The SG meets with Secretary-General meeting with Elder Ted N.C. Wilson (President, Seventh-Day Adventist Church) and delegation (Including Ambassador Joseph Vernon Reed)Ganoune Diop – Quando hanno saputo che rappresentavo la Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno presso le Nazioni Unite e agli incontri delle organizzazioni ecumeniche, gli avventisti mi hanno inondato di domande.

“Come considerano gli avventisti l’unità dei cristiani, le relazioni interreligiose e l’ecumenismo?”, mi chiedevano. “Perché scelgono di mantenere solo lo status di osservatore e non di appartenenza, nelle organizzazioni ecumeniche? Perché vogliono mescolarsi con cristiani e non cristiani, ma si astengono dal diventare membri di organizzazioni ecumeniche cristiane e religiose?”.

La mia risposta è semplice: è legittimo che tutte le persone di buona volontà si uniscano per salvare vite umane, proteggere la vita e affermare la sua importanza e sacralità. È perfino urgente che tutte le persone collaborino insieme per rendere questo mondo un posto migliore per ogni essere umano, contribuendo a migliorare la salute, l’istruzione e l’opera umanitaria in favore di: dignità, libertà, giustizia, pace e fratellanza.

Tutti i servizi e le attività della chiesa cristiana avventista sono intesi a promuovere la vita (e la vita in abbondanza). Per compiere la missione, gli avventisti si mescolano con altre organizzazioni cristiane. Per quanto riguarda la sua posizione nelle organizzazioni cristiane a livello mondiale, la chiesa cristiana avventista mantiene lo status di osservatore agli incontri ed è aperta a collaborare con le altre chiese in ambiti che non compromettono la sua identità, la sua missione e il suo messaggio. La regola è di non appartenere ad alcuna organizzazione ecumenica che sradichi o cancelli la peculiare voce avventista sulla sovranità di Dio Creatore, il sabato e il secondo avvento.

In linea di principio, gli avventisti scelgono di non essere coinvolti in alleanze dottrinali con le altre chiese, per il loro approccio olistico e integrale alle dottrine bibliche, e per conservare quelle dottrine che ritengono siano state messe da parte, modificate o dimenticate nel corso della storia del cristianesimo.

Detto questo, «unità» non è una brutta parola, anzi essa ha un grande valore, anche per Dio. L’unità è fondata nell’esistenza di Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. Gli avventisti la promuovono per il bene della missione, per far conoscere Cristo a tutti i gruppi di persone, lingue, tribù e nazioni. I cristiani possono anche unirsi per fare del mondo un posto migliore, lavorando in favore della salute, dell’educazione, degli aiuti umanitari e della promozione e difesa dei diritti umani.

Ma i cristiani non devono dimenticare che perderanno la loro vocazione primaria se non si uniscono per sostenere e mettere insieme i valori spirituali fondati sul Vangelo eterno. Le virtù teologali – fede, speranza e amore – sono di primaria importanza nel mandato e dono cristiano al mondo. Esse progrediscono meglio quando la libertà religiosa è una realtà. La libertà religiosa è per gli avventisti l’antidoto all’ecumenismo sincretista e un invito a sposare la verità con le libertà inalienabili: libertà di coscienza, di religione o di credo, di esprimere pubblicamente le proprie convinzioni, di invitare altri a condividere le proprie convinzioni o di scegliere una comunità di fede.

Un esame più attento dell’ecumenismo
Alcuni argomenti, nell’ambito delle relazioni interconfessionali e interreligiose, che necessitano di maggiore chiarezza riguardano l’unità, l’unità visibile e l’ecumenismo. Ci sono altre parole che a volte sono introdotte nelle conversazioni come se avessero lo stesso significato: collaborazione, partnership, dialogo interconfessionale e dialogo interreligioso.

La parola «ecumenismo» è usata in modo diverso in svariati contesti. Può riferirsi all’unità tra le chiese cristiane di tutto il mondo, ma di solito è utilizzata per indicare le relazioni cordiali tra le chiese, il dialogo o la collaborazione a un progetto.

Storicamente, i primi concili della chiesa sono stati chiamati ecumenici nel senso che molte chiese hanno interagito per definire l’ortodossia. Questo non è il senso che se ne dà oggi. Alcune denominazioni, come le chiese cattoliche e ortodosse, la usano in questo senso perché credono di essere i garanti dell’ortodossia, ma etichettare qualsiasi collaborazione tra cristiani come ecumenismo dottrinale è disinformazione, ignoranza e una forzatura. È necessaria anche l’onestà spirituale per identificare e valutare il reale contenuto delle relazioni interconfessionali.

Definizione di unità
Il concetto di unità ha un solido fondamento biblico e teologico. La benedizione che Dio intendeva diffondere tramite Abramo e i suoi discendenti era destinata a tutte le famiglie della terra. Dio vuole che tutto il suo popolo sperimenti l’unità dottrinale. Ciò non avvenne mai nel popolo con cui aveva stretto alleanza, l’antico Israele. La fede nella risurrezione dei morti, per esempio, non era condivisa da tutti gli israeliti. Il Nuovo Testamento afferma che i sadducei non credevano nella risurrezione dei morti.

Oggi, l’unità è intesa in modo diverso nelle varie chiese cristiane. Per i cattolici, ad esempio, l’unità include il concetto di comunione dei santi, cioè di coloro che sono vivi e di quelli che sono morti. Nell’Enciclopedia Cattolica, la comunione dei santi è descritta come «la solidarietà spirituale che lega insieme i fedeli sulla terra, le anime del purgatorio e i santi in cielo nell’unità organica dello stesso corpo mistico, che ha come capo Cristo. … I partecipanti a questa solidarietà sono chiamati santi in ragione della loro destinazione [cielo] e del loro essere partecipi dei frutti della redenzione».

Con questo esempio in mente, l’unità globale della chiesa potrebbe realizzarsi solo se tutti i cristiani adottassero la visione del mondo o la comprensione della realtà tipicamente cattolica, o se tutti i cattolici rinunciassero alle loro convinzioni più profonde.

Tuttavia, vi è molto che unisce i cristiani, a cominciare dal fondamento della stessa unità. Dio vuole l’unità. L’intero piano di salvezza dimostra la volontà di Dio di unire la sua famiglia divisa e dispersa, creata a sua immagine. L’unità si fonda sull’essere di Dio che è Trinità: una unità nella Trinità. La morte di Gesù aveva lo scopo di riunire le persone in una. In Giovanni 17, Gesù prega per l’unità, per il bene della missione, in modo che il mondo possa credere. Lo Spirito Santo è stato dato per sigillare l’unità nella missione.

Il contributo avventista all’unità
Gli avventisti sono uniti a Dio in tutto ciò che egli fa per la salvezza del mondo. Dio evangelizza (Galati 3:8), anche noi. Dio è impegnato a unire il mondo intero sotto la signoria del Salvatore Gesù Cristo. Ci uniamo a lui per adempiere i suoi propositi di innalzare Dio Figlio affinché il mondo sia salvato.

Gli avventisti s’impegnano a invitare tutti i popoli a fissare lo sguardo su Gesù (Ebrei 12:1). Ricordano a tutti i cristiani il ritorno di Gesù Cristo, che costituisce la confessione centrale fin dai tempi apostolici ed è anche presente nel primo Credo cristiano.

Il principio che caratterizza le relazioni degli avventisti con gli altri cristiani ha due aspetti inseparabili: la verità e la libertà religiosa. Ellen G. White, co-fondatrice della chiesa cristiana avventista, lo ha sottolineato nel suo libro Gli uomini che vinsero un impero, scrivendo: «La bandiera della verità e della libertà religiosa che allora venne difesa dai fondatori della chiesa evangelica e dai testimoni di Dio durante i secoli, in questo ultimo conflitto è stata affidata nelle nostre mani. La responsabilità per questo grande dono rimane su coloro che Dio ha benedetto con la conoscenza della sua Parola. Noi dobbiamo ricevere questa Parola come suprema autorità. Dobbiamo riconoscere che i governi umani sono delle istituzioni stabilite da Dio e che è nostro sacro dovere ubbidire a essi, quando questi agiscono nella loro legittima sfera. Ma quando le loro leggi sono in conflitto con la legge di Dio, noi dobbiamo ubbidire a Dio invece che agli uomini». (pp. 68 e 69 della versione inglese).

In particolare, gli avventisti comprendono la missione alla luce del loro nome: diffondere la verità del secondo avvento quale speranza del mondo, per essere finalmente liberati dalla morte e dal male, e avere la giustizia e la pace. Queste convinzioni sono le ragioni per cui gli avventisti danno importanza al ritorno di Gesù e al messaggio di guarigione. Essi applicano a loro stessi le parole di Gesù che definisce i suoi discepoli «sale e luce» (cfr. Matteo 5).

Ogni aspetto dell’impegno avventista con qualsiasi istituzione, agenzia o organizzazione, siano esse ecclesiastiche o politiche, si basa soprattutto sulla ragion d’essere della chiesa: portare speranza a una umanità intrappolata in ogni sorta di mali. Per compiere questa missione, gli avventisti fanno proprio il metodo di Gesù: «Soltanto con il metodo di Gesù possiamo avvicinare le persone con successo. Il Salvatore si rivolgeva agli uomini dimostrando loro che desiderava il loro bene. Manifestava simpatia, li aiutava nelle loro necessità, otteneva la loro fiducia e poi li invitava a seguirlo»(Sulle orme del gran medico, p. 143 della versione inglese)

Gesù servì le persone, le guarì e le nutrì senza condizionarle. Faceva loro sapere e sentire che erano liberi di scegliere il loro futuro, con o senza di lui. La libertà di coscienza è importante per Gesù. Senza questa libertà non c’è un patto genuino, perché non si può forzare l’amore.

Avventisti e relazioni interconfessionali
Gli avventisti riconoscono negli altri cristiani dei membri sinceri del corpo di Cristo, ma non aderiscono in maniera formale e strutturale alle organizzazioni ecumeniche, soprattutto per motivi di libertà di religione. L’appartenenza a un organismo ecumenico limiterebbe la libertà di condividere le proprie convinzioni con tutti gli altri e, quindi, metterebbe a repentaglio la missione universale del tempo della fine, come la comprendono gli avventisti.

Essi non fanno parte delle organizzazioni ecumeniche che richiedono l’adesione, ma preferiscono essere ospiti agli incontri o avere lo status di osservatori. La collaborazione con le altre confessioni cristiane è in linea con la posizione della chiesa avventista. Parlando della temperanza, E. G. White scrive quanto segue riguardo ai leader delle altre confessioni: «In altre chiese ci sono cristiani che prendono posizioni in difesa dei principi della temperanza. Dobbiamo cercare di avvicinarci a queste persone e trovare il modo che possano stare spalla a spalla con noi. Dovremmo invitare uomini grandi e buoni ad appoggiare il nostro impegno nel salvare ciò che è perduto»(Testimonies, Vol. 6, p. 110).

Riferendosi alla preghiera, E. G. White afferma: «Pregate per e con i ministri di culto delle altre confessioni. I nostri pastori dovrebbero cercare di avvicinarsi ai ministri delle altre denominazioni. Pregate per e con questi uomini, per i quali Cristo intercede. Essi hanno una solenne responsabilità. Come messaggeri di Cristo, dobbiamo manifestare profondo e serio interesse per questi pastori del gregge». (Testimonies, Vol. 6, p. 78).

In accordo con questo consiglio, la Conferenza Generale, secondo organo amministrativo della chiesa cristiana avventista mondiale, ha inserito nel Working Policy che i dirigenti della chiesa «riconoscono tutti gli enti che innalzano Cristo davanti agli uomini come parte del piano divino per l’evangelizzazione del mondo, e… nutrono grande considerazione per le donne e gli uomini cristiani delle altre comunità, che si impegnano nel convertire le persone a Cristo».

Motivi per rifiutare l’ecumenismo
L’unità, anche se chiaramente voluta da Dio, non è il valore supremo. La fedeltà alla verità di Dio ha la precedenza.

La chiesa cristiana avventista e diverse altre denominazioni che non aderiscono agli organismi ecumenici non sono d’accordo con l’ecumenismo inteso come dottrina o come obiettivo per fondere le comunità cristiane in una chiesa mondiale, con conseguente perdita dell’identità distintiva confessionale. Inoltre, avventisti e altri credenti non aderiscono alle alleanze sincretistiche che diminuirebbero l’importanza e il peso della verità, soprattutto quando le credenze di alcune chiese possono non essere in armonia con la verità biblica rivelata.

La preoccupazione principale degli avventisti è quella di essere limitati nella condivisione delle loro convinzioni con ogni persona, a prescindere dalla confessione religiosa o filosofica. Si tratta fondamentalmente di una questione di libertà religiosa. I cristiani non possono mettere in discussione il diritto alla libertà di religione o di credo, quando anche il mondo laico ha accettato questo diritto e valore umano fondamentale.

Conclusione
Pur considerando gli altri cristiani come fratelli e sorelle in Cristo, il principio che impedisce alla chiesa cristiana avventista mondiale di essere membro di un’unione organizzata di chiese, come il World Council of Churches (Consiglio Mondiale delle Chiese), è quello della libertà religiosa. Essa implica il diritto illimitato di condividere le proprie convinzioni religiose e il diritto di invitare altri a far parte di una propria tradizione cristiana, senza essere accusati di proselitismo o essere etichettati come tali.

Gli avventisti del settimo giorno sono favorevoli all’unità dei cristiani poiché credono nel Dio Uno e Trino, il quale è deciso a radunare insieme le persone, create a sua immagine. Lo scopo di tutto il piano della salvezza è ripristinare l’immagine di Dio e radunare insieme quelli che egli salva. L’unità si fonda in Dio. È a questo scopo che Gesù Cristo è venuto sulla terra, per unire tutte le famiglie del mondo.

L’unità dottrinale tra le chiese cristiane è elusiva e irraggiungibile, a meno che le denominazioni non perdano le loro convinzioni distintive e si uniscano a una delle chiese, che sia cattolica, ortodossa, protestante, anglicana, riformata, evangelica, pentecostale o avventista.

La libertà di religione o di credo è un dono di Dio non negoziabile, che dovrebbe caratterizzare la libertà di ogni persona o comunità cristiana di condividere le proprie convinzioni con gli altri e di invitarli a partecipare alla sua tradizione cristiana. Ovviamente, per il bene della missione, i cristiani possono unirsi nel testimoniare Cristo a un mondo che ha urgente bisogno di lui.

(Ganoune Diop è direttore del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa della Conferenza Generale . Da quattro anni è rappresentante della chiesa cristiana avventista del settimo giorno nelle le relazioni interreligiose e liaison presso le Nazioni Unite).

 

Condividi

Articoli recenti