Secondo Jan Assmann, professore emerito di Egittologia ad Heidelberg, professore onorario di Teoria delle religioni presso l’Università di Costanza, il libro biblico dell’Esodo, al quale dedica l’importante volume intitolato Esodo (Adelphi), «costituisce una svolta paragonabile solo ai grandi salti evolutivi che conducono all’uomo attuale come la scrittura e la formazione degli Stati: la svolta dal politeismo al monoteismo» (…) Il racconto biblico articolato in tre parti — la storia della liberazione di Israele dall’oppressione egizia, quella del patto che Dio propone al suo popolo, infine la Terra Promessa e la creazione del Tempio — è anche il simbolo, più che mai vivo, di ogni azione con la quale l’uomo getta tutto alle sue spalle, si sveglia, abbandona il passato «per qualcosa di nuovo, di totalmente altro». L’Egitto rappresenta anche l’esilio da noi stessi, il mondo terrestre nel quale gli uomini vivono da «stranieri» e patiscono un’oppressione che li schiaccia. La partenza dall’Egitto è anche una partenza interiore. Come quella di Abramo, che al richiamo di Dio rispose «Eccomi!» e, non sapendo per dove, si mise in viaggio (dal Corriere della Sera dell’8 agosto 2023, articolo di Giorgio Montefoschi dal titolo "Esodo, il mito diventa fede").

Claudio Coppini e Roberto Vacca ne parlano con il pastore avventista Nino Plano.

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