A Dubai, gli scout avventisti piantano 1.400 alberi per combattere il cambiamento climatico

A Dubai, gli scout avventisti piantano 1.400 alberi per combattere il cambiamento climatico

I ragazzi hanno partecipato all’iniziativa “Plant A Legacy” di una scuola privata della città.

Notizie Avventiste – Per contribuire alla lotta contro l’effetto serra e il cambiamento climatico, gli scout avventisti negli Emirati Arabi Uniti hanno piantato 1.400 alberi a Dubai, il 10 novembre. La piantumazione rientra nell’ambito di “Plant A Legacy”, un’iniziativa più ampia guidata da una scuola privata della città, che progetta di piantare 15.000 alberi di Ghaf in 65 giorni.

La messa a dimora degli alberi ha dato un esempio importante ai ragazzi che come motto scout hanno, tra l’altro, proprio quelli di prendersi cura della natura e di rendere la comunità in cui vivono in un posto migliore. L’albero Ghaf è stato scelto in quanto simboleggia la tolleranza, è resistente alla siccità e sopravvive bene in ambienti aridi.

La partecipazione degli scout ha destato curiosità e in molti erano curiosi di sapere chi fossero. “L’uniforme scout è uno dei tanti strumenti utilizzati nella regione per aprire canali di comunicazione con persone di altre fedi” hanno spiegato i responsabili “La divulgazione non è ampiamente consentita, ma quando uno ti vede in uniforme e inizia a fare domande, questo apre le porte alle opportunità in risposta a tali domande”.
[LF]

 

Russia. È legale svolgere servizi religiosi nella propria abitazione

Russia. È legale svolgere servizi religiosi nella propria abitazione

Lo afferma la Corte costituzionale in una sentenza favorevole al ricorso di un’avventista.

Notizie Avventiste – Olga Glamozdinova, membro della chiesa avventista, si è appellata alla Corte costituzionale della Federazione Russa dopo essere stata multata per aver usato la sua proprietà in modo ritenuto inappropriato, poiché aveva svolto servizi religiosi nella sua casa. Il 14 novembre è arrivata la sentenza favorevole alla richiesta di risarcimento. Non è la prima volta che la Corte costituzionale decide in casi simili.

Sui terreni destinati alla costruzione di abitazioni private, spiega la Corte costituzionale, il cittadino ha il diritto di soddisfare i propri bisogni spirituali e fisici. In particolare, erigere una casa e condurre in essa riunioni religiose è pienamente coerente con la legge.

In una intervista, Vassily Ivanovich Nichik, direttore del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa (Aplr) dell’Unione avventista russa, spiega che “la sentenza si riferisce all’uso di locali privati per scopi liturgici ma, in linea di principio, potrebbe essere applicata all’uso di locali per scopi diversi dalle attività religiose di culto. Si possono fare diverse considerazioni”.

“Se parliamo di un edificio residenziale” continua Ivanovich “in cui una comunità ecclesiastica tiene il suo servizio di adorazione in una delle stanze, ciò, come confermato dalla Corte, è assolutamente legale”. Se l’edificio è stato costruito per essere un luogo di culto e non mostra alcun segno che si tratti di una casa, vuol dire che “si è cambiato lo scopo d’uso del terreno che era destinato alla costruzione di un immobile residenziale. In questo caso, il proprietario potrebbe avere dei problemi”.

Grazie all’attuale sentenza del tribunale, i credenti sanzionati per aver presumibilmente usato la loro terra a scopi illegali possono contestare le multe solo se l’edificio che hanno costruito “è davvero la loro casa in cui si svolgono riunioni religiose” precisa Ivanovich. Se invece “si tratta di un edificio religioso che ha in tutto e per tutto l’aspetto di un edificio religioso e non presenta praticamente alcun segno che sia una casa, allora il problema sarà molto più difficile da risolvere”.

“Tuttavia, voglio chiarire che la sentenza definitiva non è stata ancora pubblicata [dal 14 novembre]” conclude il direttore Aplr “La Corte costituzionale ha annunciato la sentenza ma solo tra qualche giorno sarà pubblicata; in questo modo potremo vedere tutti i dettagli e saremo in grado di fornire una valutazione”.

[Fonte e foto: Euro-Asian Division News]

La crisi in Cile attiva preghiera e aiuti

La crisi in Cile attiva preghiera e aiuti

È caos nel Paese, con manifestazioni sfociate in atti di violenza e criminalità. Gli avventisti pregano per la fine della crisi e sostengono le fasce più vulnerabili della popolazione.

Notizie Avventiste – Da oltre 30 giorni agitazioni e proteste sociali scuotono il Cile. I media mostrano scene che non si verificavano da 40 anni nel Paese. “Un elenco di richieste è la bandiera che ha motivato le manifestazioni di massa ogni giorno” spiegano i responsabili della Chiesa avventista cilena “Proteste sfociate anche in atti di vandalismo e azioni criminali come saccheggi di supermercati, centri commerciali e piccole imprese; incendi appiccati alle istituzioni finanziarie e agli edifici storici, nonché la distruzione di beni pubblici”.
“In questi giorni” aggiungono “il governo ha decretato lo stato d’assedio e le strade sono pattugliate dall’esercito”.

Catena di preghiera
Con l’inizio delle manifestazioni, il presidente della Chiesa avventista in Cile, Aldo Muñoz, ha chiesto alle comunità e alle istituzioni della denominazione di dar vita a una catena di preghiera. La richiesta ha viaggiato attraverso i social media per invitare ogni avventista a unirsi nella preghiera al mattino e la sera, perché la pace torni nel Paese.
Alcune chiese e scuole avventiste sono state prese di mira dai manifestanti con sassate e tentativi di incendio, ma “non ci sono grandi perdite materiali” fanno sapere i dirigenti “anche se hanno dovuto modificare i loro programmi”.

Opportunità nella crisi
Senza prendere parte attiva in nessuna posizione politica, le chiese avventiste delle diverse regioni del Cile sono intervenute per aiutare la popolazione. Azioni di amore, che trasmettono speranza, sono quelle che i membri di chiesa hanno condiviso con i loro vicini di casa e le persone con cui venivano in contatto. Adra, grazie a volontari debitamente formati, ha offerto programmi e attività di supporto psicologico ai bambini delle fasce più vulnerabili del Paese.

“La Chiesa avventista in Cile continuerà a sollecitare la fratellanza, a pregare incessantemente affinché Dio conceda saggezza alle autorità attuali, a non schierarsi a favore di nessuna posizione politica e a mantenere la calma e la fiducia in Dio” ha concluso Muñoz.
[LF]

[Fonte e immagine: noticias.adventistas.org]

Francia. Verso il divieto di indossare simboli religiosi durante le gite scolastiche

Francia. Verso il divieto di indossare simboli religiosi durante le gite scolastiche

Notizie Avventiste – Il 29 ottobre, il senato francese ha votato il disegno di legge che vieta i simboli religiosi agli accompagnatori durante le uscite scolastiche. La proposta era stata presentata il 9 luglio da Jacqueline Eustache-Brinio, senatrice della Val-d’Oise, dei repubblicani (LR), ed è passata con 163 voti a favore e 114 contrari. La legge del 2004 proibisce già i simboli religiosi nelle scuole pubbliche. Il nuovo disegno di legge vuole estendere il divieto a “coloro che partecipano, anche durante le gite, alle attività relative all’insegnamento all’interno o all’esterno degli edifici scolastici”.

Ora la parola passa all’assemblea nazionale, il cui voto sarà decisivo per far entrare in vigore la legge. I repubblicani hanno la maggioranza al senato, mentre all’assemblea nazionale è il gruppo La Republique en marche (Lrem) a prevalere e i senatori Lrem hanno tutti votato contro il disegno di legge.

Secondo il ministro della Pubblica istruzione, Jean-Michel Blanquer, questa legge è “controproducente”. Anche se per lui il velo islamico “non è accettabile nella società”, non vuole proibirlo durante le gite. “Significherebbe mandare un messaggio confuso alle famiglie. Dobbiamo soprattutto combattere la radicalizzazione e il comunitarismo” ha affermato.
[LF]

[Fonte: Bia e redazione di Evangeliques.info]

Gli avventisti aiutano le vittime degli incendi in Australia

Gli avventisti aiutano le vittime degli incendi in Australia

Diverse scuole, chiese e campeggi della denominazione sono minacciati dalle fiamme.

Notizie Avventiste – Oltre 100 incendi, di cui 32 non ancora domati, bruciano il Nuovo Galles del Sud in Australia. Al momento il bilancio, piuttosto pesante, parla di 4 persone morte, 5 disperse e 40 ferite, oltre a 150 case distrutte e centinaia di migliaia di ettari di bosco andati in fumo. Più di 3.000 vigili del fuoco lavorano senza sosta per spegnere le fiamme.

Diverse chiese avventiste nel nord della regione hanno aperto le loro porte alla comunità. La chiesa di Dorrigo ospita attualmente 50 persone e quella di Forster 19 persone, mentre altre chiese, tra cui Nambucca Heads, Taree, Tuncurry, Port Macquarie, Kempsey, Tenterfield, Glen Innes, Wingham e Gateway, offrono cibo e acqua ai residenti sfollati. Le chiese di Guyra e Inverell hanno aperto il magazzino locale di Adra per distribuire  abbigliamento e altri articoli di prima necessità.

Intanto, scuole, chiese, campeggi e case di famiglie nel Nuovo Galles del Sud e nel Queensland continuano a essere minacciati dal fuoco che avanza nei boschi e tra le sterpaglie, alimentato da forti venti e temperature torride.

Venerdì 8 novembre, la Manning Adventist School è stata evacuata per precauzione. L’11 novembre, la Kempsey Adventist School ha chiesto alle famiglie di tenere i figli a casa a causa del fumo intenso nell’aria.

“La situazione viene costantemente monitorata, siamo in contatto con i pastori delle aree interessate e sicuramente forniremo qualsiasi supporto immediato possibile per le famiglie e i membri, in caso di necessità” ha affermato Adrian Raethel, presidente della Chiesa avventista nel Nuovo Galles.

“Chiediamo sicuramente di pregare” ha aggiunto “per le comunità e le famiglie che sono state colpite”.

Adra Australia collabora con le chiese locali in tutto il Paese per assistere le famiglie bisognose, finanziando il loro impegno nell’aiutare la popolazione. “Questo è un momento in cui le comunità hanno davvero bisogno di supporto” ha affermato Paul Rubessa, amministratore delegato di Adra Australia “Le chiese avventiste locali sono impegnate a offrire sostegno e Adra è orgogliosa di collaborare con loro per aiutare le comunità a livello locale e in modo pratico”.
[LF]

[Foto e fonte: Adventist Record]

Burundi. Appello alla preghiera

Burundi. Appello alla preghiera

Molti avventisti nel Paese africano subiscono abusi, torture e violenze.

Notizie Avventiste – Sono 186.000 gli avventisti del settimo giorno in Burundi. Da mesi vivono una situazione molto difficile e “hanno disperato bisogno delle nostre preghiere”, affermano dalla sede mondiale della denominazione.

Leggi anche: Il presidente della Chiesa mondiale scrive agli avventisti in Burundi

Il 24 ottobre, il presidente dell’Unione avventista del Burundi, past. Lamec Barishinga, è stato arrestato. Questo arresto fa parte di una crescente serie di minacce e attacchi alla chiesa avventista del settimo giorno da parte del governo burundese. La denominazione invita tutti pregare per gli avventisti in Burundi, lanciando l’# Pray4Burundi.

L’appello è di pregare per:
– il rilascio del past. Barishinga, che al momento è in carcere.
– la protezione dei nostri membri dagli abusi fisici e psicologici, e affinché venga interrotta la pratica di arrestare i nostri pastori e membri come forma di intimidazione.
– il governo del Burundi, affinché dia valore alla libertà religiosa e smetta di interferire con le decisioni amministrative della chiesa avventista, permettendo così ai nostri membri di rendere il loro culto a Dio secondo la propria coscienza, senza interferenze di alcun governo o entità.

Della situazione delle comunità avventiste nel Paese africano parla anche l’articolo”Burundi: Nkurunziza sempre più in difficoltà“, pubblicato il 28 ottobre dalla testata L’Indro.it.

In particolare l’articolo dice: “Anche la Chiesa Avventista del Settimo Giorno sembra promuovere una agenda anti– Nkurunziza. Il regime sta tentando di arrestare questa ingerenza con l’arresto del Presidente dell’Unione Avventista burundese, Lamec Narishinga, avvenuto lo scorso giovedì, all’aeroporto, mentre si stava imbarcando per Nairobi per presenziare una riunione regionale di fine anno. Il Presidente degli Avventisti a livello mondiale, Ted N.C. Wilson, ha indirizzato una lettera al governo burundese per denunciare l’arresto arbitrario del suo rappresentante in Burundi. Il Pastore Wilson ha anche scritto ai fedeli burundesi, per incoraggiarli a denunciare la brutalità del regime e a combatterla.
Le interferenze degli avventisti surriscaldano il clima elettorale, rendendo difficile l’espletamento di elezioni credibili. Ma non è detto che il calendario elettorale venga mantenuto. Girano rumors che Nkurunziza abbia constatato l’impossibilità di mantenersi al potere presentando come candidato alla Presidenza sua moglie, Denise Nkurunziza. Questo pone il dittatore dinnanzi ad una difficile scelta per la successione. Il candidato più probabile, il Presidente del Cndd-Fdd, Ndayishimiye, è sospettato di tramare con il generale Bunyoni, per spodestare il Leader Supremo. Proporsi per un quarto mandato equivale ad un suicidio, visto la reazione della Comunità Internazionale alla candidatura di Joseph Kabila in Congo nel 2016”.

[Aggiornato il 12 novembre]

Il presidente della Chiesa mondiale scrive agli avventisti in Burundi

Il presidente della Chiesa mondiale scrive agli avventisti in Burundi

Ted N.C. Wilson chiede di pregare dopo l’arresto del presidente dell’Unione avventista.

Nota della redazione. Secondo quanto afferna la Regione Africa centro-orientale (Ecd) della denominazione il 24 ottobre il presidente dell’Unione avventista del Burundi, Lamec Barishinga, è stato arrestato mentre si recava al comitato di fine anno dell’Ecd a Nairobi, in Kenya. Di seguito pubblichiamo il messaggio di Ted N.C. Wilson, presidente della denominazione a livello mondiale, indirizzato alla chiesa avventista in Burundi.

Cari fratelli e sorelle in Burundi,
vi saluto nel nome di nostro Signore Gesù Cristo. I video e le immagini di avventisti vittime della brutalità della polizia, che circolano sui social media e visibili a tutti, hanno toccato i nostri cuori. Siamo consapevoli delle intimidazioni, le persecuzioni, la reclusione dei membri, degli abusi e le violenze che subiscono. Tutto è ben documentato. Queste difficoltà sono anche testimonianza della vostra fedeltà a Dio e alla sua legittima chiesa in Burundi. Vedere le immagini orribili di una donna trascinata e picchiata sul pavimento di una chiesa ha suscitato indignazione. Gli esseri umani, creati a immagine di Dio, e i fedeli cittadini del Burundi non dovrebbero mai essere trattati come è accaduto a voi e come mostrano i social. Si tratta di un oltraggio alla dignità di individui creati a immagine di Dio.

Vogliamo assicurarvi, con tutto il cuore, delle nostre preghiere, della nostra solidarietà e del nostro sostegno. Durante il recente Consiglio annuale del Comitato esecutivo della Chiesa avventista mondiale, tenuto presso la sede di Silver Spring, nel Maryland, i dirigenti provenienti da molti Paesi del mondo hanno pregato per il past. Lamec Barishinga, presidente dell’Unione avventista del Burundi, per il team di dirigenti legittimi e per i membri di chiesa affidati alle cure e alla leadership spirituale del past. Barishinga.

Ora capiamo meglio cosa state vivendo. Come Gesù, nostro Signore, ci ha detto di fare, vogliamo incoraggiarvi a rimanere fedeli a Dio e alla sua chiesa. Gesù ha promesso: “… io sono con voi tutti i giorni…” (Matteo 28:20). Alla chiesa di Smirne, Gesù disse anche: “Io conosco la tua tribolazione…” (Apocalisse 2:9)

Tramite questo messaggio speciale, invito le chiese avventiste del settimo giorno in tutto il mondo a pregare per voi affinché Dio tocchi il cuore di coloro che vi infliggono dolore e sofferenza. Possano i loro cuori essere cambiati. Possano unirsi alla comunità cristiana spirituale di operatori di pace, che sono benedetti dal nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo.

Sappiate che la vostra fedeltà spirituale è diventata un esempio per gli avventisti in tutto il mondo. Mantenete forte la fede nel Signore tramite la potenza dello Spirito Santo. Mantenete la vibrante speranza nell’imminente ritorno del nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo. Continuate a pregare perché l’amore di Dio tocchi il cuore di coloro che vi infliggono dolore e sofferenza in modo che lo Spirito Santo, e non un altro spirito, possa agire in loro.

Siate rincuorati in mezzo alle prove che attraversate, nella certezza che nostro Signore, Gesù Cristo, vi darà la corona della vittoria promessa a tutti coloro che vincono grazie alla sua potenza. Quale Dio meraviglioso serviamo! Egli ci porterà fino al trionfo finale della sua Parola e del suo regno.

La potenza di Dio vi incoraggi appieno nella vostra vita. Siamo davvero grati per voi e la vostra testimonianza a Dio. Possiamo dire e pregare insieme: “Maranatha, vieni Signore Gesù”.

Saluti cristiani accompagnati dalle preghiere della famiglia avventista del settimo giorno di tutto il mondo,

Ted N C Wilson

Restare umani nell’era digitale. Una sfida etica per la chiesa?

Restare umani nell’era digitale. Una sfida etica per la chiesa?

Nel cinquantesimo anniversario della nascita di Internet, gli studenti del college avventista inglese hanno dialogato con Andrew Graystone della Bbc.

Notizie Avventiste – In un’epoca in cui più della metà delle persone nel mondo ha accesso a Internet, qual è l’effetto dell’era digitale sulla nostra umanità? È stata questa la domanda fondamentale posta alla Beach Lecture del 2019, tenuta presso il Newbold College, istituzione avventista inglese, martedì 8 ottobre. Ospite Andrew Graystone, produttore e giornalista della Bbc, analista dei media, consulente e scrittore, che ha iniziato il suo intervento con una panoramica dei vari progressi tecnologici e delle prospettive future del digitale. Proprio 50 anni fa, il 29 ottobre del 1969, avveniva la prima trasmissione tra due computer. I tecnici riuscirono a trasmettere solo le lettere “Lo”, prima che il sistema cedesse, ma fu l’inizio di un’avventura ripresa nel 1989 e proseguita dagli anni ’90 fino a oggi.

“Graystone ci ha ricordato che la tecnologia non è neutrale, gli strumenti che usiamo ci cambiano, infatti tendiamo ad adattare le nostre domande per adeguarle alle risposte che la tecnologia può fornire” spiega Helen Pearson, una partecipante alla conferenza, sul sito TedNews.

Tra le domande poste ai presenti dal relatore, la più seria riguardava la tendenza a usare le macchine come strumenti di misurazione. “Fitbit può misurare i passi ma non sarà mai capace di misurare quanto sei stato gentile o quanto ti sei sentito amato. Finiamo per dire che poiché queste cose non possono essere quantificate non sono importanti?” ha chiesto.

Graystone ha incoraggiato a pensare non tanto all’ingegnosità della tecnologia bensì alla cultura che essa crea: una cultura che tende a “disincarnare” le persone, creando vari tipi di “avatar”. Le numerose imprese, come banca, compagnia elettrica, negozi, sono tutte interessate a caratteristiche diverse che non riguardano “le persone in carne e ossa quali siamo”.

Collasso del contesto e postumanità
Il “collasso del contesto” diventa così una delle principali caratteristiche dell’essere umano nell’era digitale: a differenza di un oggetto fisico, per esempio un libro, “le informazioni digitali possono viaggiare su grandi distanze e arrivare nelle stesse esatte condizioni in cui sono state inviate. Possono restate per mesi o anni in un dispositivo di archiviazione e quando vengono riaperte appaiono esattamente le stesse, indipendentemente dalla proprietà, dal tempo o dalla geografia”.

Ha quindi suggerito che Internet incoraggia la perdita di distinzione tra chi crea e ciò che viene creato, tra soggetto e oggetto. Siamo tutti facilmente manipolabili da algoritmi, e questa attività disumanizzante viene svolta in uno spazio in cui ci sono “enormi interessi commerciali e politici in gioco, che vanno ben oltre i confini degli stati geografici”.

La conferenza è proseguita con una discussione complessa e affascinante su quale tipo di umanità una macchina altamente funzionante potesse avere. Graystone ha parlato della possibilità che esseri umani e macchine creino una forma di quella che si potrebbe definire “postumanità”. Sebbene sia ancora una mera congettura, rimane comunque nel vicino orizzonte dello sviluppo umano. Fanno riflettere le implicazioni della disumanizzazione alla luce dell’incarnazione di Dio in Gesù Cristo che è venuto “al momento giusto”e in un luogo fisico, il cosiddetto “scandalo della particolarità”. L’incarnazione è “in contrasto con la cultura digitale in cui nulla è particolare e nessun atomo è mai più importante di un altro”.

La penultima sezione della conferenza ha affrontato le sfide pratiche e pastorali della chiesa nella cultura digitale. “Poiché la nostra comprensione di ciò che è ‘reale’ e di ciò che è virtuale è scossa dalla nuova tecnologia, i cristiani dovranno pensare a nuovi modi di incontrarsi, organizzarsi e comunicare il vangelo” ha affermato il relatore.

Tre domande
Graystone ha concluso ponendo tre domande impegnative:
– “In che modo una chiesa costruita interamente attorno alla geografia potrà cavarsela in un’epoca in cui le comunità non geografiche sono la norma?”;
– “In che modo una chiesa che è quasi interamente guidata dal testo comunicherà in un’epoca dominata dai simboli?”;
– “Cosa ha da dire la religione dell’Incarnazione a una cultura che relativizza il corpo umano?”.

I sette principi lasciati da Graystone
Infine ha condiviso i suoi “sette principi di impegno cristiano nell’ambiente digitale”.
1. Singolarità della personalità. Dobbiamo predicare la singolarità della personalità in quanto obiettivo della santità cristiana. La santità richiede che non mi comporterò in un modo in privato e in un altro in pubblico, o in un modo online diverso da quello in cui mi comporterei off-line. Sono una persona alla quale Dio si riferisce.

2. Umanizzare le relazioni digitali. Dovremmo cercare continuamente di umanizzare la relazione tra chi crea contenuti e chi li consuma. Dovremmo respingere l’idea che l’autoespressione digitale sia fine a se stessa, riaffermando la responsabilità del creatore di contenuti nei confronti del consumatore. Ciò potrebbe essere considerato come una sorta di equivalente digitale del “commercio equo e solidale”.

3. Educazione. Dovremmo impegnarci in un ampio processo di “coscientizzazione” che consenta ai produttori di contenuti e ai consumatori di comprendere le dinamiche di potere dell’ambiente digitale e, per quanto possibile, di assumere il controllo della propria presenza nell’ambiente digitale.

4. Autorità e apertura. Dovremmo respingere l’uso di pseudonimi e ripudiare la dottrina secondo cui il segreto produce sicurezza online. Dovremmo invece assicurarci che ogni espressione della nostra identità digitale sia “firmata” in modo che sia rintracciabile direttamente con la nostra realtà personificata.

5. Giustizia digitale. Dovremmo proteggerci dalla preminenza dell’identità delle persone come consumatori. Nelle questioni politiche, come la disponibilità della banda larga superveloce o l’accesso mobile, dovremmo discutere per un trattamento preferenziale a favore dei poveri, per evitare che si disumanizzino diventando oggetti in ogni relazione digitale.

6. Missione e servizio. Dobbiamo riconoscere che i nostri “vicini” ora includono 1,8 miliardi di persone che sono online e 4,8 miliardi che sono accessibili tramite telefono cellulare, senza dimenticare l’impatto che la comunità digitale ha sui 2 miliardi o più di coloro che finora non hanno accesso a queste tecnologie.

7. Priorità della persona vera. Dobbiamo affermare che le persone che incontriamo realmente, con le quali condividiamo case, strade o pane e vino, rimarranno sempre la nostra comunità principale.

La conferenza è disponibile sulla pagina Facebook del Newbold College of Higher Education.

Graystone ha recentemente pubblicato un libro sul tema della conferenza, dal titolo Too Much Information? Ten Essential Questions for Digital Christians.
[lf]

[Foto e fonte: TedNews]

# FameZero. Un obiettivo lontano

# FameZero. Un obiettivo lontano

Notizie Avventiste – Nel 2018, oltre 820 milioni di persone non hanno avuto cibo a sufficienza. I dati sono stati diffusi dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao): il numero degli affamati è in aumento rispetto all’anno precedente. Erano infatti 811 milioni nel 2017. Dopo un iniziale miglioramento, si è ritornati praticamente ai livelli del 2010.

I più a rischio sono i bambini fino a cinque anni. Il deficit dello sviluppo dovuto alla malnutrizione ha conseguenze nella vita dei piccoli durante la loro intera esistenza. Secondo la Fao, nel 2018 quasi 200 milioni di bambini sotto i conque anni sono denutriti o sottosviluppati. 20 milioni di neonati sono venuti al mondo sottopeso.

Sa da un lato ci sono 821,6 milioni di persone che soffrono la fame, dall’altro bisogna fare i conti con due miliardi di uomini, donne e bambini in sovrappeso. “Mentre da noi combattiamo gli sprechi alimentari, gran parte dell’Africa e dell’Asia soffre di malnutrizione” ragiona Christian Molke, di Adra Germania “Le cause della fame sono i disastri naturali, le guerre e l’insicurezza economica. Inoltre, le risorse non sono distribuite in modo uniforme nel mondo”. La situazione più drammatica è in Africa orientale, dove un terzo della popolazione è malnutrita. Ma anche in Asia non va meglio per un numero considerevole di persone.

La fame colpisce i poveri ovunque
“Fame, malnutrizione e denutrizione sono lungi dall’essere un fenomeno che colpisce solo il sud globale. In realtà,  l’8% della popolazione in America del nord e anche in Europa non ha accesso a cibo sufficiente” ha sottolineato Molke in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione il 16 ottobre.

L’agenzia umanitaria avventista opera in tutto il mondo per contribuire alla sicurezza alimentare con vari progetti. In particolare, Adra Germania interviene in Paesi come Cambogia, Laos, Etiopia, Burundi, Burkina Faso, Kenya, Mali, Somalia e Perù. Gli aiuti si diversificano secondo i bisogni locali. Ad esempio, in Perù, Adra offre incentivi per promuovere attività che permettano il sostentamento; in Cambogia, sostiene le famiglie con orti domestici; e in Burkina Faso, uno dei Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici, insegna agli agricoltori le tecniche agricole adatte al territorio, per la conservazione dell’acqua e del suolo, migliorando la fertilità dei campi. Inoltre offre formazione in tecniche di marketing e pratiche nutrizionali.

[Foto: Adra Deutschland e.V. Fonte: Apd]

Guarda il breve spot della Fao diffuso nella Giornata mondiale dell’alimentazione 2019

È ancora emergenza umanitaria in Yemen

È ancora emergenza umanitaria in Yemen

Secondo una ricerca delle Nazioni Unite, se la guerra continuerà per alcuni anni, il Paese diventerà il più povero del mondo. E a soffrire sono soprattutto i bambini.

HopeMedia Italia – È uno dei conflitti di cui si parla meno, ma la guerra in Yemen continua a portare morte e distruzione tra la popolazione stremata. Chi non perde la vita sotto i bombardamenti, muore per fame e malattie. I bambini sono le vittime più vulnerabili.

Qualche sera fa, il programma Propaganda Live di La 7 ha trasmesso il racconto di Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi sulla guerra in Yemen. La giornalista e il fotoreporter hanno percorso 1.400 chilometri in clandestinità per documentare l’emergenza alimentare e sanitaria in questo Paese dove anche gli ospedali vengono bombardati. In una delle loro tappe hanno incontrato un ospedale di Adra (Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso). Il reportage mostra immagini strazianti di bambini malnutriti e il senso di impotenza di padri disoccupati e senza alcuna prospettiva di lavoro, incapaci di mantenere la famiglia. E si conclude con un’infermiera che accompagna una mamma e sua figlia denutrita nell’ospedale di Adra.

L’agenzia umanitaria avventista opera nel Paese dal 1995 e, dall’inizio del conflitto, ha intensificato gli interventi per offrire assistenza salva-vita e sanitaria a oltre 445.000 persone in una delle regioni più povere nel nord del Paese.

“Adra svolge in Yemen programmi di sicurezza alimentare, disinfezione dell’acqua, igiene e attività di educazione alla salute” spiega Dag Pontvik, direttore di Adra Italia, ai microfoni di Radio Voce della Speranza (Rvs).

Dalla pagina Facebook di Adra Yemen apprendiamo che l’agenzia, in coordinamento con il Ministero della Salute yemenita e grazie alle donazioni di Plumpy Doz (un cibo speciale per combattere la malnutrizione nei bambini con meno di due anni) ricevute da Edesia e Moas, ha iniziato a distribuire questi prodotti nei governatorati di Lahj, Abyan e Al Dhale’e. Ne beneficeranno 8.000 bambini malnutriti.

Povertà estrema
Il conflitto in Yemen ha innescato la più grave crisi umanitaria dall’ultima guerra mondiale. Secondo un rapporto pubblicato il 9 ottobre dall’Undp (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo), diventerà il Paese più povero se la guerra dovesse continuare ancora per alcuni anni. Lo studio, riportato da AsiaNews, evidenzia che “se i combattimenti continuano fino a tutto il 2022” la nazione risulterà “la più povera al mondo” con il 79% della popolazione “al di sotto della soglia di povertà”. Già oggi, il 65% degli abitanti del Paese è “classificato come estremamente povero”. A causa della guerra, la povertà nello Yemen è passata dal 47% della popolazione nel 2014 al 75% (previsto) per la fine del 2019.

L’emergenza è anche sanitaria. Adra cerca di intervenire per arginare le infezioni di colera.
“Gli operatori di Adra in Yemen vivono in un contesto di fragilità, ma comunque intervengono cercando di dare alla comunità anche elementi di resilienza e di resistenza per affrontare le situazioni difficili” aggiunge Pontvik “Secondo un rapporto di Oxfam, sono stati registrati 2 milioni di casi sospetti di colera in meno di tre anni. Con una media di 80 casi al giorno”.

Ascolta l’intervista a Dag Pontvik.


[Foto: Adra Yemen. L’immagine dell’ospedale è tratta dal reportage di “Propaganda Live”]

La crisi non ferma la solidarietà

La crisi non ferma la solidarietà

Migliaia di avventisti in Venezuela hanno condiviso speranza attraverso atti di gentilezza, aiuti e preghiera.

Notizie Avventiste – Desideravano far sorridere, essere solidali e condividere la speranza, per questo 12.000 avventisti nel Venezuela occidentale hanno portato aiuto nelle loro città e comunità gravate dalle turbolenze politiche e dalla crisi economica nel Paese. Con lo slogan “Sorridi, Dio crede in te”, i membri della denominazione hanno preso una settimana di pausa dal lavoro e dalla routine quotidiana per dedicare il loro tempo a diffondere gioia nelle strade e nelle case di tutto il territorio.

L’iniziativa, denominata “Close to You Venezuela”, è diventata il quarto programma annuale realizzato dalla chiesa nella regione. Migliaia di persone hanno ricevuto alimenti, acqua potabile, vestiti o visite negli ospedali. I volontari hanno anche distribuito farmaci, oltre a leggere la Bibbia con le persone, cantare, suonare, pregare e molto altro ancora.

“Ci sembra che quest’attività segua il metodo di Gesù che andava tra le persone e si occupava di loro, in particolare dei bisognosi” ha affermato Orlando Ramírez, presidente della Chiesa avventista nel Venezuela occidentale “Si tratta di andare dalle persone, mostrare simpatia, interessamento e adoperarsi per aiutarle nelle loro necessità e in vari modi”.

Nella settimana dell’iniziativa sono stati distribuiti 37.000 pasti caldi, in 15.000 hanno donato il sangue, sono stati piantati 900 alberi e messi in circolazione 171 ambulatori mobili che hanno offerto prestazioni gratuite. Inoltre, 9.000 bambini hanno frequentato le 180 scuole bibliche delle vacanze realizzate nella regione e migliaia di conducenti hanno assistito a messaggi di speranza ai semafori cittadini.

In 154 chiese sono stati organizzati incontri di evangelizzazione e i partecipanti all’iniziativa hanno distribuito 61.000 pubblicazioni, tenuto 800 studi biblici e visitato più di 2.000 famiglie.

“La Chiesa avventista del settimo giorno è vicina alle persone. Se abbiamo l’amore di Dio nel cuore allora desideriamo servire e amare gli altri” ha concluso Ramírez.

[Foto: Unione avventista del Venezuela occidentale. Fonte: Iad News]

Piantare 30.000 alberi per migliorare l’ambiente

Piantare 30.000 alberi per migliorare l’ambiente

È il progetto di 36 scuole avventiste per eliminare 4.700 tonnellate di anidride carbonica nell’aria.

Notizie Avventiste – Gli studenti della Scuola avventista Posse a Goiás, in Brasile, hanno piantato più di 300 semi di alberi Ipê nel campus scolastico. L’iniziativa fa parte del progetto “Scuola sostenibile” lanciato dalla Rete educativa avventista del Brasile centro occidentale per attuare un’azione efficace di conservazione ambientale.

Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali brasiliano, 6.800 kilometri quadrati di foresta Amazzonica sono state distrutte da agosto 2018 a luglio di quest’anno. Una ricerca di Green Initiative rivela che le emissioni di anidride carbonica nel Paese arrivamo a 7,85 tonnellate per abitante ogni anno.

L’albero Ipê è stato scelto per la sua efficacia nell’eliminazione della CO2, inoltre è facile da piantare. Con la Posse, altre 35 scuole avventiste della regione partecipano al progetto con l’obiettivo finale di piantare 30.000 alberi.

L’assessore all’ambiente del Comune di Goiás ha partecipato all’inaugurazione dell’iniziativa e ha espresso grande apprezzamento. Tamiles Rodrigues, ingegnere forestale, ha insegnato agli alunni come si seminano e si curano le piantine di Ipê per farle crescere e diventare alberi dalla fioritura spettacolare.

Consapevolezza ambientale
Il direttore della Posse, Daniel Pereira, sottolinea i vari aspetti di questa attività didattica che darà risultati benefici a lungo termine per l’aria ma al contempo permette di educare i ragazzi in modo pratico, aumentando in loro la consapevolezza ambientale.

“Gli studenti sono entusiasti ed è stato molto bello vedere la loro gioia al momento di piantare i semi nel terreno” ha affermato Pereira “Mi hanno persino chiesto se anche loro contribuiranno a migliorare il mondo. D’ora in poi, nel programma didattico di tutte le classi sarà incluso quello ambientale in cui seguiremo il processo di irrigazione e coltivazione del seme fino a quando non raggiungerà la dimensione ideale per essere trapiantato in piena terra nel luogo finale”.

“Fin dal primo momento in cui il progetto è stato annunciato” ha aggiunto “abbiamo deciso di parteciparvi e di coinvolgere la città. Quindi abbiamo ottenuto facilmente delle collaborazioni perché si tratta di un tema molto sentito nella regione e nel mondo”.

30.000 semi di Ipê sono stati distribuiti in base al numero di studenti e collaboratori in ciascuna scuola, e piantati in occasione della Giornata degli alberi, che ricorre il 21 settembre. Si stima che i futuri alberi potranno eliminare 4.750 tonnellate di anidride carbonica nell’aria.

La Scuola avventista Posse continuerà questo progetto con l’obiettivo di piantare oltre 5.000 alberi entro la fine del 2020.

[Fonte e foto Divisão Sul-Americana]

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