Ecco come un ex spacciatore di droga e un cristiano avventista, grazie ad alcune copie di una rivista, mi hanno portato nella chiesa.

Ramon Canals – Ero un hippy, smarrito a New York, ma Dio mi cercava. E mi ha trovato. Questa è la mia storia.
Sono nato fuori dal matrimonio. Mia madre aveva solo 14 anni quando diede alla luce mia sorella maggiore. Mio padre ne aveva appena 15. Erano due adolescenti non sposati che non sapevano nulla della vita.

Tentarono di formare una famiglia, ma non funzionò. Il mio giovane padre era un ammaliatore e presto cercò altre donne. Lui e mia madre provarono a costruire una casa insieme, ma durò solo per un paio di anni. Ho 17 fratelli di madri diverse, frutto di una famiglia completamente anomala.

leadership-ramon-2Al mio primo compleanno, i miei genitori erano già separati. Vivevamo nella Repubblica Dominicana, ma mio padre decise di trasferirsi a New York e mi portò con sé.

Ero il suo primo figlio maschio, era orgoglioso di me e voleva che diventassi come lui: un ottimo ballerino, un donnaiolo, uno spirito libero, sempre alla ricerca del piacere. Ed io ero ben felice di seguirlo e imitarlo perché volevo essere proprio come mio padre. Per questo mi portava in posti vietati ai minori.

Avevo ricevuto un’educazione immorale e statisticamente non avevo alcuna possibilità di realizzare qualcosa di buono nella vita. In effetti, avrei dovuto essere morto già molto tempo fa, come tanti miei amici. Le probabilità di sopravvivenza erano contro di me. Ero perduto a New York, immerso in tutti i piaceri della vita, ma senza Dio, senza futuro e senza speranza. Solo un’altra anima smarrita nella Grande Mela.

Non avevo alcun interesse per la religione, la Bibbia o Dio. In realtà, non c’era spazio per Dio nella mia vita. Ma nonostante avessi tutto ciò che un giovane uomo potrebbe desiderare in una grande città, mi sentivo vuoto, senza la guida e l’esempio di un buon padre o di una madre. La musica, le feste, gli amici e le donne, l’alcol, le droghe e le sale da ballo, niente bastava a placare la sete di qualcosa di diverso nella mia anima.

Avevo bisogno di qualcosa di più grande
Iniziai a percepire il bisogno di qualcosa di più grande, superiore agli stimoli dei sensi carnali. Iniziai a sentire il desiderio di qualcosa, ma non sapevo che cosa. Non potrei descriverlo. Intrappolato in un circolo vizioso, continuavo a ripetere gli stessi errori di mio padre, che lui aveva imparato da suo padre, il quale aveva probabilmente ricevuto gli stessi insegnamenti da suo padre. Seguendo la mia genealogia, le probabilità erano tutte contro di me e il mio futuro sembrava tetro, il mio destino senza speranza. Ma Dio non mi aveva dimenticato. Aveva un piano per la mia vita.

Un giorno, un ex spacciatore di nome Andy mi invitò a casa sua a Manhattan. Ero già stato da lui in precedenza ed eravamo buoni amici. Questa volta, però, notai qualcosa di diverso. Sembrava più felice, sereno, amabile. Il suo viso esprimeva un bagliore mai visto prima. Mi aveva invitato a cena con la sua famiglia, la sua terza moglie, ormai. Mi servì qualcosa che sembrava carne, ma non lo era. Mi diede del formaggio che non era formaggio, del latte che non era il latte vero e proprio, come quello cui ero abituato. Fu strano. Pensai che fosse impazzito a causa di tutte le droghe che aveva assunto negli anni.

Gli chiesi: «Che cosa ti succede?».
Mi rispose: «Sono convertito. Ora appartengo a Gesù. Non prendo più droghe. Leggo la Bibbia e vado in chiesa».
Appena sentii questa spiegazione iniziai a ridere. «Vuoi forse dire che dopo tutti questi anni di spaccio e di essere un cattivo ragazzo per le strade di New York, improvvisamente sei diventato religioso?», gli dissi e aggiunsi, «Mi stai prendendo in giro?!».
Andy sorrise e rispose: «Amo Gesù e ti voglio bene». Poi mi mostrò un libro intitolato La speranza dell’uomo.
Ero curioso, così iniziai a leggerlo. Mi innamorai di Gesù. Andai in chiesa con Andy un paio di volte, ma ero ancora alle prese con la droga e alla fine dissi al mio amico: «Ti ringrazio molto, ma la chiesa non fa per me».

Passarono due anni dopo quella prima visita a una chiesa avventista del settimo giorno. Una notte, mentre rientravo a casa dopo aver lasciato la pista da ballo alle 4 del mattino, improvvisamente sentii una voce: «Leggi la Bibbia». E poi la voce disse: «Trova una chiesa».

Fui a dir poco molto sorpreso! Quando ero piccolo, nella Repubblica Dominicana, il parroco, Rafael Fernandez, mi aveva regalato una Bibbia con una dedica nella prima pagina: «Per non dimenticare mai il tuo amico né Dio».

Purtroppo gli anni erano passati e avevo dimenticato il mio amico e, peggio ancora, avevo dimenticato Dio. Avevo dimenticato anche la Bibbia che mi era stata donata, rimasta per anni nascosta a riempirsi di polvere, in un cassetto pieno di cianfrusaglie.

Ma Dio non mi aveva dimenticato. Leggere la Bibbia? Veramente? Non lo avevo mai fatto in vita mia!

Quella voce non poteva arrivare in un momento più opportuno. Mi sentivo triste, stanco e sconsolato. Da qualche tempo sentivo il desiderio di sfuggire alla vita e soprattutto al mio passato. Alcuni eventi mi avevano scosso. Due miei amici erano morti. Uno si era lanciato dal trentaciquesimo piano di un grattacielo di New York. L’altro era stato accoltellato durante una negoziazione per una questione di droga.

Leggi la Bibbia
Ora la voce insisteva: «Leggi la Bibbia». Non era una voce udibile, ma l’impressione nella mia mente e nel mio cuore era così chiara da non dubitare minimamente che fosse la voce di Dio.

Obbedii a quella voce e la mattina andai a cercare una chiesa. Ne trovai diverse, ma nessuna mi colpì. Così guidai fino a casa, parcheggiai la macchina e iniziai a camminare verso il mio appartamento. A un certo punto un uomo mi si avvicinò e disse: «Giovanotto, ti posso dare queste riviste?».

Non lo avevo mai visto prima. Era un perfetto sconosciuto. Mi diede due riviste e capii che erano pubblicazioni religiose. Mi resi conto che non si trattava di una casualità. Pensai: «Adesso ho capito. Questo è Dio che mi chiama ad essere suo figlio!».

Fu come se un raggio di luce fosse entrato nella mia vita e all’improvviso tutto divenne chiaro. Posi subito quattro domande all’uomo:
1. Sei cristiano? Rispose: «Sì».
2. Sei un avventista? Anche in questo caso la sua risposta fu: «Sì».
3. Quando andrai in chiesa la prossima volta? «Mercoledì prossimo», fu la risposta.
4. Posso venire con te? «Certo», disse.

E fu così che entrai nella chiesa cristiana avventista del settimo giorno «Patterson». Era il 1974. Chiesi al pastore: «Che cosa devo fare per essere battezzato?». Non avevo bisogno di essere convinto. Dio mi aveva chiamato ed ero pronto.
Il pastore mi fece vedere una serie di lezioni del corso biblico. Le presi tutte insieme e gli dissi che le avrei studiate per conto mio. Lo feci a tempo di record e quando il pastore mi esaminò, conoscevo tutte le risposte. Fui battezzato senza ricevere studi formali della Bibbia, ma con una solida conoscenza e convinzione della verità.

La Bibbia ha una potenza trasformatrice che pochi le riconoscono. In tutta la storia del cristianesimo, uomini e donne l’hanno sperimentata, non nella Bibbia in quanto tale, è solo inchiostro e carta, ma nel suo contenuto. È la Parola di Dio. Forse è per questo che Gesù ha detto: «L’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4:4).

(Ramón Canals è direttore associato della Scuola del Sabato e dei Ministeri personali alla Conferenza Generale. È stato eletto a questo incarico durante l’Assemblea mondiale del 2015 a San Antonio, in Texas. Questa testimonianza è apparsa sul sito web della Divisione Asia-Pacifico del Nord e ripubblicata da Adventist Review online. Traduzione di Lina Ferrara).

(Foto 1: Pixabay)

 

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