Al di là della promessa di un premio o di una punizione, il grande annuncio cristiano è la resurrezione, la vita eterna, la partecipazione alla vita stessa di Dio. "Dio si è fatto uomo perché l'uomo diventi Dio", recita l'adagio della fede cristiana.

Ma oggi i cristiani su questa speranza sono esitanti, muti, "non sanno cosa dire", non tanto per il linguaggio ma per la mancanza di fede e di speranza. Sì, proprio la mancanza di fede impedisce di parlare dell'aldilà, e così la gente si chiede smarrita: "Che ci sarà nell'aldilà?".

Sembra che per le Chiese le parole di Gesù stesso, non più ripetute, destino imbarazzo nel pronunciarle. Ma se esse non annunciano la speranza oltre la morte che cosa annunciano? L'etica? Anche gli umani sanno ricercarla e indicarla! La giustizia sociale? Ma per questo non c'è bisogno da parte della religione, che tra l'altro fino a ieri ha spesso ostacolato le lotte per la giustizia e la libertà.

Ciò che attendiamo di ascoltare ancora è la promessa che la morte non ha l'ultima parola, che l'amore che viviamo vince la morte, che le nostre storie e i nostri amori non possono finire nel nulla.

Questa speranza cristiana non è né certezza, né conoscenza o sapere, ma può essere convinzione per noi fragili e mortali, che da stranieri sulla terra, mentre scende la sera, dobbiamo camminare insieme con il fuoco della speranza che arde nel cuore e che promette che il cammino non finirà nel nulla (da Repubblica del 15-08-2022, "Ferragosto e le nostre domande sull'aldilà" di Enzo Bianchi).

Nel corso della diretta RVS del 16 agosto 2022, Claudio Coppini e Roberto Vacca hanno intervistato su questi temi il pastore avventista Michele Abiusi.

Condividi

Articoli recenti