Donne in gravidanza. Sei cose da sapere sul coronavirus

Donne in gravidanza. Sei cose da sapere sul coronavirus

Due ginecologhe dell’Università Loma Linda, in California, rispondono ad alcune domande. 

Notizie Avventiste – Dopo che l’Organizzazione mondiale della Sanità ha dichiarato la pandemia del virus Sars-CoV2, in molti si chiederanno quale impatto ha la malattia sulle donne in gravidanza. Le ginecologhe Ciprian P. Gheorghe, specialista in medicina fetale e ostericia, e Courtney B. Martin, direttore medico del reparto maternità presso l’Ospedale pediatrico dell’Università Loma Linda, danno alcune risposte.

Le donne in gravidanza hanno un rischio maggiore di ammalarsi di Covid-19?
Attualmente, ci sono informazioni limitate su come le donne in gravidanza sono soggette alla Covid-19. Ma secondo gli esperti sanitari, come i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) e la Society for Maternal-Fetal Medicine (Smfm), a causa dei cambiamenti che si verificano nell’organismo della donna durante la gravidanza, sono generalmente più a rischio di contrarre infezioni virali all’apparato respiratorio.

“A causa della maggiore predisposizione ad altre infezioni, è ragionevole pensare che queste donne possano essere a maggior rischio di sviluppare malattie gravi rispetto alla popolazione generale” afferma la dott.ssa  Gheorghe “Pur tuttavia, non ci sono prove pubblicate per sostenerlo completamente in questo momento”.

“Le gestanti che hanno altre comorbilità , come diabete e cardiopatie, malattie polmonari o renali preesistenti, sono considerate ad alto rischio se contraggono il virus” afferma la dott.ssa Martin.

Se una donna incinta contrae la Covid-19, trasmetterà la malattia al suo bambino?
“Sono state condotte ricerche su diversi casi di mamme infette e dei loro neonati” afferma la dott.ssa Gheorghe “Finora non ci sono prove che la malattia venga trasmessa attraverso il sangue del cordone ombelicale o il liquido amniotico della mamma al bambino”.

Tuttavia, la dott.ssa Martin rileva che il virus, presente nel sangue e nelle feci materni, potrebbe entrare in contatto con il neonato al momento del parto. “Per questo motivo, ginecologi e ostetrici del nostro ospedale pediatrico prendono ulteriori precauzioni per garantire che il bambino sia al sicuro da questa esposizione” precisa.

La gestante che contrae il coronavirus corre un maggiore rischio di aborto spontaneo, di parto prematuro o di disabilità congenite del nascituro?
“Anche se non abbiamo alcuna prova pubblicata a sostegno di ciò, in ogni caso, se una madre si ammala gravemente, la gravidanza sarà più a rischio” afferma la dott.ssa Gheorghe.

Tuttavia, l’Smfm ha confrontato i dati della Sindrome acuta respiratoria grave del 2003, o epidemia di Sars, che ha mostrato un aumento degli esiti negativi della gravidanza, sebbene questi potrebbero essere stati correlati alla gravità della malattia. Non è stato riscontrato un aumento degli aborti o delle disabilità congenite.

Il parto prematuro si è verificato tra alcune gestanti che hanno contratto la Covid-19, ma la Smfm afferma che non è ancora chiaro se tali parti siano direttamente correlati all’infezione della mamma.

Il virus può essere trasmesso attraverso il latte materno di una mamma che allatta il suo piccolo?
“L’unica via di trasmissione conosciuta al momento, secondo il Cdc, sono le goccioline espulse quando qualcuno tossisce o starnutisce” dice la dott.ssa Gheorghe “Comunque, la mamma che allatta al seno è a stretto contatto con il suo bambino. Se lei tossisse, il piccolo sarebbe esposto alle goccioline».”

“Attualmente, Cdc e Smfm raccomandano di separare le madri sospettate di positività al coronavirus dai loro bebè” afferma la dott.ssa Martin “Ma continueremo a incoraggiare e a promuovere l’allattamento al seno nei metodi più sicuri possibili perché questo è molto importante per il neonato”.

Come possono proteggersi le donne incinte?
“Le gestanti devono seguire le stesse indicazioni generali utili per tutti” assicura la dott.ssa Gheorghe. Vale a dire:
– coprire naso e bocca quando si starnutisce o tossisce;
– evitare le persone che sono malate;
– lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o disinfettante per le mani a base di alcool.

“Le operatrici sanitarie incinte dovrebbero evitare le procedure di aerosol ad alto rischio” afferma la dott.ssa Martin “Se ciò non è possibile, assicuratevi di indossare adeguati dispositivi di protezione individuale”.

Ci sono precauzioni extra per le donne in stato interessante?
Gheorghe raccomanda di essere attente il più possibile a non contrarre la malattia. In questo periodo di restrizioni è più facile, ma anche in futuro, finché la situazione non sia risolta, sarebbe meglio evitare:
– viaggi non necessari;
– riunioni affollate;
– contatti con persone che hanno qualsiasi tipo di malattia.

Per la dott.ssa Martin è imperativo che le donne incinte, pur prendendo precauzioni extra, continuino l’assistenza prenatale mantenendosi in contatto con il proprio ginecologo. Nel nosocomio della Loma Linda University, “stiamo trasferendo alcuni appuntamenti alla telesanità, ma alcune visite di persona sono necessarie per offrire la migliore assistenza possibile” afferma “Il dipartimento di ginecologia e ostetricia dell’ospedale pediatrico lavora a stretto contatto con lo staff sanitario per continuare le buone pratiche seguite in tutta la nazione durante questa pandemia”.

[Fonte: Loma Linda University News]

 

Siamo tutti insieme. Dichiarazione di Adra Europa sulla pandemia Covid-19

Siamo tutti insieme. Dichiarazione di Adra Europa sulla pandemia Covid-19

L’agenzia umanitaria avventista opera ed è attiva su scala locale e internazionale con interventi nei territori. “Ci aspettiamo che la risposta alla pandemia acceleri soluzioni sostenibili e a lungo termine”.

HopeMedia Italia – “Insieme con i nostri partner, per fronteggiare questa crisi pandemica, stiamo intervenendo in prima linea per dare un tetto e cibo ai senzatetto; globalmente siamo presenti, per quanto riguarda i servizi sanitari e d’igiene mentale, nel campo educativo, nell’aiuto agli anziani, ai giovani, ai bambini e alle famiglie”. Ad affermarlo è Adra Europa, nella dichiarazione rilasciata il 17 aprile sull’emergenza coronavirus e in cui evidenzia: “Siamo tutti insieme”.

Nel suo appello alla solidarietà, l’agenzia umanitaria avventista europea chiede alla comunità globale di adoperarsi “per assicurare e facilitare l’accesso all’istruzione sia pur tenendo conto delle necessarie misure protettive”. Adra promuove la campagna Tutti i bambini del mondo a scuola, che ha già raccolto oltre 500.000 firme a livello internazionale.

La dichiarazione chiede anche un supporto universale al werfare e alle organizzazioni che sostengono la società civile, poiché in molti saranno in difficoltà man mano che le loro normali fonti di reddito si esauriranno.

La parte finale del documento contiene un appello alla responsabilità rivolto a governi e i privati in cui si chiede di attuare misure in grado di sostenere le categorie più vulnerabili ed economicamente più colpite, quando prendono decisioni per affrontare i danni economici causati dall’emergenza coronavirus. A ciò si aggiunge la necessità di solidarietà intergenerazionale e di sostegno ai Paesi in via di sviluppo, in un momento di particolare difficoltà economica.

Clicca qui per leggere l’intero documento di Adra Europa.

La libertà religiosa in tempo di crisi

La libertà religiosa in tempo di crisi

La chiesa avventista mondiale risponde ad alcune domande sulla limitazione dei diritti civili nell’emergenza coronavirus.

Notizie Avventiste – Il Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa (Aplr) della chiesa avventista mondiale ha ricevuto in queste settimane numerose domande sulla situazione particolare che tutti i Paesi vivono a causa della diffusione del coronavirus. Molti esprimono preoccupazione per le limitazioni alla libertà decise per bloccare il contagio. È importante quindi dare delle risposte.

Ecco cosa scrivono i dirigenti del Dipartimento Parl mondiale.
Mentre le autorità di tutto il mondo sono impegnate a contenere la diffusione globale del Covid-19, i governi di ogni livello – da locale a nazionale – hanno emesso nuove direttive e, in alcuni casi, senza precedenti, che toccano quasi ogni aspetto della nostra vita quotidiana. In molti Paesi, i governi hanno chiuso le attività non essenziali e limitato le riunioni pubbliche o le hanno vietate. In molti casi, hanno emesso ordinanze di rimanere a casa, che vengono applicate dalla legge.

Per coloro che sostengono i diritti civili, in particolare la libertà di religione o di credo, la realtà attuale solleva domande difficili. Fino a che punto e per quali motivi uno Stato può limitare la libertà di riunione, di movimento e altre libertà fondamentali? Un governo può davvero vietare gli incontri religiosi di persona e inviare la polizia per interrompere le adunanze della chiesa? Ciò non solleva gravi preoccupazioni per la libertà religiosa?

Nel corso delle ultime settimane, l’ufficio del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa della chiesa avventista mondiale ha ricevuto molte domande su quando e fino a che punto uno Stato può legittimamente limitare le libertà civili, compresa la libertà religiosa. Di seguito le risposte ad alcune delle domande più frequenti, insieme a quei principi che possono aiutare a comprendere i diritti civili nell’emergenza coronavirus.

Il governo non ha la responsabilità di proteggere i diritti civili fondamentali, incluso il mio diritto di credere secondo i dettami della mia coscienza e il mio diritto di riunirmi con gli altri per il culto?
Sì. Secondo la legge internazionale dei diritti umani, è chiaro che proteggere la libertà religiosa e altri diritti civili connessi è una responsabilità fondamentale dello Stato. Il Patto internazionale sui diritti civili e politici (Iccpr), importante trattato internazionale ratificato da oltre 170 Paesi, elenca molti di questi diritti, tra cui la libertà di movimento (articolo 12), che è il diritto di lasciare qualsiasi Paese, di entrare nella nazione di appartenenza e di muoversi liberamente all’interno dei confini di qualsiasi Paese in cui si è legalmente presenti. Vi è anche il diritto di riunione pacifica e di libertà di associazione (articoli 21 e 22). E per coloro che sostengono la libertà religiosa, l’articolo 18 contiene una libertà cruciale: il “diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione”. Secondo il Patto internazionale, “tale diritto include la libertà di avere o di adottare una religione o un credo a sua scelta, nonché la libertà di manifestare, individualmente o in comune con altri, e sia in pubblico sia in privato, la propria religione o il proprio credo nel culto e nell’osservanza dei riti, nelle pratiche e nell’insegnamento”. Questi diritti civili fondamentali si riflettono anche, spesso con un linguaggio simile, nelle Costituzioni nazionali di molti Paesi del mondo.

Quindi, come può un governo vietare le riunioni religiose?
Brevemente possiamo dire che alcuni diritti civili fondamentali, compresi alcuni diritti di libertà religiosa, non sono assoluti in ogni circostanza. Mentre il governo della coscienza e delle convinzioni religiose non può mai essere imposto dallo Stato, ci sono alcune circostanze in cui la capacità di qualcuno di agire su tali convinzioni può, di fronte a una fondamentale necessità pubblica, essere soggetta a restrizioni ragionevoli e adeguatamente definite. Questa distinzione – tra coscienza interiore e azioni esterne – ha profonde radici nel diritto e nella filosofia ed è attualmente espressa sia nel diritto internazionale sia nelle legislazioni di molte nazioni.

Quale sorta di interesse pubblico potrebbe giustificare un’interferenza governativa così straordinaria? L’articolo 18 dell’Iccpr afferma che la libertà di agire secondo le proprie convinzioni può essere “sottoposta unicamente alle restrizioni previste dalla legge e che siano necessarie per la tutela della sicurezza pubblica, dell’ordine pubblico e della sanità pubblica, della morale pubblica o degli altrui diritti e libertà fondamentali”.

Disposizioni simili si trovano in molte Costituzioni nazionali, in cui un interesse pubblico convincente può dare all’autorità statale di imporre limiti ai diritti civili, incluso il diritto di esercitare la propria libertà religiosa.

Pertanto, di fronte a una pandemia globale, senza precedenti negli ultimi tempi, possono essere giustificati limiti alle dimensioni degli incontri pubblici e restrizioni alla libertà di movimento – misure che sono motivate da gravi problemi di salute pubblica – anche se tali limitazioni incidono sulla possibilità che i credenti si riuniscano per il culto.

La maggior parte delle comunità religiose ha prontamente accettato queste restrizioni come parte del più ampio sforzo comunitario per combattere la diffusione di Covid-19. Le persone di fede, in quanto membri premurosi e responsabili della società, sono pronti a fare tutto il necessario per allentare la pressione sulla sanità pubblica e proteggere le persone particolarmente vulnerabili alle malattie, e quindi accettano volentieri i limiti temporanei sulla possibilità di riunirsi “come al solito”.

Ma questo non apre la possibilità a un governo di esagerare o abusare del suo potere, e arrivare a limitare la libertà religiosa in modi non giustificati?
Sebbene, in base al diritto internazionale e alle leggi di molte nazioni, uno Stato possa limitare un diritto civile nell’interesse della sicurezza pubblica o del benessere, ciò non significa che questo potere sia illimitato o che uno Stato sia autorizzato a esercitarlo in modo arbitrario e discriminatorio.

In base alla Dichiarazione universale dei diritti umani, all’Iccpr e ad altri trattati internazionali che difendono i diritti umani, i tribunali hanno definito dei criteri per determinare se le azioni dei governi che limitano le libertà sono legittimi. Allo stesso modo, i tribunali della maggior parte delle nazioni applicano test specifici per garantire che le restrizioni ai diritti civili costituzionalmente protetti siano legali. Sebbene la formulazione e i metodi di questi test differiscano da Paese a Paese, in termini molto generali tendono ad essere modellati da alcuni principi chiave. Le restrizioni ai diritti civili saranno, in generale, legittime se sono necessarie per soddisfare un interesse pubblico convincente, se sono proporzionate alla necessità e al modo meno invadente per rispondere a tale necessità e se non sono discriminatorie negli intenti e nell’applicazione.

Nell’attuale pandemia, quindi, qualsiasi restrizione alle libertà civili deve, in generale, essere rigorosamente concepita e direttamente collegata a un obiettivo legittimo di salute pubblica, attuata in modo uniforme, ed essere il mezzo meno restrittivo possibile per salvaguardare la salute di tutti.

È, certamente, una linea sottile che i governi devono percorrere nel tentativo di sostenere le libertà civili e di agire in modo responsabile per tutelare la salute pubblica. E non sono decisioni facili da prendere.

Tuttavia, qualsiasi uso dell’emergenza Covid-19 come copertura per colpire una particolare minoranza religiosa o etnica, o per sopprimere le voci dissenzienti, non può mai essere giustificato. Inoltre, una sospensione radicale e di durata indeterminata dei diritti civili da parte di un governo, in modi non collegati alle questioni di salute pubblica, rappresenta anche un uso pericoloso e illegittimo del potere statale. In alcune parti del mondo, i timori di abusi governativi non sono immaginari, ma sono già documentati.

Le persone di fede possono aiutare, in questo momento difficile, accettando restrizioni legittime e temporanee, rimanendo vigili su abusi o discriminazioni nei confronti di qualsiasi gruppo di minoranza e sostenendo il pieno ripristino dei diritti civili ogni volta che le restrizioni siano revocare in sicurezza.

Oltre alle restrizioni della libertà di riunirsi per il culto, l’attuale crisi Covid-19 solleva altre questioni relative agli affari pubblici della nostra chiesa e al ministero della libertà religiosa?
Sì. Esistono diverse situazioni che la pandemia Covid-19 ha creato o esacerbato, che dovrebbero riguardare le persone di fede.
– Stereotipi razziali, molestie e bullismo.
– Comunità vulnerabili.

Nel corso della storia, in tempi di crisi, una reazione umana istintiva è stata spesso la stigmatizzazione e cercare un capro espiatorio, ciò ha portato a tragici risultati. Oggi vediamo in gioco dinamiche simili e, da quando il Covid-19 ha iniziato ad attirare l’attenzione globale, si è verificata un’esplosione di casi di abuso e discriminazione nei confronti di coloro che sono di fisionomia asiatica.

Cosa possiamo fare? Combattiamo voci, teorie complottiste e l’uso del linguaggio stigmatizzante. Non ci sono giustificazioni per qualsiasi tentativo, diretto o indiretto, di collegare l’attuale pandemia a un particolare gruppo etnico o razziale. Sebbene l’origine del virus sia stata collegata a una posizione geografica, ciò non significa che le persone appartenenti a un particolare gruppo etnico siano a maggior rischio di infezione o di diffusione del coronavirus. È semplicemente sbagliato usare etichette dispregiative razziali o etniche, incolpare un qualsiasi gruppo per il virus o trattare le persone di origine asiatica in modo diverso; e non deve essere mai tollerato. Tali azioni sono incompatibili con una visione biblica del mondo, in cui ogni essere umano è un figlio speciale e molto amato del Creatore.

Abbiamo l’opportunità, in questo momento difficile, di parlare per coloro che subiscono discriminazioni e stigmatizzazioni, e di promuovere un discorso civile che sia definito dalla compassione e dal rispetto per la dignità umana.

Esistono numerosi gruppi particolarmente vulnerabili al Covid-19. Le organizzazioni umanitarie attirano già l’attenzione sul potenziale disastro che si profila negli affollati centri di detenzione per immigrati e nei campi profughi di tutto il mondo, dove le distanze sociali e le buone pratiche igieniche sono quasi impossibili. La vita di uomini, donne e bambini, intrappolati in una terra di nessuno legale, dipende totalmente dalle decisioni delle autorità pubbliche di adottare misure immediate per garantire la loro sicurezza e fornire un’adeguata assistenza sanitaria. Possiamo e dobbiamo parlare a loro nome. Hanno pochissimi modi per far sentire la propria voce, ma possiamo difenderli con i nostri leader pubblici e rappresentanti eletti.

Allo stesso modo, le persone che vivono in comunità povere hanno un maggiore rischio di infezione perché le loro abitazioni sono affollate, dipendono dai trasporti pubblici e hanno necessità di continuare a lavorare indipendentemente da rischi e pericoli. E se si ammalano, coloro che sono intrappolati nella povertà hanno meno possibilità, rispetto ad altri, di avere accesso a un’assistenza sanitaria di qualità. Chi vive in comunità a basso reddito ha maggiori probabilità di essere esposto al virus, peggiori conseguenze sulla salute e grandi difficoltà economiche. Tutto ciò deve far riflettere.

Le organizzazioni che distribuiscono alimenti e forniscono assistenza ai senzatetto e alle persone a basso reddito suonano già il campanello d’allarme poiché la domanda per i loro servizi è cresciuta notevolmente.

Cosa fare? Possiamo offrire sostegno finanziario o di altro tipo alle associazioni locali e alle organizzazioni umanitarie internazionali come l’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra). Possiamo anche esortare i leader eletti a dare priorità ai bisogni di coloro che sono a basso reddito nella nostra società.

Conclusione
In tempi difficili come questo, è facile essere condizionati dalla paura: per le proprie famiglie, per la salute e per ciò che il futuro potrebbe portare. “Prego” conclude il direttore Parl della chiesa mondiale “affinché nel rispondere alle sfide nella pandemia Covid-19, come chiesa e come singoli seguaci di Cristo, scegliamo di impegnarci con compassione e con il desiderio di essere sale e luce nella nostra società ferita. Al posto della paura, possa la pace di Dio, che trascende ogni comprensione, custodire i nostri cuori e le nostre menti (cfr. Filippesi 4: 6-7) mentre affidiamo le nostre ansie a Colui che ha il futuro nelle sue mani”.
[LF]

[Fonte: Sito Aplr mondiale]

 

 

Televisione – Protestantesimo

Televisione – Protestantesimo

Domenica notte 26 aprile, alle ore 0.45, RaiDue manda in onda la replica della rubrica Protestantesimo. Titolo della puntata è “Il futuro della terra: l’acqua”. Due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Questa è la formula molecolare dell’acqua, elemento fondamentale per la vita di ogni essere umano. Eppure molte persone sono solite sprecare l’acqua. Uno dei requisiti per combattere la pandemia e difendere la salute di tutti passa da un diritto fondamentale che abbiamo dato troppe volte per scontato: l’accesso all’acqua pulita per tutti. Einstein diceva che la follia consiste nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi. Ecco: se crediamo che le religioni debbano portare un po’ di saggezza in più nel nostro pianeta, allora spezzare questa catena di pazzia non dovrebbe essere uno dei compiti del mondo cristiano?

Puntata intera e singoli servizi sono disponibili su RaiPlay. Segnaliamo i link.

Puntata intera
Il futuro della terra: l’acqua

Singoli servizi
Israele, superpotenza per il riciclo dell’acqua
Sicilia: progetto sul riuso delle acque reflue depurate
“Controcorrente” – Lo Stato dell’Acqua
Riflessione sull’acqua
L’acquifero del Gran Sasso
Messa in sicurezza acquifero del Gran Sasso

Per rivedere tutte le puntate andate in onda dal 2013 a oggi: Video
Protestantesimo su Facebook

 

Guardare e ascoltare Cristo per guarire

Guardare e ascoltare Cristo per guarire

Michele Abiusi – Come credenti ci siamo un po’ abituati ai racconti di guarigioni compiute da Gesù. Sono dei miracoli! Ne voglio citare uno: un uomo malato da ben 38 anni, alla piscina di Betsaida, che all’improvviso può alzarsi e camminare (cfr. Giovanni 5:2-9)!

Ma siamo capaci di crederlo davvero? In altre parole, queste guarigioni hanno qualcosa a che fare con la nostra vita reale?

La psicosomatica, nome che la scienza moderna ha dato al legame fra corpo e psiche, ci dice che la maniera con cui viviamo psichicamente influenza fortemente la nostra salute corporale. Per esempio: gli spaventi si possono difficilmente digerire. Infatti, se si prende uno spavento, lo stomaco si irrigidisce, produce dell’acido gastrico in più e allora si soffre di mal di pancia. Del ridere, invece, si sa ormai che rafforza le difese immunitarie! Corpo, spirito e anima sono un’unità.  “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Genesi 2:7).

Dio ci ha creato con un corpo terreno e viviamo per mezzo del suo soffio vitale che rappresenta non solo la capacità respiratoria, ma anche la nostra psiche. Significa che può darci forza per vivere, che può darci il soffio dello spirito suo di speranza e di coraggio!

Anche il malato di Betsaida lo credette? Non lo sappiamo. Sappiamo che quell’uomo si era rassegnato. Non aveva nemmeno la speranza sufficiente per rispondere: “Sì, voglio guarire!”.
Conoscete questi sentimenti? Il sentirsi deboli, rassegnati riguardo alla vita? L’essere paralizzati dalle preoccupazioni? Purtroppo ne abbiamo un esempio molto attuale: tutto il nostro Paese è paralizzato dalla paura del coronavirus. E la paura nuoce alla salute! Però grazie a Dio siamo in mezzo a una storia d’amore! Una storia d’amore fra Dio e la sua creazione che egli vorrebbe salvare.
Deuteronomio 31:8 dice: “Il Signore stesso cammina davanti a te. Egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà. Non temere e non perderti d’animo!”.

Benché il malato di Betsaida non sia capace di far altro che lamentarsi perché gli manca l’aiuto, e non proclami nemmeno la sua fede, Dio, attraverso Gesù, si prende cura di lui. E il soffio, lo spirito divino, buono e forte, arriva al malato: risveglia in lui il coraggio che da solo non riesce a darsi. Malgrado l’esperienza vissuta da 38 anni, l’uomo si alza! Sta in piedi e cammina. È un bene che abbia guardato e ascoltato Gesù!

E la storia d’amore continua. Lo dice Gesù: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Giovanni 15:13). Donandosi per noi, Cristo ci ha dato l’esempio della forza divina, così grande che supera perfino la paralisi totale, la morte!

Alzati!
Nel testo originale greco la stessa parola “alzati”, egeíro, viene anche usata quando si parla di Dio che fa rialzare, risorgere Gesù! Così oggi, per la forza di Dio, Gesù è vivo in mezzo a noi e ci chiama: Alzatevi! Non importa se siamo depressi, Dio con la sua forza creatrice ci ama e offre di guarirci con il suo spirito salvifico.

Alla fine ne risulta la saggezza dei comandamenti più grandi! “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Matteo 22:37, Cei). Guardiamo a Dio invece che a un idolo, affinché ci comunichi il suo Spirito vitale! E il testo continua: “Amerai il tuo prossimo…” (v. 39), oppresso da una qualsiasi malattia. Perché sentire il tuo amore gli darà forza per guarire. Lo amerai “come te stesso”!

Allora, guidati dallo Spirito amorevole di Dio, facciamo qualcosa di bello. Andiamo all’acqua viva, a colui che non è troppo lontano per poterci arrivare, a Cristo Gesù. Lui ci aiuterà sempre ad alzarci e a camminare!

Occorre domandarci:
– Quando e come mi concedo la possibilità di percepire lo Spirito divino di salvezza?
– Come posso incoraggiare il mio prossimo a venire all’acqua viva?

Pilastri di speranza. Nuovo messaggio di Ted Wilson alla chiesa nel mondo

Pilastri di speranza. Nuovo messaggio di Ted Wilson alla chiesa nel mondo

Notizie Avventiste – Il presidente della chiesa avventista mondiale, past. Ted Wilson, fa sentire la sua vicinanza alla comunità globale con messaggi video di incoraggiamento e speranza nel tempo della pandemia Covid-19.

Questa settimana, il past. Wilson inizia la sua riflessione con due testi tratti dal Libro di Isaia e invita: “Siate forti, non temete!” (Is 35:4). Poi ricorda le promessa divina espressa sempre dal profeta biblico: “Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia” (Is 41:9,10).

“Dio vi userà come ancore di stabilità e pilastri di speranza” rassicura il presidente.

Guarda il video messaggio di Ted Wilson.

Spagna. Nel nome della libertà religiosa

Spagna. Nel nome della libertà religiosa

Morto di Covid-19 lo scorso 6 aprile, Riaj Tatary ha avuto l’opportunità di normalizzare la vita quotidiana della comunità musulmana. Lo ha fatto per 28 anni a capo della Commissione islamica del Paese iberico.

Notizie Avventiste – “Riaj Tatary è stato un servitore di Dio, fedele alle sue convinzioni, da buon musulmano. L’ho incontrato nel 1998, quando essere presidente dell’Unione avventista spagnola significava assumere la direzione dell’Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa (Aidlr)”. Lo ricorda così Alberto F. Guaita, pastore emerito della chiesa avventista in Spagna, dalle pagine della Revista Adventista.

“Da allora” aggiunge “ci siamo incontrati  in occasione di riunioni, seminari o conferenze sulla libertà religiosa in diverse università spagnole, oltre a interviste radiofoniche o televisive, e attività organizzate dall’Aidlr in collaborazione, spesso, con il Ministero della Giustizia tramite la direzione generale degli Affari religiosi”.

Si è spento il 6 aprile Riaj Tatary, colpito dal coronavirus. Di origine siriana, ma in Spagna dall’età di vent’anni, dove aveva studiato medicina, aveva presto iniziato a ricoprire diverse responsabilità nella comunità musulmana spagnola. “Ha dovuto vivere momenti difficili, come tutte le minoranze religiose, prima della democrazia e soprattutto dopo” afferma il past. Guaita “Tensioni interne che ha saputo canalizzare fino all’unione dei musulmani spagnoli in Federazione, ma soprattutto esterne, ovvero gli attacchi terroristici nel nostro Paese e in così tanti luoghi”.

Dall’ufficio stampa Coreis (Comunità religiosa islamica italiana) apprendiamo che Riaj Tatary è stato co-firmatario, insieme all’altro presidente Mansur Escudero, dell’Accordo (Intesa) con il Ministero della Giustizia del governo di Spagna. Nel Cie (Comunità islamica di Spagna) svolgeva quest’anno la funzione di presidente.

Difensore dei musulmani e della libertà religiosa
Fino all’ultimo, Riaj Tatary ha difeso l’atteggiamento pacifico della stragrande maggioranza dei musulmani e il loro desiderio di vivere con tutti nel rispetto e nella tolleranza. “Ogni volta cercava di non giudicare tutti dall’atteggiamento di alcuni estremisti, radicali e violenti in nome della religione. Ciò gli creò antipatie all’interno e all’esterno della sua comunità” dice il past. Guaita “Ma va riconosciuto il grande servizio che ha reso ai musulmani e alla libertà religiosa in generale nel nostro Paese”.

E conclude: “Il Signore, i giusto giudice, darà a ciascuno secondo la fedeltà alla propria coscienza e la fiducia nella misericordia divina. Ci mancherà e speriamo che chiunque gli succederà nelle sue responsabilità seguirà le sue orme di difensore, educato e gentile, dei diritti umani, a cominciare da quello più elementare, che è la libertà di religione e di credo”.

[Foto: Revista Edventista]

Hci. Serie “Coronavirus”

Hci. Serie “Coronavirus”

Il dott. Raniero Facchini, medico e direttore scientifico della Fondazione Vita e Salute, spiega i vari aspetti della pandemia Covid-19 in una serie di video sulla web televisione Hope Channel Italia (Hci). Le mascherine sono l’argomento dell’ultima puntata trasmessa.

Guardala ora.

 

L’intera serie è sul sito di Hope Channel Italia.

 

 

 

Rvs. Cosa dice la Bibbia sul futuro del mondo?

Rvs. Cosa dice la Bibbia sul futuro del mondo?

Quando viviamo dei momenti di particolare incertezza, spesso ci poniamo diverse domande sul futuro, non solo personale, ma anche del mondo. La Bibbia dice che Gesù ritornerà e che quando questo avverrà ogni cosa sarà fatta nuova e non ci sarà più alcuna sofferenza. I credenti di ogni epoca hanno atteso e attendono il ritorno di Cristo. Ci sono dei segni che indicano che questo ritorno è vicino? Come essere pronti per questo evento?

Alessia Calvagno ne ha parlato con Mariarosa Cavalieri, responsabile del Dipartimento Ministeri Personali e Scuola del Sabato della chiesa cristiana avventista in Italia.

Ascolta l’intervista.

Vai sul sito di Radio Voce della Speranza per ascoltare altri podcast.

Le speranze dell’uomo e le speranze di Dio. Terza parte

Le speranze dell’uomo e le speranze di Dio. Terza parte

Michele Abiusi – L’apostolo Paolo, scrivendo ai Romani, evoca le sofferenze della creazione in attesa di salvezza, paragonandole a una donna che soffre le doglie del parto in attesa della gioia di una nuova vita. Poi continua: “Anche noi che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente» (Romani 8:18-23, Cei).

Chi guarda il nostro pianeta con uno sguardo sensibile al dolore dell’umanità lo vede costellato di ferite sanguinanti: dagli abitanti di quelle bidonville così somiglianti a discariche umane – sempre simili a se stesse sia che si trovino a Nairobi, al Cairo o a Manila – alla gente dello Zambia martoriata dall’aids; dai bambini di strada in America Latina, ai malati senza assistenza a Calcutta e ai due popoli ostaggi dell’odio in Palestina. Per non parlare dell’emigrazione clandestina, i cosiddetti “viaggi della speranza” che spesso si trasformano in disperazione e tragedia…

La nostra fede non fa di noi dei privilegiati fuori dal mondo, noi “gemiamo” con il mondo, condividendo il suo dolore, ma viviamo questa situazione nella speranza, sapendo che, nel Cristo, “le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende” (1 Giovanni 2:8, Cei).

Sperare, è dunque scoprire dapprima nelle profondità del nostro oggi una Vita che va oltre e che niente può fermare. Ancora, è accogliere questa Vita con un sì di tutto il nostro essere. Gettandoci in questa Vita, siamo portati a porre, qui e ora, in mezzo ai rischi del nostro stare nella società, dei segni di un altro avvenire, dei semi di un mondo rinnovato che, al momento opportuno, porteranno il loro frutto.

La nostra speranza si esprime nel nostro stile di vita
Per i primi cristiani, il segno più chiaro di questo mondo rinnovato era l’esistenza di comunità composte da persone di provenienze e lingue diverse. Grazie a Cristo, quelle piccole comunità sorgevano ovunque nel mondo mediterraneo, superando divisioni di ogni tipo. Quegli uomini e quelle donne vivevano come fratelli e sorelle, come famiglia di Dio, pregando insieme e condividendo i loro beni secondo il bisogno di ciascuno (cfr. Atti 2:42-47). Si sforzavano di avere “un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento” (Filippesi 2:2). Così brillavano nel mondo come dei punti di luce (cfr. Filippesi 2:15).

Sin dagli inizi, la speranza cristiana ha acceso un fuoco sulla terra. “Maranathà!” era il motto dei primi credenti: il Signore viene!

Abbiamo nel cuore tante speranze. A volte sono positive, elevate, belle e giuste. Rischiano però, in alcuni casi, di essere egoistiche e basse se non anche malvagie e discriminanti. Abbiamo allora bisogno di guardare alle speranze di Dio, il nostro punto di riferimento. Quali sono?

Cercando testimonianze bibliche a questo riguardo, si ha solo l’imbarazzo della scelta. Ne cito quindi solo alcuni che, a mio avviso, rendono un’idea abbastanza completa.
Di fronte alla morte e al male, Dio ha sempre invitato gli uomini a stare con lui, scegliendo il bene e la vita (Deuteronomio 30:15-20).
Ha sempre invitato, particolarmente il suo popolo, alla rettitudine e alla giustizia, rifiutando lo spargimento di sangue (Isaia 5:7).
Dio spera che gli uomini per trovare soluzioni ai loro problemi, cerchino innanzitutto lui: “È tempo di cercare l’Eterno, finch’egli non venga” (Osea 10:12, Luzzi).
E l’invito diventa sempre più pressante ed amorevole: “Israele…, torna al tuo Dio!” (Osea 14:1).
Perfino per l’evento che chiuderà la storia dell’umanità, il glorioso ritorno di Cristo, Dio attende pazientemente; forse “tarda” a tornare perché desidera che nessuno “perisca ma che tutti giungano al ravvedimento” (2 Pietro 3:9).
Dio spera che in questo periodo di crisi mondiale, l’uomo torni ad alzare lo sguardo al cielo e a cercarlo per soddisfare tutti i suoi bisogni, e possa dire: “abbiamo riposto la nostra speranza nel Dio vivente” (1Timoteo 4:10).

 

Televisione – Protestantesimo

Televisione – Protestantesimo

Domenica mattina 19 aprile, dopo le ore 8, RaiDue trasmette una nuova puntata della rubrica Protestantesimo dal titolo “Il futuro della terra: l’acqua”. Due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Questa è la formula molecolare dell’acqua, elemento fondamentale per la vita di ogni essere umano. Eppure molte persone sono solite sprecare l’acqua. Uno dei requisiti per combattere la pandemia e difendere la salute di tutti passa da un diritto fondamentale che abbiamo dato troppe volte per scontato: l’accesso all’acqua pulita per tutti. Einstein diceva che la follia consiste nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi. Ecco: se crediamo che le religioni debbano portare un po’ di saggezza in più nel nostro pianeta, allora spezzare questa catena di pazzia non dovrebbe essere uno dei compiti del mondo cristiano?

Le repliche della puntata andranno in onda martedì notte 21 aprile, alle ore 1.55, e domenica notte 26 aprile, alle ore 0.45, sempre su RaiDue

Per rivedere tutte le puntate andate in onda dal 2013 a oggi: Video
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