"APOCALISSE", diventata abusivamente sinonimo di disastro, di catastrofe, di fine del mondo, significa “rivelazione”, "togliere il velo". Basta leggere le prime parole: “Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni” (Apocalisse 1:1).
L'intenzione delle profezie apocalittiche è tutt’altro che intimidatoria o spettacolare. Esse “rivelano” una sola verità: la disgrazia, il dolore, la disperazione non avranno il sopravvento che per un tempo limitato, perché all’interno stesso delle presenti rovine, Dio sta preparando “cieli nuovi e terra nuova”.
Quando tutto sembra perduto, l'Apocalisse dichiara che "Cristo ha vinto”. Satana è un nemico sconfitto. Il vero potere di salvare sta in mano a Cristo.
L'Apocalisse ci insegna a saper leggere, anche nelle situazioni storiche più disastrose, l’intervento di Dio, che non abbandona mai quelli che credono nel suo nome.
Mario Calvagno e Carmen Zammataro commentano il testo di questa riflessione di Paolo Todaro, pastore avventista.
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