Nonostante le sofferenze e le ferite, la grande bellezza del creato racconta il progetto d’amore di Dio e ci fa pregustare la gioia del ritorno di Gesù. In quel glorioso giorno ogni cuore spezzato sarà risanato, ogni ambiente deturpato sarà rigenerato.

Jesse Herford – Diversi anni fa, ho avuto l’opportunità di visitare il sud di Te Waipounamu (l’Isola del sud di Aotearoa, il nome della Nuova Zelanda in lingua maori). Sono atterrato a Invercargill e mi sono diretto a nord, pregustando con entusiasmo le famose località turistiche come Queenstown, Milford Sound, Wanaka e altre ancora. Durante il viaggio mi ha colto di sorpresa la sonnacchiosa città di Te Anau, che mi ha affascinato in maniera inaspettata.

Te Anau è un piccolo insediamento di meno di tremila abitanti ed è appollaiato sull’estremità meridionale della Milford Track[1] sul lago Te Anau. Lungo 65 km e alimentato da tre fiordi, gli unici dell’entroterra neozelandese, Te Anau è, per grandezza, il secondo lago della Nuova Zelanda dopo Taupō sulla Te Ika-a-Māui (l’Isola del nord). La caratteristica più sorprendente di Te Anau non è tanto il lago in sé, quanto le montagne che lo circondano: il Monte Lyall, le montagne Murchison, la famosa Kepler Track[2] e altre, Sono alture che salgono precipitosamente dal lago fino al cielo, e possono essere viste dalla riva. Una sera, i miei compagni di viaggio ed io abbiamo fatto una passeggiata lungo le rive del lago, e vedere l’incredibile bellezza di un tramonto a Te Anau. Il sole cala tra le cime delle montagne con fasci di luce che filtrano attraverso la nebbia, mentre le nuvole si riuniscono sopra alle vette. Quello che abbiamo vissuto è stato uno spettacolo di luci brillanti color oro, arancione e viola.

Mentre riflettevo, mi sono chiesto: "Perché sono così colpito da questo posto in particolare? Ci sono sicuramente luoghi anche più belli in Nuova Zelanda, giusto?". La maggior parte delle persone affolla Queenstown durante la stagione turistica, per sciare sulle piste di The Remarkables, o il lago Wānaka, per scattare una foto del famoso Wānaka Willow[3]. Poi c’è la Chiesa del Buon Pastore accanto al lago Tekapo, circondata (in estate) dai famosi lupi viola della zona. Oppure, alle porte di Te Anau stesso, c’è Milford Sound, il gioiello del Parco Nazionale del Fiordland. 

Ma di tutte le bellezze dell’Isola del sud, è stata la grandezza stoica di Te Anau a conquistare il mio cuore. I neozelandesi sono considerati gente sobria. Anche famosi "kiwi" (altro nome per indicare i neozelandesi, ndr) come Burt Munro, motociclista; Richie McCaw, rugbysta ed ex-capitano degli All Blacks; Edmund Hillary, scalatore; o Sam Neill, attore e regista, sono noti sia per i loro risultati eccezionali, ma anche per la loro umiltà. Per me, Te Anau incarna questo sentimento. La sua bellezza semplice e mozzafiato parla da sola. Non ha bisogno di marketing o promozione. È indifferente all’impresa umana, è sicura di sé e non ha bisogno di mostrarsi. La sua gloria maestosa era qui prima che nascessi e rimarrà molto tempo dopo che me ne sarò andato.

Preparazione per il giorno del giudizio 
Un’altra strana scena si svolge non lontano dal lago Te Anau. Sulle colline che circondano Queenstown, secondo quanto riferiscono alcune notizie, è in costruzione una piccola comunità esclusiva. Abbondano le voci di ricchi americani come Peter Thiel e James Cameron che acquistano proprietà remote per costruire dei bunker in vista del giorno del giudizio. Anche se negate dalle autorità locali e dalle imprese di costruzione, queste dicerie persistono. Spinti dal lockdown del Covid-19, quando molti americani benestanti cercavano riparo in luoghi fuori mano come Queenstown, sembra che stia emergendo nei super ricchi una crescente consapevolezza della necessità di avere un posto dove salvarsi se il mondo dovesse andare distrutto.

Nessuna sorpresa, considerando lo stato attuale del nostro pianeta. Come se la pandemia di Covid-19 non fosse abbastanza, dal 2020 abbiamo assistito alla cosiddetta "Grande rassegnazione", a un’orribile guerra in corso sia in Ucraina che in Israele, nel momento in cui scrivo; nonché a una crisi economica con l’aumento del costo della vita che minaccia di far precipitare il mondo nella recessione. Se si chiedesse alla gente comune come pensa che stiano andando le cose oggi, credo che la risposta, nel complesso, non sarebbe positiva. Lo ammetto, anche come credente a volte è difficile rimanere ottimisti in mezzo a tutto questo. Tuttavia, in quanto discepolo di Gesù, vi è un aspetto della mia fede che mi offre una prospettiva.

Antica speranza, aspettativa futura 
Se foste stati ebrei dell’antico Israele, avreste atteso un giorno in particolare con enormi aspettative, il "Giorno del Signore". Influenzati per tutta la vita dalle letture dei rotoli di Isaia e Amos nella sinagoga, e alla luce dell’esperienza quotidiana, avreste atteso ardentemente quel giorno. Avreste desiderato la sconfitta dell’impero che vi opprimeva, la punizione di tutti i tiranni e che le loro vittime fossero vendicate. Avreste desiderato che i sistemi di governo corrotti fossero aboliti e che un nuovo regno, l’eterno regno di Dio, fosse inaugurato.

Nel primo secolo, i primi cristiani accolsero queste speranze, con un’aggiunta importante. Cominciarono a vedere Gesù di Nazaret come la figura centrale di quel giorno imminente. La sua nascita e il suo ministero sono stati precursori del tempo ultimo in cui la pace avrebbe regnato, i malfattori avrebbero ricevuto la loro punizione e il mondo, spezzato e segnato così com’era, sarebbe stato guarito per sempre.

Scrive Giovanni in Apocalisse: "Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c’era più. E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii una gran voce dal trono, che diceva: ‘Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate’” (Ap 21:1–4).

Il cielo, adesso 
Ci sono dei momenti nella vita che offrono uno scorcio di quella realtà futura. Quando sperimento la bellezza incredibile come quella che ho visto quella sera a Te Anau, mi viene in mente che il mondo è stato creato per essere così e che un giorno sarà di nuovo pienamente. Tutta la nostra arte e architettura, il denaro, le macchine, la politica, il progresso non riescono a impressionare e stupire quanto la bellezza del mondo creato da Dio. Quando penso al cielo notturno con tutti i suoi miliardi di sistemi stellari, supernove e fenomeni celesti, al confronto tutti i satelliti o le stazioni spaziali che abbiamo costruito sembrano giocattoli per bambini. Quando considero il funzionamento del corpo umano, qualsiasi dispositivo elettronico o stringa di codice sembra, al confronto, un rozzo disegno rupestre.

Assistere alla grande bellezza di Te Anau, dei suoi laghi, delle colline e delle montagne circostanti, e restare nella sua quiete mi ha ricordato che un giorno, presto, tutto in questo mondo sarà ricostituito per diventare come la scena che mi si apriva di fronte. Non una semplice copia carbone, ma dello stesso tipo: incontaminato, intatto, perfetto. Ogni vittima di ingiustizia, tragedia e disastro sarà rivendicata in quel giorno. Ogni cuore spezzato, corpo abusato e mente abbattuta sarà guarito. E ogni albero tagliato, montagna spazzata via e fiume inquinato sarà ricreato nel Giorno del Signore.

Non vedo l’ora che arrivi quel giorno. E quando arriverà, non desidero una villa, un attico o un’isola privata. Tutto quello che voglio è una piccola capanna collocata sulle sponde del lago Te Anau, dove per l’eternità potrò godere della buona terra di Dio, ricreata proprio come doveva essere.

(Jesse Herford è pastore e redattore associato per l’edizione australiana/neozelandese di Signs of the Times. Vive a Sydney, in Australia, con sua moglie Carina e il loro cane Banjo. Una versione di questo articolo è apparsa per la prima volta sul sito web Signs of the Times Australia/New Zealand ed è ripubblicata con autorizzazione).

Note 
[1] È considerata "la camminata più bella del mondo", 53,5 chilometri di percorso lungo valli scavate dai ghiacciai, attraverso antiche foreste pluviali e oltrepassando cascate impetuose. Info: www.doc.govt.nz/milfordtrack (ndr). 
[2] È un altro itinerario circolare di 60 chilometri lungo le sponde dei laghi Te Anau e Manapouri ricoperte di boschi di faggio, fino alle creste delle montagne circostanti ricoperte di ciuffi d’erba con spettacolari panorami alpini. 
[3] È il soprannome dato a un salice situato all’estremità meridionale del lago Wānaka, che è cresciuto isolato nell’acqua. È una destinazione molto popolare tra i turisti per scattare foto.

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]

 

 

 

 

 

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