Giampiero Vassallo – Papa Francesco, come il suo precursore di Assisi, va incontro alla propria missione: riparare la casa di Dio. Una casa che è la dimora di Dio fra gli uomini. È Cristo l’unico che può farlo e ogni cristiano potrà farlo solo rivivendo Cristo e ubbidendo al suo comandamento «nuovo». L’amore reciproco fra le persone, infatti, è la premessa fondamentale di ogni altra regola, la condizione affinché Cristo possa essere presente fra gli uomini.
Già dal primo affacciarsi davanti al suo popolo, il vescovo di Roma ha voluto sottolineare con segni chiari e inequivocabili l’importanza fondamentale della reciprocità e della collegialità: la fiducia reciproca fra le chiese, il cammino di reciprocità fra «vescovo e popolo, popolo e vescovo», cominciando dal chiedere, chinandosi umilmente, la preghiera dei fedeli per il loro vescovo. E soprattutto la scelta del nome: Francesco, che della fraternità e della reciprocità è il simbolo.
A livello personale, individuale, Francesco ha già fatto il primo passo utile ad abbattere le distanze con il prossimo, col suo popolo, con le chiese e con tutti gli uomini di buona volontà, per costruire la casa di Dio fra gli uomini, suoi figli e fratelli fra loro.
Adesso occorrerà un passo ulteriore, non più individuale. In qualità di primo leader della chiesa cattolica dovrà fare un passo tangibile, affinché l’intera chiesa di Roma possa incarnare lo spirito francescano: mettere i beni mobili e immobili di proprietà della chiesa a disposizione dei poveri. Un immobile su 5 in Italia oggi risulta di proprietà della chiesa. In questo modo tutti gli italiani che non hanno una casa potranno trovare un riparo. Sarebbe auspicabile trasparenza circa i conti dello Ior, investendo per le aziende e le famiglie in difficoltà per contribuire alla soluzione della crisi economica finanziaria.
Basterebbe questo da uno che si chiama Francesco! Non servono risposte circa l’etica, la sessualità, il rapporto fra fede e scienza, il dialogo teologico, ecumenico, la pastorale. Serve la testimonianza di un amore concreto e tangibile di Dio che si rivolge in prima istanza agli ultimi, ai poveri, ai bisognosi e soddisfa i loro bisogni innanzitutto materiali.
Cristo, presente in mezzo agli uomini che incarnano il Vangelo, come ha cercato di fare Francesco d’Assisi, ricostruirebbe la sua chiesa.