Giovane avventista riconosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere

Giovane avventista riconosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere


Ha fondato un’organizzazione di giovani che operano nella Papua Nuova Guinea per creare la mentalità del rispetto reciproco
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ARnews/Notizie Avventiste – Per il secondo anno consecutivo, una giovane avventista ha ricevuto il premio Commonwealth Youth Awards for Excellence in Development Work. Jacqueline Joseph, fondatrice di un’organizzazione giovanile della Papua Nuova Guinea, che utilizza lo sport come strumento per porre fine alla violenza di genere, ha ritirato il riconoscimento durante una cerimonia a Londra.

Il premio annuale riconosce giovani leader sotto i 30 anni che hanno dimostrato iniziativa nel realizzare progetti che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, l’insieme di 17 obiettivi globali sottoscritti dai governi e da raggiungere entro il 2030. Selezionata tra oltre 200 candidati, la giovane è stata una dei 17 finalisti scelti tra le 52 nazioni del Commonwealth.

“Ricevere questo premio è un grande onore, in quanto è un riconoscimento al lavoro e alla dedizione di tutte le persone che operano in Equal Playing Field (EPF). Ma ancora più importante è la fedeltà a Dio che ci guida”, ha affermato J. Joseph, membro della chiesa cristiana avventista di Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea. “Mi sento privilegiata nel rappresentare la regione del Pacifico, e voglio riconoscere i tanti giovani di tutto il mondo impegnati in iniziative che portano un cambiamento positivo. Il cambiamento sociale non avviene mai nell’isolamento”.


Patricia Scotland, segretario generale del Commonwealth, ha affermato: “Incoraggio tutti coloro che pensano di non poter fare la differenza a seguire l’esempio dei giovani che lavorano in modi fantasiosi per rendere il nostro mondo più sicuro e la nostra società più giusta e inclusiva”.

L’organizzazione di J. Joseph aiuta molti in Papua Nuova Guinea ad affrontare la questione della violenza di genere, e offre un rinnovato senso di speranza in un cambiamento possibile. Da quando EPF è stata costituita, nel 2011, ha promosso programmi nelle scuole sui rapporti rispettosi e sani, a cui hanno partecipato migliaia di giovani a Port Moresby e Bougainville.

“Questi programmi di otto settimane per ragazzi e ragazze dai 13 ai 15 anni hanno favorito discussioni franche e aperte, e dimostrato di essere un efficace modello di lavoro con gli adolescenti per prevenire la violenza di genere”, ha affermato J. Joseph, “Ma ancora più importante, abbiamo visto come gli atteggiamenti e i comportamenti che hanno permesso il verificarsi della violenza contro le donne e le ragazze stiano cambiando e contribuiscano a costruire comunità più forti, sicure e felici. Per la prima volta ho visto ragazzi cominciare a mettere in discussione e sfidare le norme sociali sul valore delle donne. Per la prima volta, vedo un accento sul rispetto nei rapporti”.

“Vogliamo”, ha continuato, “che continuino questi dialoghi su come prevenire la violenza di genere e come creare rapporti rispettosi e sani. Siamo cristiani e credo che abbiamo un ruolo importante nell’agire per realizzare un cambiamento sulle disuguaglianze di genere nella nostra società”.

(Foto: South Pacific Record)

 

Giovane avventista riconosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere

Dove si incontrano cristiani, musulmani e atei


Un centro avventista in Germania offre assistenza e un luogo di ritrovo alle persone in difficoltà.

ARnews/Notizie Avventiste – Il Riparo (Schutzhütte) non si trova in montagna e non è di legno. Al contrario, è un punto di incontro per le persone in difficoltà e si trova a Schwedt, città di 31.000 abitanti a nord-est di Brandeburgo, vicino al confine con la Polonia.

Come in altre città dell’ex Repubblica democratica tedesca, le comunità avventiste locali si occupano da lungo tempo delle persone con dipendenze. Negli anni ’70, a Schwedt nacque un gruppo di auto-aiuto. Nel 1995, Fritz Schuppan, con la collaborazione del Comune e il contributo della chiesa cristiana avventista, aprì il centro “Schutzhütte Schwedt”. Da allora l’aiuto agli alcolisti è aumentato e oltre all’assistenza tramite le riunioni settimanali di gruppo, si forniscono pasti quotidiani alle persone bisognose.

Attualmente, il centro ha circa 50 “dipendenti” che operano nelle varie attività di soccorso. Ricevono una remunerazione simbolica di 1 euro, come volontari federali, stagisti o perché svolgono servizi socialmente utili nel centro in seguito a un ordine giudiziario.

“Aiutano in cucina, nella mensa sociale, nella suddivisione e distribuzione dei prodotti alimentari o come autisti dei nostri cinque veicoli”, ha affermato Andreas Noack, amministratore delegato del centro, “Raccolgono, conservano, mettono in ordine e svolgono mansioni intorno alla struttura”. Inoltre, i volontari offrono assistenza e consulenza personale ai visitatori e ai rifugiati. “Li aiutano a organizzare il tempo libero e a offrono supporto sul posto di lavoro”, ha aggiunto Noack.


Buona reputazione, grande sostegno

Schutzhütte gode di una buona reputazione in città e nei dintorni. Di conseguenza ci sono tante persone desiderose di sostenere la missione del centro donando vestiti, alimenti e mobili.
“Riceviamo così tanto che ogni mese riempiamo un camioncino di donazioni e le portiamo al confine polacco”, ha spiegato Noack.

Sono in tutto 500-600 le persone che ricevono settimanalmente alimenti, prodotti e mobili. Il centro sociale accoglie regolarmente 20-30 giovani tedeschi, 20-30 rifugiati e circa 10 bambini rifugiati. Giocano a biliardino, a biliardo o a ping-pong, mentre trascorrono il tempo a chiacchierare e a imparare. I rifugiati seguono corsi di lingua tedesca in piccoli gruppi e ricevono informazioni e assistenza secondo le loro necessità ed esigenze.

I dipendenti assistono e accompagnano le famiglie dei rifugiati e degli sfollati presso gli uffici,  nelle visite mediche, nelle scuole e scuole materne. Si impegnano anche nell’aiutarli a cercare i corsi di formazione o nei colloqui di lavoro. Poiché molte richieste di asilo sono state respinte, il centro Schutzhütte ha recentemente aiutato i rifugiati nella ricerca di avvocati e nelle spese legali. “Tutti i rifugiati che si sono trasferiti a Schwedt sono stati aiutati almeno una volta, ma molti hanno ripetutamente utilizzato il nostro sostegno”, ha affermato Noack.


Valutare la diversità

Organizzare le attività quotidiane del centro può essere impegnativo in un luogo dove si parla russo, polacco, arabo, farsi e tedesco. Ma conoscere le diverse culture e storie di vita degli ospiti è allo stesso tempo un’esperienza che arricchisce.
“Nel centro si è sempre respirata un’atmosfera molto gioiosa e aperta”, ha affermato Noack, “Chi viene qui si sente libero di parlare dei suoi valori cristiani o islamici, o anche del fatto che non crede”.

Il team dei volontari è composto da cristiani, musulmani e persone convertite al cristianesimo, che lavorano insieme in pace.
“Discutiamo sulle buone e le cattive caratteristiche delle nostre tradizioni”, ha continuato Noack, “Esprimiamo liberamente ciò che pensiamo del cristianesimo o dell’islam e dei musulmani”. Si discute anche sui propri pregiudizi e si cerca di trovare un terreno comune. “E sappiamo di fatto che almeno quelli di noi che credono in Gesù o in Allah, pregano gli uni per gli altri”, ha concluso Noack.

(Foto: Schutzhütte Schwedt Facebook)

Giovane avventista riconosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere

Impegnati nella Scrittura


Nei 500 anni della Riforma protestante, i teologi avventisti del Sudamerica votano una dichiarazione di consenso che ribadisce la giustificazione per fede.

ARnews/Notizie Avventiste – A quasi 500 anni e 11.300 chilometri dal tempo e dal luogo in cui Martin Lutero affisse le sue 95 tesi sulla giustificazione per fede alla porta della chiesa del Castello di Wittenberg, centinaia di teologi avventisti hanno approvato una dichiarazione di consenso sullo stesso argomento.

Al termine del XII Simposio teologico sudamericano, svolto a Libertador San Martin, in Argentina, sul tema “Il giusto vivrà per fede”, i teologi hanno ribadito “i grandi principi del Vangelo di Dio”, come affermati dall’apostolo Paolo nell’Epistola ai Romani. Hanno inoltre espresso un rinnovato impegno nella “proclamazione del Vangelo eterno”.

“La dichiarazione che abbiamo votato riflette il nostro impegno verso la Bibbia, riscoperta così bene da Lutero”, ha dichiarato Adolfo Suárez, presidente del Seminario teologico avventista latinoamericano (SALT), organismo che supervisiona l’educazione teologica avventista nella Regione Sudamericana della Chiesa. “Come avventisti del settimo giorno, siamo impegnati totalmente e senza restrizioni verso la Bibbia. In questo senso, siamo impegnati anche verso l’evento storico della Riforma protestante, che ha ripristinato la preminenza della Parola di Dio a scapito della tradizione”.

Un simposio internazionale
Dal 27 aprile al 1 maggio, all’evento biennale, che a rotazione si svolge nelle diverse scuole avventiste di teologia dell’America del Sud, hanno partecipato 400 teologi e studenti nel campus della Universidad Adventista del Plata. Tra i relatori erano presenti Artur Stele, vicepresidente generale della Chiesa avventista mondiale; Elias Brasil De Souza, direttore dell’Istituto di ricerca biblica; Alberto Timm, direttore associato del White Estate nella sede mondiale della denominazione.

“Come Chiesa, abbiamo sempre valorizzato la Riforma, perché in un certo senso siamo suoi figli e figlie”, ha affermato Stele, “Ma la Riforma non è finita. Deve essere un processo continuo, perché continuiamo a cercare di rimanere vicini e tornare alla Scrittura”.

Gli ha fatto eco Timm: “Non possiamo guardare alla Riforma come a un evento storico unico”, ha dichiarato, “La Chiesa cristiana avventista è uno degli eredi di quel movimento che esorta a continuare nell’impegno di restare vicini alla Parola di Dio. Si tratta di un processo che non dovrebbe fermarsi”.

La dichiarazione votata
La dichiarazione di consenso di 750 parole, votata durante il simposio, si apre ricordando che il 2017 è l’anno in cui si celebra il V centenario dell’affissione delle 95 tesi, evento che ha dato il via alla Riforma. Per questo, i teologi hanno voluto diffondere un documento in cui sottolineano il loro impegno verso quei principi compresi da Lutero, studiando la Lettera ai Romani, come originariamente affermati da Paolo. “Nella sua epistola ai Romani, Paolo presenta i grandi principi del Vangelo di Dio”, si legge all’inizio del documento. “È lì che troviamo la dottrina della giustificazione per fede in Cristo”.
Allo stesso tempo, il quadro fornito dalla Riforma protestante è stato rafforzato da elementi teologici avventisti, tra cui la nozione del “gran conflitto tra Dio e Satana” e della “missione della Chiesa rimanente di Dio al mondo”.

La giustificazione per fede non è vista in maniera isolata, ma come parte di un continuum che collega l’inizio della Bibbia con la sua fine. Quindi, la dichiarazione include un impegno a credere in Dio in quanto Creatore e Sostenitore di tutte le cose, nella decisione dell’umanità di separarsi da Dio e nel piano divino per la sua restaurazione tramite Gesù Cristo.
“Riaffermiamo la certezza che siamo gratuitamente giustificati dalla grazia di Dio, senza le opere della legge”, dichiara il documento, “mediante la redenzione in Cristo Gesù, che è alla destra di Dio e intercede per noi”.

La dichiarazione ribadisce inoltre l’impegno verso la legge di Dio: “Riaffermiamo che, mediante la legge di Dio, santa, giusta, buona ed eternamente valida, si ha la conoscenza del peccato e del bisogno di Cristo per la giustificazione di tutti coloro che credono”.

Il documento ribadisce anche la credenza dei partecipanti nel battesimo biblico, nella nuova vita in Cristo e nell’invito di Dio a far parte del suo popolo. Infine, riafferma la fiducia nella salvezza eterna in Gesù Cristo e nel suo prossimo ritorno. Citando Romani 13:11, dice: “Riaffermiamo che la nostra salvezza è più vicina di quanto abbiamo creduto prima”. E ciò dovrebbe spingere ogni avventista verso un “impegno totale nell’annuncio del Vangelo eterno”.

Si chiude quindi affermando: “Nell’annunciare [il Vangelo], sono rivelate la grazia e la giustizia di Dio, perché, come dice la Scrittura, ‘il giusto vivrà per fede’”.

 

Giovane avventista riconosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere

La Chiesa cristiana avventista festeggia 90 anni di presenza in Lituania


Alla cerimonia hanno partecipato anche i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane e della Società biblica.

tedNEWS/Notizie Avventiste – Gli avventisti della Lituania hanno celebrato 90 anni di presenza della Chiesa nella nazione. L’aria di festa è stata palpabile, sabato 29 aprile durante la cerimonia, grazie anche ai numerosi momenti musicali con la solista Nomeda Kukulskienė, la corale della chiesa di Kaunas e il coro di giovani delle chiese di Kaunas, Kėdainiai e Šiauliai.

“In primo luogo, dobbiamo ringraziare Dio”, ha affermato Bertold Hibner, presidente della denominazione avventista in Lituania, “che ha protetto la Chiesa nel nostro paese durante i vari momenti difficili della sua storia, come la seconda guerra mondiale e l’occupazione dell’Unione Sovietica, e ha fatto in modo che fosse ripristinata”. Ha poi aggiunto: “Questo è anche il giorno per ricordare i pionieri avventisti, esprimere gratitudine a tutti i membri, uomini e donne, e rimanere fedeli al mandato del Signore di predicare”.

Nel suo intervento, il past. Daniel Duda, responsabile del dipartimento Educazione presso la Regione Transeuropea (TED), organismo che supervisiona le chiese cristiane avventiste di 21 paesi europei tra i quali anche quelle della Lituania, ha sottolineato la necessità di unire insieme la conoscenza con la pratica. Nella parabola del Buon Samaritano, raccontata da Gesù e riportata nel vangelo di Luca (10:25-37), alcuni passanti erano più preoccupati per il proprio benessere che per l’uomo picchiato e rapinato. “Siamo chiamati ad essere una benedizione per gli altri”, ha affermato.

L’ex presidente della Chiesa avventista in Lituania, Danielius Oželis, ha poi ricordato i momenti storici vissuti dalla Chiesa nel paese e condiviso memorie personali, tra cui il lavoro di traduzione della Bibbia in lituano.

Per David Nõmmik, presidente dell’Unione avventista baltica, che raggruppa le chiese di Estonia, Lettonia e Lituania, è importante “essere agenti di salvezza”. “Siamo chiamati a servire, a portare il messaggio del Vangelo al mondo e a mostrare l’amore di Dio”.

Alla cerimonia erano presenti anche i rappresentanti delle Chiese cattolica, luterana, battista e metodista, e della Società biblica lituana, che hanno rivolto un saluto all’assemblea. Monsignor Artūras Jagelavičius è intervenuto per portare il saluto dell’arcivescovo cattolico di Kaunas e ringraziare gli avventisti per l’opera sociale e umanitaria svolta nel paese e per la posizione della denominazione in favore della famiglia.

Le celebrazioni sono state anche l’occasione per invitare i partecipanti a conoscere meglio le iniziative avventiste. I dipartimenti Salute e Famiglia della Chiesa hanno presentato un progetto, realizzato in collaborazione con la facoltà di scienze della salute dell’università lituana, per educare la collettività a uno stile di vita sano, ad abbandonare abitudini, come il fumo, che nuocciono alla salute, e a fare proprie le pratiche per raggiungere il benessere olistico, che riguarda il corpo, la mente e lo spirito.

(Foto: tedNEWS)

Giovane avventista riconosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere

Disinformazione sulla situazione della Chiesa cristiana avventista in Russia

La dichiarazione ufficiale del presidente e del responsabile della Libertà religiosa della denominazione in Euro-Asia.

Notizie Avventiste – Il past. M. F. Kaminsky e il past. O. Yu. Goncharov, rispettivamente presidente e direttore del dipartimento Affari Pubblici e Libertà religiosa della Chiesa cristiana avventista in Euro-Asia, hanno diffuso una dichiarazione per smentire le voci che circolano su internet e chiarire la situazione della Chiesa in Russia.

“Alla luce delle informazioni pubblicate su internet circa i piani di vietare l’attività della Chiesa Cristiana Avventista di Settimo Giorno in Russia, noi ufficialmente comunichiamo che qualsiasi informazione ricevuta da fonti non ufficiali non è coerente con la realtà.

La Chiesa cristiana avventista nella Federazione Russa è una denominazione focalizzata sulla comunità, con più di 130 anni di servizio in questo territorio e un insieme di credenti che rispettano la legge e che si impegnano, nella loro vita e nel ministero, ad avere un impatto positivo nella società.

Negli ultimi anni, la Chiesa ha costruito, nello spirito del reciproco rispetto, un dialogo costruttivo con le autorità statali; ciò consente di aprire nuove possibilità e utilizzare le risorse della Chiesa cristiana avventista per venire incontro ai bisogni della società. Infatti, il programma ‘Salute della famiglia, salute della nazione’, finalizzato alla prevenzione delle malattie correlate allo stile di vita, è realizzato grazie a una sovvenzione pubblica in applicazione dell’ordinanza del presidente della Federazione Russa. Ciò dimostra che la partecipazione della Chiesa alla vita pubblica è ben considerata dalle autorità statali.

A questo proposito, ancora una volta dichiariamo solennemente che non c’è motivo di credere che esista una ragione giustificata o ragionevole per limitare o proibire l’attività della Chiesa cristiana avventista nella Federazione Russa”.

 

Giovane avventista riconosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere

Le condoglianze degli avventisti alla Chiesa copta

APD/Notizie Avventiste – Due attacchi terroristici contro i cristiani copti in Egitto hanno macchiato di sangue la domenica delle palme, una settimana prima di Pasqua. Almeno 45 persone sono morte e oltre 120 sono rimaste ferite. Il past. Rick McEdward, leader della Chiesa cristiana avventista in Medio Oriente e Nord Africa, con sede a Beirut, ha espresso cordoglio alle famiglie in lutto per questa nuova, assurda tragedia, e vicinanza ai numerosi feriti.

“Vorrei che i nostri fratelli e sorelle copti in Egitto sentano la pace di Gesù e la sua guarigione e consolazione, in questo momento particolarmente difficile”, ha scritto McEdward, evidenziando come negli ultimi anni ci sono conflitti e tragedie quasi ogni giorno in Medio Oriente e Nord Africa, con il rischio che diventino una triste consuetudine.

“Questa settimana partecipiamo al grande dolore dei nostri fratelli e sorelle egiziani che hanno perso i loro cari nei due attacchi alle chiese copte, e alle sofferenze di quanti sono stati feriti”, ha aggiunto il past. McEdward, “Questa tragedia è particolarmente spregevole perché gli attentatori hanno mirato a persone che si trovavano nel loro luogo di culto, dove volevano pregare in pace”.

La voce della Chiesa avventista si unisce a quella delle chiese e dei capi religiosi che hanno condannato gli attentati. Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), rev. Olav Fykse Tveit, – riporta Riforma.it – ha espresso profondo dolore: “Di fronte a questa brutalità la famiglia umana, tutte le persone di fede e di buona volontà, devono stare unite per tornare ad impegnarsi a favore del rispetto, della cura e protezione reciproca, e della prevenzione di tale violenza».

Il Consiglio ecumenico delle chiese ha chiesto al presidente Abdel Fattah al-Sisi d’Egitto, ai leader religiosi e ai governi di tutta la regione “di agire rapidamente e con coraggio per salvaguardare i diritti religiosi fondamentali dei fedeli di tutte le fedi, per garantire la sicurezza contro la violenza, e la giustizia a tutti i popoli. I luoghi di culto che rappresentano le diverse tradizioni religiose sono diventati oggetto di violenze da parte degli estremisti”, riferisce ancora la testata evangelica italiana.

Riforma.it riporta anche la dura condanna di Andrea Zaki, presidente delle Chiese protestanti d’Egitto, e pubblicata da Christian Today: “Questo terrorismo mira a creare paura tra i cristiani e a impedire loro di andare in chiesa. Ma lavoreremo insieme in solidarietà con lo Stato, con i musulmani, con il Papa Tawadros II, e con tutti i cristiani per combattere il terrorismo e portare l’Egitto alla stabilità”.

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Eroe del genocidio in Ruanda parla alle Nazioni Unite

Carl Wilkens è intervento al Palazzo di Vetro, il 7 aprile, nella giornata in ricordo dei tragici fatti del 1994.

EUDnews/Notizie Avventiste – L’uomo che ha salvato la vita di centinaia di orfani durante il genocidio del Ruanda, nel 1994, era presente insieme con il Segretario generale delle Nazioni Unite e altre personalità alla speciale cerimonia commemorativa che si è svolta il 7 aprile nella sede ONU di New York.

L’intervento di Carl Wilkens, avventista del settimo giorno, è stato solo uno degli 11 discorsi da lui pronunciati la scorsa settimana, in cui ha ricordato che lavorava come direttore di ADRA (Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso) in Ruanda, quando le violenze iniziarono e produssero l’insensata morte di 800.000 persone in tre mesi. Wilkens ha anche incontrato gli studenti di otto scuole superiori e college di New Jersey e Pennsylvania.

Nei suoi interventi ha condiviso la propria fede attraverso la narrazione delle sue esperienze, in particolare di quella vissuta all’inizio del genocidio. Alcune vicine di casa avevano impedito a un gruppo armato di entrare nell’alloggio della famiglia Wilkens a Kigali, capitale del Ruanda. Le donne avevano convinto gli uomini a lasciar perdere dicendo: “I loro bambini giocano con i nostri figli”. Nel raccontare la storia a 80 studenti di un liceo del New Jersey, Wilkens ha detto che l’intervento di Dio avrebbe potuto essere più “soprannaturale”, poteva innalzare uno scudo invisibile intorno alla sua casa. “Ma credo che fosse soprannaturale anche la presenza di quelle donne davanti alla nostra casa, per fermare gli uomini armati di machete e pistole, ai quali dicevano ‘No, non potete andare là’”.

“Il fatto che i nostri bambini avessero giocato con i loro coetanei per quattro anni”, ha affermato Wilkens che ha tre figli, “credo sia stato un elemento chiave dell’intervento divino. In previsione di ciò che sarebbe successo, Dio ha usato le relazioni che i bambini costruivano giocando nel quartiere, per creare legami con quelle donne”.

“Spesso Dio interviene operando attraverso le decisioni delle persone”, ha aggiunto, invogliando gli studenti  a prendere decisioni che mostrino rispetto per Dio, il creato e le persone.

All’inizio del genocidio, il 7 aprile del 1994, Wilkens aveva mandato la sua famiglia al sicuro fuori dal paese, ma lui era rimasto per portare cibo, acqua e farmaci agli orfani intrappolati a Kigali. Le sue azioni coraggiorse hanno salvato centinaia di vite umane. Per gran parte del conflitto, l’uomo è stato l’unico cittadino americano in Ruanda.

Wilkens ha espresso sentimenti contrastanti verso l’operato delle Nazioni Unite, perché avrebbe potuto prevenire molto spargimento di sangue. “Ritengo l’ONU enormemente responsabile della perdita di tante vite umane”, ha affermato nel Palazzo di Vetro. “Aveva a disposizione 2.500 soldati sui quali la popolazione contava. L’ONU proteggeva le persone nelle scuole, ma poi ha ritirato la maggior parte delle truppe, lasciando la gente senza protezione”.

Nel discorso di sei minuti trasmesso dalla Web TV delle Nazioni Unite, Wilkens si è scusato per aver provato rabbia verso l’ONU per molti anni. “Questo è il mio impegno… per guarire”, ha commentato.

Intervistato da Adventist Mission, Wilkens ha affermato di aver accettato l’invito dall’ambasciatore delle Nazioni Unite in Ruanda per la stessa ragione per cui accetta centinaia di altri inviti. “Nel condividere le mie esperienze, parlo dei valori in cui credo, valori fondamentali che provengono dagli insegnamenti di Gesù”, ha affermato.

Tra gli altri relatori alla cerimonia di venerdì scorso, il segretario generale dell’ONU, António Guterres; Durga Prasad Bhattarai, vice presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite; Sonia Mugabo, sopravvissuta al genocidio; e Valentine Rugwabiza, ambasciatrice del Ruanda alle Nazioni Unite.

Tornato negli Stati Uniti dopo la fine del genocidio, Wilkens è stato per 11 anni cappellano presso la Milo Adventist Academy, in Oregon. Dal 2008 lavora a tempo pieno per l’organizzazione non governativa “World Outside My Shoes”, di cui è co-fondatore e attuale direttore.

“Sono estremamente grato a Dio per l’amore che ho sperimentato nella mia vita, e voglio esprimere tale gratitudine agli altri”, ha concluso Wilkens.

(Foto: UN Web TV)

 

Giovane avventista riconosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere

Condanna dell’attacco terroristico a Stoccolma

La Chiesa cristiana avventista svedese partecipa al cordoglio per le vite spezzate ed è vicina ai feriti.

tedNEWS/Notizie Avventiste – Ancora una volta l’Europa ha subito un vile attacco terroristico in cui persone innocenti sono state falciate da un veicolo lanciato contro i passanti nel centro di Stoccolma. Gli uffici dell’Unione svedese delle chiese cristiane avventiste e i locali della comunità avventista della capitale si trovano a solo un isolato dalla Drottninggatan, la principale via pedonale di Stoccolma, dove ha colpito il camion che ha ucciso quattro persone e ne ha ferite altre quindici, nell’attentato di venerdì pomeriggio, 7 aprile.

“La Chiesa cristiana avventista condanna fermamente l’attacco alla libertà subito oggi a Stoccolma”, ha affermato il presidente dell’Unione, Göran Hansen, in un comunicato. “Questo nuovo e tragico evento ci ricorda che viviamo in un mondo in cui gli estremisti possono in un istante trasformare in caos e incubo una piacevole passeggiata di primavera, per di più in una strada pedonale.  Partecipiamo al dolore di quanti hanno perso un loro caro, un collega o un amico, e preghiamo perché ricevano consolazione”.

La via colpita è di solito molto trafficata. Infatti, anche i dipendenti dell’Unione avventista, come tante altre persone, percorrono la Drottninggatan ogni giorno per recarsi al lavoro.

“Invece di farci prendere dal panico, rinnoveremo la nostra convinzione e lo zelo nel diffondere la speranza in un mondo migliore, insieme al nostro Signore e Dio”, ha aggiunto Hansen.

L’attacco a Stoccolma è arrivato appena due settimane dopo un attentato simile a Westminster, nel centro di Londra, e qualche giorno dopo quello nella metropolitana di San Pietroburgo, in Russia.

Subito dopo l’attacco a Londra, Rafaat Kamal, presidente della Regione Transeuropea della Chiesa, aveva dichiarato: “Non permettiamo che atti simili ci sconfiggano, ma sentiamo sempre di più il desiderio di condividere l’amore di Dio che può toccare e trasformare la vita di tutte le persone”.

(Foto: Rainer Refsbäck)

 

Giovane avventista riconosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere

La chiesa in Venezuela resta salda, nonostante la situazione nel paese

Avventisti brasiliani hanno offerto aiuti umanitari ai venezuelani alle prese con la crisi finanziaria nel paese.

ASN/Notizie Avventiste – Giovedì 30 marzo diversi paesi del Sudamerica hanno manifestato preoccupazione per la grave crisi economica e politica in Venezuela. Le reazioni sono arrivate subito dopo che, il 29 marzo, la Corte Suprema del paese ha assunto i poteri del Parlamento venezuelano. Una destabilizzazione già da tempo nell’aria.

In questa situazione l’agenzia stampa avventista sudamericana, ASN, ha rivolto alcune domande a Orlando Ramírez, segretario esecutivo dell’Unione venezuelana occidentale delle chiese avventiste, per capire la situazione della denominazione nel paese.

ASN: In che modo l’instabilità politica in Venezuela interessa le chiese, tra cui la chiesa cristiana avventista e le sue istituzioni?
Orlando Ramírez: Il complesso e difficile sviluppo politico che abbiamo sperimentato non ha interferito o ostacolato direttamente l’opera delle chiese e delle organizzazioni religiose in Venezuela, tra le quali anche quelle della chiesa cristiana avventista.

ASN: La grave crisi finanziaria che colpisce i venezuelani certamente ha un impatto anche sui fedeli. Com’è la situazione oggi alle frontiere, in particolare con il Brasile? O. R.: Certo, la crisi finanziaria del paese è reale e influisce sulla stabilità economica di tutti i venezuelani, inclusi i membri di chiesa. L’inflazione è elevata, la svalutazione della moneta è forte e i prezzi cambiano ogni giorno. La maggior parte dei membri delle nostre chiese svolgono lavoro dipendente, sono impiegati d’ufficio e per lo più ricevono un salario minimo. Cogliamo l’occasione per ringraziare immensamente, anche a nome dell’Unione avventista orientale, i nostri leader, pastori e membri laici dell’Associazione di Manaos e del confine tra Brasile e Venezuela per il loro affetto, il sostegno e l’aiuto che ci danno. Il Signore moltiplichi la sua misericordia e bontà verso tutti coloro che sostengono quanti vivono giorni difficili.

ASN: In che modo la chiesa cristiana avventista in Venezuela guarda alla situazione nel paese, ora che è al centro dell’attenzione delle organizzazioni internazionali?
O. R.:
La chiesa prega ogni giorno che Dio riversi benedizioni e misericordia su ogni venezuelano e abitante del paese; che dia saggezza, guida e buon senso ai governanti e a tutti gli attori politici, e ci permettano di vivere in pace, armonia, unità, libertà e sicurezza; oltre a essere giusti ed equi con tutti.

ASN: La chiesa è presente in Venezuela da oltre 100 anni. Continua a crescere?
O. R.:
Proprio così. Gli avventisti sono arrivati nel paese nel 1910. Sono ora 107 gli anni di benedizioni ricevute da Dio. Nel 1919 è stata organizzata la Missione del Venezuela che si è ampliata negli anni fino ad avere due Unioni di chiese cristiane avventiste nel paese. Oggi in Venezuela ci sono 320.130 avventisti che si riuniscono in 1.693 chiese e gruppi.

(Immagine: Caracas, Wikipedia)

Giovane avventista riconosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere

Ricordare che cosa ha reso grande l’America

In un articolo pubblicato dal quotidiano The Philadelphia Enquirer, un docente dell’Andrews University parla di libertà religiosa e diversità.

ARnews/Notizie AvventisteThe Philadelphia Enquirer, importante quotidiano degli Stati Uniti, ha pubblicato in questi giorni un articolo scritto da un professore di un’università avventista, in cui riflette sulla storia religiosa del paese e la sua importanza nella società contemporanea. Per Nicholas Miller, docente di storia della chiesa presso il seminario teologico della Andrews University, in Michigan, la storia religiosa americana è essenziale per informare il presente.

“Per rendere di nuovo grande l’America è bene sapere che cosa l’ha resa grande”, inizia il pezzo di Miller. E parte da alcuni cenni storici sulla vita di William Penn, deputato quacchero del XVII secolo e fondatore dello Stato della Pennsylvania.

Secondo Miller, Penn aveva lavorato per un governo responsabile e aperto, e per lo stato di diritto. Inoltre aveva anche “posto particolare attenzione alla parità di trattamento tra le persone di tutte le fedi religiose”, dal momento che credeva nei “diritti della coscienza individuale donati da un divino Creatore”.

Nel suo articolo, Miller afferma che l’enfasi di Penn sulla libertà religiosa e la diversità etnica “portò la Pennsylvania a diventare una calamita per gli immigrati provenienti da molte nazioni del mondo”. Lo stato orientale americano divenne la casa di persone che professavano le più diverse religioni. Aveva infatti accolto i quaccheri inglesi, i moraviani tedeschi, gli ugonotti francesi, i battisti britannici, gli anabattisti e i mennoniti olandesi, gli ebrei europei, e i cattolici. Queste persone, tutte “reiette da qualche parte”, trovarono “un nuovo luogo di inclusione e uguaglianza quasi senza precedenti”, evidenzia Miller.

I risultati delle idee di Penn furono sorprendenti, osserva Miller, e Filadelfia “divenne rapidamente la più grande e importante città commerciale delle colonie americane”. In pochi decenni diventò “l’Atene nordamericana”, e “la città più cosmopolita del continente”.

È evidente dal successo di Filadelfia che, lungi dall’essere un ostacolo, la diversità religiosa ed etnica può diventare un mezzo per raggiungere “il successo governativo e commerciale”.

Il professore avventista è anche consulente e studioso del Faith & Liberty Discovery Center, in Pennsylvania. Il Centro, che aprirà nel 2018, “inviterà persone di tutte le estrazioni … a conoscere l’influenza della Bibbia nella storia e nella cultura americana”, afferma l’American Bible Society, responsabile del progetto, sul suo sito web.

La Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno sostiene da sempre la separazione tra chiesa e stato, e il libero esercizio della religione. Nel 1893, la denominazione protestante ha organizzato la Religious Liberty Association (IRLA), un’associazione non-settaria e apolitica che promuove la libertà religiosa per tutti. In Italia la Chiesa sostiene e promuove l’Associazione italiana per la difesa della libertà religiosa (AIDLR)

 

Giovane avventista riconosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere

Stati Uniti. Chiese avventiste meno frequentate per timore del rimpatrio

Molti immigrati hanno troppa paura e scelgono di rimanere a casa.

ARnews/Notizie Avventiste – Negli ultimi mesi, la recente politica d’immigrazione degli Stati Uniti ha provocato un’ondata di paura tra le numerose famiglie avventiste dell’Unione Columbia che comprende le chiese di Delaware, Maryland, New Jersey, Pennsylvania, Ohio, Virginia e Virginia Occidentale. I timori sono così forti che molti hanno deciso di evitare di andare in chiesa.
“Nelle prime settimane dopo le elezioni, ho notato un forte calo della presenza tra i miei fedeli”, ha affermato il pastore di una chiesa di lingua spagnola nella zona di Washington D.C, “Rimangono a casa per paura”.

Peter Simpson, coordinatore dei Ministeri ispanici in Ohio, ha riferito di aver notato un calo di presenze nelle chiese avventiste di tutto il territorio. “Abbiamo visto che molti membri vivono nella paura e optano di rimanere a casa per timore di essere arrestati dall’Ufficio immigrazione mentre vanno o tornano dalla chiesa. La partecipazione è diminuita in modo significativo”, ha affermato.

Simpson ha anche comunicato che due famiglie di una piccola chiesa di lingua spagnola hanno fatto le valigie e sono tornati nel loro paese d’origine. “Erano una parte importante di quella comunità”, ha spiegato, “E ci sono varie famiglie di altre chiese che pensano di fare la stessa cosa”.

La preside di una scuola avventista in Virginia ha raccontato che alcuni genitori senza documenti hanno chiesto alla scuola di creare un registro autenticato che certifichi con chi i loro figli andranno in caso i genitori vengano rimpatriati.

Creare pace e speranza
Rubén Ramos, vicepresidente dei Ministeri multilingue dell’Unione Columbia delle chiese cristiane avventiste, ha affermato che gli oltre 40.000 membri nelle chiese multilingue “offrono un contributo essenziale nella missione di Cristo sul nostro territorio”. Ha poi aggiunto che la denominazione deve “portare sicurezza e fede, trasformando le chiese avventiste in centri di speranza”.

Vari pastori lavorano per comunicare alle persone la protezione del Signore. “Vogliamo che i membri trovino speranza nelle mani di Dio”, ha affermato Orlando Rosales, pastore della chiesa avventista spagnola di Baltimora. Nelle predicazioni degli ultimi mesi, Simpson e altri pastori hanno messo l’accento sulla protezione divina e la speranza in Dio. Il risultato è che le persone iniziano a calmarsi.

Le chiese ispaniche hanno organizzato vari incontri con avvocati che si occupano di immigrati per dare consigli e istruzioni su come gestire un incontro con i funzionari dell’immigrazione. Katherine Canto, avvocato a Towson, in Maryland, e membro della chiesa spagnola di Baltimora, ha recentemente tenuto un workshop sull’immigrazione nella sua comunità di fede. “La situazione attuale”, ha spiegato l’avv. Canto, “ha indotto le persone sia a nascondersi di più sia ad agire e a lavorare sul loro status di immigrati”. Incontri di preghiera e sul tema “Conosci i tuoi diritti” sono stati organizzati in varie chiese di Maryland e Washington, eventi che hanno richiamato l’attenzione anche di molti immigrati della zona.

“Paura e incertezza sono aumentati nella comunità immigrata sia tra le panche delle nostre chiese sia per le strade”, ha affermato Anissa Perez-Perla, della chiesa avventista di Silver Spring, nel Maryland, “Conosco persone che hanno già imballato i loro beni nel caso in cui fossero rispediti nei luoghi dove sono nati, posti di cui a volte non sanno nulla perché sono cresciuti negli Stati Uniti”.

 

Giovane avventista riconosciuta per il suo impegno contro la violenza di genere

Il sabato riconosciuto come diritto agli studenti avventisti di Kenya e Brasile

Due vittorie per la Chiesa e la libertà religiosa.

Notizie Avventiste – Il mese di marzo è iniziato in modo positivo per gli avventisti in Kenya e Brasile. Una sentenza nel paese africano riconosce agli studenti il diritto di essere giustificati a scuola per le assenze in giorno di sabato, per motivi religiosi. In Brasile, invece, il Ministero della Pubblica Istruzione ha spostato dal sabato alla domenica il test di ammissione all’università.

La sentenza in Kenya
Cinque anni di battaglia legale si sono conclusi con una vittoria storica per gli studenti avventisti in Kenya. La Corte d’Appello del paese ha stabilito che le disposizioni sulla libertà religiosa contenute nella Costituzione riconoscono agli studenti avventisti la giustificazione delle assenze in classe e nelle altre attività scolastiche in giorno di sabato.
“Studenti e genitori avventisti hanno accolto la decisione con grande gioia”, ha affermato Joel Okindoh, direttore del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa (Aplr) della Chiesa cristiana avventista nella Regione dell’Africa centro-orientale. “Per loro, è la risposta di Dio a diversi anni di preghiere”.

La sentenza è una grande vittoria della libertà religiosa e l’affermazione dei diritti costituzionali, non solo per gli avventisti, ma per tutti i kenioti che affronteranno sfide simili in futuro. È stata una battaglia lunga e difficile iniziata nel 2012, quando la Chiesa aveva denunciato il Ministero della Pubblica Istruzione in seguito al fallimento di ogni tentativo di mediazione per raggiungere una soluzione, dato che gli studenti avventisti venivano spesso espulsi per non aver sostenuto gli esami o frequentato le lezioni il sabato.

Nel 2013, l’Alta Corte del Kenya aveva respinto il caso, stabilendo che la Costituzione non dava possibilità di osservare il sabato agli studenti avventisti. La motivazione del giudice era che “tali esenzioni avrebbero provocato il caos nel sistema educativo”.

Nel ricorrere in appello, la Chiesa aveva evidenziato come agli studenti osservatori della domenica era già garantito un giorno di riposo per il culto. Il diritto alla libertà religiosa degli altri studenti, osservatori del sabato, era invece violato. “Agli studenti avventisti è negato il diritto di praticare la propria fede in conformità con i principi fondamentali della loro religione”, argomentava la Chiesa.

Venerdì 3 marzo, i tre giudici della Corte d’appello del Kenya hanno riconosciuto il diritto di assentarsi dalla scuola il sabato agli studenti avventisti, e hanno ordinato al Ministero dell’Istruzione di rivedere i propri regolamenti al fine di eliminare i conflitti tra l’istruzione e la religione nelle scuole.

La decisione in Brasile

Nel paese sudamericano, i dirigenti avventisti hanno festeggiato la recente notizia sulla modifica ai giorni del test per accedere agli studi universitari. Il Ministero della Pubblica Istruzione ha annunciato, lo scorso 9 marzo, che l’esame obbligatorio di ammissione all’università si svolgerà in due domeniche, invece che in un solo weekend, e quindi non di sabato.

Il cambiamento è avvenuto grazie ai risultati di un sondaggio nazionale che ha coinvolto 600 mila persone. Nel 64 per cento dei casi, i partecipanti all’indagine si sono dichiarati favorevoli a spostare l’esame dal sabato alla domenica. La nuova procedura è stata a lungo chiesta non solo dagli avventisti, ma anche da altri osservatori del sabato e dai difensori della libertà religiosa. Si stima che, ogni anno, più di 70 mila iscritti all’esame presentino richieste di cambiamenti a causa di pratiche e credenze religiose.

Per il presidente della Chiesa avventista sudamericana, Erton Köhler, come per numerosi altri leader religiosi, la decisione non è solo un segno di rispetto per chi osserva il sabato, ma anche un investimento per lo sviluppo dell’intera società.
“Gli osservatori del sabato, soprattutto gli avventisti”, ha affermato E. Köhler, “non cercano maggiori privilegi rispetto agli altri. Al contrario, desiderano avere la stessa possibilità quando si tratta di programmi così importanti per il futuro professionale di migliaia di persone. I risultati del sondaggio pubblico rendono questa realtà uguale per tutti”.
L’esame di ammissione si svolgerà il 5 e il 12 novembre.
(Fonte e foto: ANN)

 

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