Dai giornali apprendiamo degli attacchi pirata dei miliziani  Houthi al commercio internazionale marittimo, delle rappresaglie anglo-americane sulle coste dello Yemen a cui potrebbero presto aggiungersi (in qualità difensiva!) quelle della UE (o di chi per lei). In più quella zona è interessata da un potenziale conflitto tra Etiopia e Somalia per gli accordi etiopi con la regione secessionista del Somaliland, senza contare il conflitto per l’acqua che vede contrapposta l’Etiopia al Sudan e all’Egitto. E con l’Egitto, e lo stretto di Suez, si chiude il cerchio: un paese in grave difficoltà economica, che ha bisogno dell’aiuto occidentale e di un trattamento di favore per ripagare i suoi debiti, ma che non fa sconti all’opposizione interna, anche quando ciò comporta la tortura e l’uccisione di eventuali complici internazionali (veri o presunti) come nel caso del giovane Regeni. Di questa matassa così complicata (e pericolosa) prova a spiegarci qualcosa Arianne Ghersi, esperta di geopolitica, intervistata da Roberto Vacca e Claudio Coppini. Lo spunto è tratto da un recente articolo pubblicato sul sito iltalebano.com.

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