Tutti i provvedimenti decisi dal Consiglio dei ministri di giovedì scorso vanno in un’unica direzione: quella della attenuazione, se non dell’esclusione, della variabile rappresentata dall’età nella valutazione della responsabilità penale del minore autore di reato. È come se la fase dell’adolescenza venisse cancellata dalla considerazione del processo di formazione della personalità e non se ne valorizzasse, ai fini del giudizio penale, la particolare fragilità e vulnerabilità. È quanto presuppongono le misure (ad eccezione dell’estensione della messa alla prova) assunte dal governo: nei fatti si assimila “il 14enne che spaccia” al “50enne che commette reati”. Inzia così un articolo apparso su Repubblica del 12-09-23 a firma di Luigi Manconi e Federica Resta. Abbiamo chiesto un parere su questi temi a Giuseppe Tomai, psicologo e psicoterapeuta.

 

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