Michela Dolce – Dal 4 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023 si è svolto nella comunità avventista di Roma Appia il corso Lis (Lingua dei segni italiana) di livello A2, organizzato dai Ministeri avventisti in favore dei sordi (Mafs). Ben nove partecipanti si sono uniti nello studio della lingua dei segni, formando un gruppo vario e affiatato in cui apprendere insieme ma anche imparare gli uni dagli altri.

Ecco alcune testimonianze dei corsisti. 
“Partecipare a questo corso è stato per me terapeutico; avendo una zia sorda, da bambina mi ha sempre affascinato vedere le sue mani volteggiare con grazia e, seppur non capivo cosa mi dicesse, mi rassicurava sapere che anche lei poteva parlare! Crescendo, pensavo di aver superato questa mia primitiva paura dell’incomunicabilità tra esseri umani… che è tornata prepotentemente in auge quando mia figlia mi ha chiesto di fare questo percorso insieme. La felicità di scoprire mia figlia più simile a me di quanto pensassi, ha prevalso su tutto il resto. Non ringrazierò mai abbastanza i Mafs per il lavoro che fanno in favore dell’umanità tutta, trattando anche la perdona sorda, come è giusto che sia (ma non scontato purtroppo), come un qualsiasi membro della comunità, bisognosa e gratificata dall’attenzione del prossimo ma capace di restituire tutto, con il valore aggiunto dell’insegnamento naturale dell’empatia. Sono certa, infatti. che questo corso, oltre ad assolvere egregiamente allo scopo prefissato dell’insegnamento della lingua Lis, proprio grazie al continuo confronto con il ‘diverso’, ha il grande merito di mettere in pratica, senza bisogno di parole, quello che secondo me è l’unica vera forza dell’essere umano: il sapersi e volersi prendere cura gli uni degli altri; dove la parola ‘cura’ ha tutte le numerose e più ampie accezioni e travalica persino il significato religioso… visto che siete riusciti tutti a farci sentire parte di questa meravigliosa comunità ancorché, io e la mia famiglia, non professiamo nessuna fede. Grazie ancora per tutti questi insegnamenti e soprattutto per riuscire così bene a trasmetterli ai nostri figli” – Franca Colarossi.

“Ho iniziato questo percorso per il piacere di condividere un’attività con mia figlia che, già da qualche anno aveva manifestato interesse nell’apprendimento della lingua dei segni che ha avuto modo di conoscere avendo partecipato al campo estivo di Poppi, frequentato anche da alcuni sordi. Grazie ai Mafs, ho potuto conoscere una nuova realtà, un modo ‘diverso’ di comunicare ed esprimersi. Mi ha insegnato a superare delle ‘barriere psicologiche’ che esistono e rappresentano un limite nella comunicazione e nel vivere la quotidianità, mi ha insegnato a ‘guardare’! Tutto quello che per la comunità udente è scontato non sempre lo è anche per il sordo, basti pensare che in un pronto soccorso manca la presenza di un interprete che possa aiutarli in situazioni di emergenza. Il progetto dei Mafs è fondamentale, facilita l’inclusione e l’integrazione del sordo nella comunità udente e viceversa, permettendo la condivisione della quotidianità tra i due ‘mondi’. Il giorno della consegna degli attestati ne è stata la prova, abbiamo riso, giocato e scherzato senza differenza alcuna. Per me è stata un’esperienza molto significativa, non senza difficoltà (visto che non sono più giovanissima), ma con una gran voglia di superarle e di mettermi in gioco. Al mio fianco ho trovato dei compagni di viaggio che mi hanno molte volte aiutata e con loro inizierò il nuovo corso livello B1” – Antonella Gerardi.

“Ho iniziato il corso Lis con entusiasmo! Ero così ansiosa di imparare la Lingua dei segni italiana che con piacere ho accettato di partecipare quando mia cugina lo ha proposto in chiesa. Durante questo percorso, ho imparato a osservare le cose da una diversa prospettiva e a comunicare in una maniera più coinvolgente, pervasiva. Ho vissuto un turbinio di emozioni: dall’euforia per nuove scoperte, alla paura per non riuscire ad imparare, causa scarsa memoria. Interi pomeriggi trascorsi insieme a persone fantastiche, come me desiderose di imparare una nuova lingua per poter comunicare con un mondo così tanto vicino ma irraggiungibile, apparentemente. Con loro ho condiviso esperienze uniche. Ci siamo confrontati sostenendoci e incoraggiandoci vicendevolmente. A conclusione di questo primo step, ringrazio Dio per avermi dato la possibilità di frequentare questo corso, la nostra insegnante Michela Dolce per la sua professionalità, la sua disponibilità, il suo incoraggiamento e i suoi preziosi insegnamenti. Ringrazio i miei compagni di corso e la mia famiglia per il sostegno” – Daniela Barbuscia.

“Sono entrata a far parte della Chiesa avventista quest’anno, dopo aver partecipato, nel 2022, a un campeggio a Poppi (AR). Mi sono subito piaciute le persone e il posto ma, più di tutto, mi ha affascinato la lingua con cui Michela Dolce parlava con Ion Pop, che in seguito ho scoperto essere sordo. Poi sono entrata a far parte della Chiesa avventista e appena è uscita la possibilità di fare questo corso per imparare la Lis ho voluto subito iscrivermi con mia madre. Ero entusiasta di partecipare. All’inizio è stato facile, l’alfabeto, le prime parole… Poi si è fatto più difficile ma comunque ho continuato. Alla fine, mi è piaciuto tantissimo. Ora sono in grado di comunicare con i sordi e so anche una nuova lingua. Mi rendo anche conto, però, che a volte le persone sorde, ipovedenti, ecc. purtroppo vengono tagliate fuori dalla società e, a volte anche noi, senza accorgersene, non facciamo nulla per cercare di integrarle. Dopo aver seguito questo corso e imparato la Lis, mi sono accorta che anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa. Mi sono divertita molto e ho arricchito la mia cultura. Spero che questo possa accadere anche ad altre persone” – Alma Cadinu.

“Sembra che sia passato tanto tempo dal termine del corso Lis A2 ma non è così. Ormai abbiamo ripreso ad esplorare questa nuova parte di storia, in un altro capitolo che ci porta verso il nostro traguardo ovvero quello di poter essere capaci di comunicare in Lis a pieno titolo. Devo ammettere che ho trovato difficoltà a frequentare il corso, non per l’aspetto della lingua in sé, ma per i problemi che si sono susseguiti uno dopo l’altro e che mi avevano portato a dover scendere dal treno e fermarmi a qualche fermata indietro. Poi c’è stata quell’emozione che mi ha portato a non dovermi arrendere. Vedevo che la mia voglia di mollare era superata dalla voglia di riprovare a mettermi in gioco. Ho avuto il tempo per pensare e ripensarci, e credo che il giorno della consegna degli attestati sia stato un segno, ho provato quell’emozione che ha riacceso il mio desiderio di continuare ad andare avanti. I volti felici e soddisfatti, per l’arrivo a una parte di racconto fatto di sostegno, incoraggiamento e affetto reciproco, sono il più grande obiettivo e vorrei non farne a meno” – Rachele Puma A.

 

 

 

 

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