Lou, la donna senza rimpianti
31 Luglio 2023

Dalla Cina arriva una testimonianza d’amore e di altruismo. La storia di Lou, mamma adottiva di tanti bimbi trovati abbandonati nella spazzatura.

Andrea Irimia – Da fuori, qualsiasi sacrificio è difficile da capire. Ma è ancora più arduo comprendere come il sacrificio possa rappresentare una scelta che dona gioia a chi lo compie. Le persone da includere più facilmente in questa categoria sono, certamente, le madri. Per loro, i sacrifici non sembrano mai troppi o troppo pesanti. Ancora più sorprendenti sono quelle madri che crescono i figli non voluti di altri e li amano tanto quanto i propri. Una di loro è Lou Xiaoying. Questa semplice donna cinese ha scelto di salvare ciò che altri avevano abbandonato.

Lou e suo marito, Li Zin, si sono sempre guadagnati da vivere riciclando i rifiuti e l’esistenza non è mai stata facile per loro. Dall’alba al tramonto, perlustravano le strade della provincia di Zhejiang, un’area rurale della Cina orientale, alla ricerca di spazzatura da vendere. Nel 1972, Lou trovò nei cassonetti qualcosa che di certo non doveva essere lì: una bambina. Era seduta in cima alla spazzatura, abbandonata. Lou non poteva lasciarla lì a morire, quindi la portò a casa. Non fu facile per lei allevarla, ma la gioia superò le difficoltà. Scoprì che amava prendersi cura dei bambini. E poiché li amava, non voleva fermarsi a uno solo.

Nel 1979, lo Stato cinese approvò una legge che cambiò radicalmente la vita di Lou, di Li Zin e di milioni di cinesi. Per arginare la crescita della popolazione, lo Stato vietò alle famiglie di avere più di un figlio. Nel corso degli anni, sebbene la legge avesse molte eccezioni, tra cui consentire un secondo figlio se il primo era una femmina – come avvenne in quasi la metà delle famiglie cinesi – l’impatto fu devastante. Si stima che più di 400 milioni di nascite siano state prevenute grazie alla politica, mentre il numero di bambini uccisi o abbandonati è sottostimato.

Lou trovò altri bambini nella spazzatura. Era difficile per lei capire come qualcuno potesse compiere un gesto del genere, ma scelse di non giudicare. Portava i piccoli a casa e li cresceva come meglio poteva, nonostante il suo stato di povertà. La maggior parte dei bambini erano femmine, abbandonate dai genitori per la possibilità di un erede maschio. Nel frattempo, Lou ebbe una figlia sua e la casa, già minuscola, diventò troppo piccola.

Quando arrivò il suo quarto figlio salvato, Lou si rese conto di non poter allevare tutti i bambini che avrebbe trovato. Così, si rivolse ai suoi conoscenti della comunità, persone che, al pari di lei, non potevano trattare la vita come spazzatura.

Nel corso del tempo, il numero di bambini trovati nell’immondizia crebbe ma Lou non pensò mai di lasciarli. "Mi sono resa conto che se abbiamo abbastanza forza per raccogliere la spazzatura, come potremmo non riciclare qualcosa di così importante come la vita umana?". Questo pensiero l’aiutò a salvare più di 30 bambini in quattro decenni.

La storia di Lou non venne alla luce sino alla fine della sua vita, nel 2012, quando una delle sue figlie adottive scrisse a un giornale. Zhang Juju, 33 anni, si rivolse ai giornalisti chiedendo un aiuto finanziario per pagare il ricovero ospedaliero della madre. Lou aveva 88 anni, reni e cuore stavano cedendo e le cure erano troppo costose per il suo reddito limitato. I giornalisti la trovarono nel suo letto d’ospedale, aiutata dalle figlie e dai nipoti. Tra loro c’era Zhang Qilin, un bambino di sette anni, l’ultimo che Lou era riuscita a salvare. La donna aveva 82 anni quando trovò anche lui nella spazzatura, perché Lou continuava a cercare cose da riciclare per sopravvivere. Sebbene suo marito fosse morto dieci anni prima e lei stesse lottando per sostentarsi, non poteva lasciare lì quel piccolo. “Sembrava così dolce e così bisognoso. Ho dovuto portarlo a casa con me. Gli ha dato un nome che significa raro e prezioso in cinese”.

Dal letto d’ospedale, i suoi pensieri erano rivolti al figlioletto adottivo per il quale cercava di raccogliere denaro e permettergli di studiare. Non era stata in grado di offrire questa possibilità alle sue prime tre figlie, ma aveva lavorato sodo per mantenere le ultime due al liceo. L’ultimo desiderio di Lou era che anche Zhang Qilin andasse a scuola. “Non mi restano molti giorni [ma] quello che voglio vedere più di tutto è che… [lui] vada a scuola. In questo modo, anche dopo che me ne sarò andata, non rimarranno rimpianti nella mia vita" è stato il suo commento.

Come previsto, la storia di Lou emozionò molti cinesi e fece il giro del mondo. Il suo desiderio fu esaudito da persone che effettuarono delle donazioni per l’istruzione di Zhang e per le spese dell’ospedale. 

Il suo esempio ha ispirato poi altri a portare avanti il lavoro della sua vita nella Cina moderna, dove storie come quella dei bambini salvati da Lou sono tutt’altro che uniche. Come era solita dire: “Questi bambini hanno bisogno di amore e di cure. Sono tutte vite umane preziose”.

(Andreea Irimia è un’insegnante di informatica ed educazione tecnologica) 
[Fonte:
st.network. Traduzione: V. Addazio]

 

 

 

 

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