I dati più recenti (e attendibili) sulla pratica religiosa in Italia riguardano l’anno 2022 (anno perlopiù libero dalle restrizioni del lockdown) e illustrano il seguente scenario: chi partecipa ad un rito religioso almeno una volta alla settimana (per i cattolici, la messa alla domenica) è circa il 19% della popolazione; per contro, sono assai più numerosi quanti in quell’anno non hanno mai frequentato un luogo di culto (31%), se non per eventi particolari, come i riti religiosi di passaggio (battesimi, matrimoni, funerali).

Messi insieme, i «praticanti assidui» e i «mai praticanti» ammontano al 50% degli italiani, il che significa che l’altra metà della popolazione rientra in quel vasto gruppo di persone che frequenta un luogo di culto in modo discontinuo (circa una volta al mese o più volte l’anno) o occasionale (una tantum), magari nelle grandi festività (da Settimana News. Per la lettura completa dell’articolo clicca qui).

Come emerge da questa inchiesta, anche le restrizioni a causa del Covid hanno contribuito ad accelerare alcuni trend già presenti, sulla linea di una progressiva disaffezione nei confronti della frequentazione del culto settimanale. Non è un problema che riguarda solo i giovani e non è solo circoscritto al mondo cattolico. Ma il bisogno di fede comunque esiste. Roberto Vacca ne ha parlato con Roberta Vittori.

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