La straordinaria storia di Rick Hoyt, un ragazzo tetraplegico diventato maratoneta correndo con il suo papà. Una testimonianza di fiducia, entusiasmo e amore per la vita, d’ispirazione per tanti.

Andreea Irimia – L’insieme di emozioni che una famiglia vive quando aspetta un bambino è allo stesso tempo meraviglioso e spaventoso. Appena tutto sembra essere a posto, l’immaginazione inizia a ipotizzare le prime parole, i primi passi e tutti i momenti straordinari che seguiranno. Per Dick e Judy Hoyt, quei sogni sono stati rimpiazzati dalla tragedia. Hanno imparato, però, a trasformare la tragedia in amore, e la loro vita è diventata d’ispirazione per milioni di persone.

Prima che Rick Hoyt nascesse il 10 gennaio 1962, nulla avrebbe potuto preannunciare quello che sarebbe successo. La gravidanza di Judy era stata normale ma alla nascita il cordone ombelicale si era stretto intorno al collo del bambino, lasciando il cervello senza ossigeno. In seguito a questo evento, Rick nacque con una paralisi cerebrale. Per i medici era un "vegetale", incapace di muoversi o pensare; raccomandarono ai suoi genitori di lasciarlo alle cure degli assistenti sociali. Invece, la mamma e il papà portarono Rick a casa perché era loro, era parte della famiglia.

Dopo Rick, i coniugi Hoyt hanno avuto altri due maschietti. Durante la crescita, i suoi genitori notarono che Rick seguiva le loro conversazioni e rideva persino delle loro battute. I medici si erano sbagliati nel dire che non c’era alcun impulso nel suo cervello. Così, sua madre iniziò a insegnargli l’alfabeto. Dopo cercarono un modo per comunicare e gli fecero usare un computer che gli permettesse di parlare attraverso uno speciale software. Le sue prime parole fecero ridere tutti: “Forza Bruins!” (Boston Bruins era la sua squadra di hockey preferita). 
Ma Judy non si fermò qui. Lottò con le autorità del Massachusetts per assicurare ai bambini disabili il diritto all’istruzione. Grazie a lei, venne approvata una legge che permise a Rick di andare a scuola e contare su lezioni adeguate alle sue esigenze. Da allora poté frequentare i corsi come qualsiasi altro bambino normodotato.

Nella loro famiglia ogni attività doveva coinvolgere anche Rick. Una delle regole della casa era questa: nulla è impossibile. Escogitarono modi per sciare, giocare a hockey e nuotare insieme; viaggiarono attraverso gli Stati Uniti e visitarono innumerevoli posti. Rick andò al ballo del liceo e si esibì in una danza su sedia a rotelle con una compagna di classe.

Tuttavia, la sua vita cambiò quando sentì parlare di una gara per raccogliere fondi per un giocatore di lacrosse (sport nordamericano, ndr) paralizzato. Desideroso di offrire il suo aiuto, chiese a suo padre di spingere la sedia a rotelle di corsa per partecipare alla gara. Papà Dick racconta che riusciva a malapena a camminare da solo, figuriamoci a spingere Rick sulla sua sedia a rotelle. Ma aveva accettato la sfida ed era riuscito quasi a completare la corsa di due chilometri. Alla fine della giornata, Rick aveva scritto a suo padre sul computer quanto si sentisse felice quando correva. Si sentiva libero, non immobilizzato.

Avevano trascorso così tanti anni a cercare un modo per far sentire Rick come tutti gli altri e l’avevano trovato! Suo padre iniziò ad allenarsi costantemente. Quando Rick era a scuola, Dick posizionava dei sacchi di cemento equivalenti al peso di Rick sulla speciale sedia a rotelle.

Nel 1979 erano pronti per la loro prima corsa ma non li autorizzarono a partecipare alla maratona di Boston. Continuarono comunque a correre al fianco dei partecipanti ufficiali. Alla fine, nel 1983, fu loro concesso di correre e segnarono un tempo sufficiente per qualificarsi alla maratona di Boston che gli era stata negata quattro anni prima.

Dopo pochi anni, gli organizzatori della maratona, colpiti dalla storia del team Hoyt, accettarono la loro iscrizione. Ma come sempre, gli Hoyt non avevano l’abitudine di riposare sugli allori. Rick e Dick iniziarono a correre ultramaratone e a partecipare a gare di triathlon costruendo una bicicletta e un’imbarcazione speciali.

Tra una competizione e l’altra, Rick era uno studente modello alla Boston University. I suoi genitori sostengono, con orgoglio, che la decisione di frequentare l’ateneo era stata totalmente del figlio. Desideravano per lui un college più vicino a casa, ma Rick aveva scelto la Boston University. Le sfide che affrontò furono impegnative. Aveva bisogno che lo Stato mettesse a disposizione degli assistenti sociali per aiutarlo nel campus e in classe, e non fu facile. Ancora una volta sua madre fece causa e dimostrò che l’onere finanziario a carico dello Stato era molto meno gravoso rispetto a quello che avrebbe dovuto sostenere se Rick fosse stato in un istituto per disabili. Di nuovo Judy vide riconosciuto il diritto di Rick di usufruire del sistema scolastico.

Nel 1993, all’età di 31 anni, Rick è stato il primo tetraplegico senza la capacità di parlare a laurearsi. Aveva ideato metodi di educazione speciale per aiutare le persone come lui. Si era trasferito poi in un appartamento, con l’aiuto dei suoi genitori e delle autorità.

Non solo. Rick non ha mai smesso di correre; era il suo modo per sentirsi libero. E suo padre lo ha sostenuto in ogni fase del percorso. Per Dick, è Rick a correre per davvero. “Rick mi fa andare avanti. Mi motiva e mi ispira” racconta il papà “Gli presto le mie braccia e le mie gambe in modo che possa gareggiare. Qualcosa di inspiegabile nasce in me e sono in grado di correre più velocemente. È una sensazione incredibile”.

Nell’aprile del 2014, anno del loro ritiro dalle competizioni, il team Hoyt aveva partecipato a 1.108 eventi sportivi, tra cui 255 triathlon e 72 maratone. Corsero la loro ultima maratona di Boston quando Dick aveva 74 anni.

In occasione di una celebrazione speciale, alla coppia di atleti è stata dedicata una statua: un modo per celebrare l’ispirazione che Rick e Dick donano a milioni di persone, a riprova che nulla è impossibile.

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio] 

 

 

 

 

 

 

 

 

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