“Aspettando il Conclave” è la denominazione particolare della miniserie de “L’Ornitorinco” che prosegue con questa seconda puntata. Il filo conduttore è delineato dal commento di alcune conclusioni e documenti del Concilio Vaticano II, per vedere se siano stati effettivamente applicati durante i cinquant’anni circa trascorsi dalla promulgazione, se siano oggi superati o se possano invece rappresentare un riferimento attuale e importante con il quale il nuovo papa che sarà eletto dovrà fare i conti se vorrà andare incontro al sentire delle chiese evangeliche, della società attuale e di una certa parte del cattolicesimo. Oggi parliamo della questione ecumenica a partire dalle aperture del decreto “Unitatis Redintegratio” (Restaurazione dell’Unità), solennemente promulgato il 21 novembre 1964 proprio durante il Concilio Vaticano II da papa Paolo VI. Quali erano stati, fino ad allora i rapporti di tipo ecumenico fra la chiesa cattolica romana e le altre chiese cristiane? Nel documento si riconosce che le attuali divisioni, soprattutto con il mondo cristiano della Riforma protestante, sono dovute “talora per colpa di uomini di entrambe le parti”. Possiamo considerarla come un’ammissione parziale di colpa oppure no? E’ importante l’affermazione secondo la quale lo Spirito Santo agisce non solo nella chiesa cattolica romana ma anche nelle chiese separate. Vengono evidenziati anche la comune fede in Gesù Cristo, lo studio della Bibbia e il sacramento del battesimo… Mario Calvagno, redattore di RVS Roma, intervista il pastore Davide Romano, direttore aggiunto del Dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa dell’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste.

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