Il pastore avventista tirocinante Nicolò D’Elia ci guida nel commento di Giovanni 8,1-11: «Gesù andò al monte degli Ulivi. All'alba tornò nel tempio, e tutto il popolo andò da lui; ed egli, sedutosi, li istruiva. Allora gli scribi e i farisei condussero una donna colta in adulterio; e, fattala stare in mezzo, gli dissero: “Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?”. Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra. E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, si alzò e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E, chinatosi di nuovo, scriveva in terra. Essi, udito ciò, uscirono a uno a uno, cominciando dai più vecchi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo. Gesù, alzatosi, le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neppure io ti condanno; va' e da ora in poi non peccare più”». Cosa ci insegna questo episodio in merito all’atteggiamento di Gesù nei nostri confronti? E in che modo possiamo imparare a guardare il prossimo con amore?

Intervista a cura di Alessia Calvagno.

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