Crisi Covid-19. Adra assiste 2,4 milioni di famiglie nel mondo

Crisi Covid-19. Adra assiste 2,4 milioni di famiglie nel mondo

L’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso intensifica la sua azione umanitaria nell’emergenza coronavirus.

Notizie Avventiste – Adra svolge un servizio di aiuti e assistenza a oltre 2,4 milioni di famiglie nel mondo colpito dalla pandemia di coronavirus. L’agenzia umanitaria avventista ha avviato progetti di risposta all’emergenza in 37 Paesi, per sostenere chi lavora in prima linea, le famiglie a basso reddito, gli anziani e le persone che devono affrontare licenziamenti e disastro economico in seguito alla crisi.

“Adra è in campo fin da quando è scoppiata l’epidemia di coronavirus” afferma Michael Kruger, presidente di Adra International “con interventi immediati nelle zone più colpite del mondo, aiutando le persone e le comunità ad affrontare le sfide sanitarie, sociali ed economiche prodotte dal Covid-19. Siamo qui per continuare a sostenere le famiglie vulnerabili, gli operatori sanitari in prima linea e le persone colpite da questa pandemia. I nostri uffici lavorando con migliaia di volontari e partner di fiducia per garantire che le persone colpite ricevano ciò che è essenziale alla vita, informazioni sulla salute, prodotti alimentari, forniture igieniche e buoni per superare e riprendersi dai disastri provocati dal coronavirus”.

L’agenzia ha intensificato le operazioni di emergenza e adattato la propria infrastruttura di soccorso in caso di calamità in oltre 120 paesi, per rispondere alle diverse esigenze prodotte dall’epidemia. La sua azione va dalla distribuzione e sicurezza alimentare, alla formazione sulla comunicazione sanitaria per i lavoratori in prima linea, alle spedizioni di forniture mediche agli ospedali, al servizio delle comunità vulnerabili, all’impegno di sensibilizzazione alla prevenzione, all’assistenza con denaro contante.

Diamo una panoramica delle attività nei vari continenti.

Europa
Diversi progetti Adra sono attivi in tutta Europa. Per esempio, in Slovenia offre formazione volontaria ai leader della comunità e distribuisce materiale di assistenza al personale e ai residenti nelle case di riposo. Nel Regno Unito, sostiene oltre 70 centri comunitari, supporta chi lavora in prima linea e fornisce sicurezza alimentare ai più vulnerabili. In Ungheria, promuove un “progetto di studio a casa” per gli studenti bisognosi e coordina i volontari che si occupano di un servizio di consegna a domicilio di alimenti e farmaci ad anziani e a coloro che soffrono di patologie croniche.

Anche in Spagna i volontari Adra distribuiscono alimenti alle persone bisognose; inoltre, grazie alla stampante 3D, creano centinaia di protezioni facciali per ospedali, strutture sanitarie e case di riposo con pazienti Covid-19. L’agenzia collabora con le autorità governative spagnole per fornire riparo e servizi essenziali ai senzatetto.

In Belgio, prepara e distribuisce alimenti in diversi rifugi per senzatetto e a decine di migranti di Bruxelles. Nella vicina Francia, 1.700 famiglie vulnerabili, migranti e rifugiati ricevono buoni in denaro per acquistare beni di prima necessità. In Montenegro, Adra distribuisce pacchi di alimenti e kit igienici a centinaia di residenti anziani e isolati, e a genitori single che hanno perso il lavoro a causa del coronavirus. In Russia, produce e distribuisce mascherine; finora ne hanno beneficiato 35.000 persone in ospedali e case di riposo.

In Italia, i volontari collaborano con i Comuni e le organizzazioni territoriali per la distribuzione di generi alimentari alle famiglie in difficoltà economica. Adra assiste circa 2.500 famiglie, grazie alla presenza di 500 volontari. Inoltre collabora con la chiesa avventista per la distribuzione di mascherine a medici di base e ospedali in diverse città. Per saperne di più vai sul sito di Adra Italia.

Africa
Adra si occupa di 120.000 persone in Kenya; a loro fornisce generi di prima necessità e assistenza sanitaria. In Gambia, distribuisce cibo a oltre 2.500 famiglie a basso reddito e kit igienici a decine di centri pubblici. In Mauritania, sono più di 15.000 le persone che ricevono kit alimentari e igienici. Nella Repubblica Democratica del Congo, l’agenzia umanitaria avventista ha adattato le sue campagne sanitarie contro le altre malattie, come l’Ebola, per prevenire la diffusione del coronavirus e ridurre al minimo il rischio di infezione. Nel Paese si occupa in modo particolare dei bambini fino a 23 mesi, nonché delle donne, incinte e che allattano, positive al virus Ebola, in modo da evitare il contagio da coronavirus. Svolge anche assistenza psicologica per gli orfani. In un ambiente dove la popolazione è indebolita da altre malattie infettive, il rischio è che l’arrivo del coronavirus aumenti ulteriormente la mortalità.

Asia
Nel continente asiatico, Adra diffonde messaggi e campagne di prevenzione attraverso dei video su social media e trasmissioni radiofoniche, ma anche tramite opuscoli, manifesti e striscioni, per far capire quanto siano importanti il distanziamento sociale, l’igiene e lavarsi spesso le mani. In Pakistan, oltre 11.400 lavoratori colpiti dal lock-down ricevono denaro in contante; in Tailandia, circa 1.500 persone in 9 campi profughi ricevono kit igienici. In Cambogia, l’agenzia fornisce dispositivi di protezione individuale e forniture mediche a oltre 80 centri sanitari e ospedali. Nelle Filippine, distribuisce denaro in buoni a migliaia di famiglie in quarantena e oltre 43 tonnellate di generi alimentari e detergenti a famiglie a basso reddito. Adra affronta la crisi Covid-19 anche in Sri Lanka, con la distribuzione di pacchi alimentarti e kit igienici a 6.500 persone; ha istituito postazioni di lavaggio delle mani; distribuisce equipaggiamento protettivo a centinaia di operatori sanitari; offre formazione ai conducenti di mezzi pubblici per quanto riguarda la corretta sanificazione dei veicoli.

Australia
Nella nazione australiana, Adra è vicina alla persone vulnerabili tramite servizi come magazzini alimentari, caffetterie e programmi di aiuti alimentari. In Nuova Zelanda, consegna buoni, da spendere nei supermercati di tutto il Paese, a 1.200 famiglie, vale a dire 3.600 persone, colpite economicamente dalla pandemia.

America latina
Nel continente latinoamericano, Adra svolge campagne educative per anziani, pazienti con malattie croniche e disabili, per ridurre al minimo la diffusione del coronavirus. In Messico, è molto impegnata nella prevenzione e distribuisce migliaia di bottiglie di gel antibatterico, con l’aiuto di volontari e chiese, a persone cieche, sorde e ipoudenti. In Paraguay, offre aiuto a oltre 13.000 individui, in 17 centri residenziali per bambini e adolescenti senza casa e vittime di tratta, formando gli operatori sanitari sulla gestione clinica, la prevenzione, la sorveglianza e il controllo dei pazienti Covid-19.

Nord America e Caraibi
Negli Stati Uniti e nei Caraibi Adra fornisce dispositivi di protezione individuale e rifornimenti medici primari a migliaia di operatori sanitari negli ospedali che si occupano di pazienti Covid-19, tra cui Loma Linda University Health, in California, e Adventist HealthCare White Oak Medical Center, nel Maryland, poiché scarseggiano gli equipaggiamenti protettivi e la consegna degli ordini può richiedere fino a 30 giorni. Inoltre, l’agenzia ha stretto una partnership con AdventHealth, che ha sede in Florida, per donare e spedire dispositivi di protezione e rifornimenti medici agli ospedali in Giamaica e nella Repubblica Dominicana, dove i centri sanitari devono affrontare gravi carenze di attrezzature protettive per il personale e di farmaci per i pazienti.

Lavorare in tutto il mondo
“La pandemia di coronavirus ha influenzato il modo in cui Adra offre aiuti umanitari in tutto il mondo” spiega Mario Oliveira, direttore della gestione delle emergenze di Adra International “Sono sorpreso nel vedere che diversi programmi dell’agenzia sono stati reindirizzati e adattati a varie soluzioni, e sono state attivate risorse, in alcuni casi con piccole quantità di fondi, per fare così tanto nel rispondere all’emergenza Covid-19. Grazie alla nostra infrastruttura, al personale e alla fiducia delle comunità che supportiamo, abbiamo potuto svolgere interventi immediati. Ci siamo inoltre adattati alle nuove normative per garantire la sicurezza e il benessere al nostro personale, ai volontari e agli assistiti”.

La chiesa avventista del settimo giorno è un alleato decisivo nella maggior parte di questi progetti, poiché ha fornito supporto attraverso la sua rete di ospedali, canali televisivi e radiofonici e migliaia di volontari. Adra ha anche unito le forze con altre organizzazioni partner, come Airlink, Hong Kong Adventist Hospital, AdventHealth, World Vision China e Latter-Day Sainities Charities, per continuare a consegnare forniture mediche e altre risorse agli ospedali e alle strutture sanitarie che si occupano di assistere le comunità colpite. L’agenzia ha in cantiere 31 nuovi progetti di soccorso da attuare nella prossima fase di risposta al Covid-19.

3,5 milioni di persone hanno contratto il coronavirus a livello globale; 250.000 sono i morti. Gli Stati Uniti sono al primo posto nel mondo con circa 1,2 milioni di casi confermati al momento, ma i numeri sono soggetti a cambiamenti quotidiani.

Per conoscere le attività dell’agenzia umanitaria visita il sito: https://adraitalia.org/
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[Foto: Adra international. Fonte: Adventist Review]

Un grazie dai Ministeri per la salute della chiesa europea

Un grazie dai Ministeri per la salute della chiesa europea

Messaggio di Valérie Dufour nell’emergenza coronavirus.

Notizie Avventiste – La responsabile del dipartimento che si occupa della salute presso la sede della chiesa avventista in Europa (Eud) ha rivolto un messaggio di ringraziamento a tutti coloro che sono impegnati in prima linea nella pandemia ma anche ai cittadini che dimostrano responsabilità in questo tempo difficile.

Così scrive Velérie Dufour sul sito Eud News.

In questo periodo di pandemia, crisi e sofferenza, vorrei esprimere la mia gratitudine:
– a medici e personale sanitario che instancabilmente, e a rischio della propria salute, lavorano in prima linea nell’epidemia;
– a coloro che hanno deciso di mettersi in quarantena dalle loro famiglie per poter servire coloro che sono colpiti dal virus;
– ai dirigenti delle nostre istituzioni mediche e al loro team amministrativo che guidano le loro “navi” nelle acque turbolente;
– a chi lavora nella case di riposo per il loro impegno nel proteggere i residenti a rischio;
– ai medici ricercatori impegnati a trovare una cura al Covid-19;
– a tutti coloro che sono coinvolti nella pulizia delle istituzioni mediche e case di cura, perché il loro ruolo è così importante;
– a coloro che lavorano in cucina, nei dipartimenti tecnici e nell’amministrazione di ospedali, cliniche e case di riposo;
– a pastori e cappellani che condividono parole di speranza e fede;
– a coloro che si occupano di salute mentale e offrono sostegno psicologico;
– a chi incoraggia gli altri tramite messaggi, video o musica;
– a coloro che tramite linee telefoniche dirette e l’ascolto attivo aiutano le persone ad affrontare le sofferenze;
– a quanti mantengono i contatti con le persone ammalate tramite telefonate o videochiamate;
– a coloro che hanno dato i loro numeri di telefono ai vicini per aiutarli quando ne hanno bisogno;
– a coloro che alleviano il dolore e la solitudine di chi è solo in casa da diverse settimane a causa delle restrizioni;
– a chi si occupa di fare la spesa per le persone a rischio;
– a coloro che, nonostante la relativa libertà di movimento, scelgono di evitare di visitare pareni e amici per scongiurare la diffusione della malattia;
– a coloro che pregano per gli altri;
– a coloro che offrono cibo agli affamati;
– a tutti quelli che sto dimenticando qui, ma che fanno anche cose straordinarie per gli altri;
– a Dio, che non è solo la sorgente della vita ma anche la fonte dell’amore.

Grazie a tutti!

 

[Foto: Eud News]

Definire i confini delle conversazioni sul coronavirus

Definire i confini delle conversazioni sul coronavirus

Come discutere e dissentire rispettosamente sull’argomento della giornata.

Notizie Avventiste – Nella pandemia da coronavirus, quasi ogni incontro virtuale a cui si partecipa inizia con un controllo su chi è sano. Su Facebook ci si connette per vedere come vanno le cose e nel frattempo siete preoccupati di come i familiari anziani e e i bambini piccoli mettono in pratica l’allontanamento sociale. E sì, nota AdventHealth News, in questi giorni, quasi ogni conversazione ruota attorno al coronavirus. Dopo tutto, è importante seguire gli aggiornamenti affidabili per sapere come proteggere se stessi e la famiglia. E condividere paure e ansie può far sentire meno soli.

È tuttavia essenziale effettuare delle pause nel pensare o nel parlare di Covid-19, per evitare stress e ansia in eccesso, informa il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Centers for Disease Control and Prevention). Ecco alcuni modi per creare uno spazio neutrale, trovare un momento di pausa e proteggere la salute mentale.

Comprensione dei confini
Definire i confini nelle relazioni rappresenta una sfida anche in situazioni non di crisi. E poi, nel mezzo di una pandemia, quasi tutti sono al limite. Adottare misure per far fronte allo stress, inclusa la modifica del modo in cui si riceve e si condividono informazioni sul coronavirus, è uno degli elementi chiave per superare questo momento.

Ora, come sempre, è importante comunicare con la famiglia e gli amici, in particolare con chi vive con noi, in un modo da fare sentire tutti gratificati e non giudicati.

Questa sana comunicazione può comportare la definizione di nuovi limiti su ciò di cui ti sta bene parlare continuamente, sugli argomenti di cui preferisci parlare solo occasionalmente o non vuoi discutere affatto. Tali linee guida possono variare nel tempo e in circostanze diverse. Ecco perché è importante rivederle, soprattutto in una situazione in rapida evoluzione come una pandemia.

Avere una conversazione familiare sui confini
Non è facile stare a casa con tutta la famiglia durante la quarantena, anche se in genere si hanno relazioni positive. Per stabilire adeguatamente i propri confini fisici e mentali, organizzate una riunione familiare per discutere di argomenti quali:
– controllare il consumo di informazioni o impostare un tempo, o un limite di tempo specifico, per guardare notizie sulla pandemia e discuterne solo in quel momento;
– creare zone fisiche in casa per le diverse attività ogni volta che è possibile, come lavoro, gioco, esercizio fisico e tempo da trascorrere da soli;
– designare luoghi e oggetti che appartengono esclusivamente a una persona e che non possono essere condivisi;
– pianificare un periodo di tempo dedicato ad attività antistress, come ascoltare musica, scrivere su un diario e giocare;
– separare il tempo di lavoro e scuola da quello con la famiglia.

Controllate più volte insieme per vedere come funzionano queste regole in famiglia. Ciò che ha funzionato bene la prima settimana in cui siete a casa insieme, potrebbe non andare bene in seguito. Potreste non essere abituati a parlare così tanto dei vostri sentimenti e limiti, ma così facendo, con onestà e trasparenza, potrete aumentare la capacità di resilienza della vostra famiglia. Siete una squadra in cui ognuno si preoccupa della salute mentale e fisica dell’altro.

Concentratevi sui vostri sentimenti
Potrebbe anche essere necessario lavorare un po’ da soli per decidere come e quanto parlare di coronavirus. Iniziate sintonizzandovi con le vostre emozioni e i sentimenti. Se una conversazione ti fa sentire più ansioso, pieno di risentimento, frustrato o indifeso, prendine nota. Definisci come vuoi sentirti, invece – forse informato, attento, sicuro e supportato – e pensa a quali conversazioni e comportamenti sani provocherebbero queste emozioni.

Ad esempio, potresti sentirti al sicuro quando il tuo coniuge indossa la mascherina al supermercato ma frustrato quando guarda le notizie di sera quando ti rilassi. Pensa a queste situazioni e magari scrivile come riferimento, in modo da poterle comunicare in modo efficace.

Comunicate chiaramente
Dopo aver valutato come ti senti e come vorresti sentirti, è tempo di condividere questi confini con chi ti è più vicino. Tali conversazioni non sono sempre facili, ma fanno parte di una relazione sana e possono aiutare te e la tua famiglia a rimanere forti e resilienti in questi momenti difficili.

Scegli un momento in cui né tu né l’altra persona vi sentite arrabbiati, impauriti o sopraffatti. Esamina ciò di cui hai bisogno e perché. Rimani gentile e compassionevole mentre lo fai, e mostra empatia, affetto e comprensione sullo stress che tu e gli altri affrontate.

Utilizzo delle frasi in prima persona
Potreste trovare utile esprimervi in prima persona, e dire “sento”, “mi piacerebbe”, quando conversate. Evitate di rivolgervi ai vostri interlocutori in modo da metterli sulla difensiva. Concentratevi, invece ,su come vi fanno sentire le loro parole e azioni, e spiegate in quale modo vorreste sentirvi.

Ad esempio, invece di dire: “Parli troppo delle ipotesi peggiori dell’epidemia e mi spaventi”; prova te a dire: “Tengo alla nostra relazione e voglio che entrambi ci sentiamo al sicuro. Mi sento vulnerabile e ti chiedo di evitare questo argomento”.

Quindi, proseguite. Se la persona solleva nuovamente l’argomento, rafforzate il confine ripetendo la vostra richiesta.

Reindirizzate rispettosamente le conversazioni sul Covid-19
A volte, le persone più vicine possono violare i vostri confini anche dopo che li avete riferiti. In altri casi, potreste ritrovarvi coinvolti in una conversazione scomoda con qualcuno che conoscete poco.

Allenatevi nel momento delle prove tecniche per imparare a mantenere discorsi calmi e produttivi.
– Siate onesti ma fermi. Non dovete discutere, ma affermare chiaramente i vostri bisogni: “Mi sento oppresso in questo momento. Possiamo cambiare argomento, per favore?”.
– Fate in modo che i confini siano una strada a doppio senso. Ascoltate ciò che dicono gli altri e chiedete anche ciò di cui hanno bisogno per sentirsi a proprio agio. Leggete il loro linguaggio del corpo per capire se avete superato la loro linea di confine, ad esempio mancanza di contatto visivo o di distanza.
– Pausa per 10 secondi. Interrompere temporaneamente la conversazione può essere utile se vi sentite a disagio. Ciò è particolarmente importante se vi sentite frustrati o irritati da ciò che la persona dice. Far passare del tempo prima di rispondere può impedire di reagire in modo eccessivo e con rabbia.
– Evitate lo stigma sul Covid-19. Fermate le voci che perpetuano lo stigma quando le sentite. Se qualcuno condivide qualcosa sul coronavirus che sapete è falso – per esempio, che aglio o bagni caldi uccidono il coronavirus – fermate la catena e indirizzate invece la persona a fonti d’informazione affidabili.

Il presidente della chiesa avventista mondiale incoraggia i fedeli in Burundi

Il presidente della chiesa avventista mondiale incoraggia i fedeli in Burundi

Wilson esorta ad avere forza durante la pandemia di Covid-19.

Notizie Avventiste – Dal mese di maggio 2019, gli avventisti del settimo giorno in Burundi hanno subito diverse persecuzioni da parte del governo del Paese. La crescente serie di minacce e attacchi ai membri della denominazione è culminata il 24 ottobre, con l’arresto di Lamec Barishinga, presidente dell’Unione avventista burundese.

In una lettera, Ted N. C. Wilson, presidente della denominazione mondiale, esprime vicinanza e offre incoraggiamento alla popolazione avventista della nazione africana. Il 20 maggio sono previste nuove elezioni in Burundi e si temono ancora disordini come era accaduto nel 2015.

“Cari fratelli e sorelle in Burundi” scrive il presidente “ringraziamo il Signore perché ci sostiene e ci dà forza nella vita quotidiana fatta di sfide e difficoltà. Grazie perché rimanete fedeli alla parola di Dio e alla sua chiesa. Ci sono persone che pregano per voi e la situazione in cui vi trovate. Rimanete vicino al Signore e alla sua preziosa Sacra Bibbia: la parola del Signore! Restate saldi nel vostro impegno per la verità completa e nel mantenere un forte legame con la Regione Africa centro-orientale e la chiesa mondiale, mentre condividete il messaggio dei tre angeli di Apocalisse 14:6-12 e quello del quarto angelo di Apocalisse 18:1- 4. Dio vi darà guida e forza nella vostra opera e testimonianza, e nel servizio per lui, man mano che ci avviciniamo alla fine dei tempi e al ritorno del Signore”.

Non stancatevi di pregare
“La pandemia Covid-19” prosegue Wilson “è un problema terribile per il mondo, ma Dio userà questa situazione per ‘svegliare’ le persone e avvicinarle a lui. Continuate a praticare le buone abitudini per la salute e gli appropriati protocolli della sanità pubblica, oltre ad aiutare gli altri a risolvere i loro problemi e a indicare la strada verso Cristo. Seguitate a pregare perché Dio intervenga in Burundi e si creino condizioni normali per la chiesa avventista del settimo giorno. Pregate per i dirigenti della chiesa locale, i pastori e i dirigenti dei campi locali e dell’Unione del Burundi. Unisciti a me nella preghiera per tutti i fedeli del Burundi e per il nostro caro presidente dell’Unione del Burundi, Lamec Barashinga, che al momento è ancora in prigione”.

Appoggiarsi al Signore
Il presidente invita a guardare a Dio per ricevere nuova forza e incoraggiamento nella pandemia Covid-19. “Molte chiese di tutto il mondo” afferma “non si incontrano il sabato a causa delle restrizioni per la salute pubblica. Tuttavia, siate saldi nella vostra relazione con il Signore e con la sua verità biblica. Continuate a testimoniare la vostra fede sempre osservando i protocolli sanitari adeguati. Abbiate coraggio. Dio ha il controllo. Ho pregato per voi. Il Signore vi userà in modo potente durante questo strano periodo di pandemia. Appoggiatevi al Signore… Che possiate essere ancore di stabilità e pilastri di speranza tramite la potenza dello Spirito Santo. Gesù ritornerà presto. Siano le parole di grande conforto: ‘Abbi pietà di me, o Dio, abbi pietà di me, perché l’anima mia cerca rifugio in te; e all’ombra delle tue ali io mi rifugio finché sia passato il pericolo’ (Salmo 57:1)”.

Il messaggio conclude: “Fate conoscere l’amore di Dio a tutti coloro che vi circondano e difendete la Parola in Burundi… Che il Signore sia con voi e vi conduca nei sentieri della giustizia per amore del suo nome, mentre condividete il messaggio del ritorno di Cristo con il popolo del Burundi”.

 

Il coronavirus crea caos nell’economia globale

Il coronavirus crea caos nell’economia globale

Il tesoriere associato della chiesa mondiale avverte che la denominazione risentirà dell’impatto a tutti i livelli.

Notizie Avventiste – Nella sua presentazione virtuale al Comitato esecutivo durante l’incontro di primavera (14 e 15 aprile), Tim Aka, tesoriere associato e direttore degli investimenti della chiesa avventista a livello mondiale, ha fornito un quadro preoccupante ma onesto sulle attuali tendenze economiche e di mercato.

La pandemia di Covid-19 ha creato problemi senza precedenti all’economia globale. Molte aziende, fabbriche e ristoranti sono stati costretti a chiudere a causa delle ordinanze restrittive o dal coprifuoco imposti dai governi. Alcuni potrebbero non riprendersi mai più dalle perdite subite. Le catene globali di domanda e offerta hanno subito gravi ripercussioni poiché le nazioni che riforniscono il mondo di merci hanno smesso di produrre.

Tuttavia, il virus non è l’unico fattore che contribuisce a questa recessione. Le condizioni economiche globali preesistenti hanno posto le basi della crisi che affrontiamo ora.
“Dalla crisi finanziaria del 2008, le banche centrali di tutto il mondo si sono unite per stabilizzare e salvare l’economia globale. Dai salvataggi e dall’abbassamento dei tassi di interesse a zero, all’iniezione di denaro nel sistema bancario… tutti i governi hanno cercato di rilanciare la loro economia” ha spiegato Aka “Sono riusciti a creare una massiccia bolla economica poiché il prezzo dei beni è cresciuto rapidamente”.
“Il mercato azionario statunitense” ha continuato “ha guadagnato il 300% negli ultimi 12 anni, anche se la crescita economica reale è stata sfuggente, attestandosi a meno del 2% annuo”.

Oltre alla crescente tempesta del fallimento economico vi è un aumento del debito e dei consumi. Le persone sono troppo disposte a comprare beni a credito per mantenere il proprio tenore di vita. Aka ha osservato che “nel 2017, il 78% degli americani viveva del solo stipendio con risparmi minimi o nulli. In effetti, molti non potevano nemmeno permettersi una spesa extra di 1.000 dollari. Oggi, in seguito alle restrizioni per il coronavirus, le persone non lavorano e non ricevono lo stipendio, e quindi molti non possono pagare nemmeno l’affitto o comprare il necessario”.

Si prevede che il tasso di disoccupazione salirà al 30% solo negli Stati Uniti, una situazione che supera i livelli della Grande depressione, e le banche temono che possa arrivare la peggiore ondata di insolvenza sui mutui. In Europa, “le previsioni sono altrettanto disastrose, con un calo del Pil del -15% nel secondo trimestre e un minimo del -6% nell’intero anno” ha affermato Aka.

“In aggiunta ai problemi, quest’anno il dollaro statunitense è aumentato notevolmente. Con il rallentamento del commercio globale, la disponibilità di dollari Usa è diminuita. Poiché sono necessari dollari Usa per acquistare merci e molti beni, una carenza di dollari crea difficoltà alle nazioni” ha sottolineato Aka “Molti hanno anche preso in prestito dollari statunitensi e hanno bisogno di questa moneta per effettuare i loro pagamenti”.

“Anche i Paesi che stanno affrontando un rallentamento economico vogliono abbassare i tassi di interesse, ma ciò indebolirebbe la loro valuta, aggravando la carenza di dollari. Questo circolo vizioso è una minaccia esistenziale per alcune monete più deboli. Per la chiesa avventista mondiale, un dollaro forte fa svalutare il valore delle decime e delle offerte che arrivano da altre parti del mondo”, ha spiegato il tesoriere associato.

Ha poi avvertito che la chiesa risentirà dell’impatto di questa recessione a tutti i livelli dell’organizzazione. Con molti membri disoccupati, “è ragionevole ipotizzare un calo del 10-20% delle donazioni”.

Mentre molti sperano fervidamente e si aspettano addirittura che le cose tornino alla “normalità”, è importante rendersi conto che molto probabilmente non sarà così. “Dobbiamo considerare che non solo operiamo nel declino delle realtà economiche, ma in verità prosperiamo in esse, tramite l’insieme di membri consacrati che attraverso il sacrificio e la dedizione si impegnano a testimoniare e aiutare il mondo” ha detto Aka.

Il tesoriere associato ha concluso il suo intervento con un forte richiamo alla Bibbia: “‘La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza’. Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte” (2 Corinzi 12:9,10).
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[Fonte: Beth Thomas, Adventist News Network. Foto: Getty Images]

Avventisti cinesi donano riso alle famiglie svantaggiate delle Filippine

Avventisti cinesi donano riso alle famiglie svantaggiate delle Filippine

L’iniziativa invia un messaggio di amore e unità per sconfiggere il virus.

Notizie Avventiste – È bastato inviare un semplice sms ad amici avventisti in Cina e in meno di 12 ore sono stati raccolti 20.000 dollari. Lo spiega Samuel Wang, evangelista cinese della Regione Asia-Pacifico del sud (Ssd) della chiesa, che ha coordinato il progetto di raccolta fondi tramite una chat di gruppo, per aiutare le persone colpite dal lock-down nelle Filippine a causa della pandemia Covid-19.

I fondi sono serviti a comprare del riso e lo scorso 3 aprile si è svolta la prima distribuzione nel comune di Silang, nella provincia di Cavite (Filippine). Oltre 1.260 famiglie, rappresentate da conducenti di tricicli, membri di gruppi di assistenza e personale di servizio, hanno ricevuto sacchi di riso e pubblicazioni avventiste. I destinatari sono stati informati di mantenere la distanza sociale durante l’attesa in fila, per prevenire la diffusione della malattia.

La distribuzione del riso è avvenuta sotto la stretta supervisione dell’ufficio comunale per la sicurezza e la salute, e dell’associazione dei conducenti di tricicli, al fine di garantire una corretta distribuzione e mantenere le misure di sicurezza sanitaria.

Le famiglie svantaggiate che vivono nelle baraccopoli e nelle case di fortuna, in sei diverse parti di Silang, sono state le principali destinatarie delle donazioni di riso. Anche gli operai che lavorano nella sede dell’Ssd, tra cui guardie di sicurezza, giardinieri, guardiani, falegnami, ecc., hnno ricevuto la donazione.

La seconda distribuzione di riso è stata organizzata quattro giorni dopo e ne hanno beneficiato più di 890 famiglie. Secondo i dirigenti della chiesa, in tutto sono stati distribuiti 400 sacchi di riso nelle due iniziative. “Anche in Cina le persone hanno sofferto, quindi comprendono i problemi che i residenti affrontano qui [nelle Filippine]” ha affermato Wang “Volevano inviare il messaggio che, attraverso l’unità, l’amore e la collaborazione, possiamo superare questo virus; così in tanti hanno offerto aiuto e risposto a questo appello”.

Mobilità e incontri sociali sono severamente vietati nell’intera isola filippina di Luzon a causa delle restrizioni messe in atto dal governo. Nonostante la situazione, l’amministrazione locale e gli enti privati si occupano della distribuzione di beni di soccorso in varie città. Sono state organizzati interventi per venire incontro alle esigenze basilari delle famiglie, delle persone rinchiuse nelle loro case e impossibilitate a lavorare per quasi un mese a causa della pandemia in continua crescita.

[Fonte: Ssd/Adventist Review]

Donne in gravidanza. Sei cose da sapere sul coronavirus

Donne in gravidanza. Sei cose da sapere sul coronavirus

Due ginecologhe dell’Università Loma Linda, in California, rispondono ad alcune domande. 

Notizie Avventiste – Dopo che l’Organizzazione mondiale della Sanità ha dichiarato la pandemia del virus Sars-CoV2, in molti si chiederanno quale impatto ha la malattia sulle donne in gravidanza. Le ginecologhe Ciprian P. Gheorghe, specialista in medicina fetale e ostericia, e Courtney B. Martin, direttore medico del reparto maternità presso l’Ospedale pediatrico dell’Università Loma Linda, danno alcune risposte.

Le donne in gravidanza hanno un rischio maggiore di ammalarsi di Covid-19?
Attualmente, ci sono informazioni limitate su come le donne in gravidanza sono soggette alla Covid-19. Ma secondo gli esperti sanitari, come i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) e la Society for Maternal-Fetal Medicine (Smfm), a causa dei cambiamenti che si verificano nell’organismo della donna durante la gravidanza, sono generalmente più a rischio di contrarre infezioni virali all’apparato respiratorio.

“A causa della maggiore predisposizione ad altre infezioni, è ragionevole pensare che queste donne possano essere a maggior rischio di sviluppare malattie gravi rispetto alla popolazione generale” afferma la dott.ssa  Gheorghe “Pur tuttavia, non ci sono prove pubblicate per sostenerlo completamente in questo momento”.

“Le gestanti che hanno altre comorbilità , come diabete e cardiopatie, malattie polmonari o renali preesistenti, sono considerate ad alto rischio se contraggono il virus” afferma la dott.ssa Martin.

Se una donna incinta contrae la Covid-19, trasmetterà la malattia al suo bambino?
“Sono state condotte ricerche su diversi casi di mamme infette e dei loro neonati” afferma la dott.ssa Gheorghe “Finora non ci sono prove che la malattia venga trasmessa attraverso il sangue del cordone ombelicale o il liquido amniotico della mamma al bambino”.

Tuttavia, la dott.ssa Martin rileva che il virus, presente nel sangue e nelle feci materni, potrebbe entrare in contatto con il neonato al momento del parto. “Per questo motivo, ginecologi e ostetrici del nostro ospedale pediatrico prendono ulteriori precauzioni per garantire che il bambino sia al sicuro da questa esposizione” precisa.

La gestante che contrae il coronavirus corre un maggiore rischio di aborto spontaneo, di parto prematuro o di disabilità congenite del nascituro?
“Anche se non abbiamo alcuna prova pubblicata a sostegno di ciò, in ogni caso, se una madre si ammala gravemente, la gravidanza sarà più a rischio” afferma la dott.ssa Gheorghe.

Tuttavia, l’Smfm ha confrontato i dati della Sindrome acuta respiratoria grave del 2003, o epidemia di Sars, che ha mostrato un aumento degli esiti negativi della gravidanza, sebbene questi potrebbero essere stati correlati alla gravità della malattia. Non è stato riscontrato un aumento degli aborti o delle disabilità congenite.

Il parto prematuro si è verificato tra alcune gestanti che hanno contratto la Covid-19, ma la Smfm afferma che non è ancora chiaro se tali parti siano direttamente correlati all’infezione della mamma.

Il virus può essere trasmesso attraverso il latte materno di una mamma che allatta il suo piccolo?
“L’unica via di trasmissione conosciuta al momento, secondo il Cdc, sono le goccioline espulse quando qualcuno tossisce o starnutisce” dice la dott.ssa Gheorghe “Comunque, la mamma che allatta al seno è a stretto contatto con il suo bambino. Se lei tossisse, il piccolo sarebbe esposto alle goccioline».”

“Attualmente, Cdc e Smfm raccomandano di separare le madri sospettate di positività al coronavirus dai loro bebè” afferma la dott.ssa Martin “Ma continueremo a incoraggiare e a promuovere l’allattamento al seno nei metodi più sicuri possibili perché questo è molto importante per il neonato”.

Come possono proteggersi le donne incinte?
“Le gestanti devono seguire le stesse indicazioni generali utili per tutti” assicura la dott.ssa Gheorghe. Vale a dire:
– coprire naso e bocca quando si starnutisce o tossisce;
– evitare le persone che sono malate;
– lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o disinfettante per le mani a base di alcool.

“Le operatrici sanitarie incinte dovrebbero evitare le procedure di aerosol ad alto rischio” afferma la dott.ssa Martin “Se ciò non è possibile, assicuratevi di indossare adeguati dispositivi di protezione individuale”.

Ci sono precauzioni extra per le donne in stato interessante?
Gheorghe raccomanda di essere attente il più possibile a non contrarre la malattia. In questo periodo di restrizioni è più facile, ma anche in futuro, finché la situazione non sia risolta, sarebbe meglio evitare:
– viaggi non necessari;
– riunioni affollate;
– contatti con persone che hanno qualsiasi tipo di malattia.

Per la dott.ssa Martin è imperativo che le donne incinte, pur prendendo precauzioni extra, continuino l’assistenza prenatale mantenendosi in contatto con il proprio ginecologo. Nel nosocomio della Loma Linda University, “stiamo trasferendo alcuni appuntamenti alla telesanità, ma alcune visite di persona sono necessarie per offrire la migliore assistenza possibile” afferma “Il dipartimento di ginecologia e ostetricia dell’ospedale pediatrico lavora a stretto contatto con lo staff sanitario per continuare le buone pratiche seguite in tutta la nazione durante questa pandemia”.

[Fonte: Loma Linda University News]

 

Siamo tutti insieme. Dichiarazione di Adra Europa sulla pandemia Covid-19

Siamo tutti insieme. Dichiarazione di Adra Europa sulla pandemia Covid-19

L’agenzia umanitaria avventista opera ed è attiva su scala locale e internazionale con interventi nei territori. “Ci aspettiamo che la risposta alla pandemia acceleri soluzioni sostenibili e a lungo termine”.

HopeMedia Italia – “Insieme con i nostri partner, per fronteggiare questa crisi pandemica, stiamo intervenendo in prima linea per dare un tetto e cibo ai senzatetto; globalmente siamo presenti, per quanto riguarda i servizi sanitari e d’igiene mentale, nel campo educativo, nell’aiuto agli anziani, ai giovani, ai bambini e alle famiglie”. Ad affermarlo è Adra Europa, nella dichiarazione rilasciata il 17 aprile sull’emergenza coronavirus e in cui evidenzia: “Siamo tutti insieme”.

Nel suo appello alla solidarietà, l’agenzia umanitaria avventista europea chiede alla comunità globale di adoperarsi “per assicurare e facilitare l’accesso all’istruzione sia pur tenendo conto delle necessarie misure protettive”. Adra promuove la campagna Tutti i bambini del mondo a scuola, che ha già raccolto oltre 500.000 firme a livello internazionale.

La dichiarazione chiede anche un supporto universale al werfare e alle organizzazioni che sostengono la società civile, poiché in molti saranno in difficoltà man mano che le loro normali fonti di reddito si esauriranno.

La parte finale del documento contiene un appello alla responsabilità rivolto a governi e i privati in cui si chiede di attuare misure in grado di sostenere le categorie più vulnerabili ed economicamente più colpite, quando prendono decisioni per affrontare i danni economici causati dall’emergenza coronavirus. A ciò si aggiunge la necessità di solidarietà intergenerazionale e di sostegno ai Paesi in via di sviluppo, in un momento di particolare difficoltà economica.

Clicca qui per leggere l’intero documento di Adra Europa.

La libertà religiosa in tempo di crisi

La libertà religiosa in tempo di crisi

La chiesa avventista mondiale risponde ad alcune domande sulla limitazione dei diritti civili nell’emergenza coronavirus.

Notizie Avventiste – Il Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa (Aplr) della chiesa avventista mondiale ha ricevuto in queste settimane numerose domande sulla situazione particolare che tutti i Paesi vivono a causa della diffusione del coronavirus. Molti esprimono preoccupazione per le limitazioni alla libertà decise per bloccare il contagio. È importante quindi dare delle risposte.

Ecco cosa scrivono i dirigenti del Dipartimento Parl mondiale.
Mentre le autorità di tutto il mondo sono impegnate a contenere la diffusione globale del Covid-19, i governi di ogni livello – da locale a nazionale – hanno emesso nuove direttive e, in alcuni casi, senza precedenti, che toccano quasi ogni aspetto della nostra vita quotidiana. In molti Paesi, i governi hanno chiuso le attività non essenziali e limitato le riunioni pubbliche o le hanno vietate. In molti casi, hanno emesso ordinanze di rimanere a casa, che vengono applicate dalla legge.

Per coloro che sostengono i diritti civili, in particolare la libertà di religione o di credo, la realtà attuale solleva domande difficili. Fino a che punto e per quali motivi uno Stato può limitare la libertà di riunione, di movimento e altre libertà fondamentali? Un governo può davvero vietare gli incontri religiosi di persona e inviare la polizia per interrompere le adunanze della chiesa? Ciò non solleva gravi preoccupazioni per la libertà religiosa?

Nel corso delle ultime settimane, l’ufficio del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa della chiesa avventista mondiale ha ricevuto molte domande su quando e fino a che punto uno Stato può legittimamente limitare le libertà civili, compresa la libertà religiosa. Di seguito le risposte ad alcune delle domande più frequenti, insieme a quei principi che possono aiutare a comprendere i diritti civili nell’emergenza coronavirus.

Il governo non ha la responsabilità di proteggere i diritti civili fondamentali, incluso il mio diritto di credere secondo i dettami della mia coscienza e il mio diritto di riunirmi con gli altri per il culto?
Sì. Secondo la legge internazionale dei diritti umani, è chiaro che proteggere la libertà religiosa e altri diritti civili connessi è una responsabilità fondamentale dello Stato. Il Patto internazionale sui diritti civili e politici (Iccpr), importante trattato internazionale ratificato da oltre 170 Paesi, elenca molti di questi diritti, tra cui la libertà di movimento (articolo 12), che è il diritto di lasciare qualsiasi Paese, di entrare nella nazione di appartenenza e di muoversi liberamente all’interno dei confini di qualsiasi Paese in cui si è legalmente presenti. Vi è anche il diritto di riunione pacifica e di libertà di associazione (articoli 21 e 22). E per coloro che sostengono la libertà religiosa, l’articolo 18 contiene una libertà cruciale: il “diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione”. Secondo il Patto internazionale, “tale diritto include la libertà di avere o di adottare una religione o un credo a sua scelta, nonché la libertà di manifestare, individualmente o in comune con altri, e sia in pubblico sia in privato, la propria religione o il proprio credo nel culto e nell’osservanza dei riti, nelle pratiche e nell’insegnamento”. Questi diritti civili fondamentali si riflettono anche, spesso con un linguaggio simile, nelle Costituzioni nazionali di molti Paesi del mondo.

Quindi, come può un governo vietare le riunioni religiose?
Brevemente possiamo dire che alcuni diritti civili fondamentali, compresi alcuni diritti di libertà religiosa, non sono assoluti in ogni circostanza. Mentre il governo della coscienza e delle convinzioni religiose non può mai essere imposto dallo Stato, ci sono alcune circostanze in cui la capacità di qualcuno di agire su tali convinzioni può, di fronte a una fondamentale necessità pubblica, essere soggetta a restrizioni ragionevoli e adeguatamente definite. Questa distinzione – tra coscienza interiore e azioni esterne – ha profonde radici nel diritto e nella filosofia ed è attualmente espressa sia nel diritto internazionale sia nelle legislazioni di molte nazioni.

Quale sorta di interesse pubblico potrebbe giustificare un’interferenza governativa così straordinaria? L’articolo 18 dell’Iccpr afferma che la libertà di agire secondo le proprie convinzioni può essere “sottoposta unicamente alle restrizioni previste dalla legge e che siano necessarie per la tutela della sicurezza pubblica, dell’ordine pubblico e della sanità pubblica, della morale pubblica o degli altrui diritti e libertà fondamentali”.

Disposizioni simili si trovano in molte Costituzioni nazionali, in cui un interesse pubblico convincente può dare all’autorità statale di imporre limiti ai diritti civili, incluso il diritto di esercitare la propria libertà religiosa.

Pertanto, di fronte a una pandemia globale, senza precedenti negli ultimi tempi, possono essere giustificati limiti alle dimensioni degli incontri pubblici e restrizioni alla libertà di movimento – misure che sono motivate da gravi problemi di salute pubblica – anche se tali limitazioni incidono sulla possibilità che i credenti si riuniscano per il culto.

La maggior parte delle comunità religiose ha prontamente accettato queste restrizioni come parte del più ampio sforzo comunitario per combattere la diffusione di Covid-19. Le persone di fede, in quanto membri premurosi e responsabili della società, sono pronti a fare tutto il necessario per allentare la pressione sulla sanità pubblica e proteggere le persone particolarmente vulnerabili alle malattie, e quindi accettano volentieri i limiti temporanei sulla possibilità di riunirsi “come al solito”.

Ma questo non apre la possibilità a un governo di esagerare o abusare del suo potere, e arrivare a limitare la libertà religiosa in modi non giustificati?
Sebbene, in base al diritto internazionale e alle leggi di molte nazioni, uno Stato possa limitare un diritto civile nell’interesse della sicurezza pubblica o del benessere, ciò non significa che questo potere sia illimitato o che uno Stato sia autorizzato a esercitarlo in modo arbitrario e discriminatorio.

In base alla Dichiarazione universale dei diritti umani, all’Iccpr e ad altri trattati internazionali che difendono i diritti umani, i tribunali hanno definito dei criteri per determinare se le azioni dei governi che limitano le libertà sono legittimi. Allo stesso modo, i tribunali della maggior parte delle nazioni applicano test specifici per garantire che le restrizioni ai diritti civili costituzionalmente protetti siano legali. Sebbene la formulazione e i metodi di questi test differiscano da Paese a Paese, in termini molto generali tendono ad essere modellati da alcuni principi chiave. Le restrizioni ai diritti civili saranno, in generale, legittime se sono necessarie per soddisfare un interesse pubblico convincente, se sono proporzionate alla necessità e al modo meno invadente per rispondere a tale necessità e se non sono discriminatorie negli intenti e nell’applicazione.

Nell’attuale pandemia, quindi, qualsiasi restrizione alle libertà civili deve, in generale, essere rigorosamente concepita e direttamente collegata a un obiettivo legittimo di salute pubblica, attuata in modo uniforme, ed essere il mezzo meno restrittivo possibile per salvaguardare la salute di tutti.

È, certamente, una linea sottile che i governi devono percorrere nel tentativo di sostenere le libertà civili e di agire in modo responsabile per tutelare la salute pubblica. E non sono decisioni facili da prendere.

Tuttavia, qualsiasi uso dell’emergenza Covid-19 come copertura per colpire una particolare minoranza religiosa o etnica, o per sopprimere le voci dissenzienti, non può mai essere giustificato. Inoltre, una sospensione radicale e di durata indeterminata dei diritti civili da parte di un governo, in modi non collegati alle questioni di salute pubblica, rappresenta anche un uso pericoloso e illegittimo del potere statale. In alcune parti del mondo, i timori di abusi governativi non sono immaginari, ma sono già documentati.

Le persone di fede possono aiutare, in questo momento difficile, accettando restrizioni legittime e temporanee, rimanendo vigili su abusi o discriminazioni nei confronti di qualsiasi gruppo di minoranza e sostenendo il pieno ripristino dei diritti civili ogni volta che le restrizioni siano revocare in sicurezza.

Oltre alle restrizioni della libertà di riunirsi per il culto, l’attuale crisi Covid-19 solleva altre questioni relative agli affari pubblici della nostra chiesa e al ministero della libertà religiosa?
Sì. Esistono diverse situazioni che la pandemia Covid-19 ha creato o esacerbato, che dovrebbero riguardare le persone di fede.
– Stereotipi razziali, molestie e bullismo.
– Comunità vulnerabili.

Nel corso della storia, in tempi di crisi, una reazione umana istintiva è stata spesso la stigmatizzazione e cercare un capro espiatorio, ciò ha portato a tragici risultati. Oggi vediamo in gioco dinamiche simili e, da quando il Covid-19 ha iniziato ad attirare l’attenzione globale, si è verificata un’esplosione di casi di abuso e discriminazione nei confronti di coloro che sono di fisionomia asiatica.

Cosa possiamo fare? Combattiamo voci, teorie complottiste e l’uso del linguaggio stigmatizzante. Non ci sono giustificazioni per qualsiasi tentativo, diretto o indiretto, di collegare l’attuale pandemia a un particolare gruppo etnico o razziale. Sebbene l’origine del virus sia stata collegata a una posizione geografica, ciò non significa che le persone appartenenti a un particolare gruppo etnico siano a maggior rischio di infezione o di diffusione del coronavirus. È semplicemente sbagliato usare etichette dispregiative razziali o etniche, incolpare un qualsiasi gruppo per il virus o trattare le persone di origine asiatica in modo diverso; e non deve essere mai tollerato. Tali azioni sono incompatibili con una visione biblica del mondo, in cui ogni essere umano è un figlio speciale e molto amato del Creatore.

Abbiamo l’opportunità, in questo momento difficile, di parlare per coloro che subiscono discriminazioni e stigmatizzazioni, e di promuovere un discorso civile che sia definito dalla compassione e dal rispetto per la dignità umana.

Esistono numerosi gruppi particolarmente vulnerabili al Covid-19. Le organizzazioni umanitarie attirano già l’attenzione sul potenziale disastro che si profila negli affollati centri di detenzione per immigrati e nei campi profughi di tutto il mondo, dove le distanze sociali e le buone pratiche igieniche sono quasi impossibili. La vita di uomini, donne e bambini, intrappolati in una terra di nessuno legale, dipende totalmente dalle decisioni delle autorità pubbliche di adottare misure immediate per garantire la loro sicurezza e fornire un’adeguata assistenza sanitaria. Possiamo e dobbiamo parlare a loro nome. Hanno pochissimi modi per far sentire la propria voce, ma possiamo difenderli con i nostri leader pubblici e rappresentanti eletti.

Allo stesso modo, le persone che vivono in comunità povere hanno un maggiore rischio di infezione perché le loro abitazioni sono affollate, dipendono dai trasporti pubblici e hanno necessità di continuare a lavorare indipendentemente da rischi e pericoli. E se si ammalano, coloro che sono intrappolati nella povertà hanno meno possibilità, rispetto ad altri, di avere accesso a un’assistenza sanitaria di qualità. Chi vive in comunità a basso reddito ha maggiori probabilità di essere esposto al virus, peggiori conseguenze sulla salute e grandi difficoltà economiche. Tutto ciò deve far riflettere.

Le organizzazioni che distribuiscono alimenti e forniscono assistenza ai senzatetto e alle persone a basso reddito suonano già il campanello d’allarme poiché la domanda per i loro servizi è cresciuta notevolmente.

Cosa fare? Possiamo offrire sostegno finanziario o di altro tipo alle associazioni locali e alle organizzazioni umanitarie internazionali come l’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra). Possiamo anche esortare i leader eletti a dare priorità ai bisogni di coloro che sono a basso reddito nella nostra società.

Conclusione
In tempi difficili come questo, è facile essere condizionati dalla paura: per le proprie famiglie, per la salute e per ciò che il futuro potrebbe portare. “Prego” conclude il direttore Parl della chiesa mondiale “affinché nel rispondere alle sfide nella pandemia Covid-19, come chiesa e come singoli seguaci di Cristo, scegliamo di impegnarci con compassione e con il desiderio di essere sale e luce nella nostra società ferita. Al posto della paura, possa la pace di Dio, che trascende ogni comprensione, custodire i nostri cuori e le nostre menti (cfr. Filippesi 4: 6-7) mentre affidiamo le nostre ansie a Colui che ha il futuro nelle sue mani”.
[LF]

[Fonte: Sito Aplr mondiale]

 

 

Pilastri di speranza. Nuovo messaggio di Ted Wilson alla chiesa nel mondo

Pilastri di speranza. Nuovo messaggio di Ted Wilson alla chiesa nel mondo

Notizie Avventiste – Il presidente della chiesa avventista mondiale, past. Ted Wilson, fa sentire la sua vicinanza alla comunità globale con messaggi video di incoraggiamento e speranza nel tempo della pandemia Covid-19.

Questa settimana, il past. Wilson inizia la sua riflessione con due testi tratti dal Libro di Isaia e invita: “Siate forti, non temete!” (Is 35:4). Poi ricorda le promessa divina espressa sempre dal profeta biblico: “Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia” (Is 41:9,10).

“Dio vi userà come ancore di stabilità e pilastri di speranza” rassicura il presidente.

Guarda il video messaggio di Ted Wilson.

Spagna. Nel nome della libertà religiosa

Spagna. Nel nome della libertà religiosa

Morto di Covid-19 lo scorso 6 aprile, Riaj Tatary ha avuto l’opportunità di normalizzare la vita quotidiana della comunità musulmana. Lo ha fatto per 28 anni a capo della Commissione islamica del Paese iberico.

Notizie Avventiste – “Riaj Tatary è stato un servitore di Dio, fedele alle sue convinzioni, da buon musulmano. L’ho incontrato nel 1998, quando essere presidente dell’Unione avventista spagnola significava assumere la direzione dell’Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa (Aidlr)”. Lo ricorda così Alberto F. Guaita, pastore emerito della chiesa avventista in Spagna, dalle pagine della Revista Adventista.

“Da allora” aggiunge “ci siamo incontrati  in occasione di riunioni, seminari o conferenze sulla libertà religiosa in diverse università spagnole, oltre a interviste radiofoniche o televisive, e attività organizzate dall’Aidlr in collaborazione, spesso, con il Ministero della Giustizia tramite la direzione generale degli Affari religiosi”.

Si è spento il 6 aprile Riaj Tatary, colpito dal coronavirus. Di origine siriana, ma in Spagna dall’età di vent’anni, dove aveva studiato medicina, aveva presto iniziato a ricoprire diverse responsabilità nella comunità musulmana spagnola. “Ha dovuto vivere momenti difficili, come tutte le minoranze religiose, prima della democrazia e soprattutto dopo” afferma il past. Guaita “Tensioni interne che ha saputo canalizzare fino all’unione dei musulmani spagnoli in Federazione, ma soprattutto esterne, ovvero gli attacchi terroristici nel nostro Paese e in così tanti luoghi”.

Dall’ufficio stampa Coreis (Comunità religiosa islamica italiana) apprendiamo che Riaj Tatary è stato co-firmatario, insieme all’altro presidente Mansur Escudero, dell’Accordo (Intesa) con il Ministero della Giustizia del governo di Spagna. Nel Cie (Comunità islamica di Spagna) svolgeva quest’anno la funzione di presidente.

Difensore dei musulmani e della libertà religiosa
Fino all’ultimo, Riaj Tatary ha difeso l’atteggiamento pacifico della stragrande maggioranza dei musulmani e il loro desiderio di vivere con tutti nel rispetto e nella tolleranza. “Ogni volta cercava di non giudicare tutti dall’atteggiamento di alcuni estremisti, radicali e violenti in nome della religione. Ciò gli creò antipatie all’interno e all’esterno della sua comunità” dice il past. Guaita “Ma va riconosciuto il grande servizio che ha reso ai musulmani e alla libertà religiosa in generale nel nostro Paese”.

E conclude: “Il Signore, i giusto giudice, darà a ciascuno secondo la fedeltà alla propria coscienza e la fiducia nella misericordia divina. Ci mancherà e speriamo che chiunque gli succederà nelle sue responsabilità seguirà le sue orme di difensore, educato e gentile, dei diritti umani, a cominciare da quello più elementare, che è la libertà di religione e di credo”.

[Foto: Revista Edventista]

Caos nelle comunità del Pacifico al passaggio del ciclone tropicale Harold

Caos nelle comunità del Pacifico al passaggio del ciclone tropicale Harold

Distruzione nelle isole. Danni alle scuole avventiste in tutta la regione.

Notizie Avventiste – La seconda settimana di questo mese è stata devastante per migliaia di persone nelle comunità del Pacifico, rimaste senza casa dopo il passaggio del ciclone tropicale Harold, che ha raggiunto Tonga la mattina del 9 aprile. Tra gli edifici danneggiati vi è anche una casa del personale del Beulah Adventist College che non ha più il tetto. I venti di burrasca del ciclone e le forti piogge hanno segnato un percorso distruttivo attraverso le Isole Salomone, Vanuatu e Figi.

A Vanuatu, il ciclone di categoria 5, con venti che hanno raggiunto i 235 chilometri orari, ha causato danni significativi a case, edifici e infrastrutture. È stato il peggiore ad abbattersi sull’arcipelago dal 2015, quando la devastazione arrivò dal ciclone Pam. Le più colpite sono Santo – dove la maggior parte delle case sulla costa sono state distrutte – e le isole adiacenti, inclusa Aore, al centro della tempesta. La Aore Adventist Academy ha subito gravi danni alle aule e a tutte e sette le case del personale. Studenti, docenti e personale stanno bene.

Il ciclone ha divelto il tetto della scuola elementare avventista a Sarakata e distrutto un’abitazione del personale dell’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra). Prima dell’arrivo della tempesta, Adra Vanuatu aveva aperto un centro di evacuazione nella chiesa avventista di Sarakata dove sono stati accolti 200 sfollati.

“Solo a Santo, più di 1.000 persone sono senza casa” afferma Adra in un suo rapporto diffuso dopo il passaggio del ciclone “Ulteriori valutazioni potrebbero far aumentare il numero fino a 160.000 residenti colpiti in quattro isole”.

Adra collabora nell’emergenza con l’Ufficio nazionale per la gestione delle catastrofi di Vanuatu e le agenzie governative, insieme alle chiese e ads altre associazioni non governative.

Prima di raggiungere Vanuatu, Harold, allora di categoria 2, aveva provocato danni diffusi a case, edifici, strade e giardini in quattro province delle Isole Salomone. Aveva divelto i tetti del Tenakoga Adventist College, nel nord-est di Guadalcanal, e danneggiato nella parte anteriore della mensa. Mancano all’appello 27 persone trascinate in mare quando alte ondate causate dal ciclone hanno spazzato i ponti del MV Taimareho. La nave viaggiava dalla città di Honiara alla provincia di Malaita il 3 aprile.

Alle Figi, il ciclone ha lasciato dietro di sé “una scia di distruzione” ha twittato il primo ministro Frank Bainimarama. Gli edifici sono stati rasi al suolo e le comunità sono state allagate.

“Tra il ciclone tropicale Harold e la pandemia globale Covid-19, la nostra economia e la nostra popolazione hanno subito due batoste in questo inizio di anno” ha affermato il premier.

 

[Fonte e foto: Adventist Record]

 

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