Campo famiglie 2024

Campo famiglie 2024

Roberto Iannò/Maria Antonietta CalàDall’11 al 18 agosto, nella meravigliosa cornice di Casuccia Visani, a Poppi (AR), si svolgerà il campo famiglie.

Saranno presenti: i coniugi Calliari, Patrizio (pastore) e Maria Antonietta Calà (direttrice associata del Dipartimento Famiglia), in qualità di direttori del campo; Lidia La Montanara (pastora) come animatrice della parte spirituale; Giuseppe Castro (psicologo-psicoterapeuta) come animatore della parte psicologica; la famiglia Alessio, Laura e Andrea Puglisi, per l’animazione musicale. Proseguirà anche quest’anno l’esperienza della versione 2.0: la partecipazione dell’Aisa e dei Ministeri Avventisti in favore dei Bambini (Mib) per curare le attività intergenerazionali (scarica la locandina).

Il costo è di 250 euro per il pernottamento in bungalow, e di 280 euro per il pernottamento in camera.
Disponibilità di sconti per bambini (la scontistica è indicata nella locandina).

La retta comprende la quota associativa d’iscrizione all’Aisa. per l’anno solare 2024. Coloro che risulteranno già iscritti all’Aisa godranno di uno sconto di 20 euro sulla retta pari alla quota associativa Aisa. già versata a livello locale. Lo stesso sconto si applicherà ai ragazzi dai 13 ai 15 anni.

Le prenotazioni sono già aperte e iniziano ad arrivare le prime iscrizioni. Vi invitiamo quindi ad approfittare di questa opportunità.

Per le iscrizioni e per ulteriori informazioni, rivolgersi a: centro@casucciavisani.it

È risorto!

È risorto!

Se mai esiste una nota di grazia nella storia, è questa!

David Neal – “Nella storia del mondo è stato compiuto un solo atto di amore puro, non macchiato da secondi fini: il dono di sé di Dio in Cristo sulla croce per i peccatori immeritevoli. Ecco perché, se cerchiamo una definizione di amore, non dobbiamo guardare in un dizionario, ma al Calvario".[1]

"Gesù!" esclamarono E in quel momento egli scomparve dalla loro vista. Dopo aver consumato a metà il loro pasto, i discepoli si ritrovarono di nuovo in stato di shock, alle prese con questo sorprendente capovolgimento degli eventi, sopraffatti, in uno stato di gioia quasi estatica.

In quella stanza buia e scura, li immagino alzarsi dalla tavola, guardarsi l’un l’altro sconcertati, controllarsi a vicenda per confermare i loro pensieri. “Avete visto quello che ho visto io? Lo sconosciuto? Era Gesù! Lo sapevo, lo sapevo!” esclamò Cleopa.
“Ed essi dissero l’uno all’altro: ‘Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentre egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?’” (Luca 24:32).

Cosa succede quando una persona è in cammino e diventa sempre più consapevole che Gesù non è solo una figura interessante nella storia? Cosa succede quando la storia di questa Persona pienamente Dio e pienamente uomo – la sua vita, i suoi insegnamenti e la sua capacità di vincere la morte, l’evento che la maggior parte di noi teme di più – ha un impatto sulla nostra esistenza a livello intellettuale ed emotivo? Cosa succede quando la luce si accende? Cos’è quel fuoco?

"Sentii il cuore stranamente riscaldarsi"  
Il 24 maggio 1738, John Wesley raccontò la storia del suo cammino. “La sera mi recai molto mal volentieri presso un’associazione in Aldersgate Street (Londra), dove si leggeva la prefazione di Lutero alla Lettera ai Romani. Verso le nove meno un quarto, mentre si descriveva il cambiamento che Dio opera nella persona mediante la fede in Cristo, sentii il mio cuore stranamente riscaldarsi. Sentii di confidare in Cristo, solo in lui, per la mia salvezza; e mi fu data la certezza che Cristo mi aveva tolto i peccati, i miei, e mi aveva salvato dalla legge del peccato e della morte”.[2] 
John Wesley, il fondatore del movimento metodista, visse l’esperienza del "cuore caldo” in quella che oggi è denominata la "Cappella di Wesley", ad Aldersgate, a Londra. 

Lasciamo Wesley ora, perché Luca continua a narrare la sua storia. Per essere sicuro di non perdere l’attenzione del lettore nemmeno per un secondo, racconta il senso di urgenza dei discepoli: “E, alzatisi in quello stesso momento, tornarono a Gerusalemme” (Luca 24:33 pp.). 
Entusiasti per una notizia straordinariamente bella, la migliore in assoluto, passarono alla modalità “dobbiamo tornare a Gerusalemme e dirlo agli altri”. Non potevano aspettare fino al mattino per fare il viaggio di ritorno di sette miglia. E anche se avessero pernottato a Emmaus, avrebbero potuto dormire sapendo ciò che sapevano? Partirono.subito “e trovarono riuniti gli undici e quelli che erano con loro” (v. 33 up.).

È risorto, ma cosa significa? 
Se pensate che il vangelo abbia già raggiunto la sua luce massima in questo racconto, dovrei rispondere con un “sì, ma”, perché le parole “È risorto” sono la risposta a ogni domanda; ma ciò che Luca non ha ancora condiviso è il significato di questa affermazione.

Leggendo i commenti su Luca e su come scrive, alcuni autori affermano che ha un obiettivo teologico. E se fosse così? È il più bello della storia dell’universo! Il punto di vista più spassionato è quello di Donald Guthrie, che nella sua Introduzione al Nuovo Testamento sottolinea: "Nessuno negherebbe che lo scopo di Luca sia teologico", ma "è più vero dire che Luca fa emergere il significato teologico della storia".[3]

A differenza della Lettera di Paolo ai Romani, Luca non redige un trattato di teologia. Racconta una storia, e nella riga successiva di questa vicenda troviamo un’altra svolta inaspettata che dimostra il significato della risurrezione, e la teologia del vangelo che risplende come non mai. “Il Signore è veramente risorto” (Lu 24:34 pp), è una frase di per sé grandiosa, ma ancora incompleta. Per quanto queste parole siano emozionanti, rimane ancora l’elemento “e allora?”. Qual è il problema? Che differenza fa?

La nota di grazia nella storia 
“Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone” (Lu 24:34).
Avete letto quello che ho appena letto anche io? “…ed è apparso a Simone”? Simone il fifone? Ma davvero? Il tizio volgare che rinnegò Gesù? Perché Luca osa menzionare il pescatore della Galilea, sicuro di sé e schietto, che non ebbe il coraggio delle sue convinzioni? “Tutta bocca e niente azione”, direbbe qualcuno: una scusa sufficiente, se ce ne fosse bisogno, per cancellarlo dalla storia. Lasciamo che si perda nel racconto come discepolo fallito!

“Ma andate a dire… a Pietro” 
Tra i discepoli riuniti in quella camera a Gerusalemme, qualcuno avrebbe avuto motivo di chiedersi se Simone sarebbe stato il prossimo Giuda? Mentre il Vangelo di Marco riporta la storia della risurrezione (Mc 16:1-8), Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo e Salome incontrano il “giovane” seduto nel sepolcro. Egli dice loro: “Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato; non è qui” (v. 6). E sorprendentemente anche in questo caso, Pietro viene menzionato in modo speciale: “Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea” (v. 7). Se mai vi è stata una nota di grazia nella storia, è questa!

E qual è il significato del vangelo? 
Luca e Marco avevano tutte le buone ragioni per cancellare Pietro dalla storia. Che imbarazzo! Ma non potevano, perché “il forestiero” che camminava sulla strada di Emmaus, che spiegava la storia della crocifissione dalla “legge e dalla testimonianza”, andò sulla croce per Pietro! E il senso del vangelo è: “Fate in modo che Pietro lo sappia!”,

Questa è la storia. Non ci sono più colpi di scena nel racconto di Luca. Nella complessità, nella confusione e disperazione del momento, Luca offre la speranza che cerchiamo. Certo, la speranza si trova nella Parola di Dio ma, lungi dall’essere parole aride e antiche, anche se sempre vere, è una storia di redenzione.

A chi di noi non è capitato di avere dei momenti da “Simone il fifone”? Chi di noi, nei periodi di crisi profonda e inaspettata, non ha faticato a prendere a cuore le frequenti parole “non temere” della Scrittura?[4] Vi è qualcuno che è confuso e dubbioso mentre cerca di affrontare e risolvere i complessi problemi della vita? Eppure, è proprio grazie alla risurrezione e al suo significato, e alla scelta di Pietro, che abbiamo la possibilità di trasformare questioni difficili, complesse e inquietanti in una calma profonda.

Per me sono riassunte al meglio in quattro parole del verso di un inno conosciuto: “Riscattati, guariti, risanati, perdonati”.[5]

Tre urrà per Dio, il fuoco dentro di noi brucia ancora!

(David Neal è direttore del Dipartimento Comunicazioni presso la Regione transeuropea della Chiesa avventista)

Note 
[1] John Stott, The Cross of Christ (La croce di Cristo), p. 212.  
[2] The Journal of the Reverend John Wesley (Il diario del reverendo John Wesley), vol. 1, p. 102. 
[3]. Donald Guthrie, “Luke’s Gospel”, New Testament Introduction, p. 94. 
[4] https://www.soulshepherding.org/fear-not-365-days-a-year/ 
[5] Terzo verso dell’inno di Henry F. Lyte (1793-1847), "Praise, My Soul, the King of Heaven".

[Fonte: tedNews. Traduzione: L. Ferrara]

 

 

 

 

 

 

Il Marciapiede Didattico a Ragusa

Il Marciapiede Didattico a Ragusa

Abbattiamo i pregiudizi insieme alle barriere architettoniche è il messaggio dell’iniziativa di Adra Italia.

Notizie Avventiste – Il Marciapiede Didattico ha ripreso il suo viaggio itinerante in Sicilia. La struttura modulare che riproduce un normale marciapiede urbano, con tutte le difficoltà e gli ostacoli quasi invalicabili per una persona disabile, ha sostato a Ragusa, presso l’Istituto Comprensivo Statale “Francesco Crispi”, il 18 e 19 marzo. È stata “un’altra occasione per i ragazzi di mettersi nei panni degli altri” ha commentato Adra Italia sulla sua pagina Facebook.

Infatti, il progetto si propone di educare, abbattere le barriere e superare i pregiudizi mettendosi nei panni di chi è disabile e vivendo in prima persona la sua esperienza. Gli studenti senza problemi di deambulazione vengono invitati a percorrere il Marciapiede seduti in carrozzina, in questo modo si rendono subito conto di quanto un percorso del genere possa essere problematico per chi è disabile.

Prima e dopo il percorso, ragazze e ragazzi partecipano a momenti di discussione e di riflessione sul tema della disabilità, della diversità e del bullismo. 
“Disabilita il pregiudizio” è il motto che accompagna questa iniziativa che educa al rispetto della diversità e della dignità di ogni persona.

Alcune testate regionali e locali, come La Sicilia e VR Sicilia, hanno parlato dell’evento a Ragusa. VR ha realizzato anche un video; clicca qui per guardarlo.

Una ricerca sociale dell’Università di Firenze sul Marciapiede Didattico ha concluso che si tratta di un valido strumento per abbattere le barriere mentali, oltre che fisiche, nei confronti della disabilità e della diversità.

[Foto: Adra Italia Facebook ]

 

 

 

 

Culto evangelico di Pasqua 2024 su Rai 3

Culto evangelico di Pasqua 2024 su Rai 3

Domenica mattina 31 marzo, dalle 10.00 alle 11.00, Rai 3 trasmetterà in eurovisione il tradizionale culto evangelico di Pasqua dalla chiesa luterana dell’Unità a Noisy-le-Grand, in Francia. L’edizione italiana è curata dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, e inizierà alle 9.55, con Claudio Paravati in diretta dallo studio di Protestantesimo.

Il culto sarà presieduto dalla pastora Delphine Denninger-Kaiser. Alla fine degli anni Sessanta, il Concistoro di Parigi acquistò un terreno al civico 79 di rue de Malnoue. Per oltre cinquant’anni il culto è stato celebrato in condizioni precarie, in un edificio prefabbricato, in attesa di un vero e proprio tempio, la cui costruzione è iniziata nel 2019. 
Come ricorda la pastora Delphine Denninger-Kaiser “queste pietre viventi raccontano la storia di uomini e donne che hanno unito le loro forze per formare insieme una comunità. La sfida oggi è di mantenere vive le origini di questa comunità ma anche guardare al domani, per portare la Buona Novella del Vangelo nel mondo che ci circonda”.

È con questa speranza che la comunità multiculturale di Noisy-le-Grand ci accompagnerà nel giorno di Pasqua.

Il culto è una produzione di France 2 Présence Protestante.

Rivedi le puntate di Protestantesimo su RaiPlay 
Protestantesimo è anche su Facebook e X 
Email: protestantesimo@fcei.it; protestantesimo@rai.it

 

 

 

 

Distretto di Bergamo. Settimana di preghiera dei giovani

Distretto di Bergamo. Settimana di preghiera dei giovani

Elisa Laura Gheorghiu – Dal 17 al 23 marzo, i giovani delle comunità avventiste del distretto di Bergamo si sono uniti in una settimana di preghiera itinerante sul tema “Etciù (God) bless you”, che riguardava la nostra salute vista da sette prospettive diverse. Quanto è importante la salute? Quanto è importante sentirsi benedetti in ogni aspetto della salute?

A Bergamo 
Domenica e lunedì siamo stati nella chiesa di Bergamo. Marco Cividini ha parlato della salute fisica.
“Così come la scheda per fare muscoli e dimagrire funziona” ha detto “la Parola di Dio funziona. Quando seguiamo la Bibbia con impegno, con forza di volontà, allenandoci, perseverando con costanza, cambiando la routine, la Bibbia funziona. Si fonde con la potenza, la guida, la saggezza e la volontà di Dio e avviene il cambiamento nella la nostra vita. A che punto siete del vostro allenamento? L’allenamento spirituale è un ritmo regolare di preghiera, di riflessione e di relazione con Dio. È dal fondo della fossa che Dio inizia a ricostruire il muscolo (cfr. Lamentazioni 3:55-57)”.

Nicole Salazar ha parlato della salute mentale: “La salute mentale è benessere emotivo, cognitivo e comportamentale. L’essere umano è contento di come sta e di com’è. Quando preghiamo spesso chiediamo che cambi ciò che è esterno a noi: i parenti, gli amici, la scuola, il lavoro, le finanze, i vestiti, il corpo, tutto il nostro intorno perché non ci va bene. Però, quando ciò accade, e cambia in meglio, notiamo che continuiamo a lamentarci o a non essere soddisfatti o a ripetere le stesse parole (cfr. Salmo 127:1). Questo succede perché non abbiamo pregato Dio di cambiare la nostra mente, i nostri pensieri. Solo quando chiederemo a Dio di cambiare la nostra mente e che saremo grati e felici di ciò che siamo e abbiamo, perché saremo stati rinnovati nella nostra mente dallo Spirito Santo (cfr. Efesini 4:17-24)”.

A Caravaggio 
Martedì e mercoledì siamo stati nella chiesa avventista di Caravaggio. Lisa Cividini ha parlato della salute emotiva: “Una persona che ha benessere emotivo è una persona che sa gestire le proprie emozioni. Gesù sapeva che Lazzaro stava per morire, e si prese del tempo, aspettò che la malattia facesse il suo decorso, perché sapeva che Dio avrebbe fatto un grande miracolo. Poi andò a vederlo e, incontrando le sorelle di Lazzaro, vedendo la loro tristezza emotiva e spirituale – ‘se tu fossi venuto prima, mio fratello non sarebbe morto’ – e quella degli altri, Gesù si commosse, ‘fremette nello spirito’ (Gv 11:33-36). Cosa sto facendo per gestire le mie emozioni? Ciò che io introduco nella mia testa provoca le mie emozioni, perciò introdurre cose vere, onorevoli, giuste saranno un beneficio per me (cfr. Filippesi 4:8)”.

Ivan Maffioletti ci ha parlato della salute lavorativa. “I bergamaschi” ha affermato “sono fieri del proprio lavoro. Per loro il lavoro è importantissimo. Bisogna iniziare a lavorare giovanissimi e finché si riesce, avere un contratto indeterminato a vita (quasi sempre). Gesù ci dice che il Padre in cielo ha sempre lavorato, e anche lui, suo figlio, lavora (cfr. Giovani 5:17). Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, ha operato molto bene fin dalla creazione, si è impegnato, ha creato il mondo in modo magnifico, ciò che ha fatto era buono e molto buono. Dio però si riposò da tutta l’opera che aveva creata e fatta, smise di lavorare, benedisse e santificò il riposo (cfr. Genesi 2:2, 3). Dio promuove il riposo. È fondamentale staccare dal lavoro, è salutare, è benefico, è rigenerante per il nostro corpo, la nostra mente e il nostro spirito”.

A Merate 
Giovedì e venerdì siamo stati nella comunità avventista di Merate. Josselyn Raminez ha parlato della salute sociale soffermandosi sull’incontro di Gesù con Zaccheo.
“Per essere un buon amico e quindi avere una buona intelligenza sociale dobbiamo avere quattro caratteristiche che Gesù manifestò con Zaccheo. Sono: l’empatia, ovvero il mettersi nei panni dell’altro; Galati 6:2 parla del portare i pesi dell’altro; parlare volendo il bene dell’altro, condividendo i pensieri, le emozioni, senza infondere nell’altro i sensi di colpa, bensì con grazia (cfr. Colossesi 4:6); gestire i conflitti in modo sano (cfr. Matteo 5:23-24); gestire le proprie emozioni e pensieri (cfr. Proverbi 16:22) che non devono condizionare gli altri e viceversa, così come Gesù non si fece condizionare dalle emozioni e dai pensieri della folla”.

Sabrina Sánchez ha parlato della salute alimentare: “Oggi siamo testimoni di quanto l’egoismo e l’insensibilità siano in aumento. Immaginiamo di essere un giardino al cui interno ci sono tante piantine belle e brutte, e ogni giorno dobbiamo nutrirle con il contagocce (le nostre scelte). Ogni scelta ha un criterio, nel nostro caso, il criterio dello Spirito e il criterio della carne. Se scelgo secondo lo Spirito, sono gli insegnamenti di Dio e la sua volontà; se scelgo secondo la carne, scelgo le mie opinioni e la mia volontà (cfr. Galati 5:16-25). Allora, se dovessi scegliere cosa mangiare, che cosa sceglierei? Spesso diamo per scontato cosa mangiare, e quindi quasi quasi va bene tutto ciò che si può mangiare, l’importante è mangiare. Per esempio, un piatto squisito con il pollo preparato da uno chef stellato, lo mangio, lo gusto e lo gradisco. Però com’è stato preparato quel piatto? Quel pollo come è arrivato lì? Se dovessimo noi preparare quel piatto? Se dovessimo noi uccidere il pollo? Quanti di noi lo farebbero? Quanti di noi sceglierebbero di mangiare quel piatto squisito con il pollo? Dunque, perché scegliere il cibo da mangiare è molto importante? Perché ciò che mangio influenza tutta la mia vita. E se ci fosse un cibo con il potere di saziarmi per sempre? E se ci fosse un cibo spirituale? (cfr. Giovanni 4:34). Quanto spesso lo sceglieremo?”.

Nelle proprie comunità 
Nel sabato conclusivo della settimana di preghiera, ogni gruppo di giovani è rimasto nella propria comunità locale per riflettere sulla salute spirituale. Cito qui due interventi.
“Dio ci ha creato a sua immagine e somiglianza” ha detto Italo Giangualano “Dio è amore, quindi anche noi eravamo fatti con quell’amore (cfr. 1 Giovanni 4:16). Agapao è l’amore incondizionato, infinito, disinteressato. Se siamo immersi nell’amore di Dio, possiamo capire esperimentare questo amore, non si può fare diversamente (Giovanni 15:4, 9). Rimaniamo nell’amore di Dio, siamo a sua immagine e somiglianza. Se rimaniamo nell’amore porteremo il frutto dell’amore, ubbidiremo la sua legge (cfr. Romani 13:10); se non lo facciamo, il peccato rimarrà in noi, e il peccato è la violazione dell’amore di Dio (cfr. Galati 5:19-21)”.

Paolo Cramarossa ha parlato di camminare guidati dallo Spirito (cfr. Galati 5:25), cioè di vivere secondo lo Spirito. Facendo così, il nostro stile di vita influirà sul benessere spirituale.

[Foto pervenute dal distretto di Bergamo]

Come fare amicizia con il futuro

Come fare amicizia con il futuro

Quello che sarà crea ansia e aspettative. Qual è la prospettiva biblica riguardo agli eventi futuri?

Adrian Neagu – Cos’è il futuro? La domanda può sembrare banale. Ma se ci si pensa, si capisce meglio ciò che sosteneva sant’Agostino: "Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi mi interroga, non lo so”.[1]

I dizionari ci dicono semplicemente che il futuro è ciò che viene dopo il momento presente, definizione che implica una visione lineare del tempo. Ma non tutti sono d’accordo.

Mihai Eminescu [poeta romeno, 1850-1889, ndt] ha scritto nella poesia Gloss: “Il passato e l’avvenire / son d’un foglio le facciate; / la fine vede nel principio / chi davvero sa vedere. / Ciò ch’è stato o che sarà / il presente accoglie in sé”. Questo è un riferimento alla teoria dell’eterno presente di Schopenhauer e suggerisce una visione ciclica del tempo, dove passato e futuro si fondono in un presente infinito. Pertanto, direbbe Eminescu, non bisogna temere né il passato né il futuro, perché nel presente si ha tutto.

Ma qual è il futuro? Forse la nuova veste che il passato indossa ogni giorno? Diciamo spesso che per i genitori il futuro è il loro figlio, per i bambini è il loro prossimo sogno, per gli scrittori è il libro scriveranno, per gli scienziati è la scoperta che sperano di fare… Suona bene, tranne che Il divario tra ciò che ci aspettiamo e ciò che realmente accade è spesso inaspettatamente ampio. E, a volte, persino doloroso. Per questo motivo, e per paura di quanto potrebbe accaderci, arriviamo a credere che se conoscessimo il futuro in anticipo, potremmo prepararci meglio.

Anche per paura, altri preferiscono ignorare del tutto la prospettiva del futuro e sprofondare in un presente mediocre e noioso, trasformandolo in una fragile illusione di felicità. La paura del futuro ora ha un nome: ansia anticipatoria.[2] Si tratta, infatti, della stessa malattia di cui soffrivano i personaggi dello scrittore romeno per bambini Ion Creanga [1837-1889 ndt] quando temevano che il gatto facesse cadere la roccia di salgemma che stava sul camino sopra il bambino che dormiva pacificamente. È vero che la storia di Creanga si intitola “Stupidità umana”, ma l’autore ci racconta che il protagonista, che aveva cercato con insistenza di vedere se ci fosse qualcuno di più stolto della sua famiglia, “tornò a casa e trascorse del tempo con i suoi che considerava più saggi di quelli che aveva incontrato nel suo viaggio”.

Anche la paura del futuro è una follia “più saggia” di altre assurdità che si contendono un posto nella nostra vita?

Noi e il futuro 
È stato ripetuto così tante volte che è difficile ricordare chi lo ha detto per primo: "Il modo migliore per predire il futuro è crearlo".[3] L’affermazione suona bene ed è perfino esilarante, ma il modo in cui è interpretata è molto più complicato di quanto potremmo sospettare a prima vista. È una frase generalmente usata per descrivere il balzo che fai andando oltre i tuoi limiti e realizzando cose che non avresti mai sognato prima.

Propongo allora di esaminare alcune delle strategie con le quali le persone cercano di plasmare il futuro.

Nel 2019, l’agenzia Reuters ha pubblicato sul suo sito un articolo sulle maghe romene che erano riuscite ad approfittare di Internet per promuoversi e persino per trasmettere i loro rituali in diretta. Dall’articolo apprendiamo, ad esempio, che una seduta per “leggere” il futuro con i tarocchi costava 50 euro e che all’epoca in Europa erano circa 4.000 le persone che praticavano la stregoneria. La stregoneria è un modo per “creare” il futuro? Sembra che sia così per coloro che vi ricorrono, e sono molte le persone che si affidano a questa forma di conoscenza o di influenza sul futuro.

Vi è sempre stato interesse verso i modi per conoscere o influenzare il futuro, molte pratiche rientrano in questa categoria, dalla lettura dell’oroscopo alla corruzione e alla concussione. L’ansia per il futuro e il desiderio di controllarlo, per assicurarsi che non ci danneggi, sono alla base di molte delle decisioni che prendiamo ogni giorno, anche se non lo riconosciamo esplicitamente.

Ogni giorno oscilliamo tra la paura dell’ignoto e la sensazione di poter plasmare il nostro futuro, tra l’accettazione del destino inesorabile e il cambiamento con i mezzi a nostra disposizione.

Le promesse della religione entrano sottilmente in questa vertiginosa danza della vita, offrendo spesso comode scorciatoie. Doni, donazioni, atti meritori o penitenze sono visti come modi legittimi per sfuggire alla punizione di un futuro terribile. Ancora oggi alcuni sembrano convinti di poter comprare Dio stesso.

Desideriamo conoscere il futuro con la più grande curiosità. Che sia per ragioni oggettive o puramente soggettive, o anche per ragioni poco chiare; questa curiosità modella le nostre decisioni, cambia le nostre prospettive sul presente e ci riempie di paura o eccitazione quando scopriamo che il futuro non risponde alle nostre buone intenzioni. Il futuro confonde le nostre aspettative e l’ignoto supera le previsioni più accurate. E spesso questa è una buona notizia.

Dio e il futuro 
Da una prospettiva biblica, per Dio il futuro non è un regno dell’ignoto, ma piuttosto un dominio accessibile alla Sua conoscenza. Paradossalmente, la Bibbia non incoraggia né una viva curiosità verso il futuro, né una rassegnata attesa di esso.

Cosa, dunque, non è degno del nostro interesse riguardo al futuro? Prima di tutto, non dovremmo preoccuparci di ciò che accadrà agli altri. L’apostolo Pietro fu rimproverato da Gesù quando gli chiese cosa riservasse il futuro a Giovanni, il quale affermò di sé che era “il discepolo che Gesù amava” (Giovanni 21:20-22). Poi Gesù disse anche ai suoi discepoli di non preoccuparsi di tempi e date (Atti 1:7), anche se per chi aspetta un evento grande come il ritorno di Gesù, questa è la curiosità più grande. Sapere quando arriverà la fine del mondo, o la sorte del nostro prossimo, non risolve veramente i problemi del presente, né ci libera dalla paura del futuro.

Sapere tutto ciò che il futuro ci riserva ci renderebbe più felici? O, al contrario, diventeremmo più ansiosi? Godremmo di più il presente se sapessimo che tra cinque, dieci o trent’anni vivremo grandi difficoltà o perderemo una persona cara? Sicuramente Dio ha nascosto questa conoscenza per il nostro beneficio e la nostra felicità.

Vista in questa luce, la profezia biblica non è un bicchiere di acqua fresca con cui Dio placa la nostra sete di conoscenza del futuro, ma piuttosto una testimonianza che questo futuro è nelle sue mani, che la prescienza di Dio è già lì. Sebbene ci siano state occasioni nelle quali i profeti hanno predetto accuratamente nomi o luoghi a loro sconosciuti, a volte con centinaia di anni in anticipo, queste informazioni non hanno indotto i destinatari di queste profezie a cercare di aggiungere nuovi dettagli alle predizioni, ma hanno rafforzato la loro convinzione che il loro Dio non si lascia sorprendere dagli eventi.

In che modo non temere il futuro? 
Invece di convincerci che possiamo creare il nostro futuro o che siamo “creatori del nostro destino”, la prospettiva biblica è semplice e pratica: non conoscere il futuro ma confidare che “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio” (Romani 8:28); questo può aiutarci ad avere la pace.

Allora, qual è il ruolo della rivelazione biblica? La risposta si trova nel primo versetto del libro dell’Apocalisse: è una rivelazione di Gesù Cristo (Apocalisse 1:1). Il futuro non riguarda gli orrori dei malvagi, ma la bontà e la saggezza di Dio, che offre la grazia e interviene per difendere i suoi figli quando la verità sembra essere inghiottita dalla menzogna. Anche se questa grazia significa dare tempo e spazio a chi fa del male, è Dio che ha il controllo assoluto e che alla fine interverrà in difesa di coloro che hanno creduto in lui. Anche i segni dei tempi non vanno interpretati come pietre miliari che indicano la distanza dalla meta, ma piuttosto come indicatori del fatto che si sta andando nella giusta direzione. Per coloro che amano Dio, il futuro non è semplicemente un tempo ancora sconosciuto, ma un luogo di incontro con il Signore, un tempo in cui Dio può essere visto nella sua grandezza e bontà. Ecco perché non temono il futuro, così come non hanno paura del presente o del passato.

(Adrian Neagu è direttore editoriale della casa editrice “Life and Health Romania” e ha conseguito un dottorato di ricerca in storia.).

Note 
[1] Agostino, Mărturisiri (Le Confessioni), traduzione di Nicolae Barbu, pubblicato dall’Istituto Biblico e Missionario della Chiesa Ortodossa Rumena, Bucarest, 1994, pp. 340-341. 
[2] Cfr. Jayne Leonard, “What to Know About Anticipatory Anxiety (Cosa sapere sull’ansia anticipatoria), in Medical News Today (online), 20 luglio 2021, disponibile su https://www.medicalnewstoday.com/articles/anticipatory-anxiety
[3] L’affermazione è erroneamente attribuita ad Abraham Lincoln, ma a quanto pare è stata pronunciata per la prima volta da Peter Drucker.

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio] 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il cordoglio della Chiesa avventista per le vittime dell’attentato a Mosca

Il cordoglio della Chiesa avventista per le vittime dell’attentato a Mosca

La denominazione condanna ogni atto di violenza e terrorismo.

Notizie Avventiste – “È con dolore nel cuore che i cristiani avventisti del settimo giorno hanno appreso la notizia della morte e del ferimento di persone innocenti e pacifiche per mano di un gruppo armato. Molti sono rimasti feriti e la loro vita è in pericolo”. Inizia così il comunicato che la Chiesa avventista della Regione euroasiatica ha diffuso subito dopo l’attentato, la sera del 22 marzo.

Un gruppo armato è entrato nell’edificio dove era in corso un concerto e ha sparato a sangue freddo sulla folla presente in sala, uccidendo 137 persone e ferendone più di 180.

La denominazione ha espresso sentite condoglianze alle famiglie e agli amici delle vittime per la tragedia avvenuta al Crocus City Hall vicino a Mosca e prega per la guarigione dei feriti e perché episodi simili non accadano mai più.

“La vita umana è un dono inestimabile di Dio e nessuno ha il diritto di violarla” continua il comunicato “La Chiesa avventista condanna qualsiasi attacco alla vita umana e non esiste alcuna giustificazione alla violenza e al terrorismo”.

“Preghiamo affinché Dio tocchi i cuori di tutti coloro che sono stati colpiti da questo dramma e conforti coloro che hanno perso i loro cari. La speranza nel Signore aiuti tutti noi a superare questa tragedia!” conclude il comunicato.

[Fonte: Regione euroasiatica della Chiesa avventista]

 

 

 

Culto evangelico Rai Radio 1. Una folla, un asinello e una corona

Culto evangelico Rai Radio 1. Una folla, un asinello e una corona

Domenica 24 marzo, alle 8.30 del mattino, potremo ascoltare una nuova puntata del Culto evangelico sintonizzandoci su Rai Radio 1. Ilenya Goss, pastora valdese, terrà la predicazione sul tema “Una folla, un asinello e una corona”, basata sui testi di Giovanni 12:12-19.

Il programma proseguirà con il notiziario dal mondo evangelico e la segnalazione di alcuni appuntamenti.
Chiude la puntata la rubrica “Finestra aperta”” a cura di Cristina Arcidiacono.

Clicca qui per ascoltare le puntate del Culto evangelico già andate in onda.

 

 

 

Avventisti e longevità a “Indovina chi viene a cena”

Avventisti e longevità a “Indovina chi viene a cena”

Cereali integrali, frutta secca oleosa e legumi sono la base dell’alimentazione della comunità degli avventisti di Loma Linda, in California, che hanno un’aspettativa di vita maggiore dei concittadini americani.

Notizie Avventiste – Il programma televisivo “Indovina chi viene a cena”, trasmesso in prima serata su Rai 3 domenica 17 marzo, ha dedicato la puntata alla longevità e fatto conoscere al pubblico lo stile di vita avventista. Infatti, la giornalista è volata in California e ha visitato l’Università Loma Linda. Ha anche incontrato il prof. Joan Sabatè, membro del comitato scientifico della Fondazione Vita e Salute e stimato ricercatore dell’università avventista californiana, e ha parlato con alcuni protagonisti della longevità, donne e uomini che hanno superato bene gli ottanta e i novanta anni.

Riferendosi alle Zone Blu, le aree del mondo dove la popolazione vive più a lungo, la giornalista e conduttrice del programma ha evidenziato come le nuove generazioni di questi luoghi non seguano lo stile di vita dei loro nonni e, così, l’aspettativa di vita si abbassa. Ha quindi  aggiunto che “una delle Zone Blu che non è isolata, ma anzi è in un contesto urbano, si trova a pochi chilometri da Los Angeles, una delle più estese metropoli del mondo. Eppure, qualcosa l’ha protetta dall’invasione del cibo spazzatura: la religione”.

Per le strade di Loma Linda è facile incontrare cartelloni che invitano a seguire un’alimentazione sana, a fare esercizio fisico, ad avere uno stile di vita sano. La trasmissione ha messo in primo piano questi elementi e anche gli studi sulla longevità proprio tra gli avventisti. Consumare legumi, cereali integrali, verdura, frutta fresca, frutta secca a guscio e semi oleosi è un toccasana per la salute.
“I ricercatori hanno scoperto che gli avventisti vivono tra i sei e i sette anni in più rispetto agli altri californiani, con i quali condividono geografia, inquinamento, terremoto. Insomma, tutto è uguale tranne lo stile di vita” ha sottolineato il prof. Sabaté.

Ci sono comunque avventisti che mangiano carne e pesce, anche se non di tutti i tipi. Da qui uno studio su un campione di 30.000 avventisti per comprendere quale fosse il vantaggio esclusivo della dieta tra chi mangiava carne e chi invece era vegetariano.
“Ci sono cinque fattori che spiegano una differenza di circa dieci anni di vita tra gli avventisti. Esercizio fisico, essere vegetariano, consumo di frutta secca e non essere obesi spiegano questi dieci anni di vita in più” ha detto Sabaté. Dei 65 elementi presenti nel questionario durante lo studio, frutta secca a guscio (o oleosa) e cereali integrali sono risultati gli alimenti più protettivi per la salute; quello più dannoso è stata la carne.

Sabaté ha anche ricordato le difficoltà a pubblicare lo studio sulla frutta secca (mandorle, noci, nocciole, pistacchi, ecc) realizzato già negli anni ’90, in cui “di fatto avevamo scoperto che chi mangia frutta secca cinque o più volte alla settimana ha una riduzione del 50% del rischio di malattie cardiache rispetto a chi non ne mangia”. Questo perché “tutta la frutta secca ha grassi monoinsaturi, come l’olio d’oliva, tranne le noci che hanno grassi polinsaturi e acidi grassi omega tre, come l’olio di pesce”.
Lo studio è stato poi pubblicato nel 1992 (clicca qui).

Il programma di Rai 3 ha anche visitato Villa Aurora, l’Istituto avventista di Firenze, e la mensa che offre pasti vegetariani agli studenti, come avviene in tutte le scuole e le istituzioni della Chiesa avventista nel mondo.

La puntata di “Indovina chi viene a cena” è disponibile su RaiPlay al link: www.raiplay.it/programmi/indovinachivieneacena
Per saperne di più sullo stile di vita avventista e sulla longevità, visita il sito: https://chiesaavventista.it/avventisti-e-longevita

Altri link utili 
Correlati al tema, ricordiamo anche i link di alcune notizie pubblicate su HopeMedia Italia nel corso degli anni:
https://hopemedia.it/mangiare-noci-fa-ingrassare
https://hopemedia.it/gli-avventisti-nella-zona-blu-della-longevita/
https://hopemedia.it/gli-avventisti-vivono-pi-a-lungo-ma-non-tutti-gli-avventisti-sono-uguali
https://hopemedia.it/consumo-di-carne-e-cancro-gli-avventisti-invitati-a-controllare-la-dieta
https://hopemedia.it/studio-sugli-avventisti-la-dieta-vegetariana-taglia-i-rischi-di-alcuni-tipi-di-cancro
https://hopemedia.it/le-noci-riducono-il-rischio-di-malattie-cardiache-lo-conferma-un-nuovo-studio/
https://hopemedia.it/noci-e-olio-di-oliva-riducono-del-30-per-cento-le-malattie-cardiovascolari

Adra al Forum umanitario europeo 2024

Adra al Forum umanitario europeo 2024

In un mondo che trema, dobbiamo ritornare ai valori che ci rendono umani.

Notizie Avventiste – Si è conclusa il 19 marzo, a Bruxelles, la due giorni del Forum umanitario europeo, una delle conferenze più importanti per le organizzazioni benefiche, organizzato dalla Commissione europea e della Presidenza belga del Consiglio dell’UE. Era presente anche Adra Europa (Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso) e i rappresentanti delle sedi di Belgio, Norvegia, Danimarca, Repubblica Ceca, Indonesia e Germania.

Il forum si è svolto sullo sfondo del rapido aumento della necessità di aiuti umanitari in tutto il mondo. In un tempo in cui i conflitti diventano sempre più complessi e prolungati, gli aiuti si politicizzano e la vulnerabilità cresce a causa dei cambiamenti climatici.
“Nel mondo lottiamo con un numero sempre più alto di crisi e con la riduzione dei finanziamenti, con l’aumento della violenza, con minori sforzi per arrivare alla pace, con più disastri naturali e con una preparazione insufficiente” ha affermato Thomas Petracek, direttore dei programmi di Adra Europa.
“I partecipanti a questo forum” ha aggiunto “lavorano sulle soluzioni e Adra ne fa parte. Il nostro mondo globalizzato sta diventando più complesso e pertanto le soluzioni richiedono il dialogo internazionale e l’adattamento alle nuove realtà”.

La necessità globale di aiuti umanitari ha raggiunto livelli senza precedenti. Si stima che nel 2024 quasi 300 milioni di persone in tutto il mondo avranno bisogno di assistenza umanitaria e protezione a causa di guerre, disastri climatici e altri motivi. Secondo Adra, per sostenere quante più persone possibile con risorse limitate e budget in calo, tutti gli attori devono trovare soluzioni insieme.
“In un mondo che trema, dobbiamo ritornare ai valori che ci rendono umani, valori che Gesù Cristo ha vissuto servendo le persone nel suo lavoro quotidiano” ha detto Petracek “Gesù è diventato un operatore umanitario prendendosi cura dei più vulnerabili intorno a lui. Con il suo approccio calmo e gentile, ha ispirato migliaia di persone a seguirlo per servire l’umanità, me compreso. E Adra sostiene i suoi principi che hanno riportato speranza ai poveri, quella speranza di cui il nostro mondo ha bisogno, condividendo compassione, giustizia e amore”.

Dopo aver ricordato che il centro congressi dove si è svolto il forum è vicino a una chiesa e la piazza di entrambi gli edifici si riempiva di partecipanti che parlavano insieme mentre camminavano durante le pause, Patracek ha concluso: “Questa piazza simboleggia il dialogo internazionale, il centro congressi rappresenta la professionalità e la chiesa i valori. Dobbiamo tutti e tre rendere il nostro mondo più sicuro e di nuovo più umano”.

Il forum ha riunito oltre 1.400 rappresentanti provenienti da numerosi Paesi d’Europa e del mondo.

L’agenzia umanitaria Adra 
Adra, il braccio umanitario della Chiesa avventista, offre soccorso e assistenza allo sviluppo alle persone in più di 118 Paesi, indipendentemente dalla loro etnia, appartenenza politica, genere e credo religioso. In Europa è presente in 30 Paesi. Collaborando con le comunità, le organizzazioni e i governi locali, l’agenzia è in grado di fornire programmi culturalmente rilevanti e costruire capacità locali per un cambiamento sostenibile.
In Italia, Adra è attiva con 40 coordinamenti in altrettante città. Per saperne di più, visita il sito adraitalia.org.

[Foto e fonte: Adra Europa]

Altamura. Scout visitano una casa di riposo

Altamura. Scout visitano una casa di riposo

Bruna Rifino – Sabato 9 marzo, gli scout Aisa di Altamura hanno fatto visita alla casa di cura per anziani Benedetto XIII, accompagnati dai loro animatori. Bambini e ragazzi hanno presentato alcuni canti accompagnati da gesti, per rallegrare l’ambiente e coinvolgere anche gli ospiti della struttura e gli operatori. Gli scout hanno coinvolto i “nonni” in diversi giochi svolti tutti insieme. Alla fine, prima di andare via, hanno lasciato dei segnalibri con i versetti biblici in ricordo di questo pomeriggio speciale.

Tornando a casa, abbiamo ringraziato il Signore perché siamo riusciti a dare un po’ di allegria ai “nonni” ospiti della struttura e abbiamo messo in pratica due principi dello scoutismo: il servizio e la testimonianza.

[Foto: Bruna Rifino] 

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