Siamo nel pieno della calura estiva, e in carcere si soffre e si muore. Come di consueto, questo è il periodo in cui nella vita quotidiana aumentano i malori, si acuiscono le patologie e si verificano più suicidi. Nei penitenziari, i problemi si amplificano, soprattutto con le attuali condizioni strutturali e il sempre più evidente sovraffollamento.

L’ultima morte quella di un detenuto di 44 anni che si è impiccato ieri nel carcere di Torino, all’interno della sua cella. Circa un mese fa era stato dimesso dalla Sezione Psichiatra VII Padiglione A e, successivamente trasferito al padiglione B, XI Sezione. Sempre ieri è da registrare la morte, la cui causa è ancora da accertare, ma molto probabilmente dovuta a un infarto, di Giuseppe Petrella, un cinquantunenne recluso nel carcere di Benevento che avrebbe finito di scontare la pena a ottobre. Tuttavia, due giorni prima, nel carcere di Poggioreale, era morto un giovane algerino di soli 24 anni, le cui cause sono ancora da stabilire. Dall’inizio dell’anno, abbiamo raggiunto quota 33 suicidi, con un totale di oltre 68 decessi in carcere (da un articolo di Damiano Aliprandi dal titolo Il tragico costo dell’estate in carcere: malori, patologie e suicidi” apparso sul periodico Ristretti Orizzonti).

Claudio Coppini e Roberto Vacca hanno parlato di questa situazione di “crisi nella crisi” del pianeta carcere con Giuseppe la Pietra, coordinatore delle attività formative in carcere dell’ente di formazione Cefal-Emilia Romagna  e membro del coordinamento della pastorale carceraria della Diocesi di Parma.

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