Adottato a un funerale

Adottato a un funerale

Un agricoltore africano accoglie quattro bambini orfani a causa dell’Aids.

Notizie Avventiste – Una storia porta alla ribalta il dramma di tanti bambini rimasti orfani dopo la morte dei genitori ammalati di Aids. Inizia proprio durante una cerimonia funebre. La chiesa avventista di Milange, città a soli 3 chilometri dal confine del Mozambico con il Malawi, era affollata per le esequie di una giovane madre deceduta per le complicazioni dovute all’Aids, cinque giorni dopo aver dato alla luce un bambino. Suo marito, padre del neonato, era sieropositivo ed era morto qualche tempo prima.

Durante il funerale, il piccolo urlava. “Piangeva perché non c’era nessuno che si occupasse di lui”, racconta Clemente Mateus Malala, contadino 61enne presente al funerale. Dopo la cerimonia, Clemente aveva parlato con i parenti del bambino e aveva scoperto che avevano pochi soldi per comprare latte e pannolini. Voleva provvedere lui ma temeva che i familiari potessero rivenderli, così si offrì di adottare il neonato.

Ora Laston ha 5 anni ed è il più giovane dei quattro orfani adottati da Clemente e da sua moglie. La coppia ha anche quattro figli biologici ormai grandi. Clemente è un agricoltore, coltiva fagiolini e mais nella sua fattoria nel Mozambico occidentale; è un avventista che ama testimoniare attivamente la sua fede alle persone: ha guidato 430 persone al battesimo negli ultimi 13 anni. Ma nulla gli ha toccato il cuore come i suoi quattro figli adottivi, rimasti orfani a causa dell’Aids.

“Dio mi ha benedetto con il dono di far conoscere il vangelo alle persone, ma la vera felicità è prendersi cura di questi orfani” afferma “Soffrirebbero due volte senza di me, sia per la loro vita fisica e il loro futuro, sia perché potrebbero non conoscere il messaggio della salvezza in Gesù”.

L’Aids costituisce una grande sfida in Mozambico e Clemente è tra gli avventisti del 7° giorno che cercano di contribuire a migliorare la vita delle persone ammalate, e fare la differenza. Aveva adottato il primo orfano, Rojerio, dopo averlo visto, a 2 anni, scavare tra la spazzatura in cerca di cibo, ai bordi della strada. I familiari gli avevano detto che entrambi i genitori del bambino erano morti e glielo consegnarono volentieri quando si era offerto di occuparsi di lui. Poi aveva adottato altre due bambine che si trovavano in una situazione simile. Ora Rojerio è quindicenne e le due ragazze hanno 11 e 8 anni.

“Il minimo che posso fare è prendere questi bambini e dar loro da mangiare nella mia casa”, ha detto Clemente. Il suo sogno è avere una scuola avventista a Milange, dove i suoi figli adottivi possano studiare.

L’Agenzia umanitaria avventista (Adra) svolge diverse attività e progetti per diminuire la diffuzione dell’Aids in Africa, con la collaborazione delle chiese.

(Fonte: Andrew McChesney, Adventist Mission)

Un dono a un bambino bosniaco dà speranza ancora oggi, dopo 20 anni

Un dono a un bambino bosniaco dà speranza ancora oggi, dopo 20 anni

“Siamo qui perché le persone ci hanno aiutato e hanno creduto in noi”.

Notizie Avventiste – Ogni anno, migliaia di bambini nei Paesi sviluppati preparano scatole piene di giocattoli, matite, colori e altri doni da condividere con i coetanei che vivono in nazioni dove la vita è più difficile. Inviano i loro regali accompagnati dagli auguri e tutto finisce lì.

Non è stato così per due giovanissime studentesse inglesi di 11 anni. Negli anni ’90, nel pieno della crisi dei Balcani, confezionarono una scatola di scarpe piena di regali, per loro preziosi, e la spedirono nell’ambito di una campagna nazionale del Regno Unito in favore della Bosnia. Il pacco era speciale perché conteneva anche una lettera, le fotografie delle mittenti e un indirizzo, in caso il loro “amico sconosciuto” volesse rispondere.

Sarah e Rebecca, di Stockport, vicino a Manchester, erano euforiche quando ricevettero la risposta da Daniel Presecan, 7 anni. Il bambino aveva scritto una bella lettera, nonostante avesse confessato di conoscere una sola parola inglese: grazie. La sua famiglia (lui, i genitori e il fratellino Michael) era fuggita dal proprio Paese a causa della guerra e si era stabilita nel nord della Croazia, dove cercava di riprendere la vita quotidiana. I suoi genitori non potevano permettersi di acquistare regali ai figli, né a Natale né in altra occasione; così, per i due ragazzi, quel pacco aveva molto valore. I nuovi amici di penna persero i contatti dopo qualche lettera, ma il ricordo di quella esperienza rimase nei loro cuori. La madre di Daniel aveva conservato la corrispondenza e un ritaglio del Manchester Evening News che le avevano inviato le ragazze.

Recentemente, Daniel ha ritrovato quelle lettere di 20 anni fa, accuratamente conservate dalla madre nell’archivio di famiglia. Tramite i social media, è riuscito a rintracciare Sarah che, al Manchester Evening News, ha detto “non riuscivo a crederci” quando aveva ricevuto il messaggio.

Erica Hole, ex direttrice della School of English presso il Newbold College of Higher Education, ricorda quando Daniel era arrivato per la prima volta in Inghilterra e aveva seguito i corsi di inglese presso l’istituzione avventista. Aveva così scoperto la cultura del pacco dono, che si ripeteva ogni anno grazie a un progetto dell’Agenzia umanitaria avventista (Adra). Oggi, a 29 anni, Daniel si occupa di sviluppo internazionale e lavora come direttore dei progetti di Adra in Asia centrale. Afferma di dovere il suo successo, almeno in parte, alla gentilezza di persone come Sarah e Rebecca e osserva: “Siamo qui perché le persone ci hanno aiutato, ci hanno pensato, hanno creduto in noi e ci hanno sostenuto”.

Daniel ora lavora per Adra. Sarah, mamma di due bambini, è stata contenta di aver potuto riallacciare questo legame di amicizia. Sui social, Daniel ha scritto: “È stato bello risentire qualcuno dopo 20 anni. E come ho detto nell’articolo del Manchester Evening News, ‘non siamo mai persone isolate, ma una rete di umanità la cui forza è determinata dalla forza delle connessioni più deboli e dal modo in cui le trattiamo”.

Più di vent’anni dopo, la tradizione rimane, e i due figli di Sarah hanno confezionato il loro pacco lo scorso Natale. Forse, il loro dono darà speranza a un altro bambino che vive da qualche altra parte del mondo e continuerà il viaggio della buona volontà.

(Fonte: Victor Hulbert, tedNews)

Politiche sui rifugiati. Gli avventisti danno risalto alla compassione

Politiche sui rifugiati. Gli avventisti danno risalto alla compassione

Al simposio presso l’Onu, hanno ricordato che “ogni essere umano è stato dotato dal Creatore di infinito valore e dignità”.

Notizie Avventiste – Migranti e rifugiati non sono “problemi da risolvere”, ma individui vulnerabili che devono essere trattati con rispetto e compassione, hanno affermato i partecipanti al simposio delle Nazioni Unite co-sponsorizzato dalla Chiesa avventista. L’evento si è svolto il 22 gennaio, nel palazzo di vetro a New York, sul ruolo delle organizzazioni religiose e delle religioni negli affari internazionali. Presenti circa 250 rappresentanti delle Nazioni Unite, gruppi religiosi e organizzazioni non governative.

“I rifugiati e i migranti non sono ‘altri’, sono ‘noi’” ha detto il vice segretario generale delle Nazioni Unite, Amina J. Mohammed, nel suo discorso di apertura “Fanno parte della storia passata e presente della famiglia globale”. Ha poi esortato i leader religiosi e le organizzazioni legate a gruppi di fede a far sentire la loro voce morale e la loro esperienza nel prendersi cura degli individui vulnerabili, poiché i gruppi religiosi “sono in una posizione unica per concentrarsi sulle persone, piuttosto che sulla politica… Non stancatevi mai di affermare i diritti umani e la dignità di migranti e rifugiati, indipendentemente dagli interessi nazionali e dai programmi”, ha affermato A. Mohammed.

I dati sui rifugiati e migranti sono sconcertanti. Secondo le Nazioni Unite, è in atto nel mondo un movimento di persone – spinte dai conflitti nei loro Paesi, dalla povertà e da molte altre sfide – che non ha precedenti nella storia umana. Si stima che siano 65,6 milioni coloro che hanno lasciato le loro case; di essi, circa il 50% sono bambini e giovani.

Ganoune Diop, direttore del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa della Chiesa avventista mondiale, è stato uno dei principali organizzatori del simposio, e ha detto ai partecipanti che l’evento deve essere più che “solo parole”.

Ha parlato del continuo impegno della Chiesa avventista negli aiuti per alleviare la sofferenza dei rifugiati e del “portafoglio di servizi” della denominazione, tra cui l’attenzione per l’assistenza sanitaria, la rete mondiale di istruzione e il lavoro umanitario dell’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) nel mondo.

Deumanizzazione
Sana Mustafa
, rifugiata siriana, ha tenuto un’appassionata presentazione, introducendo un tema che è stato ripetuto dagli oratori durante la giornata: il pericolo di “deumanizzare” i rifugiati e migranti. S. Mustafa, separata dalla sua famiglia fuggita dalla guerra in Siria, ha imparato sulla propria pelle quanto possa essere disorientante e impersonale l’esperienza dei rifugiati. “Per favore, considerate i rifugiati come individui, non come ‘complicazioni’ o ‘problemi sociali’”, ha chiesto.

La donna ha anche fatto notare come le notizie in Occidente raccontano raramente storie dal punto di vista dei singoli migranti o rifugiati, ma tendono a concentrarsi sulle sfide sociali che i nuovi arrivati rappresentano per la comunità. Le organizzazioni religiose possono svolgere un ruolo chiave nella lotta contro il pregiudizio e la discriminazione, educare i cittadini dei Paesi ospitanti sui traumi subiti dagli sfollati e aiutare le persone ad aprire il cuore all’accoglienza.

Per Jonathan Duffy, presidente di Adra International (anch’essa co-sponsorizzatrice dell’evento), le organizzazioni umanitarie legate a una religione sono spesso partner di valore per i gruppi che lavorano con i migranti e i rifugiati.
“La fede ha un ruolo importante nella vita di molte persone e quindi nei momenti di difficoltà, si rivolgono ad essa”, ha affermato J. Duffy che ha citato un caso del 2016 in cui 5.000 persone si erano rifugiate in un complesso avventista nel Sudan del Sud quando le violenze imperversavano nella regione. Adra aveva fornito cibo, acqua pulita e assistenza sanitaria di emergenza a uomini, donne e bambini che si erano riversati nella struttura.

Ruolo importante delle organizzazioni religiose
Il simposio si è svolto nel contesto delle continue discussioni in sede Onu sulla situazione dei migranti e dei rifugiati. È la quarta volta che la Chiesa avventista contribuisce a riunire gruppi di fede con rappresentanti della comunità internazionale presso le Nazioni Unite per discutere questioni globali significative. Gli eventi precedenti hanno affrontato temi quali l’essere portatori di pace e l’estremismo religioso.

Relatore finale è stato Azza Karam, Senior Advisor per la cultura e lo sviluppo sociale presso il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, e partner fondamentale nell’organizzazione dell’incontro. Nel suo intervento ha evidenziato alcuni dei temi emersi nel corso della giornata e ritenuto chiaro che le organizzazioni religiose hanno ruoli diversi e critici da svolgere verso gli immigrati e i rifugiati.

Ha poi affermato che negli ultimi quattro anni la serie di simposi ha dato vita a un “viaggio di comunicazione e collaborazione” unico tra gruppi religiosi, organizzazioni non governative e la comunità internazionale. Per Diop, i simposi delle Nazioni Unite sono stati un’opportunità senza precedenti per il contributo degli avventisti al discorso pubblico. Un quinto incontro è già in preparazione e si terrà a gennaio del prossimo anno.

“Come avventisti, offriamo prospettive fondate su valori biblici e plasmate dalla nostra convinzione che ogni essere umano è stato dotato dal Creatore di infinito valore e dignità”, ha concluso Diop.

Tra i numerosi relatori del simposio vi erano: Adama Dieng, Special Advisor del Segretario generale dell’Onu per la prevenzione del genocidio; Afe Adogame, Maxwell M. Upson Professor of Christianity and Religious Studies alla Princeton Divinity School; Liberato C. Bautista, Vice segretario generale delle Nazioni Unite e per gli affari internazionali della United Methodist Church; Rudelmar Bueno de Faria, segretario generale della coalizione umanitaria Act Alliance; Jason Cone, direttore esecutivo di Medici senza frontiere negli Stati Uniti; Elizabeta Kitanovic, segretario esecutivo per i diritti umani della Conferenza delle Chiese europee a Bruxelles; e Martin Mauthe-Kater, consigliere per la migrazione e lo sviluppo sostenibile presso la delegazione dell’Unione europea alle Nazioni Unite.

Altri co-promotori del simposio sono: Act Alliance, Unicef, Ufficio delle Nazioni Unite sulla prevenzione del genocidio e la responsabilità di proteggere, Inter-Agency Task Force delle Nazioni Unite per l’impegno con organizzazioni religiose.

(Fonte: Bettina Krause, Adventist News Network)

 

Il Presidente francese vuole rilanciare l’insegnamento religioso a scuola

Il Presidente francese vuole rilanciare l’insegnamento religioso a scuola

Nei due incontri all’Eliseo con i leader dei diversi culti si è discussa la necessità di sviluppare l’educazione religiosa a scuola. È già stato formato un gruppo di lavoro presso il Ministero della Pubblica Istruzione.

Notizie Avventiste – È accaduto due volte negli ultimi mesi. Il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha ribadito la sua convinzione: non solo l’insegnamento della laicità e della religione non si oppongono, ma sono anche legati e indispensabili nella società. A riportare la notizia è il Bulletin d’Information Adventiste (Bia) di gennaio. Per insegnamento del “fatto religioso” nelle scuole francesi si intende la religione non confessionale insegnata come disciplina specifica.

Il 21 dicembre, durante l’incontro all’Eliseo con i capi religiosi, il ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, aveva affermato che “le persone sono mature” per questa nuova tappa. Il 4 gennaio, è stato lo stesso E. Macron a riprendere il discorso, sottolineando che il suo Ministro della Pubblica Istruzione aveva “preso impegni molto chiari”.

“Abbiamo iniziato a mettere in atto ciò su cui ci siamo impegnati per quanto riguarda l’insegnamento e la formazione degli insegnanti, essenziale per il corretto esercizio della laicità, al fine di fornire strumenti ai docenti per spiegare la storia del nostro Paese, ma anche il fatto religioso nella sua pienezza” ha affermato. La Francia deve diventare, per il Presidente, “un luogo dove non nascondiamo nulla delle religioni e del fatto religioso, dove il pluralismo delle religioni è pienamente riconosciuto e può prosperare”.

Il progresso è considerevole … proprio come il lavoro da fare per raggiungere questo obiettivo. Dal famoso rapporto del 2002 del filosofo Régis Debray, la pratica francese barcolla tra timidi passi avanti e battute d’arresto improvvise.

L’idea di andare oltre nell’educazione religiosa era già stata rilanciata sotto il precedente governo “dopo gli attacchi del 2015″, ricorda Isabelle Saint-Martin, direttrice dell’Istituto europeo per lo studio delle religioni (Iesr). Ma senza successo.

La responsabile dell’Iers ritiene l’attuale periodo “un momento favorevole”. Spera che i discorsi saranno seguiti da misure concrete in termini di formazione degli insegnanti. E pare che un gruppo di lavoro sia già all’opera all’interno del Ministero della Pubblica Istruzione.

“Le cose si stanno preparando e gli incontri sono in corso” conferma I. Saint-Martin, convinta della necessità di agire “I nostri programmi di formazione sono completi. Gli insegnanti vogliono contenuti, non soltanto gestire situazioni difficili”.

(Fonte: La Croix/Bia)

 

Hope Channel Francia è una realtà

Hope Channel Francia è una realtà

La missione del’emittente televisiva avventista: condividere il vangelo in un Paese prevalentemente laico.

Notizie Avventiste – Sabato 13 gennaio, Hope Channel Francia (Hcf) ha iniziato ufficialmente le trasmissioni con uno speciale dell’Unione avventista franco-belga. Il nuovo canale d’oltralpe si aggiunge alle 43 emittenti di Hope Channel, la rete televisiva ufficiale della Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno che trasmette in tutto il mondo in 39 lingue, con la missione di condividere il messaggio del vangelo. I programmi toccano temi quali la fede, la spiritualità, la salute, la famiglia, l’educazione, ecc.

Il 20% della popolazione francese si definisce atea, informa il Bulletin d’Information Adventiste (Bia), solo la Repubblica Ceca e l’ex Germania dell’Est hanno un tasso più elevato di non credenti. L’ateo convinto è qualcuno che non crede in Dio, ma alcuni si sono spinti fino a copiare i riti delle chiese per creare forme di religione senza Dio. Ne è un esempio la “Sunday Assembly”, nata a Londra e presente in diverse grandi città, inclusa Parigi. Centinaia di persone si riuniscono di domenica e cantano, discutono, leggono testi filosofici. L’ateismo, quindi, diventa una forma di religione e, in alcuni Paesi, è riconosciuto alla stregua di una confessione religiosa. In Belgio, ad esempio, dove le religioni sono sovvenzionate dallo Stato, le organizzazioni atee beneficiano di aiuti e status.

In Francia, l’ateismo non aumenta in modo particolare, è invece l’indifferenza religiosa a prendere sempre più piede. Secondo gli esperti, nel Paese ci sono due gruppi minoritari, gli atei (15%) e i credenti cristiani praticanti (10%) e tra di essi vi è uno spazio indeterminato che cresce sempre di più.

“Proprio a queste persone indifferenti alla religione si rivolgono alcuni programmi di Hope Channel France”, ha affermato Jean-Paul Barquon, responsabile del Dipartimento Comunicazioni dell’Unione avventista franco-belga.

Presente sul web da diversi anni vi è anche  Hope Channel Italia. I 43 canali della rete mondiale avventista offrono programmi in molte lingue, tra cui spagnolo, portoghese, tedesco, romeno, mandarino, russo, tamil, hindi, ucraino, arabo, farsi e telugu.

(Fonte: Bia e Ann)

 

Carson condanna la retorica provocatoria di Trump

Carson condanna la retorica provocatoria di Trump

“Non sono d’accordo con il presidente su tutto ciò che dice”.

Notizie Avventiste – Nella scia delle presunte dichiarazioni controverse del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sull’immigrazione da alcuni Paesi, il Ministro americano dell’edilizia e dello sviluppo urbano, Ben Carson, ha dichiarato di non essere d’accordo con tutto ciò che il presidente fa o dice.

Il quotidiano Detroit Metro Times riporta che durante il Martin Luther King Day, lo scorso 15 gennaio, Carson ha parlato alla folla nella storica chiesa battista Ebenezer di Atlanta e ha affermato che le parole del presidente sono talvolta eccessive.

“Sono un membro di questa amministrazione, e non sono d’accordo con il presidente su tutto ciò che dice, o su come lo dice”, ha affermato Carson “Se il modo in cui dici le cose è così provocatorio che le persone non riescono a sentire il tuo messaggio, allora non serve a niente, ed è per questo che non lo faccio più. Prego che Dio tolga da me questo spirito e mi dia uno spirito di amore”.

Carson, membro della Chiesa avventista, aveva attirato l’attenzione politica quando, in veste di relatore principale alla colazione nazionale di preghiera del 2013, aveva usato il suo discorso per criticare l’Obamacare alla presenza dell’allora presidente Barack Obama. Anche la sua candidatura, nel 2016, è stata contrassegnata da diverse dichiarazioni controverse su questioni come la schiavitù e l’omosessualità.

Prima di intraprendere la carriera politica, Carson è stato primario di neurochirurgia pediatrica presso il Johns Hopkins Hospital di Baltimora, nel Maryland.

(Fonte: Adventist Today)

Sentenza della Corte d’appello degli Stati Uniti a favore di due avventisti

Sentenza della Corte d’appello degli Stati Uniti a favore di due avventisti

Avevano chiesto di non lavorare di sabato.

Notizie Avventiste – Il 17 gennaio 2018, la Corte d’appello statunitense del Decimo circuito ha deciso a favore di Richard Tabura e Guadalupe Diaz, ex dipendenti della Kellogg Usa, licenziati nel 2012 per aver violato il regolamento aziendale che imponeva di lavorare il sabato (giorno di culto per i due dipendenti).

Dopo il licenziamento, i querelanti avevano denunciato la Kellogg per discriminazione religiosa, accusando l’azienda di non fornire le soluzioni religiose obbligatorie ai sensi del titolo VII. Il Decimo circuito ha convalidato tale argomentazione e ha affermato che, al fine di un accordo ragionevole, la Kellogg avrebbe dovuto fornire ai dipendenti l’opportunità di evitare di lavorare tutti i sabati, non solo in alcuni.

“La Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno è soddisfatta di questa decisione spartiacque, che sostiene il diritto fondamentale degli americani di rispettare le loro convinzioni religiose sul posto di lavoro”, ha affermato Todd McFarland, responsabile dell’ufficio legale della denominazione.

Nella sua sentenza, la Corte ha stabilito che “il regolamento lavorativo neutrale” della Kellogg – in cui tutti i dipendenti che desideravano un giorno di riposo erano soggetti alle stesse disposizioni – non offriva soluzioni ragionevoli per quanto riguarda le pratiche religiose personali. Pertanto, il Decimo circuito ha annullato la precedente sentenza e rimandato il caso in tribunale per il processo.

Il 22 marzo 2017, i due ex dipendenti della Kellogg si erano rivolti alla Corte d’Appello degli Stati Uniti del Decimo circuito, dopo che una corte inferiore aveva ritenuto insufficienti le prove del trattamento ingiusto dei due operai avventisti quando erano stati licenziati per non aver lavorato di sabato.

Tabura e Diaz erano stati entrambi licenziati nel 2012 dallo stabilimento della Kellogg Usa Inc. dello Utah, per non aver lavorato durante il sabato per motivi di culto. Nel 2011, la Kellogg aveva aumentato la produzione e attuato un nuovo orario di lavoro che prevedeva quattro turni a rotazione; i dipendenti dovevano lavorare circa due sabati al mese (26 sabati l’anno). Entrambi gli operai avventisti avevano cercato di utilizzare i loro giorni di ferie retribuiti e di scambiare il turno con altri dipendenti, ma alla fine l’azienda aveva ritenuto troppe le assenze in un anno e, dopo aver applicato le “misure disciplinari progressive”, ha licenziato i due dipendenti.

“I querelanti persero in tribunale”, ha spiegato McFarland. “La corte ritennne sufficiente l’offerta della Kellogg di usare le ferie e gli scambi di turno. Non dovevano eliminare il conflitto; dovevano solo dare loro l’opportunità di farlo, e il fatto che i giorni di ferie o gli scambi di turno non fossero stati sufficienti non era un problema dell’azienda”.

La sentenza dello scorso 17 gennaio ha ribaltato tutto.

L’impresa alimentare Kellogg fu fondata nel 1906 da Will Keith Kellogg e John Harvey Kellogg, con il nome Battle Creek Toasted Corn Flake Company. All’epoca, John Harvey era un avventista del 7° giorno e direttore del Battle Creek Sanitarium, di proprietà e gestito dalla Chiesa avventista. L’attività del sanatorio era basata sui principi di salute della Chiesa, che comprendono dieta sana, esercizio fisico, riposo adeguato ed evitare sostanze nocive, come alcol e tabacco. John Harvey, alla fine, si allontanò da ciò in cui credeva la denominazione, sposando quella che per molti fu una forma di panteismo.

La Chiesa avventista americana è sempre in prima linea nella difesa dei diritti di tutti i cittadini degli Stati Uniti, non solo dei suoi membri. Nel 2015 è riuscita ad avere una sentenza della Corte Suprema a favore di una giovane donna musulmana che non era stata assunta perché indossava il velo.

 

La Chiesa avventista in America del nord ha diffuso un documento sull’importanza dell’uguaglianza di tutti gli abitanti degli Stati Uniti

La Chiesa avventista in America del nord ha diffuso un documento sull’importanza dell’uguaglianza di tutti gli abitanti degli Stati Uniti

Nella dichiarazione i dirigenti chiedono di difendere la diversità etnica come uno dei punti di forza della nazione.

Notizie Avventiste – Il 17 gennaio, le Chiesa avventista nordamericana ha rilasciato una dichiarazione in cui, ricordando di essere la denominazione cristiana che ha, nel suo seno, la più ampia diversità etnica nel Paese, afferma e difende i diritti e la dignità di tutte le persone e un trattamento equo degli immigrati.

Il documento dichiara:
“Sul piedistallo della Statua della Libertà, antico simbolo di libertà negli Stati Uniti, sono incise le seguenti parole: ‘Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata’. Tuttavia, alcuni oggi mettono in dubbio la presenza di coloro, sulle nostre coste, che provengono da Paesi alle prese con sfide politiche, economiche e disastri naturali.

In quanto denominazione cristiana più etnicamente diversa degli Stati Uniti, la Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno difende con orgoglio i diritti di tutti gli uomini, le donne e i bambini, a prescindere dal loro Paese di origine; la parità di diritti garantita dalla Costituzione statunitense; e un trattamento equo degli immigrati e dei rifugiati nel nostro amato Paese.

Quasi ogni cittadino americano discende da genitori immigrati da un territorio straniero, e molti sono arrivati qui con la speranza e la promessa di una vita migliore, resa possibile da una nazione che ha riconosciuto il trattamento equo e paritario di tutti i suoi cittadini. Come gruppo religioso formatosi negli Stati Uniti più di 150 anni fa, celebriamo la libertà religiosa che viene data a tutti coloro che scelgono di vivere e praticare la fede qui. Il nostro Paese si esprime al meglio quando celebriamo la diversità etnica, le differenze culturali e la libertà di espressione religiosa di tutti gli americani.

La Chiesa avventista si unisce ad altre comunità di fede nel chiedere a tutti gli americani di sondare il proprio cuore e cercare la guida di Dio nelle interazioni quotidiane con gli altri. Dio crea tutte le sue creature uguali e offre il suo amore a tutti coloro che lo accettano, indipendentemente dalle loro origini, luogo di nascita o status economico. ‘Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?’ (Ro 8:31)”.

(Fonte: Ann)

Il presidente della Bolivia annuncia di voler abrogare il codice che limita l’evangelizzazione

Il presidente della Bolivia annuncia di voler abrogare il codice che limita l’evangelizzazione

Ma gli sviluppi restano poco chiari. La nuova legislazione penale riduce la libertà religiosa.

Notizie Avventiste – Evo Morales, presidente della Bolivia, ha annunciato domenica 21 gennaio che invierà una lettera all’Assemblea legislativa del Paese per abrogare completamente il codice penale approvato da alcune settimane. La sua decisione arriva dopo giorni di proteste contro la nuova legge e altre decisioni del governo nella nazione sudamericana.

Al quotidiano boliviano El Deber, Morales ha dichiarato: “Non vorrei che l’opposizione usasse il nuovo codice per cospirare contro il governo”. Ha poi aggiunto di aver ha preso la decisione dopo aver ascoltato le preoccupazioni delle organizzazioni sociali nel Paese. “Quindi, per evitare ulteriore confusione e paura, ho deciso di abrogare il nuovo codice”, ha annunciato.

I motivi delle proteste
Il nuovo codice penale della Bolivia include un articolo che, secondo vari gruppi religiosi e sostenitori della libertà religiosa, potrebbe ridurre, tra gli altri, la libertà di religione. Il codice, entrato in vigore lo scorso 15 dicembre, include l’articolo 88 che proibisce alle persone “di reclutare, trasportare, trasferire, privare altre persone della libertà, o di ospitare o accogliere persone per scopi diversi”, e al comma 11 stabilisce che “reclutare persone per prendere parte a qualsiasi conflitto armato o in organizzazioni religiose o di fede” è punibile con una pena detentiva dai 7 ai 12 anni e l’obbligo di risarcimenti economici.

Insieme ad altre confessioni e alle organizzazioni che si occupano di libertà religiosa, la Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno ritiene che l’applicazione della nuova legislazione potrebbe comportare rischi per l’esercizio della libertà di credo, di riunione e di culto.

In una dichiarazione ufficiale diffusa dopo l’approvazione del nuovo codice, i dirigenti della Chiesa avventista in Sudamerica hanno affermato che la libertà di religione è un diritto umano, e “per la Chiesa è motivo di preoccupazione ogni minaccia a questo diritto umano fondamentale”.

La scorsa settimana, i leader religiosi avventisti in Bolivia e Sudamerica hanno dichiarato di seguire gli sviluppi relativi all’attuazione della nuova legislazione. “Stiamo contattando organizzazioni pubbliche e private, per discutere le implicazioni legali del nuovo codice per la libertà religiosa e decidere quali misure adottare per difendere questo diritto umano”, avevano affermato.

Sviluppi poco chiari
Secondo i principali media boliviani, le implicazioni della decisione di Morales non sono ancora chiare. “Finora abbiamo sentito solo annunci” ha affermato Juan Flores, presidente del comitato civico di Cochabamba, a El Deber “Le proteste continueranno fino a quando tutte le nostre richieste saranno soddisfatte”.

Il presidente Morales, dal canto suo, è favorevole a una riscrittura del codice. “Speriamo di sviluppare una nuova legislazione dopo aver ottenuto un consenso più ampio dai settori sociali della Bolivia”, ha affermato.

La Chiesa avventista ha ricordato ai suoi membri di pregare per le autorità civili. “Pregate che Dio possa concedere la sua saggezza alle autorità, mentre discutono su questo argomento”, hanno detto i leader della denominazione.

(Fonte: Adventist Review News)

 

 

Cerimonia di riconciliazione in Papua Nuova Guinea

Cerimonia di riconciliazione in Papua Nuova Guinea

Le chiese e la comunità di Nipuka sono entrati nel 2018 con pentimento, perdono e nuovi propositi.

Ann/Notizie Avventiste – Anziani, adulti, giovani e bambini sono arrivati alla cerimonia coperti di cenere e fango, in segno di pentimento. L’intera comunità cittadina piangeva e portava prodotti alimentari, denaro e animali vivi, come offerte per il peccato e di benedizione.

Il programma di riconciliazione si è svolto a Nipuka, in Papua Nuova Guinea, organizzato dalla chiesa cristiana avventista di Geremiaka, nella parte orientale del Paese. A Nipuka sono presenti molte chiese: battista, foursquare, di Cristo, dei fratelli, avventista e luterana. I leader delle varie denominazioni si sono riuniti per partecipare alla cerimonia di riconciliazione, insieme agli abitanti di Nipuka, organizzati in famiglie e gruppi di clan. Erano presenti anche i residenti delle comunità vicine.

I rappresentanti dei proprietari terrieri tradizionali hanno chiesto scusa per il modo in cui i loro antenati si erano comportati con il missionario luterano che per primo portò il messaggio del vangelo nel distretto: uccisero e mangiarono il suo asino. Gli ex membri di chiesa, che si erano allontanati da molto tempo, si sono scusati per il loro comportamento. Altri hanno chiesto scusa per gli atti vandalici contro l’insegna della chiesa di Geremiaka. Dopo che tutti hanno reso le loro confessioni pubbliche, il pastore luterano e quello avventista hanno risposto con un gesto di accettazione e perdono per i torti subiti.

Il programma si è chiuso con una preghiera di confessione pronunciata dai pastori della chiesa di Geremiaka e del distretto.

(Foto: Adventist Record)

 

Aiuti nelle Filippine devastate dalle tempeste tropicali dello scorso dicembre

Aiuti nelle Filippine devastate dalle tempeste tropicali dello scorso dicembre

Adra e i volontari avventisti soccorrono i residenti.

Ann/Notizie Avventiste – In otto giorni, dal 16 al 23 dicembre 2017, ben due tempeste tropicali hanno colpito le Filippine e provocato alluvioni e frane nella nazione. Gli avventisti hanno iniziato subito a distribuire prodotti alimentari e scorte, e a offrire incoraggiamento. La prima tempesta ha provocato inondazioni e smottamenti nelle regioni settentrionali e centrali, che hanno danneggiato strade e ponti. 40 persone sono morte e altre sono ancora disperse. 1,7 milioni di persone sono state colpite in oltre 1.700 città e villaggi, anche in zone che ancora non si erano del tutto riprese dal terribile tifone Haiyan del 2013.
Il 22 dicembre, un’altra tempesta si abbatteva sulle Filippine meridionali. 270.000 le persone colpite e oltre 200 i morti. Distrutti colture e campi. Si stima un danno nel settore agricolo di oltre 24,8 milioni di dollari.

L’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) delle Filippine collabora con i volontari avventisti nel Paese per offrire aiuto agli abitanti di Biliran, la città più devastata della regione settentrionale. “In migliaia sono stati costretti ad abbandonare le loro case, compresi coloro che erano stati colpiti dal tifone Yolanda, quattro anni fa” ha riferito Vincent Matias, di Adra Filippine “Circa 500 famiglie hanno ricevuto pacchi di alimenti sufficienti per una settimana, contenenti riso e prodotti in scatola”.

Adra Filippine pianifica altri interventi di soccorso nel sud del Paese e “valuta la possibilità di attuare in futuro progetti di sviluppo a lungo termine” ha aggiunto Matias.
Indipendentemente dal tipo di progetto, Matias ritiene vitale il ruolo dei volontari avventisti nel venire incontro ai bisogni immediati e post tifone dei residenti. “Ciò che Adra realizza non sarebbe possibile senza l’aiuto dei volontari locali. Il team di risposta di Adra ha il privilegio di lavorare al fianco di fratelli e sorelle disposti a sacrificare le vacanze per poter aiutare chi è nel bisogno” ha affermato Matias.

Dopo aver ricevuto un pacco di alimenti, un contadino di Biliran ha commentato: “Il tifone ha rovinato tutte le nostre colture e non sappiamo dove trovare da mangiare. Questo sarà di grande aiuto per me e per i miei figli”.

Aiutare chi è nel bisogno, scegliere di alleviare la sofferenza, lavorare con gli altri per condividere Gesù in modo pratico. I volontari di Adra e delle chiese avventiste nelle Filippine e nel mondo usano questi metodi per rispondere a disastri che sono sempre più frequenti sul pianeta.

(Foto: Adra Filippine)

Love is The Way

Love is The Way

È il video di Adra Romania nell’ambito del progetto “Speranza per gli immigrati”.

EudNews/Notizie Avventiste – L’agenzia umanitaria avventista (Adra) in Romania ha lanciato nei giorni scorsi il video “Love is the Way” nel progetto “Speranza per gli immigrati”, con l’obiettivo di informare e sensibilizzare sul fenomeno della migrazione a livello internazionale, e come segno di solidarietà con gli oltre 65 milioni di persone che sono profughi e sfollati nel mondo, dei quali 22,5 milioni sono rifugiati, secondo i dati dell’Unhcr.

Il filmato esprime con immagini e musica una storia d’amore: amore per Dio e per i nostri simili; amore che attraversa i confini di Paesi, etnie, nazionalità e religioni, dei pregiudizi, del tempo; amore che lascia le comodità personali e mette a rischio la propria vita per cercare e sostenere coloro che fuggono dalla guerra; amore che guarisce le sofferenze fisiche e mentali, che fa la differenza tra la vita e la morte; amore che salva e genera speranza.

“Quando penso alla solidarietà mi vengono in mente le decine di volontari che hanno dedicato tempo e risorse a fare qualcosa di diverso da alcuni loro coetanei” ha affermato Mihai Braşov, coordinatore del progetto di Adra Romania “Questi volontari hanno deciso di inserirsi in un contesto più ampio e sono andati oltre i confini del Paese per offrire aiuto e sostegno a coloro che vivono nei campi profughi in Grecia e in Iraq. Ringraziamo tutti i volontari e i donatori che hanno scelto di aderire ad Adra Romania, rendendo possibile la realizzazione del video ‘Love is the Way’. Abbiamo bisogno del contributo di tutti nel costruire insieme un futuro migliore per coloro che sono fuggiti dalla guerra”.

Nel suo impegno a favore delle persone che lasciano il loro Paese, in fuga da persecuzioni o da conflitti armati, e che sperano così di trovare pace e conforto in un luogo diverso dal proprio, l’agenzia umanitaria avventista della Romania riconosce, tramite il progetto Speranza per gli immigrati, l’umanità in questa crisi dei rifugiati e il valore di ogni persona coinvolta. Si adopera per il rispetto dei diritti umani e agisce con compassione in una situazione complessa e fragile. Attraverso le sue attività specifiche, Adra vuole ridurre e rendere più sopportabile la condizione di tanti uomini, donne e bambini.

Guarda il video:

 

“Love is the Way” nasce dall’esperienza di nove interventi umanitari di solidarietà internazionale a favore dei rifugiati, realizzati in tutto il Paese da Adra Romania, dal 2015 fino ad oggi, e dai due premi vinti dall’agenzia avventista nel 2017 (Primo premio al Gala della società civile e Primo premio al Galà internazionale di solidarietà “Globue 2017”) per aver contribuito ad aumentare la solidarietà globale e a creare un mondo migliore.

L’agenzia romena fa parte del Network internazionale di Adra, una delle organizzazioni umanitarie non governative più diffuse al mondo, attiva in oltre 130 Paesi, che aiuta le persone bisognose senza fare differenze di razza, etnia, appartenenza politica o religiosa.

 

 

 

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