Siamo alla seconda tappa del percorso immaginato dallo psicologo e psichiatra Giovanni Varrasi, che ci offre un secondo consiglio di viaggio.
Ci dice , almeno per una volta, per gioco o per un esercizio, di cambiare la postazione da cui vediamo e sentiamo la realtà.
Se ci sentiamo sotto, proviamo a immaginarci sopra, se siamo impegnati in uno scambio serrato, facciamo un passo di lato, se siamo troppo lontani e vediamo poco, avviciniamoci, o al contrario, allontaniamoci per vedere meglio.
Prendiamo come stimolo i consigli ( quelli buoni) degli altri, anche scritti su libri importanti.
Ogni viaggio ( e ogni vita) sono irripetibili e non sono segnati in anticipo sul libro del destino.
Il viaggio lo facciamo noi e, se le circostanze, la famiglia, il potere, ci hanno messo in un luogo scomodo, dobbiamo dedicare tempo e fatica per trovare un luogo migliore. Niente a che fare con l’ideale, che troppo spesso, invece di aiutarci, ci fa immaginare un sistema di valori troppo elevato che, in fondo, ci danneggia, perché ci impedisce di provare profondo rispetto per i nostri sforzi umani di procedere e migliorare.

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