A partire da un libro di Alvin J. Schmidt, esaminiamo alcuni cruciali cambiamenti messi in moto dalla religione cristiana.

Bruce Manners “Imagine there’s no heaven… and no religion too” (“Immagina che non ci sia il cielo… e nemmeno alcuna religione"), cantava John Lennon. L’implicazione è che il mondo sarebbe un posto migliore senza di essa. Obiezione. Il cristianesimo ha cambiato il mondo in maniera radicale e positiva.

Senza il cristianesimo forse non avremmo mai sentito parlare di John Lennon, in particolare se fosse stato un povero menestrello itinerante, probabilmente sconosciuto al di fuori del suo locale. Senza il cristianesimo saremmo in un mondo privo di quelle libertà individuali ampiamente diffuse; senza ospedali, enti di beneficenza organizzati e senza progresso scientifico (per Lennon niente chitarre elettriche, sistemi audio, radio o televisione).

Limitare l’impatto del cristianesimo a una sorta di esperienza religiosa mistica e personale significa fraintendere gli ultimi 2000 anni di storia umana. La vita e gli insegnamenti di Gesù hanno rivoluzionato il pensiero su Dio, ma hanno anche rivoluzionato il pensiero sul nostro mondo. Un recente promemoria dell’impatto del cristianesimo arriva con il libro intitolato How Christianity Changed the World (Come il cristianesimo ha cambiato il mondo) di Alvin J. Schmidt. Nel testo, l’autore elenca 15 cambiamenti avviati dalla religione cristiana. Ne citiamo solo quattro.

Progresso scientifico 
Per i primi 1200 anni del cristianesimo, il progresso scientifico fu limitato dall’accettazione generale del pensiero greco (di Aristotele) in due modi. Aristotele insegnò che la conoscenza arrivava attraverso un processo deduttivo della mente, non tramite la sperimentazione, e sosteneva una visione del mondo panteistica, con gli dèi che controllano la natura e l’universo.

Il cristianesimo, e l’ebraismo insegnano che c’è un solo Dio, un essere razionale. Gli umani, fatti a immagine di Dio, non potrebbero anch’essi adottare un processo razionale per indagare sul mondo in cui vivono?

Questo ha portato Roberto Grossatesta, vescovo francescano e primo cancelliere dell’Università di Oxford nel XIII secolo, a proporre un metodo induttivo e sperimentale per l’indagine scientifica che non fu accettato facilmente perché, mentre i cristiani sostenevano che Dio era il Creatore ed era distinto dalla creazione, i più lo consideravano ancora coinvolto nella natura in modo praticamente panteistico.

Quasi 300 anni dopo, quando Francesco Bacone iniziò a registrare i risultati dei suoi esperimenti, la metodologia scientifica cominciò a essere accettata più ampiamente. Bacone era un devoto cristiano che dedicava tempo alla teologia e scriveva sui Salmi e sulla preghiera.

Durante quel periodo, i principali scienziati occidentali spiegavano le loro ragioni in termini religiosi. Fu solo più tardi, nel XVIII secolo, che la scienza iniziò a procedere senza il presupposto di Dio.

Libertà per le donne 
Al tempo di Gesù, le donne avevano pochi diritti. La donna ateniese media aveva lo status sociale di schiava. Le donne romane avevano più libertà, ma nessuno dei diritti dei cittadini maschi. Alle donne ebree non era permesso parlare in pubblico o partecipare pienamente alla sinagoga o ai servizi del tempio.

Sebbene né Gesù né gli apostoli abbiano promosso un movimento femminile, il messaggio che hanno presentato ha avuto effetti rivoluzionari sulla loro vita. I primi cristiani ammisero le donne nella chiesa, ed esse divennero a loro volta ardenti evangeliste per la causa. Crisostomo (IV secolo) scrisse: "Le donne di quei giorni [della chiesa primitiva] erano più attive degli uomini".

Tutto questo durò circa 200 anni, fino a quando le pratiche precedenti tornarono a infiltrarsi nella chiesa, ma ci furono ancora alcuni cambiamenti duraturi e significativi. Mezzo secolo dopo la legalizzazione del cristianesimo nell’Impero romano (313 d.C.), l’imperatore Valentiniano I abrogò la millenaria legge sulla patria potestas che garantiva a mariti e a padri il potere di vita e di morte sulle loro mogli e sulla famiglia.

Le donne cristiane si sposavano più tardi delle altre (che potevano diventare mogli ad appena 11 o 12 anni) e avevano la libertà di scegliere il marito. Con il tempo queste facoltà hanno preso piede e ora fanno parte della nostra cultura occidentale.

Libertà per gli schiavi 
L’abolizione della schiavitù, nel 1833, nell’Impero britannico ne determinò la fine nel mondo occidentale. Il leader di questo movimento abolizionista, William Wilberforce, a capo di un gruppo di attivi parlamentari cristiani, ha ringraziato Dio per quella vittoria. In Africa, il missionario ed esploratore cristiano David Livingstone ha lavorato instancabilmente per porre fine al commercio umano da parte di tutte le nazioni.

Ciò che è meno noto è che, in Inghilterra, la schiavitù tornò in auge nel XVII secolo dopo essere stata bandita da un consiglio ecclesiastico a Londra, nel 1102.

I primi cristiani non avevano dubbi sulla schiavitù. Dopo tutto, l’apostolo Paolo dichiarò che: " Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù" (Galati 3:28). I cristiani interagivano con gli schiavi come facevano con coloro che erano liberi. Si incontravano alla stessa tavola comunitaria.

Era un’epoca in cui circa il 75% della popolazione ateniese, e più della metà di quella romana, era ridotta in schiavitù. I Romani trattavano con disprezzo gli schiavi. Per quanto riguarda i Greci, Aristotele descriveva uno schiavo come uno "strumento vivente, proprio come uno strumento è uno schiavo inanimato". In molti casi, i primi cristiani liberarono gli schiavi, a volte in presenza di un vescovo. Quanti fossero non si sa, ma sono menzionati individui che ne liberarono fino a ottomila, un atto che non era sempre legale e a volte si rischiava la pena di morte. Crisostomo predicò che quando Gesù venne annullò la schiavitù.

Purtroppo, il cristianesimo non è sempre rimasto fermo su questa convinzione. Personaggi come Wilberforce avviarono il movimento moderno contro il male della schiavitù.

Assistenza sanitaria 
La compassione umana, specialmente per i malati e i morenti, era rara tra i Greci e i Romani del primo secolo. "Il vecchio mondo romano era un mondo senza carità" osserva lo storico Philip Schaff. C’era ben poco che assomigliasse a un ospedale, e certamente non era un servizio rivolto alla popolazione in generale. Tra i cristiani motivati dagli insegnamenti di Gesù c’era chi si prendeva cura dei malati con la promessa della vita dopo la morte; il cielo, se preferite.

Dionigio, un vescovo del III secolo, descrive una piaga alessandrina in cui i "pagani" abbandonavano i malati moribondi in strada, per poi lasciarli privi di sepoltura quando spiravano. Al contrario, Dionigio racconta a proposito dei cristiani che visitavano i malati, li curavano e morivano persino "gioiosamente" durante questo servizio. Si trattava di un lavoro pericoloso, non solo per la minaccia della malattia. Benigno di Digione (II secolo) fu giustiziato perché osava curare i bambini storpi e deformi, e i piccoli che aveva salvato dalla morte dopo aborti falliti e l’abbandono.

Le frequenti persecuzioni dei cristiani nei primi tre secoli limitarono il soccorso che essi potevano offrire ai malati. Pochi anni dopo l’adozione ufficiale del cristianesimo in seno all’Impero romano, in occasione del Concilio di Nicea (325 d.C.) i padri della chiesa stabilirono che le città con una cattedrale avrebbero dovuto istituire un ospizio.

Il primo vero ospedale fu costruito a Cesarea di Cappadocia (in Asia Minore) nel 369 d.C.

I musulmani arabi edificarono i primi ospedali, al di fuori dell’area cristiana, solo 400 anni dopo.

Due interrogativi 
Primo:
tutto quanto abbiamo visto sopra non avrebbe potuto svilupparsi grazie a menti propositive e riflessive capaci di elaborare concetti nuovi e implementare politiche umane? Forse, ma non lo hanno fatto. Il cristianesimo ha fornito la filosofia e la motivazione necessarie per farle prosperare.

Secondo: il cristianesimo non ha avuto anche un impatto negativo? Purtroppo, e troppo spesso, sì. Non occorre elencare i danni passati o presenti. Ognuno di questi illustra cosa succede quando i discepoli di Cristo non lo seguono nell’intenzione, nell’azione, o in entrambi gli aspetti. È tragico, ma non nega l’enorme onda di bene che ha generato il cristianesimo.

"Immagina che non ci sia il cielo… e nemmeno alcuna religione", auspica Lennon. Se il suo desiderio si fosse avverato e il cristianesimo non fosse mai sorto, il nostro mondo sarebbe stato un posto più buio.

Provate a immaginarlo.

(Bruce Manners è pastore emerito ed ex direttore dell’edizione australiana e neozelandese di Signs of the Times. Una versione di questo articolo è apparsa per la prima volta sul sito web Signs of the Times Australia/New Zealand ed è ripubblicata dietro autorizzazione).

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio] 

 

 

 

 

 

 

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