Luigi Caratelli – Le elezioni politiche sono vicinissime. Sceglieremo i nostri rappresentanti, ma essi sceglieranno per noi; magari alcuni si rimangeranno promesse, o elaboreranno leggi per salvaguardare i loro interessi. Può succedere. Il problema non riguarda solo gli ambiti della politica, ma si estende in ogni settore della vita, compreso quello ecclesiastico. Mi spiego meglio con una storia che mi è capitato di leggere sulla Bibbia: una storia vera e paradigmatica. La si può trovare per intero nel libro di 1 Samuele.

Il protagonista della storia è il profeta Samuele, scelto da Dio per guidare il popolo. Egli, dopo aver sperimentato la saggezza e la potenza della guida divina nei riguardi dei credenti, può dire con soddisfazione: “Fin qui il Signore ci ha soccorsi” (1 S 7:12). Insomma, Israele aveva scelto ed eletto il “candidato” perfetto: Dio.

Sconcertante!
Ma gli esseri umani sono incostanti e dimenticano facilmente il bene ricevuto; soprattutto quando domina l’orgoglio e la supponenza. Ma non solo. Il popolo è affascinato e sviato da qualcosa di peggio: il “nuovismo”.

Vi propongo la lettura di un brano significativo del libro in questione: “Allora tutti gli anziani d’Israele si radunarono, e andarono da Samuele… per dirgli: ‘Stabilisci dunque su di noi un re che amministri la giustizia, come lo hanno tutte le nazioni…’. Allora il Signore disse a Samuele: ‘Dà ascolto alla voce del popolo… poiché essi non hanno respinto te, ma me, … abbi cura però di fare conoscere quale sarà il modo di agire del re che regnerà su di loro… Egli prenderà i vostri figli… li metterà ad arare le sue terre e a mietere i suoi campi; a fabbricare i suoi ordigni di guerra… Prenderà i vostri campi, le vostre vigne, i vostri migliori uliveti per darli ai suoi servitori. Prenderà il fiore della vostra gioventù e i vostri asini per adoperarli nei suoi lavori… e voi sarete suoi schiavi” (I S 8:4-17).

Il popolo “rifiutò di dare ascolto… e disse: ‘No! Ci sarà un re su di noi. Anche noi saremo come tutte le nazioni”.  Strano comportamento davvero. Prima di questa “fregola”, il popolo, lo abbiamo detto, aveva constatato: “Fin qui il Signore ci ha soccorsi”, e ora vige il “così fan tutti”; anche senza il Signore.
Dio, non geloso delle sue prerogative, ma “esterrefatto” (se mi passate il termine umano), aiuta il popolo a scegliere un re. La vicenda si sposta al capitolo 9, dove si legge: “Chis, figlio di Abiel… aveva un figlio di nome Saul, giovane e bello; tra i figli d’Israele non ce n’era uno più bello di lui; era più alto di tutta la gente, dalle spalle in su” (vv. 1,2). Per le sue battaglie Saul, in conformità alla sua già straordinaria apparenza, si era fatto fare un’armatura possente.

Fare di testa propria
Al nuovo re, cosa importante, il profeta Samuele aveva dettato una sola condizione, insindacabile: “Tu aspetterai… finché io giunga da te e ti faccia sapere quello che devi fare” (1 S 10:8). Dopotutto, anche il re era sempre soggetto alle indicazioni del suo Signore. Ma per più volte Saul è trovato in flagrante atteggiamento di arroganza e di sfiducia nei confronti della volontà di Dio. Fa di testa sua. E si trascina alla rovina: Dio lo abbandona per scegliersi un altro rappresentante. Così è scritto nel capitolo 16 di 1 Samuele: “Il Signore disse a Samuele: ‘Fino a quando farai cordoglio per Saul, mentre io l’ho rigettato perché non regni più sopra Israele? Riempi d’olio il tuo corno e va’; ti manderò da Isai di Betlemme, perché mi sono provveduto un re tra i suoi figli’…”.

Davanti a Samuele sfilano i figli di Isai, uno più prestante dell’altro, come lo era stato Saul; ma nessuno è il “candidato” ideale. Aitanti sì, ricchi di doti umane, ma: “Non badare al suo aspetto né alla sua statura” dice Dio al profeta, “perché io l’ho scartato; infatti il Signore non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma il Signore guarda al cuore” (vv. 1-9). Alla conta ne manca uno, Davide; il più piccolo, il più insignificante; quello nascosto agli occhi di tutti. Dio sceglie lui.

Fare con le armi di Dio
Lo sceglie perché non fa di testa sua, ma sa ascoltare i consigli di Dio. Non propone se stesso: è proposto. Non ha con sé le credenziali del “vi faccio vedere come si fa”.

Davide non combatterà utilizzando le armi degli uomini, ma quelle di Dio. Infatti, dice ancora un testo biblico che all’approssimarsi di una decisiva battaglia in cui il piccolo figlio d’Isai affronterà il gigante Golia, Saul gli propose la “sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e gli fece mettere la corazza. Poi Davide cinse la spada di Saul sopra la sua armatura e cercò di camminare… allora disse a Saul: ‘Non posso camminare con questa armatura, non ci sono abituato’. E se la tolse di dosso. Poi prese in mano il suo bastone, si scelse nel torrente cinque pietre ben lisce, le pose nella sacchetta da pastore, che gli serviva da bisaccia, e con la fionda in mano si diresse verso il Filisteo” (vv. 38-40).

Gli appariscenti, i “nuovisti”, i riformatori autoimpostisi, non sempre rispondono alle esigenze di Dio e degli uomini. Il “nuovismo” – pericolo oggi di moda – è, appunto, solo moda passeggera. A differenza del nuovo, che è vera perenne innovazione. La moda – quindi il pensare da «vecchi» -, che ha tanto abbagliato il popolo di Israele lo porta a scegliere il “candidato” sbagliato.

Il vogliamo fare “come tutti gli altri”, spesso programmato dai “nuovisti”, è il vecchio a cui viene data una patina di “nuovo”. Il “nuovismo” è esattamente il contrario dello stare “al passo con i tempi”. Se il popolo di Dio, se i nostri politici, scegliessero sempre il consiglio di Dio, anziché le personali vedute di un singolo, non sarebbero rimasti al palo per lungo tempo. Non avremmo amministratori che portano il popolo allo sfascio.

Chi scegliere?
Non sempre coloro che brillano di luce propria. Solo di luce propria.
Di Saul è detto: “Così morì Saul, a causa dell’infedeltà che egli aveva commessa contro il Signore per non aver osservato la parola del Signore”. Del piccolo, insignificante, nascosto Davide, invece, è scritto: “Io ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore, che eseguirà ogni mio volere” (At 13:22).

Chi scegliere? Qualunque sia l’ambito politico, religioso o altro, mi permetto di chiudere con un profilo dell’amministratore fedele, tracciato da una scrittrice cristiana del XIX secolo: “I riformatori dovrebbero essere le persone più altruiste, più gentili, più cortesi di ogni altra al mondo. Nelle loro vite si dovrebbero osservare la vera bontà delle opere disinteressate… [ma non chi] manifesta una mancanza di cortesia, che fa mostra d’impazienza di fronte all’ignoranza o alla caparbietà degli altri, che parla affrettatamente o agisce sconsideratamente, chiude la porta ai cuori in modo tale da non poterli mai raggiungere” – E.G. White, Gospel Workers, p. 507.

Chi scegliere? Che Dio vi illumini.

 

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