Nel suo memoriale, Jacqueline Pascal narra di come il fratello Blaise fosse così dedito alla ricerca spirituale che, per eludere la vanità, appena un visitatore bussava alla porta il matematico e filosofo si allacciava una cintura con punte acuminate verso i fianchi. Se percepiva un lieve piacere, con il gomito s’infliggeva una fitta di dolore, così da evitare il “demoniaco” godimento della compagnia e dell’orgoglio (da Repubblica del 20-02-2024, articolo di Carlo Pizzati, dal titolo "Esercizi spirituali molto comici: come le religioni vivono la risata"). 

Ancora oggi la fede cristiana è spesso associata alla diffidenza verso i piaceri della vita e all’esaltazione del valore "espiatorio" della sofferenza. Ma cosa c’è di evangelico in questa percezione della vita cristiana? Claudio Coppini e Roberto Vacca lo hanno chiesto al pastore Saverio Scuccimarri, decano della Facoltà avventista di teologia di Firenze.

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