Priests-robes-ThinkstockPhotosMarcos Blanco/Adventist Review/Maol – Da connazionale argentino dell’ex arcivescovo di Buenos Aires, ho sempre avuto la sensazione che papa Francesco avrebbe scritto la storia in breve tempo.

L’attuale papa è un leader carismatico che ha affascinato i cristiani e i non credenti. Cosa non casuale. È un papa innovativo in molti modi. È il primo papa latinoamericano, il primo papa gesuita, il primo papa non europeo in più di 1.000 anni, e il primo papa a chiamarsi Francesco, come il frate di Assisi paladino dei poveri.

Il modo di pensare fuori dagli schemi di papa Francesco gli ha permesso di essere sui media più dei precedenti due papi messi insieme. In agosto, per esempio, era sulla copertina della rivista National Geographic, e i suoi nove @Pontifex di Twitter hanno più di 20 milioni di followers.

In molti modi, Francesco sta anche scuotendo le antiche tradizioni e credenze della Chiesa Cattolica Romana, difficili da rimuovere. Alla sua prima messa del giovedì santo, Francesco non ha voluto la celebrazione nella basilica, con il rito della lavanda dei piedi fatta ai sacerdoti; è andato a predicare in una prigione minorile e ha lavato i piedi ad alcuni detenuti, tra i quali c’erano donne e musulmani. Il 1° settembre scorso, Papa Francesco ha annunciato che avrebbe aperto una speciale finestra «della misericordia» per rendere più facile alle donne che hanno abortito di essere assolte e tornare nelle grazie della chiesa cattolica, un tema che era stato totalmente off-limits in precedenza, insieme con il divorzio e il matrimonio gay. È per questo che la rivista Newsweek si è chiesta: «Il papa è cattolico?».

Infatti, papa Francesco vive un grande momento. Ma proprio come i lettori attenti sanno che non si può giudicare un libro dalla copertina, i lettori profetici sanno di non poter giudicare un «attore» profetico solo dal suo presente. Pertanto, anche se riconosciamo alcuni cambiamenti positivi nella sua storia recente, guardiamo il cattolicesimo romano avendo in mente sia il passato sia il futuro.

Non si può ignorare la storia; il cattolicesimo detiene un record di persecuzioni contro i cristiani che non condividevano le stesse idee sulla fede e la pratica. Storicamente, ci sono state gravi violazioni della libertà religiosa, quando la chiesa ha stretto alleanze con lo stato, sotto il primato papale.

Essendo un movimento molto attento alle profezie bibliche, gli avventisti credono fermamente che il settimo giorno avrà un ruolo chiave negli eventi finali, prima del ritorno di Cristo. Le persone dovranno scegliere Dio e il vero giorno di riposo (il sabato), o essere contro il Creatore. Noi crediamo che le confessioni cristiane tradizionali, tra cui il cattolicesimo, faranno ancora una volta un’alleanza con lo stato, con la conseguente soppressione della libertà religiosa e l’applicazione dell’osservanza di un falso giorno di culto (Apocalisse 13, 14).
E, infatti, la chiesa cattolica sta già svolgendo un ruolo di primo piano nel suo sostegno al culto della domenica.

La settimana scorsa, vi è stata la storica visita di papa Francesco al presidente e al Congresso degli Stati Uniti. Dobbiamo essere attenti a questo evento in cui i leader delle due principali potenze politico-religiose di Apocalisse 13 si incontrano? Certamente. È la testimonianza del compimento della profezia? È una questione diversa e non dobbiamo lasciare che il calore degli eventi attuali ci spingano verso una «effervescenza» profetica.

C’è però qualcosa che possiamo fare in questo momento solenne. Nel tempo in cui viviamo, non restiamo solo spettatori, ma diventiamo anche soggetti attivi. Predichiamo il messaggio dei tre angeli di Apocalisse 14, tra cui l’appello ad adorare Dio come nostro Creatore.

Questo mondo si avvicina alla fine e abbiamo la missione profetica di predicare Cristo e il suo ritorno. Il nostro compito è quello di impeganrci ad avere la mente di Cristo, in modo da amare il popolo di Dio, sparso nelle altre confessioni e religioni di tutto il mondo, che può essere raggiunto dal Vangelo, ed essere pronti per la gloriosa apparizione di Gesù.

(Marcos Blanco è direttore editoriale dell’Asociación Casa Editora Sudamericana, la casa editrice avventista di Buenos Aires)

Nota della redazione di Adventist Review: questo commento ha lo scopo di esprimere la ricchezza e la varietà dell’opinione avventista informata e responsabile sui temi di attualità. Non necessariamente trasmette il punto di vista della redazione di Adventist Review o della Conferenza Generale.

 

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