori e più profondi per comprendere la parola di Dio. Conosco personalmente l’autore e so che ama, in modo speciale, scoprire non solo i nuovi enigmi teologici, ma soprattutto conoscere Colui senza il quale la teologia non avrebbe senso”.

Dopo aver completato il suo manoscritto con circa tre anni di anticipo, Adam Grześkowiak, la cui grande passione è studiare la Bibbia, ha espresso gratitudine a Dio per avergli permesso di realizzare e pubblicare quest’opera.

(Fonte: Daniel Kluska – tedNews. Foto: Marta Palla)

Il coraggio della pace

Il coraggio della pace

Dichiarazione della Chiesa cristiana avventista in Germania nel Centenario della fine della Prima guerra mondiale.

Notizie Avventiste – In occasione del Centenario della fine della Prima guerra mondiale, la Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno in Germania ha rilasciato la dichiarazione “Il coraggio della pace”, pubblicata nel numero di febbraio della rivista Adventisten heute. Nel documento, informa l’agenzia stampa Apd dal sito Eud, i dirigenti della Chiesa raccomandano ai fedeli di non partecipare, direttamente o indirettamente, a nessun conflitto armato.
“Quando termina una guerra non significa che abbia inizio la pace”, esordisce la dichiarazione. Si tratta di una lezione appresa dal primo conflitto mondiale, preludio alla guerra moderna che si avvale delle nuove tecnologie. Guerra informatica, attacchi con droni, minacce di armi chimiche, terrorismo globale, il modo di combattere oggi è cambiato ancora una volta in maniera radicale, e spesso non si distinguono più chiaramente i fronti e le parti in conflitto.

Non solo guerra
In ricordo della fine della Prima guerra mondiale, avvenuta l’11 novembre 1918, e in considerazione dei nuovi potenziali pericoli, i leader della Chiesa avventista tedesca hanno voluto ribadire la loro posizione cristiana, come era già avvenuto nella dichiarazione “Schuld und Versagen” (Colpa e fallimento) del 2014. Bisogna tener presente che la guerra non è mai giusta. “Dietro ogni conflitto militare si celano interessi, aperti e nascosti, che non sono guidati dalla pura ricerca della giustizia”, afferma la dichiarazione. Il destino delle persone nelle aree di conflitto è spesso ritenuto di secondaria importanza. Per questo motivo, i comitati delle Unioni avventiste della Germania occidentale e meridionale già sottolineavano nel dicembre 1983: “Oggi ripudiamo la guerra in qualsiasi forma”. Il rischio di conflitti genera paura e porta a una continua corsa agli armamenti, così la pace è costantemente minacciata. Ma anche un eccessivo nazionalismo, demarcato in maniera aggressiva, suscita timori e minaccia la pace; inoltre la produzione industriale di armi è un importante fattore economico.

Ambasciatori di pace e riconciliazione
La dichiarazione evidenzia: “Gesù Cristo chiamò i suoi seguaci ad essere costruttori di pace”. Quando le persone vivono in pace con Dio, cercano anche la pace con gli uomini, perché essa è indivisibile e permea tutti gli aspetti della vita. Per questo motivo, la dichiarazione del 2014 della Chiesa avventista tedesca, in occasione dei 100 anni dallo scoppio della Grande guerra, afferma anche: “Crediamo che, agendo come ambasciatori di pace e riconciliazione nell’ambiente che li circonda, i seguaci di Gesù applichino meglio i consigli delle Sacre Scritture”.

Nessun servizio volontario nelle forze armate tedesche (Bundeswehr)
Pertanto, la Chiesa raccomanda agli avventisti, giovani e adulti, di “non partecipare in una guerra né direttamente, tramite il servizio volontario nelle forze armate tedesche, né indirettamente, aiutandone la preparazione tramite la produzione di armi e loro accessori, e l’informatica”. Dopo la cessazione del servizio militare obbligatorio nel 2011, le forze armate tedesche offrono incentivi alla leva volontaria, tra cui formazione professionale e laurea. “La nostra Chiesa non incoraggia a entrare nell’esercito, per la sua posizione di non combattente basata sulla Bibbia… “, precisa il documento, citando una frase del past. Ted N. C. Wilson, presidente della denominazione mondiale, che sottolinea come la Chiesa avventista non abbia mai abbandonato, sin dalla sua fondazione, la “testimonianza storica per la pace e il servizio di non combattente”.

La costruzione della pace inizia intorno a noi
“La pace inizia dalle relazioni umane intessute nel proprio ambiente e continua fino a raggiungere una più ampia responsabilità sociale”, dichiara ancora il documento. Contribuiscono anche alla pace l’impegno a favore della libertà religiosa, la lotta alla povertà tramite l’istruzione, la prevenzione della salute attraverso gli ospedali e l’educazione a uno stile di vita sano, il sostegno umanitario e alla qualità della vita grazie al servizio dell’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) e l’Associazione avventista per il benessere (Advent-Wohlfahrtswerk – Aww). Perdono, pace e giustizia prosperano solo sulla base della non violenza, proprio come Gesù Cristo ha dimostrato con la sua vita e la sua morte. Pertanto, gli avventisti del 7° giorno sono chiamati a esercitare la loro responsabilità in questo mondo, senza violenza. Crediamo che, con il ritorno di Gesù, “sopraggiungerà” il regno di pace di Dio, perciò, dovremmo già avvicinarci a questo regno oggi, tramite il nostro comportamento.

Una decisione quasi unanime
La dichiarazione “Il coraggio della pace” (Mut zum Frieden) è stata approvata, con un solo voto contrario, durante il Consiglio di fine anno, dai 51 membri del Comitato della Chiesa avventista tedesca, tenutosi ad Altena, in Vestfalia, nel dicembre 2017. In Germania ci sono circa 35.000 avventisti che si riuniscono in 558 chiese.

Non combattenti già durante la guerra civile americana
Il past. Holger Teubert, direttore del Dipartimento per l’obiezione di coscienza e la pace della denominazione in Germania, ha riferito che la Chiesa avventista fu organizzata mentre era in corso la guerra civile americana (1861-1865). A quel tempo gli avventisti erano solo 3.500 e vivevano tutti negli Stati dell’Unione (Stati del nord) degli Stati Uniti. Erano fermi oppositori della schiavitù. Tuttavia, a causa della loro convinzione cristiana, rifiutarono di porre fine alla schiavitù con la forza delle armi. Il governo dell’Unione riconobbe loro lo status di “non combattenti” e gli avventisti coscritti poterono svolgere il loro dovere nel servizio medico non armato. Ma accadde che ufficiali subordinati negarono questo diritto e in diversi furono inviati, contro la loro volontà, nelle truppe combattenti. Coloro che rifiutarono di imbracciare le armi furono minacciati di passare per la corte marziale e la fucilazione. In una tale situazione, fu lasciato alla coscienza dell’individuo di decidere se obbedire agli ordini dei propri superiori.

Non combattenti durante la Prima guerra mondiale, tranne in Germania
Il past. Teubert ha anche spiegato che questo atteggiamento verso il servizio militare caratterizza ancora oggi gli avventisti. Durante la Grande guerra, la Chiesa continuò a mantenere la posizione di non combattente negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in altri Paesi. In Inghilterra, circa 130 avventisti arruolati prestarono servizio militare non combattente. Costretti, alcuni di loro rifiutarono di imbracciare le armi e furono  inviati nella famigerata prigione di Dartmoor, dove subirono gravi abusi. In Russia, circa 500 avventisti vennero arruolati nell’esercito e molti erano non combattenti. 70 di loro furono mandati in prigione o nei campi di lavoro non avevano voluto prendere le armi.

Tuttavia, in una circolare del 2 agosto 1914, la dirigenza della Chiesa avventista in Germania e Austria-Ungheria raccomandò ai membri coscritti “di adempiere i nostri doveri militari con gioia e cordialità”, “fare uso delle armi” e anche di “svolgere azioni militari di sabato”. Non tutti gli avventisti furono d’accordo con questo atteggiamento, coloro che si rifiutarono di prendere le armi dovettero subire dure conseguenze. Il past. Teubert ha parlato dei 20 avventisti che furono condannati al confino in Germania, durante la Prima guerra mondiale: cinque morirono in prigione o subito dopo il loro rilascio, a causa dei maltrattamenti.

Nel 1920, i responsabili della Chiesa avventista tedesca ritirarono la loro dichiarazione sul servizio militare e si pentirono di averla emessa, ha riportato ancora il past. Teubert. La questione fu ripresa nella dichiarazione “Schuld und Versagen” (Colpa e fallimento) rilasciata nel 2014 in occasione dei 100 anni dallo scoppio della Grande guerra. La denominazione convenne che l’allora dirigenza “non fu all’altezza delle sue responsabilità nei confronti delle chiese e accusò ingiustamente i membri che non condivisero la loro opinione e si dichiararono non combattenti, subendo in alcuni casi le persecuzioni dalle autorità dello Stato”. La dirigenza della Chiesa si scusò con “i figli e i discendenti” di coloro che all’epoca furono ingiustamente accusati per il loro “fallimento” nella guerra: “Abbiamo imparato dalla nostra dolorosa storia che i figli di Dio sono chiamati ad essere persone di pace e a rifiutare tutte le forme di violenza contro persone innocenti”.

Servizio civile e soldati adibiti alle costruzioni
Prima della riunificazione, nella Repubblica Federale Tedesca non esisteva il servizio militare medico non combattente, per questo la Chiesa avventista della Germania dell’Ovest raccomandò ai membri in età di leva di avvalersi del loro diritto di obiezione di coscienza e di prestare servizio civile. Secondo il past. Teubert, quasi tutti gli avventisti seguirono l’indicazione. Nella Repubblica Democratica Tedesca (Rdt) non esisteva il servizio civile, ma solo la possibilità di prestare servizio non combattente come soldati adibiti alle costruzioni. La maggior parte degli avventisti di leva ingrossarono le fila dei soldati da costruzione, nonostante questo comportasse una serie di svantaggi professionali.

(Fonte: Agenzia Stampa Avventista – Apd; EudNews)

(Foto: Matthias Mueller/churchphoto.de)

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