Giornata mondiale rifugiato

Giornata mondiale rifugiato




In occasione della Giornata mondiale rifugiato, sabato 20 giugno 2020,  proponiamo un mini video realizzato dal Dipartimento Comunicazioni della chiesa avventista europea.

Giornata mondiale rifugiato

Giornata internazionale dei diritti dei migranti




In occasione della Giornata internazionale dei diritti dei migranti, istituita dalle Nazioni Unite nel 2000 e che si celebra il 18 settembre, proponiamo un mini video realizzato dal Dipartimento Comunicazioni della chiesa avventista in Europa.

Cena di Natale per i rifugiati venezuelani nel nord del Brasile

Cena di Natale per i rifugiati venezuelani nel nord del Brasile

Le organizzazioni umanitarie avventiste hanno organizzato l’iniziativa a Manaus.

Hope Media Italia – Grandi sorrisi, sguardi perplessi e di attesa nel gruppo di bambini rifugiati venezuelani e dei loro genitori, durante la cena di Natale, il 23 dicembre 2018. Molte di queste famiglie hanno vissuto per strada, intorno alla stazione degli autobus a Manaus, in Brasile.

La Chiesa avventista ha organizzato l’iniziativa tramite Adra Brasile, la regione amazzonica e Adventist Solidarity Action (Asa), presso il Centro per l’assistenza ai rifugiati e ai migranti (Care), gestito dalla denominazione.

“Ignari e spensierati, i bambini più piccoli salivano sugli autobus che li accompagnavano all’evento, senza nemmeno guardare dove stavano andando” hanno raccontato i responsabili di Adra “I loro genitori, tuttavia, hanno detto di aver visto brillare la speranza nei loro occhi”. Allo stesso tempo, lo sguardo triste di molti di loro resta il segno indelebile della dura vita lasciata nel loro Paese d’origine.

Ma tutto è cambiato quando le famiglie sono arrivate nel centro. Per alcune ore sono state persone diverse. “Sorridevano, parlavano allegramente” hanno aggiunto gli organizzatori ” dimenticando per un po’ la loro situazione. Hanno potuto festeggiare il Natale insieme con i membri delle loro famiglie che erano riusciti ad attraversare il confine in Brasile. E mentre si godevano il pasto, cantavano e raccontavano storie”.

Tutti gli ospiti hanno ricevuto regali e vestiti, e per i genitori è stata una gioia vedere i loro bambini giocare e divertirsi.

Rafael Riveiro vendeva artigianato locale in Venezuela. Aveva attraversato il confine nel nord del Brasile insieme sua moglie, due figlie e una nipote, ed era a Manaus da alcune settimane. “Abbiamo ricevuto cibo, ma non abbiamo ancora una casa” ha affermato “Siamo in balia del tempo”. Poi ha aggiunto commosso: “È fantastico, però, poter godere di questo pranzo di Natale”.

Assistere i rifugiati
I leader di Adra Brasile e della regione amazzonica hanno ritenuto urgente la necessità di aprire una struttura per aiutare i rifugiati che arrivano a Manaus. È iniziato così il progetto “Care”.
“Le persone che arrivano senza documenti o che non conoscono nessuno ricevono consulenza legale gratuita, assistenza psicologica, aiuto per scrivere il loro curriculum, oltre a chiamate e collegamento a internet gratuiti” hanno spiegato i leader.

“Care” ha anche stabilito collaborazioni con alcune agenzie governative come il Dipartimento locale di assistenza sociale, l’ufficio del Difensore pubblico dell’Unione e la polizia federale. “In questo modo, i rifugiati ricevono non solo una guida ma anche riferimenti ai servizi del Comune o dello Stato” hanno concluso.
(l.f)

[Fonte e foto South American Division News e Adventist Review]

Profonda preoccupazione della Chiesa avventista europea sulla situazione dei rifugiati

Profonda preoccupazione della Chiesa avventista europea sulla situazione dei rifugiati

“Facciamo appello a tutti i leader perché trovino una soluzione adeguata per arrestare questo massacro”, affermano i dirigenti della denominazione in una dichiarazione diffusa il 4 luglio.

Notizie Avventiste – I dirigenti della Regione intereuropea (Eud) della Chiesa, organismo che raggruppa le Unioni avventiste di vari Paesi del vecchio continente, hanno diffuso un documento in cui esprimono grande preoccupazione sulla situazione di rifugiati e migranti.

“Non si può restare insensibili davanti alla sofferenza di così tante persone” evidenzia la dichiarazione che rivolge un appello ai governanti perché trovino presto una soluzione adeguata.

Il documento afferma:

“Da mesi ormai, quasi ogni giorno, le prime pagine di giornali, europei e non, trasmettono la tragedia in corso nel Mediterraneo. Ci sono rifugiati che arrivano dalle coste dell’Africa con la speranza di porre fine alla loro disperazione. Ma sfortunatamente non è così. Molti rifugiati non sanno cosa li aspetta lungo il loro esodo. Sfortunatamente, sono coinvolti anche bambini innocenti, costretti a vivere una tragedia che porteranno con loro per sempre, se sopravvivono.

La situazione dei migranti continua a essere traumatica.

I membri della Regione intereuropea della Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno esprimono dolore nell’apprendere notizie dei migranti in fuga e dei tanti che annegano in mare. Non siamo insensibili all’angoscia di coloro che non vengono salvati, specialmente allo sguardo dei genitori che vedono affogare i propri figli o dei bambini che vedono annegare i loro genitori.

Non siamo insensibili alle immagini riportate dai giornali, dove ancora una volta vediamo bambini senza vita. Una situazione raccapricciante e inaccettabile.

Mentre i leader sono impegnati a discutere la soluzione appropriata, che sembra essere sempre più remota, l’elenco degli annegati e dei dispersi continua ad aumentare.

Come Chiesa avventista esprimiamo profonda preoccupazione per il prolungamento di questa tragedia e facciamo appello a tutti i governanti che hanno il compito di cercare una soluzione adeguata, di trovarla rapidamente per fermare questo massacro.

Come cristiani e credenti, non possiamo e non vogliamo rimanere insensibili davanti a ogni vita umana che soccombe così violentemente, specialmente quando si tratta di bambini.

Comprendiamo quanto sia importante per un governo proteggere i suoi confini, ma chiediamo anche ai leader stessi di considerare il valore del loro intervento risolutivo.

Siamo consapevoli che la stragrande maggioranza di questi migranti cerca rifugio dalla disperazione che li ha assaliti da tempo. Nessuno vuole lasciare il proprio Paese, la propria città dove è nato e cresciuto. Non stiamo parlando di abitudini, ma piuttosto di necessità da soddisfare e di protezione che è in cima alla lista. E quando ciò non avviene, la disperazione prende il sopravvento e la gente decide anche di gettarsi nel vuoto. Molti purtroppo non saranno in grado di parlarne.

Non è difficile immaginare lo stato d’animo di coloro che intraprendono il viaggio in mare, costretti a salire su barche che, lo sanno già, non sono assolutamente sicure. Ma purtroppo la disperazione si aggiunge alla fuga dalla tortura, dalle violenze, dalla schiavitù che hanno incontrato lungo il loro esodo. Non siamo insensibili a questo scenario.

Come Chiesa avventista abbiamo stabilito una giornata mondiale dedicata ai migranti, in cui li incontriamo, li facciamo parlare, li invitiamo a condividere le ragioni delle loro scelte coraggiose. Le loro storie non hanno bisogno di commenti.

In tutto il mondo, e specialmente in Europa, Adra (Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso) offre il suo sostegno incomparabile per venire incontro alle esigenze dei migranti dove ciò è possibile.

Nella Bibbia, la questione del migrante è chiaramente espressa dal Signore stesso, che fa appello a prendere in considerazione coloro che sono costretti a lasciare il loro Paese.

Come Chiesa avventista, chiediamo a tutte le autorità, religiose o meno, di unirsi in preghiera per chiedere al Signore di convincere coloro che devono intervenire perché lo facciano il più presto possibile e con decisione”.

[Foto: Adventist Help Archive]

Migranti venezuelani in Brasile riceveranno 600.000 dollari in aiuti

Migranti venezuelani in Brasile riceveranno 600.000 dollari in aiuti

L’agenzia umanitaria avventista è in campo per assistere le famiglie sfollate

Notizie Avventiste – Buone notizie per i rifugiati venezuelani che arrivano nelle città di Boa Vista e Pacaraima, nello stato di Roraima, in Brasile. L’Agenzia avventista per lo sviluppo e il soccorso (Adra) e l’Ufficio per gli aiuti esteri degli Stati Uniti (Ofda), organizzazione umanitaria collegata all’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid), collaborano per fornire 600.000 dollari di aiuti immediati nella regione. Secondo il governo, ci sono più di 50.000 venezuelani in Roraima.

“ADRA è grata per il supporto di Usaid e Ofda. È la dimostrazione della nostra consolidata partnership e la risposta all’urgenza di intervenire a favore delle persone più vulnerabili. Speriamo di aumentare il sostegno al benessere del popolo venezuelano e ridurre l’onere che grava sulle comunità ospitanti” ha affermato Imad Madanat, vice presidente di Adra per i programmi.

L’agenzia umanitaria avventista è l’unica organizzazione non governativa ad aver ricevuto fondi da Usaid e Ofda, e ha concentrato gli aiuti a favore di 4.650 migranti nelle città di Pacaraima e Boa Vista, nel Brasile settentrionale, lungo il confine tra Brasile e Venezuela. A Boa Vista sono affluiti oltre 40.000 migranti dal Venezuela.

Il progetto di Adra Brasile assisterà 1.500 famiglie (4.650 persone), per sei mesi. L’azione si concentrerà sul completamento del lavoro svolto dal governo locale e fornirà il necessario per i bisogni basilari. I volontari inizieranno a distribuire kit di igiene personale, materassi, coperte, sandali e kit da cucina, per integrare i prodotti alimentari già forniti dal governo. Durante la stagione secca, alcuni camion cisterna lavoreranno per distribuire acqua sicura ai rifugiati e ai residenti. Inoltre, sarà a disposizione un’ambulanza per due mesi. Il veicolo offrirà supporto strutturale al sistema sanitario locale, che ha riscontrato crescenti richieste da parte dei rifugiati. Per i prossimi sei mesi, i volontari istruiranno coloro che vivono nei campi profughi sull’importanza di praticare una buona igiene e pulizia quando si vive in condizioni piuttosto insalubri.

“In questo momento delicato” è importante intervenire e portare “rifornimenti, sostegno e conforto a queste persone che affrontano già tante difficoltà. Hanno bisogno di supporto per ricominciare e noi li aiuteremo con tutto ciò che abbiamo a nostra disposizione” ha affermato il direttore di Adra Brasile, Fábio Salles.

Dal 2015, le turbolenze economiche e politiche hanno messo a dura prova la popolazione venezuelana. La forte penuria di cibo, le fluttuazioni dei prezzi, l’aumento della criminalità e della povertà hanno costretto individui e famiglie a lasciare il Paese.

Il numero di venezuelani in arrivo in Brasile continua a crescere al ritmo di 800 al giorno, secondo l’Unhcr. I rifugiati devono affrontare numerose difficoltà, come l’accesso al cibo, ai farmaci, all’alloggio, al lavoro e all’istruzione di bambini e ragazzi.

(Fonte Adventist News Network e Adventist Review news)

 

Studenti avventisti dedicano le vacanze invernali al volontariato in un campo profughi

Studenti avventisti dedicano le vacanze invernali al volontariato in un campo profughi

Per il secondo anno consecutivo, hanno preferito trascorrere il loro tempo libero con i rifugiati in Grecia.

Notizie Avventiste – Un gruppo di giovani dell’Unione adriatica delle chiese cristiane avventiste ha deciso di rendere le vacanze invernali un momento molto speciale per i rifugiati che si trovano abbandonati in Grecia. I ragazzi si sono dedicati al volontariato nel campo profughi nei pressi di Katerini, nella Grecia settentrionale, un villaggio di container dove vivono 270 rifugiati, compresi 101 bambini. Ogni container è dotato di una piccola cucina, un bagno e altri mobili che offrono comfort e privacy agli occupanti. Nel campo, gestito da Adra Grecia (Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso), si trova un ambulatorio che offre assistenza sanitaria e un medico. Container più grandi sono dedicati a spazi separati di socializzazione per donne e uomini adulti, e per attività di gruppo, tra cui una scuola e un’area per gli adolescenti.

I giovani hanno iniziato organizzando parchi giochi all’aperto per i bambini e laboratori creativi a scuola, dove hanno condiviso il significato di parole come pazienza, rispetto reciproco e condivisione, ma anche workshop su come comunicare.

“I bambini sono vittime degli orrori della guerra e, da rifugiati, vengono lasciati soli” ha affermato Bobo S. Marčeta, direttore dei Ministeri per la Gioventù presso l’Unione adriatica “Durante il viaggio che hanno dovuto affrontare, i genitori si sono concentrati solo su come sopravvivere e i bambini sono stati privati delle opportunità di giocare e sviluppare capacità sociali e relazionali. Per alcune famiglie questo periodo è durato fino a due anni”.

I giovani avventisti hanno giocato in gruppo e a ping-pong con gli adolescenti, hanno sistemato un campo di calcio, dotandolo di nuovi pali per la porta. Tutto questo ha particolarmente entusiasmato i ragazzi. Poi ci sono state feste per i bambini, momenti conviviali e di musica.

Anche nella gioia del dare, i volontari hanno imparato alcune lezioni di gratitudine quando hanno notato che i bambini faticavano a gustare gli snack e la reciproca compagnia, perché erano intenti ad afferrare il cibo nel timore di non averne a sufficienza. Il loro cammino verso la vita normale è ancora lungo.

Per gli adulti, il cui maggiore bisogno era quello di migliorare le competenze linguistiche, i giovani hanno organizzato corsi separati di inglese e tedesco, per uomini e donne, e ricevuto in cambio un piccolo assaggio della cultura occidentale. Inoltre, hanno creato una lavanderia comune, allestendo un container con lavatrici e, attraverso gli interpreti, hanno mostrato come utilizzarle. Le famiglie sono numerose e questo servizio renderà la vita più facile soprattutto alle donne. I giovani hanno anche installato un televisore nella stanza di socializzazione delle donne e realizzato alcune riparazioni nel campo.

Ora i volontari sono ritornati a casa, ma le esperienze vissute dai rifugiati rimarranno nella loro mente e nei loro cuori: racconti di famiglie divise, di familiari scomparsi, di case distrutte, di memorie profanate e di scoraggiamento. Consci di non poter cambiare la loro vita, i volontari li hanno aiutati a dimenticare le sofferenze almeno per un momento, tramite il lavoro, una parola gentile e un sorriso. Hanno comunicato loro che ci sono persone che si preoccupano e sono positive. Per tutti i giovani, è stato tempo di qualità, ben speso.

L’Unione Adriatica comprende le chiese cristiane avventiste di Albania, Croazia e Slovenia. Molti dei giovani volontari sono studenti dell’Istituto avventista di Maruševec, in Croazia.

 

Politiche sui rifugiati. Gli avventisti danno risalto alla compassione

Politiche sui rifugiati. Gli avventisti danno risalto alla compassione

Al simposio presso l’Onu, hanno ricordato che “ogni essere umano è stato dotato dal Creatore di infinito valore e dignità”.

Notizie Avventiste – Migranti e rifugiati non sono “problemi da risolvere”, ma individui vulnerabili che devono essere trattati con rispetto e compassione, hanno affermato i partecipanti al simposio delle Nazioni Unite co-sponsorizzato dalla Chiesa avventista. L’evento si è svolto il 22 gennaio, nel palazzo di vetro a New York, sul ruolo delle organizzazioni religiose e delle religioni negli affari internazionali. Presenti circa 250 rappresentanti delle Nazioni Unite, gruppi religiosi e organizzazioni non governative.

“I rifugiati e i migranti non sono ‘altri’, sono ‘noi’” ha detto il vice segretario generale delle Nazioni Unite, Amina J. Mohammed, nel suo discorso di apertura “Fanno parte della storia passata e presente della famiglia globale”. Ha poi esortato i leader religiosi e le organizzazioni legate a gruppi di fede a far sentire la loro voce morale e la loro esperienza nel prendersi cura degli individui vulnerabili, poiché i gruppi religiosi “sono in una posizione unica per concentrarsi sulle persone, piuttosto che sulla politica… Non stancatevi mai di affermare i diritti umani e la dignità di migranti e rifugiati, indipendentemente dagli interessi nazionali e dai programmi”, ha affermato A. Mohammed.

I dati sui rifugiati e migranti sono sconcertanti. Secondo le Nazioni Unite, è in atto nel mondo un movimento di persone – spinte dai conflitti nei loro Paesi, dalla povertà e da molte altre sfide – che non ha precedenti nella storia umana. Si stima che siano 65,6 milioni coloro che hanno lasciato le loro case; di essi, circa il 50% sono bambini e giovani.

Ganoune Diop, direttore del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa della Chiesa avventista mondiale, è stato uno dei principali organizzatori del simposio, e ha detto ai partecipanti che l’evento deve essere più che “solo parole”.

Ha parlato del continuo impegno della Chiesa avventista negli aiuti per alleviare la sofferenza dei rifugiati e del “portafoglio di servizi” della denominazione, tra cui l’attenzione per l’assistenza sanitaria, la rete mondiale di istruzione e il lavoro umanitario dell’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) nel mondo.

Deumanizzazione
Sana Mustafa
, rifugiata siriana, ha tenuto un’appassionata presentazione, introducendo un tema che è stato ripetuto dagli oratori durante la giornata: il pericolo di “deumanizzare” i rifugiati e migranti. S. Mustafa, separata dalla sua famiglia fuggita dalla guerra in Siria, ha imparato sulla propria pelle quanto possa essere disorientante e impersonale l’esperienza dei rifugiati. “Per favore, considerate i rifugiati come individui, non come ‘complicazioni’ o ‘problemi sociali’”, ha chiesto.

La donna ha anche fatto notare come le notizie in Occidente raccontano raramente storie dal punto di vista dei singoli migranti o rifugiati, ma tendono a concentrarsi sulle sfide sociali che i nuovi arrivati rappresentano per la comunità. Le organizzazioni religiose possono svolgere un ruolo chiave nella lotta contro il pregiudizio e la discriminazione, educare i cittadini dei Paesi ospitanti sui traumi subiti dagli sfollati e aiutare le persone ad aprire il cuore all’accoglienza.

Per Jonathan Duffy, presidente di Adra International (anch’essa co-sponsorizzatrice dell’evento), le organizzazioni umanitarie legate a una religione sono spesso partner di valore per i gruppi che lavorano con i migranti e i rifugiati.
“La fede ha un ruolo importante nella vita di molte persone e quindi nei momenti di difficoltà, si rivolgono ad essa”, ha affermato J. Duffy che ha citato un caso del 2016 in cui 5.000 persone si erano rifugiate in un complesso avventista nel Sudan del Sud quando le violenze imperversavano nella regione. Adra aveva fornito cibo, acqua pulita e assistenza sanitaria di emergenza a uomini, donne e bambini che si erano riversati nella struttura.

Ruolo importante delle organizzazioni religiose
Il simposio si è svolto nel contesto delle continue discussioni in sede Onu sulla situazione dei migranti e dei rifugiati. È la quarta volta che la Chiesa avventista contribuisce a riunire gruppi di fede con rappresentanti della comunità internazionale presso le Nazioni Unite per discutere questioni globali significative. Gli eventi precedenti hanno affrontato temi quali l’essere portatori di pace e l’estremismo religioso.

Relatore finale è stato Azza Karam, Senior Advisor per la cultura e lo sviluppo sociale presso il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, e partner fondamentale nell’organizzazione dell’incontro. Nel suo intervento ha evidenziato alcuni dei temi emersi nel corso della giornata e ritenuto chiaro che le organizzazioni religiose hanno ruoli diversi e critici da svolgere verso gli immigrati e i rifugiati.

Ha poi affermato che negli ultimi quattro anni la serie di simposi ha dato vita a un “viaggio di comunicazione e collaborazione” unico tra gruppi religiosi, organizzazioni non governative e la comunità internazionale. Per Diop, i simposi delle Nazioni Unite sono stati un’opportunità senza precedenti per il contributo degli avventisti al discorso pubblico. Un quinto incontro è già in preparazione e si terrà a gennaio del prossimo anno.

“Come avventisti, offriamo prospettive fondate su valori biblici e plasmate dalla nostra convinzione che ogni essere umano è stato dotato dal Creatore di infinito valore e dignità”, ha concluso Diop.

Tra i numerosi relatori del simposio vi erano: Adama Dieng, Special Advisor del Segretario generale dell’Onu per la prevenzione del genocidio; Afe Adogame, Maxwell M. Upson Professor of Christianity and Religious Studies alla Princeton Divinity School; Liberato C. Bautista, Vice segretario generale delle Nazioni Unite e per gli affari internazionali della United Methodist Church; Rudelmar Bueno de Faria, segretario generale della coalizione umanitaria Act Alliance; Jason Cone, direttore esecutivo di Medici senza frontiere negli Stati Uniti; Elizabeta Kitanovic, segretario esecutivo per i diritti umani della Conferenza delle Chiese europee a Bruxelles; e Martin Mauthe-Kater, consigliere per la migrazione e lo sviluppo sostenibile presso la delegazione dell’Unione europea alle Nazioni Unite.

Altri co-promotori del simposio sono: Act Alliance, Unicef, Ufficio delle Nazioni Unite sulla prevenzione del genocidio e la responsabilità di proteggere, Inter-Agency Task Force delle Nazioni Unite per l’impegno con organizzazioni religiose.

(Fonte: Bettina Krause, Adventist News Network)

 

I leader avventisti chiedono cooperazione internazionale per porre fine agli abusi sui rifugiati in Libia

I leader avventisti chiedono cooperazione internazionale per porre fine agli abusi sui rifugiati in Libia

La Chiesa condanna ogni forma di schiavitù e la tratta di esseri umani.

Ann/Notizie Avventiste – Il recente video della Cnn, sul mercato degli schiavi in Libia, ha focalizzato l’attenzione internazionale su quella che fino ad oggi era una tragedia dei diritti umani in gran parte non pubblicizzata.

“Ciò che questo video rivela è lo sfruttamento scioccante e spietato di esseri umani vulnerabili, di rifugiati che cercano disperatamente di fuggire dalla povertà e dalla violenza”, ha affermato Nelu Burcea, responsabile dei rapporti della Chiesa avventista con le Nazioni Unite e direttore associato del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa (Aplr) a livello mondiale.

“La nostra Chiesa” ha aggiunto “si unisce a coloro che chiedono un’azione internazionale coordinata per porre fine a questo immenso disastro dei diritti umani in Africa del nord”.

Secondo Burcea, il commercio di schiavi in Libia rappresenta solo una parte di un quadro molto più ampio di abusi sui profughi africani. La posizione geografica del Paese, separato dall’Italia dal Mar Mediterraneo, lo rende un importante punto di transito per i rifugiati africani che cercano di entrare in Europa. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) delle Nazioni Unite stima che, negli ultimi tre anni, circa 450.000 persone abbiano cercato di attraversare il mare dalla Libia verso l’Europa.

Tuttavia, con l’aumento degli impegni europei per porre fine al traffico di esseri umani e respingere i barconi dei migranti, un numero crescente di rifugiati si ritrova intrappolato nei centri di detenzione della Libia e in campi profughi improvvisati. I rapporti su queste strutture parlano di peggioramento delle condizioni di vita, scarsa organizzazione e illegalità. Ad aggravare la situazione, varie milizie locali e gruppi tribali cercano di sfruttare le persone intrappolate in Libia, che non hanno i mezzi per continuare il viaggio verso l’Europa come rifugiati, o per tornare nel loro Paese d’origine.

La scorsa settimana, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha tenuto una riunione straordinaria sui migranti e ha promesso di intensificare gli impegni per porre fine all’abuso dei rifugiati in Libia. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha affermato che questo commercio di esseri umani non ha “posto nel XXI secolo”.

Rick McEdward, presidente della Chiesa avventista in Medio Oriente e Africa del nord, pur ricordando che la recente storia della Libia è stata difficile, con tanti morti causati dalla guerra civile, ha definito una “orribile violazione dei diritti umani fondamentali” il trattamento dei rifugiati documentato nel video.

“Non dobbiamo permettere a sistemi umani corrotti di distruggere le persone e trattarle come merce di scambio”, ha affermato McEdward, “Come Chiesa, aggiungiamo la nostra voce per incoraggiare tutti i leader politici, del commercio e religiosi a unirsi con le parole e con le azioni per proteggere la dignità attribuita da Dio a ogni individuo. Dobbiamo insieme condannare la pratica degli abusi, della schiavitù e di tutte le altre forme di tratta di esseri umani”.

Ganoune Diop, direttore Aplr della Chiesa avventista mondiale, ha ribadito che la denominazione  globale è impegnata nella difesa del diritto di ogni persona di essere trattata con dignità e rispetto. “Come avventisti, crediamo che ogni essere umano porti il marchio sacro del suo Creatore ed è intriso di valore infinito. Continueremo quindi a parlare nelle sedi più importanti contro gli abusi su profughi e migranti”.

Il dipartimento Aplr della Chiesa avventista affronterà questo tema presso le Nazioni Unite il 22 gennaio del 2018. Sarà infatti uno dei promotori del quarto simposio annuale sul ruolo delle religioni e delle organizzazioni religiose negli affari internazionali. Il tema di questo evento, che si svolgerà presso l’Onu a New York, sarà “Perspectives on Migration: Displacement and Marginalization, Inclusion and Justice” (Prospettive sulla migrazione: spostamento e marginalizzazione, inclusione e giustizia). La Chiesa avventista è uno dei quattro principali organizzatori di questa serie di simposi che riuniscono altre organizzazioni non governative, funzionari delle Nazioni Unite e leader religiosi, per trovare modi in cui i gruppi religiosi possono collaborare con le entità internazionali  e promuovere un mondo più pacifico e sicuro.

(Immagine: Getty Images)

 

Lampedusa e Castel Volturno in un video sui rifugiati della Divisione sudamericana

Lampedusa e Castel Volturno in un video sui rifugiati della Divisione sudamericana


Maol
– In una notizia pubblicata sul sito adventistas.org, si parla delle attività che Adra svolge per i rifugiati in Europa e Asia. La massa di persone in fuga dai loro Paesi è enorme. Le statistiche dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) evidenziano che, nel mondo, una persona su 113 è un rifugiato, uno sfollato o un richiedente asilo.

Secondo un recente rapporto dell’Unhcr, «il fenomeno delle migrazioni forzate causate da guerra, violenze e persecuzioni in tutto il mondo ha raggiunto nel 2016 il livello più alto mai registrato».

Il Global Trends 2016 «afferma che alla fine del 2016 le persone costrette ad abbandonare le proprie case in tutto il mondo sono 65,6 milioni, circa 300.000 in più rispetto all’anno precedente. Questo dato rappresenta un numero enorme di persone che necessitano di protezione in tutto il mondo».

Il numero di rifugiati, 22,5 milioni, è definito dall’Unhcr il più alto di tutti i tempi.

Per questo, organizzazioni umanitarie come Adra (Agenzia avventista per lo Sviluppo e il Soccorso) e altri ministeri avventisti di sostegno hanno intensificato i loro interventi per fare la differenza nella vita di quelle persone. Un video di Adventist News Network (Ann) presenta l’attività in corso a Lampedusa e Castel Volturno, in Italia; a Erbil, in Iraq; e a Oinofyta, in Grecia.

Il video, in spagnolo, è presentato da William Costa jr, direttore delle Comunicazioni presso la Chiesa mondiale. Dal minuto 0,48 al minuto 2,55 si parla di Lampedusa e Castel Volturno. Segue la notizia del premio ricevuto da Adra Romania per la sua attività a favore dei migranti e poi tutte le altre news.

 

La missione nell’era dei rifugiati e dei migranti

La missione nell’era dei rifugiati e dei migranti


Un convegno della Andrews University affronta questo importante tema.

ARnews/Notizie Avventiste – Circa 300 persone hanno partecipato al convegno “La missione nell’era dei rifugiati e dei migranti”, tenutosi a metà settembre presso la Andrews University, istituzione avventista del Michigan (Usa), e organizzata dal dipartimento di missione globale del Seminario teologico dell’università e da altre entità avventiste nordamericane.

“Abbiamo scelto il tema molto attuale dei migranti e dei rifugiati perché è una problematica missiologica, politica, economica… Tutti noi viviamo in un contesto politico, ma il nostro compito di cristiani è quello di offrire aiuto ai rifugiati e ai migranti che arrivano sulle nostre coste, così come ha fatto Cristo”, ha dichiarato Gorden Doss, organizzatore principale dell’evento e docente di missione globale alla Andrews.

Numerosi relatori, arrivati da varie località e con diversi background, hanno parlato in plenaria o nei 42 seminari in gruppi.

Sung Kwon, direttore di Acs (Adventist Community Services) nella Regione nordamericana (Nad) della denominazione, ha chiesto all’intera chiesa di guardare oltre la politica sull’affluenza di migranti e rifugiati, per essere una comunità missionaria che opera attivamente nella società, senza ipocrisia. Ha sottolineato la necessità della tempestività e dell’affidabilità nella risposta ai problemi. “Non è la chiesa di Dio ad avere una missione”, ha affermato, “È il Dio della missione che ha una chiesa”.

Umanizzare i rifugiati
Gabriela Phillips, coordinatrice delle Relazioni avventiste con i musulmani presso la Nad, ha sottolineato la necessità di ridare dignità ai rifugiati e di ascoltare le loro voci nella confusione della loro migrazione. Un giorno, un suo amico rifugiato le ha chiesto: “In che momento diventiamo di nuovo persone normali?” Questa domanda esprime la necessità dei rifugiati di essere ascoltati e accolti in modi che favoriscano la normalità, l’indipendenza e la dignità umana.

Ha poi chiesto alla Chiesa di “ri-umanizzare le persone senza volto che sono dietro le etichette socioeconomiche”, riconoscendo che siamo stati creati a immagine di Dio e abbiamo la capacità di essere razionali, amorevoli, premurosi e di creare legami spirituali con gli altri.

“Amiamoli. Questa è la cosa più grande”, ha affermato Will James, pastore di una delle chiese avventiste di San Diego, in California, “I rifugiati sono soli, sperduti, non hanno amici, non sanno cosa fare, dove andare, come funziona il sistema. Hanno bisogno di qualcuno che li ami per quello che sono e li aiuti, qualunque siano le loro esigenze”.

James ha ricevuto i ringraziamenti da Shirley e Jerry Finneman, della chiesa avventista di Battle Creek, in Michigan, per averli motivati a lavorare a favore dei rifugiati della loro comunità. Ora la chiesa ospita un centro inter-denominazionale che collabora con diverse organizzazioni locali per offrire corsi di inglese, di canto, di giardinaggio e coltivazione di orti pubblici e altre attività per i rifugiati.

Il convegno non è stato solo teorico, ma anche pratico. Un periodo è stato dedicato da partecipanti e studenti della Andrews a riempire numerosi zaini per i bambini rifugiati siriani.

Una storia di vita
Tra gli ospiti era presente Mariela Shaker, che nel 2015 ha ricevuto il premio “Champion of Change for World Refugees” dal presidente Barack Obama. La giovane ha raccontato la sua storia di rifugiata siriana. Era all’Università di Aleppo per ricevere la laurea, quando l’ateneo fu bombardato e 82 studenti morirono. Trascorse i successivi sei mesi correndo sotto le bombe e i colpi di mortaio per trovare un accesso a Internet funzionante e poter inviare la sua candidatura alle università degli Stati Uniti. Fortunatamente un musulmano dell’Arabia Saudita l’aiutò a frequentare il Monmouth College, in Illinois.

“Vivo in constante paura per la mia famiglia e i miei amici che lottano ancora per sopravvivere ad Aleppo, e non hanno il necessario per vivere. Ogni giorno, mi chiedo se domani saranno vivi e se un giorno potremo tornare insieme”, ha affermato Shaker.

Ha poi chiesto di guardare i rifugiati non come fardelli, ma come persone sfollate che hanno bisogno di una seconda opportunità. “In Siria ci sono molte persone di talento, ma la vita nel Paese è veramente impossibile; lì vivono l’orrore e rischiano la morte ogni giorno”, ha continuato, “La Siria ha bisogno di aiuto. Dobbiamo ascoltare di nuovo il suono della musica, al di sopra delle armi”.

Una standing ovation ha accolto la storia di Shaker e i partecipanti hanno pregato per lei in arabo e inglese.

Si è anche parlato della necessità di vedere il rifugiato o la questione degli immigrati da una prospettiva biblica e non solo da un punto di vista politico, economico o legale. “Non cominciate dallo status giuridico di un immigrato, ma dal fatto che è una persona”, ha affermato Daniel Carroll, del Wheaton College Graduate School in Illinois.

La Bibbia è piena di esempi di migrazione. Tramite la vita di personaggi come Giuseppe, Mosè, Giacobbe, Ruth e tanti altri, vediamo che Dio opera attraverso la migrazione delle persone. “I modelli migratori del mondo fanno parte del movimento e della missione di Dio che ci ha chiamati a svolgere un ministero in mezzo a loro”, ha concluso Carroll.

Definizione e dichiarazione
Dean Coridan, presidente della Federazione delle chiese avventiste di Iowa e Missouri, ha chiarito la differenza tra migranti e rifugiati. “È un errore accorpare migranti e rifugiati. Gli immigrati hanno il desiderio di venire in questo Paese. I rifugiati sono qui perché non possono vivere nel loro Paese a causa della persecuzione o delle guerre civili”, ha spiegato, sottolineando anche che essere immigrato o rifugiato non dovrebbe influire sul modo in cui dobbiamo trattali. “Entrambi i gruppi hanno bisogno e la chiesa può aiutarli come fratelli e sorelle in Cristo”, ha concluso.

Come atto finale, è stata votata la seguente dichiarazione ufficiale:
“I partecipanti al convegno condividono la profonda convinzione che svolgere un ministero in favore dei rifugiati e dei immigrati sia un elemento fondamentale della missione della chiesa. Crediamo che il ministero tra i rifugiati debba far parte dell’impegno delle chiese locali nei confronti della missione. Pertanto, raccomandiamo azioni adeguate per migliorare la cooperazione avventista con altre organizzazioni e sviluppare i ministeri per i rifugiati e i migranti all’interno della chiesa”.

(Foto: Clarissa Clarbungco e Shiekainah Decano)

Io sto con i rifugiati

Io sto con i rifugiati




Il tema dei rifugiati oggi è certamente all’ordine del giorno.
Le prime pagine dei giornali di tutto il mondo dedicano uno spazio al fenomeno che invade la nostra vita quotidiana, e certamente ha un senso.
Tra accordi governativi e decreti legislativi, l’attenzione rivolta ai rifugiati sta diventando sempre più importante.
Anche ADRA Italia sta lavorando in questo settore.
Un reportage da Lampedusa a Castel Volturno con l’operatore di Hope Channel Italia, Paolo Mariotti.

La missione nell’era dei rifugiati e dei migranti

Dichiarazione di Adra per la Giornata mondiale del rifugiato 2017

Mentre il 20 giugno si ricordano i rifugiati, oltre 65 milioni di persone nel mondo continuano a vivere fuori dalle loro case, nei centri di accoglienza e nei campi profughi.

EudNews/Notizie Avventiste – L’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) difende da decenni i diritti e la dignità delle persone in fuga da guerre e persecuzioni: uomini, donne e bambini di tutte le fedi, etnie e nazionalità, che sono sopravvissuti a indicibili difficoltà, orrori e lutti.

Nel 2016 più di 1,5 milioni di rifugiati, sfollati e apolidi, in circa 40 Paesi, hanno ricevuto riparo, cibo, acqua potabile, prodotti per l’igiene, accesso all’istruzione, supporto psicosociale e altri servizi attraverso Adra, come parte della missione della chiesa di amare e aiutare i più vulnerabili.

Il 20 giugno, nella Giornata mondiale del rifugiato, oltre 65 milioni di persone nel mondo continuano a essere profughe, secondo l’Unhcr. Circa 22,5 milioni di esse sono rifugiati. Per Adra, questi numeri significano una cosa sola: non possiamo permetterci di esitare nell’aiutare le persone che fuggono da conflitti, persecuzioni e disastri.

“In questo momento di assoluta necessità”, afferma l’agenzia umanitaria avventista in una dichiarazione, “esortiamo le nazioni che hanno già risposto a espandere i programmi di reinsediamento dei rifugiati e di contribuire finanziariamente agli impegni globali per i rifugiati. Incoraggiamo tutti i Paesi a continuare a lavorare insieme per difendere i diritti e la dignità dei rifugiati in ogni parte del mondo. Rivolgiamo questo appello in un momento in cui i rifugiati e gli altri immigrati sono sempre più oggetto di manifestazioni di odio e atti di crudeltà a causa della loro religione, etnia o nazionalità.

Oggi Adra riafferma il suo impegno ad accogliere e aiutare i bisognosi. Non saremo guidati dall’opportunismo politico o dall’opinione pubblica, invece seguiremo la nostra fede e la nostra coscienza, che consideriamo al di sopra tutto. Quando incontriamo un rifugiato, vediamo un essere umano pieno di speranze, sogni e potenzialità inutilizzate. Ogni uomo e donna ha valore, perché figlio e figlia di Dio.

In un tempo di emergenza senza precedenti, è imperativo che siamo uniti, non nell’odio e nella paura, ma nell’amore e nella compassione, per lavorare insieme e porre fine alle sofferenze umane nel mondo.

Adra ringrazia i numerosi sostenitori – donatori individuali, chiese, volontari, organizzazioni senza fini di lucro e partner governativi – che lavorano al nostro fianco ogni giorno per assicurare a quanti sono costretti a fuggire dalle loro case, di poter vivere nuovamente un’esistenza sicura, pacifica e integrata”.

Per ulteriori informazioni su come aiutare i rifugiati nel mondo, visita il sito ADRA.org/refugees.

 

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