San Paolo. Approvato disegno di legge che garantisce la libertà religiosa durante la pandemia

San Paolo. Approvato disegno di legge che garantisce la libertà religiosa durante la pandemia

Riconosciuto il diritto di svolgere attività accademiche e lavorative in orari alternativi per chi osserva il sabato nello stato brasiliano.

Notizie Avventiste – A giugno, la deputata avventista Damaris Moura ha visto approvare un suo emendamento che garantisce l’obiezione di coscienza religiosa a studenti e dipendenti pubblici nello stato di San Paolo, in Brasile. Il testo fa parte del disegno di legge 350/2020 che istituisce misure di emergenza nel periodo critico causato dal nuovo coronavirus, votato in una sessione virtuale straordinaria dai membri dell’Assemblea legislativa di San Paolo (Alesp). L’emendamento aiuta gli avventisti del settimo giorno e i membri della comunità ebraica nello stato.

D’ora in poi, agli studenti delle istituzioni pubbliche e private di San Paolo, a tutti i livelli, è garantito il diritto di svolgere esami e attività accademiche in giorni alternativi al sabato. Il past. Odailson Fonseca, direttore del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa della Chiesa nella regione, ha espresso soddisfazione per l’approvazione del disegno di legge. “La libertà religiosa non è una questione di scelta, è una questione di legge. Pertanto, un risultato come questo porta al suo rispetto in quanto valore non negoziabile” ha affermato.

Gioia ha espresso l’on. Moura che ha fatto del diritto alla libertà religiosa la sua bandiera principale, in particolare dopo il parere numero 5/2020 del Consiglio nazionale dell’educazione, approvato dal Ministero della pubblica istruzione (Mec), che autorizza le scuole a tenere di sabato le classi perse durante l’emergenza Covid-19. In questo modo, migliaia di giovani avventisti che frequentano gli istituti pubblici sarebbero danneggiati, come anche i membri della comunità ebraica nello stato di San Paolo. La garanzia di esenzione religiosa si estende anche a tutti i dipendenti di servizio pubblico, sia diretti sia indiretti (articolo 35).

L’on. Moura ha spiegato come è nato l’emendamento: “Ho inserito questo capitolo nel disegno di legge 350/2020 basandomi sull’articolo 5 della Costituzione federale, in cui si garantisce che ‘nessuno sarà privato dei diritti a causa della fede religiosa’”.

“Si basa inoltre sull’articolo 7, la legge sulle linee guida e le basi dell’educazione (Ldb)” ha aggiunto “che garantisce l’assenza, motivata dalla libertà di credo, previa notifica e la sostituzione del requisito in una data alternativa mediante una lezione, esame o mansione lavorativa”.

[Foto: Dianny Aguilar. Fonte: Divisione sudamericana]

Salvare vite in Yemen

Salvare vite in Yemen

L’agenzia umanitaria avventista denuncia la situazione critica e offre supporto sanitario nelle aree devastate dalla guerra.

Notizie Avventiste – Torniamo a parlare di una delle crisi umanitarie dimenticate, quella in Yemen, iniziata con la guerra nel 2015 e peggiorata in questo 2020. Il Paese vive la peggiore crisi umanitaria del mondo.

“L’assistenza sanitaria è tra gli ambiti più colpiti dal conflitto” denunciano dall’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) “Gli ospedali e le strutture sanitarie non sono stati risparmiati dalle devastazioni della guerra. Con la riduzione delle risorse, gli operatori sanitari faticano a continuare a lavorare e sono privati dei mezzi per provvedere alle loro famiglie. Il peggioramento della crisi del carburante complica il trasporto dei rifornimenti essenziali. Intere regioni sono rimaste senza cure salvavita”.

Tramite i finanziamenti ricevuti dal governo del Canada, Adra lavora con impegno negli aiuti. Da aprile 2018 a marzo 2020 ha dotato di risorse e rifornimenti le strutture sanitarie e il personale in una delle aree più colpite dalla guerra yemenita. Di questo progetto hanno beneficiato 225.715 persone, di cui 121.532 donne.

Sono state rinnovate e attrezzate tre unità sanitarie, tra cui un laboratorio completamente funzionale. Inoltre, il progetto contribuisce a pagare gli stipendi degli operatori sanitari locali – medici, ostetriche, levatrici, infermieri e nutrizionisti, in modo che possano continuare a migliorare le loro comunità e riuscire a mantenere le proprie famiglie.

“È difficile per gli ospedali ottenere tutti i tipi di farmaci di cui hanno bisogno e nelle quantità necessarie” spiegano da Adra “Cerchiamo di dare una mano a colmare le lacune. Grazie all’attivazione di una rete di trasporto, l’agenzia procura e trasferisce i farmaci dove servono di più”.

Tramite questo sistema, oltre 500 pazienti i cui casi erano troppo complicati per la struttura sanitaria locale sono stati trasportati in un ospedale della capitale Sana’a, meglio attrezzato per gli interventi chirurgici e le cure avanzate.

“Ogni paziente riceve una carta d’identità, un buono di trasporto ed è accompagnato da un assistente” informano i dirigenti di Adra “Possono quindi recarsi presso l’ospedale di riferimento e ricevere le cure di cui hanno bisogno. Senza questa assistenza, la maggior parte dei pazienti non potrebbe permettersi il viaggio”.

Contro malnutrizione e violenza di genere
Il progetto di Adra si occupa anche della malnutrizione, in particolare nei bambini di età inferiore ai cinque anni e anche nelle donne. Gli esperti di nutrizione e formazione dell’agenzia insegnano alle famiglie yemenite l’importanza dell’allattamento al seno, di una dieta equilibrata, dell’igiene personale e dei servizi igienico-sanitari. Finora più di 15.000 bambini e donne hanno ricevuto le cure.

Oltre a provvedere all’assistenza sanitaria e nutrizionale, Adra affronta anche le questioni che riguardano la sicurezza, come la protezione contro la violenza di genere. “In tempi di difficoltà, spesso sono i più vulnerabili – bambini, ragazze e donne – a subire ulteriori abusi. Attraverso la formazione e le risorse messe in campo, il progetto insegna modi più positivi per affrontare lo stress e i numerosi benefici che si possono godere quando l’intera famiglia è protetta” ribadiscono dall’agenzia umanitaria avventista.

Per la sua opera svolta con determinazione, per i principi e la coerenza dimostrati in alcune delle aree più sensibili e difficili dello Yemen, Adra è diventata molto nota nel Paese. “Siamo grati per avere l’opportunità di salvare vite umane e di offrire un servizio che permetta alle persone di vivere dignitosamente, come Dio desidera” concludono.
[LF]

[Foto e fonte: Adra Canada]

Minneapolis. Giovani avventisti manifestano per la giustizia e la guarigione

Minneapolis. Giovani avventisti manifestano per la giustizia e la guarigione

Notizie Avventiste – Sabato 20 giugno centinaia di giovani avventisti sono scesi nelle strade di Minneapolis per “A Cry for Justice and Healing”, un evento di sensibilizzazione volto a ricostruire la città e ritrovare un senso di pace. All’iniziativa, tenuta dopo l’omicidio di George Floyd (25 maggio), hanno partecipato oltre 350 ragazzi e ragazze di 16 comunità avventiste e dirigenti di tre Federazioni di chiese.

La giornata è iniziata con una riunione sui gradini della prima chiesa avventista del settimo giorno di Minneapolis, situata a otto minuti in auto dal luogo in cui è stato ucciso Floyd. Invece del tradizionale servizio di culto sabbatico, i giovani (la maggior parte dei quali avevano meno di 35 anni) sono andati in uno dei sette luoghi di mobilitazione e testimonianza realizzati a Minneapolis.

A ogni posto era stata assegnata una missione unica e a misura delle esigenze e della demografia del quartiere. Tra i rifornimenti offerti, i pranzi, le preghiere e una postazione dove presentare idee su come le chiese possono continuare ad aiutare dopo che l’attenzione dei media si sarà calmata e la brutalità della polizia non sarà più un argomento di tendenza.

I partecipanti si sono poi riuniti in un corteo pacifico verso il memoriale di George Floyd situato all’incrocio tra l’East 38th Street e la Chicago Avenue (ribattezzatoaGeorge Floyd Avenue). Mentre la folla marciava insieme, indossando le magliette di “#I Can’t Breathe”, cantando “When We All Get to Sion”, è emerso un senso di urgenza.

Tra gli oratori, Ezra Kenyanya, pastore della chiesa avventista keniota, e Abraham Henry, direttore della gioventù presso la Federazione delle chiese avventiste della Regione del Lago, hanno condiviso un appassionato messaggio in cui hanno evidenziato che cercare giustizia e difendere gli oppressi sono pratiche bibliche.

Nel suo discorso alla folla, Henry ha citato il testo biblico di Michea: “O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?” (6:8).

“Oggi camminiamo perché crediamo di camminare umilmente; oggi parliamo perché stiamo cercando giustizia, e oggi difendiamo coloro che non possono farlo. Ricordate questo momento come un giorno in cui abbiamo agito, abbiamo parlato e in cui cerchiamo la giustizia” ha affermato.

Dopo otto minuti e 46 secondi di silenzio per ricordare il tempo in cui Floyd è stato bloccato a terra da un poliziotto, sul posto sono stati deposti fiori, offerte silenziose e preghiere per tutte le vittime del razzismo e della brutalità della polizia.
[LF]

[Foto: Roger Wade. Fonte: Adventist Review]

107 mila pasti donati e oltre 110 tonnellate di indumenti lavati

107 mila pasti donati e oltre 110 tonnellate di indumenti lavati

Sono i numeri dei quattro anni di servizio del caravan di Adra Brasile a favore delle persone bisognose.

Notizie Avventiste – Lo scorso 26 giugno, l’unità mobile dell’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) in Brasile ha festeggiato quattro anni di attività al servizio delle fasce più fragili della popolazione. Sono oltre 20.000 le persone che hanno usufruito delle sua opera nel quadriennio. Il progetto era iniziato nel 2016 per aiutare le comunità colpite dalle catastrofi e le vittime di calamità naturali in tutto il Paese. Uno dei suoi ultimi interventi è stato a favore dei residenti di San Paolo, a marzo 2020, colpiti dalle frane provocate da violenti temporali. In questi mesi la stazione mobile sostiene l’impegno di Adra durante l’emergenza Covid-19.

Nei quattro anni di attività, l’unità di Adra ha visitato più di 40 città, servito oltre 107 mila pasti e offerto un servizio di lavanderia: sono 111 le tonnellate di indumenti lavati. Ayanne Karoline, dal sito di Noticias Adventistas in lingua portoghese, racconta in breve le attività svolte.

Portare sollievo nella sofferenza
“Il caravan di Adra Brasile è stato creato per portare sollievo nella sofferenza” ha dichiarato Fábio Salles, direttore dell’agenzia umanitaria nel Paese sudamericano “Le catastrofi naturali sono comuni e le persone colpite vivono nella disperazione per aver perso tutto. I servizi offerti garantiscono cure basilari per loro”.

L’unità mobile offre assistenza alimentare, lavaggio dei vestiti e supporto psicologico. “Durante la pandemia, con l’aumento della povertà e della disoccupazione, il nostro camper continua a garantire gli elementi essenziali per mantenere la dignità delle più umili famiglie brasiliane” ha spiegato Salles “Ama e vai è lo slogan della nostra unità: l’amore per la giustizia e la compassione”.

Spazioso e pratico
Il rimorchio modificato ha una superficie di circa 45 metri quadrati; è suddiviso in tre scomparti, ciascuno destinato a un settore secondo i bisogni primari delle persone colpite. “La prima sezione è utilizzata per preparare pasti caldi, con una produzione che arriva fino a 1.500 pasti per turno” hanno detto i responsabili del progetto “La seconda è destinata alla lavanderia (lavaggio e asciugatura degli indumenti) e può fornire circa 363 kg di vestiti puliti al giorno. La terza è utilizzata per offrire supporto psicologico”.

Quattro anni su un camion
Cristiane Alejo de Freitas Maximiano e suo marito Tiago coordinano i servizi dell’unità mobile grazie a una partnership con Adra Brasile. Sono tante le realtà incontrate lungo la strada.
“Ho trascorso del tempo con le vittime di alluvioni, frane e con persone vulnerabili” ha raccontato Cristiane “Tutto questo mi ha fatto riflettere sul mio amore e sull’empatia verso gli altri”.

Per lei, mettersi nei panni delle persone permette di comprendere meglio la loro sofferenza e quindi agire in modo pratico per alleviarla. “È così che ho capito il significato della parola compassione”.
La coppia si occupa di tutte le attività del caravan di Adra, compresa la logistica e cosa succede all’interno. “Far parte di questa missione ha trasformato la nostra vita” ha concluso Cristiane.

Servire al tempo del Covid-19
Con il diffondersi della pandemia innescata dal coronavirus e la necessità di portare aiuto in molte città brasiliane, l’unità mobile di Adra è entrata subito in azione. In 20 giorni di servizio a Salvador e Bahia, i volontari hanno servito oltre 10 mila pasti e lavato 5 tonnellate di vestiti per le persone nelle strade. Nello stato meridionale del Rio Grande do Sul, hanno svolto il loro servizio nei rifugi dove le persone vulnerabili sono isolate: 3.000 i pasti offerti, oltre 6 tonnellate gli indumenti lavati e asciugati.
A Espírito Santo, dove l’unità mobile è di stanza al momento (e si prevede rimarrà fino ad agosto), serve un centro di quarantena per i senzatetto e una comunità locale bisognosa. Sono previsti oltre 12.500 pasti pronti e il lavaggio di 20 tonnellate di indumenti.

Il contagio di Covid-19 resta alto e diffuso in Brasile, con oltre 1,5 milioni di persone infettate.

Clicca qui per guardare il video in portoghese, del 2016, sul progetto del caravan di Adra Brasile.

Regno Unito. Pastori rispondono al triplice omicidio di Reading

Regno Unito. Pastori rispondono al triplice omicidio di Reading

Notizie Avventiste – Le chiese avventiste di Reading, nel Regno Unito, hanno inviato un messaggio di cordoglio alle famiglie delle vittime del triplice omicidio avvenuto nel centro della città sabato 20 giugno. Trevor Thomas, pastore di due delle cinque comunità, lo ha letto in un video speciale, visualizzabile sul sito della Regione Transeuropea (Ted) della denominazine, per offrire una risposta pastorale alla tragedia.

“Partecipiamo al vostro dolore in questo momento e preghiamo per voi” afferma la dichiarazione “Sappiamo che perdere una persona cara è sempre straziante; tuttavia, queste tragiche circostanze non fanno che intensificare la vostra sofferenza. Preghiamo che Dio vi sia vicino in questo lutto e, col tempo, asciughi le lacrime dai vostri occhi”.

Joe-Richie Bennett, James Furlong e David Wails sono stati accoltellati a morte da un uomo di 25 anni di origini libiche nel parco Forbury Garden dopo una manifestazione antirazzista. Le autorità hanno arrestato l’omicida e iniziato le indagini.

Una delle persone assassinate, James Furlong, era docente di storia e politica presso la scuola statale Holt di Wokingham, che si trova a poca distanza dal Newbold College of Higher Education, istituzione avventista. Vi sono diversi ragazzi della chiesa di Newbold che frequentano la Holt. Tutti apprezzavano molto il professore Furlong; tra i fiori e i messaggi lasciati davanti ai cancelli della scuola ci sono anche i loro.

“In quanto membri della Chiesa avventista del settimo giorno, ci uniamo all’intera comunità di Reading nel condannare questi atti di violenza. Preghiamo che l’amore di Dio entri nel cuore delle persone e le aiuti a superare le motivazioni che le inducono ad attuare questi attacchi” continua la dichiarazione “Ci uniamo anche ai gruppi di buona volontà della città, tra cui i leader spirituali, i capi della comunità e i cittadini, per lavorare insieme alla costruzione di un futuro migliore, in cui ogni persona sia trattata con l’equità, la dignità e il rispetto che merita”.

Nel video messaggio sull’accaduto parla anche il pastore di Newbold, Marcel Ghioalda, che davanti alla scuola Holt parla delle iniziative messe a disposizione degli studenti e della comunità, per offrire un aiuto emotivo e psicologico.

“I nostri ragazzi sono stati molto colpiti dalla perdita del loro insegnante… Ognuno reagisce a suo modo, c’è chi piange e chi resta in silenzio, tutti devono affrontare le proprie emozioni. Il Dipartimento della Gioventù della nostra chiesa è in contatto con gli studenti; noi pastori siamo qui per dare aiuto e abbiamo un counselor a disposizione di chi desidera parlare dell’accaduto” afferma il past. Ghioalda.

“James Furlong era un insegnate che sapeva parlare agli studenti e per lui la giustizia sociale era una cosa molto seria” dice Daryl Gungadoo, genitore di una delle studentesse della Holt “È la prima volta che mia figlia si trova ad affrontare una situazione simile” aggiunge “È confusa. Era uno dei suoi professori preferiti”.

Gungadoo e sua moglie sono ora impegnati ad aiutare la figlia a elaborare questo lutto.

 

Scontri a Stoccarda. Sgomento del presidente della Chiesa avventista

Scontri a Stoccarda. Sgomento del presidente della Chiesa avventista

“L’odio e la violenza fanno precipitare la società nel caos”.

Notizie Avventiste – Ha espresso sgomento e disaccordo, il presidente della Chiesa avventista nel Baden-Württemberg, pastore Eugen Hartwich, all’indomani degli scontri avvenuti a Stoccarda lo scorso fine settimana. L’Agenzia stampa Apd aggiunge che il presidente ha manifestato solidarietà ai feriti e ringraziato tutti coloro che hanno lavorato per riportare la situazione alla normalità. La rivolta era iniziata quando la polizia aveva cercato di perquisire alcuni giovani per cercare la droga. Circa 500 persone si sono radunate e hanno lanciato pietre contro i poliziotti, e distrutto molte vetrine.

“Non esiste alcuna giustificazione per una tale e deliberata distruzione della proprietà, e di messa a rischio della vita umana. È un attacco ai nostri valori e alla nostra cultura” ha affermato Hartwich “Come cittadini di un Paese libero, abbiamo altri modi per esprimere le nostre opinioni o l’insoddisfazione”.

La storia ha dimostrato che l’odio e la violenza hanno solo fatto precipitare la società nel caos, ha continuato il presidente. Per questo motivo, la Chiesa avventista segue l’esempio di Gesù Cristo, che ha insegnato l’amore e la non violenza.

Nel Baden-Württemberg (Baden-Württembergische Vereinigung) vivono 6.389 avventisti battezzati, che si riuniscono in 86 chiese. La denominazione gestisce anche diverse scuole. Ulteriori informazioni su: https://bw.adventisten.de.
[LF]

[Foto: Magdalena Lachmann]

Sudamerica. Aiuti a oltre 840.000 rifugiati venezuelani

Sudamerica. Aiuti a oltre 840.000 rifugiati venezuelani

L’agenzia umanitaria avventista si occupa degli sfollati venezuelani diventati uno dei gruppi più numerosi nel mondo.

Notizie Avventiste – Nel 2020, la crisi dei migranti e dei rifugiati venezuelani sarà la seconda più grande del pianeta, subito dopo quella siriana, afferma l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). In Venezuela, la crisi politica, socio economica e dei diritti umani peggiora. Ci sono già oltre 1.800.000 persone di questa nazione ufficialmente registrate come migranti, rifugiati o sfollati.

L’esperienza di José Fernando Molina e della sua famiglia è un esempio tipico della crisi in corso. Le condizioni di vita in Venezuela diventavano sempre più complicate, ma i Molina riuscivano comunque a guadagnarsi da vivere. Dopo mesi di pianificazione, esitazione e preoccupazione, a marzo 2019 hanno intrapreso un viaggio con destinazione Uruguay.

Il più grande esodo dell’America Latina
I venezuelani sono diventati uno dei più grandi gruppi di sfollati nel mondo, rileva Adra Sudamerica, in seguito all’accelerazione dell’esodo di massa iniziato nel 2016. Secondo l’Unhcr, attualmente ci sono 4,5 milioni di venezuelani in transito dalle loro case verso altri luoghi. Per motivi legati all’economia, la maggior parte di loro sceglie di andare in altri Paesi della regione. La Colombia e il Perù sono state la destinazione finale per molti, ma oltre 37.000 sono in Brasile, ora il territorio con il maggior numero di rifugiati venezuelani riconosciuti in America Latina.

I rifugiati scelgono un determinato Paese per le sue leggi nei confronti dei migranti e i vantaggi offerti. Altro criterio è la lingua. Fino all’anno scorso, ad esempio, il Brasile non era una destinazione molto considerata dai venezuelani poiché la lingua rappresentava una barriera difficile. In seguito ai cambiamenti legislativi nei Paesi ispanici e il ritiro dei benefici precedentemente concessi, molti venezuelani iniziarono a emigrare in Brasile.

I coniugi Molina hanno scelto l’Uruguay per le opportunità educative offerte dal Paese e per la comune lingua spagnola. José Fernando è laureato in ingegneria e ha lavorato in una compagnia petrolifera venezuelana. Sua moglie Rubí ha seguito gli studi in economia aziendale e si è occupata della casa e della crescita dei figli. La vita era buona prima della crisi, ma poi è stato necessario andar via per offrire ai tre figli migliori opportunità.

Bambini rifugiati
La più grande preoccupazione della famiglia Molina era per la loro bambina di pochi mesi, così fragile per affrontare un viaggio difficile. Il 52% della popolazione rifugiata nel mondo ha meno di 18 anni. Gli studi condotti dall’Unchr dimostrano che durante il viaggio e persino giunti alla destinazione finale, la maggior parte di loro sono a rischio di abusi, violenza, abbandono, sfruttamento, tratta e obbigoati a diventare soldati.

Molti di questi bambini conosceranno la vita solo come rifugiati: trascorreranno tutta la loro infanzia lontano da casa, lontano da una scuola e in più di un’occasione saranno soli sia per la morte di chi si prendeva cura di loro, sia perché abbandonati.

Gli aiuti di Adra
Nel lungo e arduo viaggio attraverso diversi Paesi, i Molina hanno affrontato momenti di disperazione, come quando sono arrivati in Perù e hanno subito il furto di tutto il loro denaro. In quel momento cruciale, in cui la speranza si era affievolita, hanno incontrato Adra (Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso) che li ha aiutati a guadagnarsi da vivere, ha offerto loro un tetto per dormire e persino i biglietti per continuare il viaggio in Ecuador.

A ottobre 2019, la famiglia è arrivata a Montevideo, la capitale dell’Uruguay, insieme, mano nella mano e con le lacrime agli occhi.

“Ogni rifugiato rappresenta una storia. Sono persone in cerca di condizioni di vita dignitose. La crisi della mobilità umana mette alla prova la solidarietà. Pertanto, lavoriamo per rispondere alla sfida con giustizia, compassione e amore” ha affermato Paulo Lopes, direttore di Adra in otto Paesi sudamericani.

Adra offre aiuto ai rifugiati e ai profughi collaborando con altre istituzioni del terzo settore con l’obiettivo di integrare il venezuelano nel nuovo Paese di residenza. Offre risorse, alloggi, istruzione, aiuto nella preparazione dei documenti e nella ricerca di lavoro.

Un’altra iniziativa è rivolta alle persone in transito, che attraversano i Paesi in cui è presente Adra, ma non intendono rimanere. In questo caso, l’agenzia umanitaria offre rifugi per riposare o recuperare le forze, cibo, programmi sanitari, servizi igienico-sanitari di base, valutazioni nutrizionali, consulenza legale e contributi in denaro. L’idea è di aiutare il rifugiato mentre si sposta da un Paese all’altro, quindi questi luoghi si trovano generalmente ai confini.

Il terzo progetto coinvolge direttamente i volontari Adra. L’obiettivo è fornire kit alimentari e igienici alle famiglie di rifugiat, con la distribuzione di pacchi di alimenti e pasti caldi quotidiani. Tutto ciò è possibile grazie alle donazioni ricevute.

Dall’inizio della crisi dei rifugiati venezuelani, Adra ha aiutato oltre 840.000 persone grazie a 51 progetti in Sudamerica.
[LF]

 

[Foto: Sérgio Cassiano]

Il coronavirus è tutto tranne che un livellatore

Il coronavirus è tutto tranne che un livellatore

L’impatto di Covid-19 sui poveri del mondo.

Carmen Lăiu – Una carestia di proporzioni bibliche si profila già all’orizzonte, afferma David Beasley, direttore del World Food Programme (Fwp). Oltre 30 Paesi in via di sviluppo potrebbero essere colpiti dal flagello, 1 milione di persone sono già colpite. Non si tratta solo di gente che va a dormire affamata, insiste Beasley, ma è uno stato di emergenza in cui l’aiuto esterno è l’unica speranza.

Le persone più povere del mondo hanno già iniziato a sentire gli effetti della crisi alimentare. Le misure prese per rallentare la diffusione di Covid-19 hanno portato alla chiusura delle scuole in 197 Paesi, e circa 369 milioni di bambini non usufruiranno dei pasti scolastici.

Il coronavirus è tutto tranne che un livellatore” ha dichiarato Asha Jaffar, una volontaria che porta cibo alle famiglie in una baraccopoli di Nairobi, e respinge l’idea diffusa che siamo tutti uguali di fronte alla minaccia di questo nuovo nemico.

La carenza di cibo non è un fenomeno nuovo e il mondo ha già subito gravi crisi alimentari, ma si trattava di situazioni regionali, causate da eventi meteorologici estremi, da conflitti o problemi economici. Durante la pandemia, possiamo parlare di un fenomeno globale di carenza di cibo, affermano gli esperti, che configura l’intersezione di diversi fattori generati dalla crisi sanitaria e dall’interruzione del precedente ordine economico, e si sovrappone ai vecchi problemi come il cambiamento climatico, la migrazione o i conflitti armati.

Ciò che i poveri vivono ora è una carestia pandemica, “una catastrofe umanitaria e alimentare”, afferma Beasley.
Il Covid-19 ha creato l’ambiente perfetto per una grave crisi economica. E se i poveri sono i più colpiti, le previsioni sulle economie forti del mondo non sono tanto ottimiste.

Dalla crescita economica alla recessione
“È molto probabile che quest’anno l’economia globale subirà la peggiore recessione dalla Grande depressione, superando quella osservata durante la crisi finanziaria globale un decennio fa” ha dichiarato Gita Gopinath, capo economista del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), nel rapporto del World Economic Outlook 2020. Gopinath ha affermato che l’attuale crisi non somiglia alle altre e che, come accade per una guerra o una crisi politica, “permangono gravi incertezze sulla durata e l’intensità della scossa”.

Le ultime previsioni del Fmi parlano di una contrazione del 3% dell’economia globale, con una revisione negativa del 6,3% rispetto alla stima fatta nel gennaio 2020. Tuttavia, un calo del 3% nell’economia è uno scenario “felice”, condizionato dalla remissione della pandemia nella seconda metà dell’anno.

Inoltre, se si verificassero più condizioni, come l’assenza di fallimenti su vasta scala, un basso livello di disoccupazione e l’assenza di stress sistemico nei mercati finanziari, l’economia globale potrebbe crescere del 5,8% nel 2021. Tale crescita supererebbe la media registrata negli anni precedenti la pandemia, ma in questo scenario vi sono ancora “notevoli incertezze” legate alla pandemia, al comportamento dei mercati finanziari e alle conseguenze economiche della crisi sanitaria.

A eccezione della Cina, che quest’anno potrebbe ravvisare una crescita economica dell’1,2%, tutte le economie dei Paesi sviluppati si ridurranno del 6% e nei Paesi emergenti e in via di sviluppo si ridurranno dell’1-2,2%.

La perdita cumulativa del Pil nel 2021-2022 potrebbe raggiungere i 9 trilioni di dollari, cifra leggermente superiore alle economie di Germania e Giappone messe insieme. La crisi globale non perdonerà nessuno, avverte Gopinath, sottolineando le ulteriori sfide che devono affrontare le economie emergenti e in via di sviluppo.

La pandemia evidenzia il volto della povertà nei Paesi ricchi
La crisi Covid-19 amplia la scala della povertà nel Regno Unito, dove, secondo i dati ufficiali, 14 milioni di persone devono affrontare lo spettro della povertà dopo un decennio di austerità a seguito della crisi finanziaria del 2008.

All’inizio di aprile l’Economic Times ha scritto che nelle ultime due settimane quasi 1 milione di persone si sono rivolte all’Universal Credit, la principale forma di aiuti dello Stato, 10 volte più del solito. La situazione è definita “una sfida senza precedenti” dall’ente benefico The Trussel Trust, che gestisce una rete di 1.200 banchi alimentari.

Se le famiglie che guadagnavano salari dignitosi prima della pandemia ora passano all’Universal Credit, vivranno ben presto in condizioni di povertà” ha dichiarato Louisa McGeehan, direttrice del Child Poverty Action Group UK.

In Spagna, gli esperti hanno avvertito che i poveri, gli anziani, gli emarginati e le persone con impieghi a basso reddito sono colpiti in modo sproporzionato dalla crisi generata dal nuovo coronavirus, scrive The Guardian. Una mappa del governo regionale catalano, che seguiva l’evoluzione della diffusione del virus, mostrava che gli abitanti dei quartieri poveri di Barcellona avevano un rischio 6-7 volte maggiore di essere contagiati, rispetto a chi viveva nei quartieri ricchi.

La crisi economica “senza precedenti” innescata dalla pandemia, come annunciato dalla Banca di Spagna, colpisce in maggior misura le persone molto povere. Il distretto di Puente de Vallecas, uno dei più poveri e più colpiti dall’epidemia a Madrid, è un esempio di come questa doppia crisi sia a svantaggio delle persone vulnerabili. Nel Puente de Vallecas vivono circa 230.000 abitanti, molti dei quali immigrati dall’America Latina, dal Marocco e dall’Europa dell’est. Sono generalmente persone che lavorano in settori a basso reddito e in stato di precarietà.

Patricia Dominguez ha 55 anni, è originaria della Colombia ed è vedova. È stata licenziata, così come la sua coinquilina, non appena il Covid-19 ha iniziato a provocare il caos in città. Riceve buoni per la speda dalla Croce Rossa, ma arranca.

Mangiamo poco. Viviamo con la doppia paura del virus e della crisi economica”, afferma la donna.

La Spagna non si aspettava una crisi sanitaria di così ampia portata, afferma il professor Manuel Franco dell’Università di Alcalá a Madrid, sottolineando che le decisioni da prendere devono basarsi sulle disparità sociali esistenti. Le disuguaglianze erano già state accentuate prima della pandemia: il divario di reddito aveva creato una differenza di aspettativa di vita di 7 e 11 anni tra i residenti più ricchi e più poveri, rispettivamente, di Madrid e Barcellona, secondo uno studio pubblicato nel 2019 da Oxfam Intermon.

Se questo è il volto della povertà nei Paesi europei sviluppati, che aspetto ha nelle regioni già vulnerabili? Un recente rapporto avverte che la pandemia è una martellata per milioni di persone che sono state a lungo in bilico sul bordo dell’abisso finanziario.

Quando la fame è un nemico più spaventoso del virus
Circa 265 milioni di persone nei Paesi a basso e medio reddito potrebbero affrontare scarsità alimentare nel 2020, quasi il doppio rispetto all’anno precedente, secondo un rapporto del World Food Programme, agenzia delle Nazioni Unite.

La maggior parte delle persone che hanno combattuto la crisi alimentare nel 2019 vivono in Paesi colpiti da conflitti (77 milioni), cambiamenti climatici (34 milioni) e crisi economiche (24 milioni).

Nell’anno precedente, Yemen, Congo, Afghanistan, Venezuela, Etiopia, Sud Sudan, Siria, Sudan, Nigeria e Haiti sono stati i Paesi colpiti dalle peggiori crisi alimentari, e ospitano circa il 66% della popolazione mondiale alle prese con l’insicurezza alimentare. Se il 61% della popolazione del Sud Sudan ha subito carenze alimentari nel 2019, almeno il 35% della popolazione in Paesi come Zimbabwe, Sudan, Yemen, Repubblica centrafricana, Siria e Haiti ha vissuto lo stesso problema l’anno scorso.

Le multinazionali del settore alimentare, a loro volta, avvertono che il numero di persone che soffrono la fame cronica potrebbe raggiungere 1,6 miliardi (il doppio del numero attuale).

Il nuovo coronavirus amplifica i problemi esistenti e ne crea di nuovi, affermano gli esperti e molti temono che il Covid-19 influenzerà in gran parte le società più come problema economico che sanitario. Il nostro modo di vivere e di lavorare è cambiato da un giorno all’altro e le misure adottate per frenare la diffusione del virus hanno influito anche sulla produzione alimentare.

Gli esperti affermano che le preoccupazioni principali riguardano i rifugiati e i residenti nelle zone di conflitto (tra cui quelle nel nord-est della Nigeria, nel Sud Sudan, in Siria e Yemen).

La pandemia ha colpito gravemente milioni di persone, ha affermato Arif Husain, capo economista del World Food Program, sottolineando che “Non avevano bisogno del Covid-19. Anche senza di esso la loro vita era appesa a un filo”.

Le persone e i drammi nascosti dalle statistiche
Pur se la pandemia non ha provocato una carenza alimentare globale, i problemi logistici relativi alla semina, alla raccolta e al trasporto degli alimenti renderanno i Paesi poveri vulnerabili, in particolare quelli che dipendono dalle importazioni, ha dichiarato Johan Swinnen, direttore generale dell’International Food Policy Research Institute, Washington .

La quarantena e la mancanza di cibo hanno portato a proteste e saccheggi dall’Honduras al Sudafrica e all’India, scrive il New York Times.

A Kibera, la più grande baraccopoli della capitale del Kenya, l’epidemia ha aggravato la schiera di coloro che già muoiono di fame. La disperazione della gente è così grande che, quando hanno ricevuto donazioni in olio e farina, si sono ammassati, determinati a non rimanere a corto di ingredienti preziosi. Due persone sono rimaste uccise e molte altre sono state ferite nella calca.

“Non abbiamo soldi e dobbiamo sopravvivere. Ciò significa non mangiare molto”, afferma Pauline Karushi, che ha perso il lavoro e vive con il figlio e altri quattro parenti in un appartamento di due stanze.

La carenza alimentare è una minaccia sempre più presente in India, dove molti dipendevano dal reddito che riuscivano a ricavare giornalmente. La mancanza di denaro ha costretto gli abitanti delle città a tornare nelle zone rurali, innescando “la più grande migrazione di massa nella nazione dall’indipendenza”, ha affermato Amitabh Behar, amministratore delegato di Oxfam India.

Se non hai nemmeno una casa, come puoi lavorare da casa?” si chiede con amarezza Ramchandran Ravidas. Ha 42 anni ed è un pilota di risciò. Non ha clienti da quando c’è la quarantena. Normalmente, in una buona giornata e con molta energia, riesce a guadagnare fino a 6 dollari. È la prima volta nella sua vita che non può più sbarcare il lunario ed è la prima volta che riceve cibo da un’organizzazione benefica. L’uomo vive nel garage del proprietario che gli affitta il risciò e ora teme di essere sfrattato, dato che i clienti non usano più i loro servizi. “Non sono preoccupato per il coronavirus; se viene a prendermi, almeno questa miserabile vita finirà”, conclude tristemente Ravidas, dopo aver valutato le sue alternative.

“Nessuno muore di febbre” dice uno dei detti che circolano nel quartiere di San Roque a Manila, delineando così, per esclusione, l’immagine del vero nemico di cui avere paura. Le persone sono abituate alla febbre e alla tosse nel quartiere in cui microcriminalità, mancanza di cibo, ingorghi e carenza d’igiene sono problemi comuni. Eppure, le restrizioni al traffico li spaventano più del contagio.

L’isolamento “è un incubo per le persone come noi” afferma Susan Baldoza, osservando che, a San Roque, le persone preferirebbero morire di infezione piuttosto che soccombere lentamente alla fame.

Oltre alla pandemia, diversi Paesi africani affrontano una storica invasione di locuste. Già a gennaio, le Nazioni Unite hanno avvertito che le cavallette rappresentavano una “minaccia estremamente allarmante e senza precedenti” per la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza. La pandemia ostacola gli sforzi per combattere questa invasione e alcune settimane fa una seconda ondata di locuste, 20 volte più grande della precedente, ha colpito di nuovo il continente.

“Prevediamo che il governo, i partner e il World Food Program ci salveranno, venendo in nostro aiuto con il cibo. Altrimenti, la nostra gente finirà per morire di fame” ha detto Christine Apolot, sindaco del distretto di Kumi in Uganda.

Coloro che non hanno nessuno
Il direttore del Wfp ha già annunciato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che sono necessari al più presto 2 miliardi di dollari di aiuti, perché la situazione dei poveri nei Paesi in via di sviluppo peggiora rapidamente. Altri 350 milioni di dollari serviranno per trasportare il cibo nelle aree di crisi. Questo appello è arrivato nel contesto in cui, alla fine del 2019, gli esperti avevano predetto che “il 2020 sarà l’anno peggiore dalla Seconda guerra mondiale”, prima ancora che l’invasione delle locuste diventasse una drammatica realtà in Africa.

Nel prossimo futuro, gli Stati più poveri potrebbero affrontare un difficile dilemma: salvare le persone dal coronavirus o salvarle dalla fame, dice il rapporto del Wfp.

La fame si può prevenire, secondo David Beasley. “Ottenendo i soldi e mantenendo aperte le filiere di approvvigionamento, possiamo evitare la fame” afferma Beasley e sottolinea che “in questo siamo insieme”.

Se i Paesi in via di sviluppo non riescono a tenere sotto controllo l’epidemia, il virus potrebbe diventare endemico e causare nuovi focolai in tutto il mondo, dicono 20 esperti (tra cui quattro premi Nobel) che hanno scritto ai leader del G20 per avvertirli dell’“inimmaginabile impatto sanitario e sociale” della crisi Covid-19 in queste regioni.

Anche se l’indifferenza verso la sofferenza da parte di coloro che vivono su altri meridiani ci costerebbe troppo per potercela permettere, abbiamo una ragione ancora più forte per intervenire, afferma Arif Husain: “Dobbiamo essere lì per queste persone, perché se non ci siamo noi, non ci sarà nessun altro”.

[Immagine: Pixabay. Carmen Lăiu scrive per St.Network. Traduzione: L. Ferrara]

Sondaggio sulla sostenibilità tra gli avventisti in Germania

Sondaggio sulla sostenibilità tra gli avventisti in Germania

Notizie Avventiste – La Chiesa avventista in Germania ha lanciato un sondaggio online sul tema della “sostenibilità” tra i suoi membri. Ne dà notizia l’agenzia stampa Adventistischer Pressedienst (Apd).

“Vivere in modo sostenibile, cioè nel rispetto del clima, è una sfida complessa” ha affermato il past. Johannes Naether, vicepresidente della Chiesa avventista nel Paese “Gli avventisti in particolare, i quali da sempre credono e sostengono che la terra sia stata creata da Dio, dovrebbero prendere posizione su questa questione”.

Prima che il coronavirus dominasse la stampa, non era passato giorno senza ricevere informazioni sulle conseguenze del cambiamento climatico: riscaldamento globale, ondate di calore, inondazioni, fusione del ghiaccio polare, carestie, carenze idriche, incendi boschivi, deforestazione delle aree pluviali, estinzione di specie animali, plastica ovunque. La pandemia ci ha costretti a ripensare, ha detto Naether. “Abbiamo dovuto cambiare radicalmente il nostro modo di vivere e ora possiamo notare la diminuzione delle nostre emissioni di azoto e di inquinanti. Anche se solo per un breve periodo”.

Con questo sondaggio, la Chiesa vuole raccogliere alcuni dati sugli atteggiamenti e le attività relative alla sostenibilità nelle comunità locali in Germania. Tra le domande si chiede: “Quanto gli avventisti prendono sul serio le raccomandazioni degli scienziati di ripensare la vita e il modello economico attualmente prevalenti, al fine di evitare drammatici cambiamenti nell’equilibrio ecologico? La sostenibilità ha un ruolo nella vita delle chiese avventiste? E quale motivazione dovrebbero avere gli avventisti per operare in favore di una società più sostenibile?

In Germania vivono circa 35.000 avventisti del settimo giorno che si riuniscono in 554 chiese.

Stati Uniti. Giornata speciale di preghiera per la giustizia e l’uguaglianza razziale

Stati Uniti. Giornata speciale di preghiera per la giustizia e l’uguaglianza razziale

Notizie Avventiste – Sabato 27 giugno, i dirigenti della Chiesa avventista in Nord America chiedono di unirsi in un giorno speciale di preghiera per la ferita profonda e la frustrazione causate dall’ingiustizia e l’iniquità razziale negli Stati Uniti.

“Mentre continuano a crescere le discussioni sul razzismo nella società e nella chiesa, chiediamo agli 1,2 milioni di membri avventisti nei territori di Bermuda, Canada, Guam/Micronesia e Stati Uniti a riunirsi per cercare in preghiera la guida di Dio nella propria vita, soprattutto nel modo in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri, e per capire cosa possiamo fare per fermare l’ingiustizia contro le persone di colore” affermano nel comunicato.

“Come leader” aggiungono “vogliamo chiedere allo Spirito Santo di aprire i nostri cuori e le nostre orecchie in modo da poter comprendere e ascoltare i nostri fratelli e sorelle, in particolare della comunità nera americana, che condividono il dolore e la rabbia vissuta negli anni. Vogliamo chiedere perdono e domandare compassione e forza nel promuovere conversazioni difficili ma necessarie, in modo che la nostra chiesa possa andare avanti nel percorso di guarigione delle ferite presenti nella nostra comunità di fede”.

Australia. Avrebbe compiuto 40 anni Azaria Chamberlain

Australia. Avrebbe compiuto 40 anni Azaria Chamberlain

Figlia di un pastore avventista, morì a poche settimane di vita uccisa da un dingo in un campeggio a Uluru. La saga delle ricerche, delle accuse contro la famiglia Chamberlain e dei processi divise il Paese. La storia dell’ingiustizia subita divenne un film, “Un grido nella notte”, con protagonisti Meryl Streep e Sam Neill.

Notizie Avventiste – Azaria Chamberlain avrebbe compiuto 40 anni la settimana scorsa. Aveva due mesi quando un dingo la portò via dalla tenda dei suoi genitori durante un fatale campeggio a Uluru (o Ayers Rock), in Australia, nell’agosto del 1980. La piccola era nata in una famiglia avventista e suo padre Michael era pastore della chiesa di Mt Isa, nel Queensland, dove viveva con la moglie Lindy e i loro tre figli.

La notizia della scomparsa della bambina riecheggiò in tutto il mondo e scatenò una serie di speculazioni secondo cui i Chamberlain, appartenendo a una confessione allora poco conosciuta dagli australiani, quella avventista, avessero ucciso la figlia in una sorta di sacrificio rituale. Questo pregiudizio religioso alterò la percezione pubblica e le vicende giudiziarie che seguirono, con conseguente condanna di Lindy Chamberlain per omicidio. La donna trascorse tre anni in carcere; Michael, invece, ebbe la sospensione condizionale della pena.

I Chamberlain e i loro sostenitori lottarono con incredibile tenacia perché fosse fatta giustizia e, dopo il ritrovamento di prove che confermavano il racconto di Lindy sulla scomparsa della figlia, la donna fu liberata e il verdetto ribaltato. Le battaglie legali continuarono fino al 2012, quando un coroner emise la sentenza ufficiale: il responsabile della morte di Azaria era un dingo.

Nel periodo in cui scomparve Azaria, infatti, i ranger del parco dove si trova il famoso monolite di arenaria e il vicino campeggio erano in allarme per la pericolosità dei branchi di dingo nella zona. Il capo ranger scrisse ai suoi superiori avvertendo che “i bambini piccoli e i neonati devono essere considerati possibili prede” e avvisando che gli animali più feroci dovevano essere abbattuti.

Non fu preso in considerazione, anzi, tutte le copie della sua lettera furono in seguito rimosse dal fascicolo del dipartimento, un insabbiamento per sventare qualsiasi tentativo di renderlo pubblico.

A ricordare tutto questo è John Bryson dalle pagine del quotidiano The New Daily. Bryson è l’autore del libro Evil Angels: The Case of Lindy Chamberlain, da cui fu tratto il film “Un grido nella notte”, interpretato da Meryl Streep e Sam Neill.

“Se, come prevedevano i ranger, il loro dipartimento avesse reagito all’avvertimento e messo sotto controllo i branchi, le numerose famiglie che si recavano ad Ayers Rock durante l’anno avrebbero potuto godersi le visite senza paura” afferma Bryson “E una bambina in fasce sarebbe diventata adulta, si sarebbe sposata, avrebbe cresciuto dei figli e la maggior parte di noi non ne avrebbe mai sentito parlare”.

Dopo la vicenda e il tragico errore giudiziario, la vita della famiglia Chamberlain cambiò radicalmente. Lindy si trasferì negli Stati Uniti e Michael lasciò il pastorato, ma rimase membro della Chiesa avventista, e dedicò il resto della sua vita alla lotta per la giustizia e contro i pregiudizi e le persecuzioni. Fu insegnante nelle scuole indigene australiane e autore di vari libri.

In occasione della morte di Michael, che si è spento nel gennaio del 2017 ammalato di leucemia, Bryson aveva commentato: “Fu trattato in modo vergognoso da agenzie governative insensibili ed egoiste e da noi, il pubblico. Merita le nostre scuse. Se prendiamo le distanze dalle ondate di ignoranza e malizia, e ci avviciniamo alla compassione e all’indignazione [di fronte all’ingiustizia], diventeremo una società migliore”.
[LF]

Incertezza

Incertezza

È uscito il nuovo film dei centri media avventisti. Deciso da oltre un anno, il tema è molto attuale in questo periodo di pandemia globale.

HopeMedia Italia – Uncertainty (Incertezza) è il titolo del film che racconta le paure della vita, le decisioni da prendere e la fede. Il lungometraggio è la nuova produzione di alcuni centri media della chiesa avventista. Lo scorso anno fu prodotto “Papà”.

Alice è una giovane donna che vive un momento di incertezza; non sa come affrontare le tensioni e le aspettative che circondano il suo futuro. Depressa e sempre più ansiosa, decide di passare un po’ di tempo nella vecchia casa dei suoi genitori. In questo percorso, scopre che c’è un rifugio in grado di rendere la vita più semplice.

Vedi qui sotto il trailer con i sottotitoli in italiano.


Questo film molto commovente, realizzato in portoghese, è disponibile anche in spagnolo e con i sottotitoli in inglese, francese e italiano.

Trasmesso in prima mondiale lo scorso 5 giugno, fa parte di un progetto più ampio, intitolato “Uncertainty”, che comprende anche una serie di documentari su dieci storie di vita vera; un altro film documentario su studenti, laureati e il loro futuro incerto; 18 spot sui social media; e un cortometraggio basato sulla serie tedesca “Encounters”.

Nell’attuale clima mondiale dominato dalle paure per la pandemia di Covid-19, dalle manifestazioni globali antirazziali e dall’attuale instabilità finanziaria ed emotiva, queste produzioni video raccontano diverse storie ed esperienze di vita reale che toccheranno il cuore di molte persone.

Ecco il film:


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