Adra e Fondazione avventista nell’emergenza terremoto in Turchia e Grecia

Adra e Fondazione avventista nell’emergenza terremoto in Turchia e Grecia

HopeMedia Italia – Il 30 ottobre un terremoto di magnitudo 6.9 con epicentro nel Mar Egeo ha colpito Turchia e Grecia. La forte scossa è stata avvertita fino a centinaia di chilometri di distanza, anche nelle capitali dei due Paesi, Istanbul e Atene. La Turchia e la Grecia si trovano sopra o vicino a diverse linee di faglia attive, per cui i terremoti sono abbastanza frequenti nella regione.

La risposta in Turchia 
Smirne, terza città turca per grandezza, con una popolazione di circa 4,37 milioni di abitanti, è stata la più colpita dal terremoto. Nei giorni seguenti ha registrato fino a 1.120 scosse di assestamento, di cui 43 di magnitudo superiore a 4. Oltre 100 persone hanno perso la vita sotto le macerie dei palazzi crollati, più di 900 i feriti.

“Questo terremoto è stato il peggiore che abbia colpito Smirne quest’anno. 973 edifici sono crollati e 178 sono stati evacuati per i danni riportati, e dovrebbero essere demoliti. Alcuni palazzi sono ancora sul punto di crollare” afferma David Jones, presidente della Fondazione Avventista del Settimo Giorno “Il governo ha emesso un ordine di evacuazione obbligatoria agli inquilini degli appartamenti che presentano crepe, per evitare il rischio di ulteriori vittime in caso di crolli”.

“Adra non ha un ufficio in Turchia, ma gli aiuti erano molto necessari, quindi ci siamo messi in contatto con la Fondazione Avventista del Settimo Giorno che è nel Paese” spiega Mario Oliveira, direttore di Adra per gli interventi nelle emergenze. La Chiesa è presente in Turchia con una Fondazione costituita nel 2015, che funge da quadro giuridico per gli avventisti del Paese, così possono tenere i servizi di culto e svolgere attività sociali.

“Abbiamo deciso” continua Oliveira “di far lavorare la Fondazione con il Comune e le autorità di Smirne in modo da poter fornire buoni alimentari alla popolazione colpita dal sisma”. L’agenzia umanitaria avventista e la Fondazione sono anche in trattative per coordinare la valutazione dei bisogni.

Nel frattempo, sono in corso attività di soccorso guidate dalle autorità locali per localizzare le persone intrappolate sotto le macerie. Finora sono state salvate più di 100 persone. Coperte, letti, articoli per l’igiene e altro sono stati distribuiti dall’Autorità turca per la gestione dei disastri e delle emergenze, e oltre 3.000 tende sono state installate da agenzie di supporto per le persone rimaste senza casa.

Gli interventi in Grecia 
Strade impraticabili, edifici danneggiati e oltre 300 case inagibili sono al momento il bilancio del terremoto in Grecia. La scossa ha anche innescato un mini-tsunami che ha inondato le strade di alcune cittadine costiere. “Le persone hanno paura di tornare nelle loro case o nei palazzi perché le scosse di assestamento continuano. Dal 30 ottobre sono state oltre 200″ sottolinea Despina Tologlou, direttrice di Adra in Grecia “Sono alte le probabilità che si verifichi un altro terremoto nei prossimi giorni”.

L’Agenzia umanitaria avventista ha iniziato le valutazioni dei bisogni parlando con i greci colpiti da questa calamità naturale. “Un uomo di 58 anni ci ha raccontato di aver perso la moglie il giorno prima del terremoto. Durante il sisma, la sua casa è stata completamente distrutta e ora vive in una tenda insieme con il figlio disabile di cui si prende cura. Era molto angosciato” racconta Tologlou.

Il maggior numero di danni, secondo la responsabile di Adra, si sono verificati sull’isola di Samos, dove risiedono oltre 30.000 abitanti. Due sono state le vittime e 19 i feriti. Le autorità locali in Grecia hanno fornito piccole tende e pasti caldi a chi è rimasto senza casa e hanno iniziato a valutare i danni. Anche un campo profughi sull’isola di Samos è stato colpito e lì sono iniziati i disordini.

“Il bisogno è grande e le persone necessitano di cibo, sacchi a pelo, kit per l’igiene e altro” afferma Tologlou “Con il passare del tempo, stiamo facendo tutto il possibile per dare aiuto e portare sollievo ai più vulnerabili”.

Adra 
L’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso è il braccio umanitario internazionale della Chiesa avventista e svolge il suo servizio umanitario in 118 Paesi del mondo. Offre sviluppo sostenibile nelle comunità e soccorso in caso di calamità. Lo scopo di Adra è servire l’umanità in modo che tutti possano vivere come Dio voleva fin dal principio.

Per conoscere l’attività di Adra in Italia, visita il sito: adraitalia.org

[Foto: Shem Aguila/Fondazione Avventista inTurchia, Adra Grecia. Fonte: tedNews]

Quando Gesù vi pose fine

Quando Gesù vi pose fine

Torna la Giornata internazionale di prevenzione degli abusi.

Lina Ferrara – La Giornata enditnow®, preparata dai Ministeri Femminili della Chiesa avventista mondiale, dedica un sabato alla sensibilizzazione e all’azione per prevenire e combattere ogni forma di abuso. Se in molti Paesi la denominazione celebra questa giornata internazionale a fine agosto, in Italia da alcuni anni ricorre nel sabato che precede il 25 novembre, Giornata Onu per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Sarebbe bello vivere in un mondo dove regni il rispetto per ogni vita umana e dove ogni individuo sia valorizzato. Purtroppo, “viviamo in un mondo pieno di incertezze e paura” fa notare Heather-Dawn Small, direttrice dei Ministeri Femminili presso la Chiesa avventista mondiale “Siamo di fronte a disordini politici, guerre, epidemie e pandemie, perdita di posti di lavoro, incapacità di gestire i bisogni quotidiani delle nostre famiglie e l’elenco potrebbe continuare all’infinito. In questo momento molti di noi affrontano ancora la pandemia di coronavirus. Tutti questi fattori hanno un impatto su di noi a livello spirituale, fisico ed emotivo. Purtroppo, il disagio emotivo senza una solida base spirituale porta ad abusi di molti tipi nella nostra casa e nella società”.

“Sebbene la violenza colpisca tutti” le fa eco Dagmar Dorn, responsabile di Ministeri Femminili presso la Regione Intereuropea della Chiesa “donne, bambini e anziani sembrano sopportare il peso maggiore degli abusi fisici, sessuali e psicologici. La giornata di quest’anno acquista ancora più rilevanza. Durante il confinamento di primavera per il Covid-19, è stato osservato un aumento della violenza domestica. Altri sono stati colpiti in queste circostanze. Tante sono le persone che sono state ferite e che soffrono di vari problemi di salute a causa di abusi e violenze. L’abuso ha molte sfaccettature. Può essere fisico, sessuale, emotivo e verbale. Purtroppo, questa è una preoccupazione non solo all’esterno della chiesa, ma anche all’interno”.

Le risorse per la Giornata enditnow® (che ricorre sabato 21 novembre) sono state tradotte in italiano dai Ministeri Femminili dell’Unione italiana (Uicca) e propongono un sermone intitolato “Quando Gesù vi pose fine”. Scritta dal past. Anthony R. Kent, segretario aggiunto dell’Associazione Pastorale della Chiesa avventista mondiale, la predicazione si concentra sul testo di Luca 13:10-17, che racconta l’episodio della donna curva e l’immediatezza con cui Gesù pose fine alle sue prolungate sofferenze. E il past. Kent sottolinea che la guarigione non fu solo fisica, ma anche emotiva e spirituale.

“L’immagine che ci rimane impressa è quella di una donna guarita, che sta dritta in piedi e loda Dio. Questa figlia di Abramo, che era stata curva, diventa un modello per le persone di tutte le età; mostra ciò che Gesù può fare con chi è piegato o deformato da Satana”, afferma Kent.

Oltre al sermone, il materiale contiene anche un messaggio per i bambini, un seminario in power point, molto interessante e valido, sul tema “Le ferite da abuso”, e una scheda, sempre in power point, dal titolo “Risposta  personale e collettiva alla violenza domestica”.

Le risorse per la Giornata internazionale di prevenzione degli abusi sono sul sito: ministerifemminili.uicca.it

Settimana di preghiera. In viaggio verso casa

Settimana di preghiera. In viaggio verso casa

HopeMedia Italia – Il mese di novembre è importante per gli avventisti di tutto il mondo soprattutto perché, all’inizio di un nuovo anno ecclesiastico, si dedica una settimana alla preghiera. Dal 7 al 14 novembre, le chiese rifletteranno sul tema “In viaggio verso casa. Fedeltà allo stile di vita cristiano”.

“Cosa ha a che vedere lo stile di vita cristiano con l’evangelizzazione?” si interroga Ted N. C. Wilson, presidente della Chiesa avventista mondiale.
“Molto” è la sua risposta “perché il nostro modo di essere cristiani si rivela nel nostro comportamento”. E continua: “Quali sono i nostri valori e le nostre priorità? Come disponiamo del nostro tempo e delle nostre risorse? Che tipo di vita stiamo vivendo?”.

A queste domande e ad altre ancora si cercherà di dare risposta durante la settimana di preghiera che, di solito, le chiese svolgono riunendosi in presenza nei locali di culto o nelle famiglie ogni sera. L’emergenza pandemia e il nuovo Dpcm porteranno diverse comunità a riunirsi online grazie ai mezzi tecnici che ormai quasi tutti hanno imparato a conoscere e padroneggiare.

“Nel corso di questa settimana esploreremo alcuni temi davvero importanti” prosegue Wilson “a partire dalla Bibbia quale fondamento dello stile di vita cristiano. Scopriremo in che modo i valori del regno ispirano la vita cristiana e come tali virtù indirizzino la nostra esistenza. La salute è un altro aspetto rilevante dello stile di vita cristiano. Riconoscendo in Cristo il nostro modello, ne siamo incoraggiati e ispirati. Saranno affrontati anche argomenti come media, sessualità e vita cristiana, e termineremo questa settimana speciale con il tema ‘Vivere negli ultimi tempi. Stile di vita cristiano ed eventi finali’”.

Il numero speciale del Messaggero Avventista (MA), distribuito gratuitamente alle chiese, contiene le letture giornaliere della settimana di preghiera e anche storie e attività per i bambini. Come ogni anno, alla fine della settimana verrà raccolta un’offerta di ringraziamento. 
“L’offerta della settimana di preghiera è una delle colonne che sostengono la missione mondiale della chiesa” spiega Ioan Campian Tatar, direttore dei Dipartimenti Gestione cristiana della vita, Pubblicazioni e Spirito di profezia, presso la Regione Intereuropea della Chiesa, nell’ultima pagina del MA.

“Per colpa di un lockdown” aggiunge “che ha coinvolto praticamente l’intero pianeta e ha costretto alla chiusura molte nostre chiese, anche le offerte della Scuola del Sabato sono drasticamente diminuite in questi mesi. È necessario quindi reperire nuove risorse economiche, se vogliamo sostenere i tanti sforzi missionari ai quali ci siamo dedicati. Nel Salmo 50:15, il Signore ci dice ‘invocami nel giorno della sventura’ e poi ci promette, ‘io ti salverò, e tu mi glorificherai’”.

Scarica qui lo speciale Messaggero Avventista sulla settimana di preghiera.

 

Liberati gli operatori di Adra rapiti in Congo

Liberati gli operatori di Adra rapiti in Congo

HopeMedia Italia – Due operatori umanitari dell'Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra), insieme a una persona non identificata, sono stati rilasciati il 3 novembre da rapitori anonimi nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc). I tre stavano tornando dal campo profughi di Mulongwe, nella provincia del Kivu meridionale, quando sono stati rapiti e trattenuti contro la loro volontà. L'autista del gruppo è stata la quarta persona rapita, rilasciata poco dopo.

Adra ha lavorato a stretto contatto con le autorità locali per comunicare con i rapitori ed è rimasta in contatto con le foamiglie dei rapiti. Dopo quattro giorni, tutti e tre gli ostaggi sono stati rilasciati incolumi e trasferiti in ospedale per un controllo medico.

“Siamo molto felici di aver assicurato il ritorno dei nostri operatori” ha affermato Michael Kruger, presidente di Adra internazionale “Siamo molto grati a Dio per averli protetti, alle autorità locali e al nostro team che hanno collaborato in questa rischiosa missione. Sebbene questa sia una buona notizia, gli attacchi contro gli operatori umanitari rimangono elevati. È una situazione che non riguarda solo il nostro personale, ma anche le comunità che serviamo. Continueremo a rivedere e rafforzare le nostre misure di sicurezza per garantire la protezione e l'incolumità di tutti i nostri operatori umanitari, in modo da poter continuare a intervenire e assistere tante famiglie vulnerabili”.

Questo è il secondo attacco agli operatori di Adra nella Rdc dal 2009, e all'epoca costò la vita a un dipendente dell’agenzia umanitaria avventista. Nel 2019, gli attacchi contro gli operatori delle organizzazioni umanitarie in generale hanno superato tutti i record precedenti: 483 sono stati attaccati e 124 rapiti, secondo Humanitarian Outcomes ’Aid Worker Security Database. Adra condanna questi attacchi e chiede chiarezza sulla responsabilità dei colpevoli e giustizia per i sopravvissuti.

L’agenzia avventista opera nella Rdc dalla metà degli anni '90, dove offre supporto ai rifugiati che ritornano in patria tramite la distribuzione di ricoveri, articoli non alimentari, la difesa dei diritti di proprietà dei terreni; ha anche svolto un ruolo chiave nel ridurre al minimo la diffusione dell’epidemia di Ebola rendendo consapevoli le comunità fuori mano sull'importanza dell’igiene ed equipaggiandole con prodotti adeguati. L'agenzia ha anche stabilito un accordo con il Ministero della Salute e il Ministero dell'Istruzione della Rdc per costruire cliniche e scuole.

Adra 
L'Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso è il braccio umanitario internazionale della Chiesa avventista e svolge il suo servizio umanitario in 118 Paesi del mondo. Offre sviluppo sostenibile nelle comunità e soccorso in caso di calamità. Lo scopo di Adra è servire l'umanità perché tutti possano vivere come Dio voleva fin dal principio.

Per conoscere l’attività di Adra in Italia, visita il sito: adraitalia.org

 

 

Anniversario Riforma protestante. Un monumento in Spagna e un francobollo in Germania

Anniversario Riforma protestante. Un monumento in Spagna e un francobollo in Germania

HopeMedia Italia – Il 31 ottobre, il mondo protestante ha celebrato i 503 anni della Riforma. La data ricorda il giorno del 1517 in cui Martin Lutero affisse le sue 95 tesi sulla porta della chiesa del castello di Wittemberg, in Germania, dando così il via a una riforma religiosa che riportò alla ribalta gli insegnamenti della Bibbia e provocò profondi cambiamenti nella società.

Francobollo Donne della Riforma 
Dal primo ottobre è disponibile presso gli uffici postali della Germania un francobollo dedicato alle donne della Riforma protestante, emesso dal Ministero delle finanze tedesco.

“Molti associano Martin Lutero alla Riforma. Tuttavia, essa è stata plasmata da molti, comprese le donne” ha commentato Nikolaus Schneider, già presidente del consiglio della Chiesa evangelica in Germania, come riporta Notizie Evangeliche (Nev).

“La Riforma è stata un movimento anche per le donne, motivandole a diventare teologicamente attive” ha scritto Eske Wollrad, del centro evangelico di donne e uomini di Hannover, su bundesfinanzministerium.de.

Tra le donne della Riforma, ricorda Nev, vi è anche Argula von Grumbach, baronessa della Franconia, una delle più famose autrici di opuscoli del movimento e conosciuta ben oltre i confini della Franconia. E poi Katharina Zell, che difese pubblicamente, su base biblica, il suo matrimonio con un sacerdote della cattedrale di Strasburgo. “Il messaggio della Riforma era, per le donne ma non solo, la libertà” ha concluso Wollrad “Non c’è bisogno di alcuna autorità per interpretare la Scrittura come infallibile insegnamento della chiesa. Ogni cristiano, e la chiesa nel suo insieme, può leggere le Sacre Scritture. Da questa intuizione teologica si giunge, anche se non sempre in modo lineare, ai valori moderni di una società democratica, nonché alla libertà di parola e di pensiero”.

Il francobollo speciale e l’annullo del primo giorno sono stati disegnati da Susann Stefanizen.

Monumento a riformatore spagnolo 
Il 29 ottobre, a Santiponce in Spagna, è stato inaugurato un monumento dedicato a Casiodoro de Reina, riformatore del XVI secolo, che realizzò la prima traduzione completa della Bibbia in spagnolo a partire dai testi ebraici e greci. La sua traduzione è conosciuta come la “Bibbia dell’Orso” a motivo dell’immagine sul frontespizio che raffigura un orso nell’atto di avvicinarsi a un alveare su un albero

“La Spagna, proprio come l’Italia” sottolinea l’Ufficio stampa dell’Alleanza evangelica italiana (Aei) “è stato uno di quei Paesi che nel sedicesimo secolo ha subito più di altri le conseguenze della Controriforma, più che conoscere la Riforma protestante. Nel nome di Cristo, l’Inquisizione mise al rogo centinaia di migliaia di ebrei, mori e protestanti spagnoli innocenti e quest’ombra sulla sua storia non si è dissolta del tutto”.

Casiodoro de Reina, teologo del monastero di Santiponce, si era convertito al protestantesimo. Fuggito dalla Spagna per sottrarsi alle persecuzioni dell’Inquisizione, visse prima a Ginevra e poi in diversi Paesi europei senza mai abbandonare il progetto di tradurre la Scrittura in castigliano. La sua versione si diffuse tra gli spagnoli di tutta Europa mentre in Spagna fu osteggiata fino al 1790, quando la monarchia ne permise la stampa.

La statua, in bronzo su una base di granito, scolpita dall’artista Estanislao García Olivares, raffigura il riformatore con in mano la Bibbia aperta. Sulla base si legge chiara l’iscrizione: “A Casiodoro de Reina e ai traduttori della Bibbia in spagnolo. Alla tolleranza e alla libertà. Santiponce, ottobre 2020”.

“Alla cerimonia” riporta l’Aei “hanno partecipato politici locali, provinciali e regionali, insieme ad alcuni leader evangelici. Nonostante le difficoltà per la realizzazione e per il suo finanziamento, il progetto è stato portato a termine e posizionato a pochi metri di distanza da dove l’ultima cosa che fu fatta al riformatore, fu quella di bruciarne l’effige in un grande rogo”.

[Immagini: Nev, Junta Andalucia-protestantedigital.com, Wikipedia]

Preoccupazione e dolore per gli atti terroristici a Vienna

Preoccupazione e dolore per gli atti terroristici a Vienna

HopeMedia Italia – "Sono scioccato da questo atto di aggressione senza senso, che è costato la vita a persone innocenti e ne ha ferite molte”. Sono le prime parole di Reinhard Schwab, presidente della Chiesa avventista in Austria, che ha condannato gli attacchi terroristici avvenuti la sera del 2 novembre a Vienna e ha espresso solidarietà alle famiglie delle vittime e ai feriti.

“Come leader della denominazione” ha aggiunto il past. Schwab “chiedo a tutti i membri delle nostre chiese di pregare per le persone colpite e le loro famiglie, per le autorità responsabili dell'istruzione, per gli operatori sanitari e per tutti coloro che attualmente vivono nella paura, nella preoccupazione e nel dolore. Vogliamo rispondere a questa espressione di violenza inaudita con la gentilezza, il rispetto, la cura e l'assistenza reciproca. In questo momento, abbiamo bisogno di stare insieme e sostenerci a vicenda”.

Il presidente ha ricordato, in un bollettino speciale inviato agli avventisti nel Paese, il testo dell'Antico Testamento: “Cercate il bene della città… e pregate il Signore per essa” (Geremia 29:7).

In Austria vivono 4.318 avventisti che si riuniscono in 65 chiese. La denominazione difende il valore di ogni vita umana attraverso la fede vissuta e la carità pratica.

[Foto: pixabay]

 

Neuroplasticità e discepolato. Come la formazione può trasformarci

Neuroplasticità e discepolato. Come la formazione può trasformarci

La dott.ssa Edyta Jankiewicz spiega la differenza tra provare e allenarsi, per essere più simili a Cristo.

Edyta Jankiewicz – La neuroplasticità è il termine usato per descrivere la capacità del cervello di modificare la propria struttura e funzione in risposta all'esperienza, cioè per “ricablare” se stesso. Ho incontrato per la prima volta questo concetto più di 30 anni fa, durante il mio primo lavoro come fisioterapista. Se, ad esempio, un ictus aveva danneggiato l'area del cervello di un paziente, responsabile del movimento del braccio destro, veniva attivata la terapia del movimento per aiutare le regioni circostanti del cervello ad apprendere come eseguire le funzioni dell'area danneggiata; il risultato era un ripristino del movimento.

Questi primi pensieri sulla plasticità del cervello sono stati confermati più di recente con l'aiuto di una tecnologia di imaging avanzata e i neuroscienziati hanno scoperto che il cervello adulto ha una capacità molto maggiore di ricablare se stesso di quanto si pensasse originariamente. Ad esempio, alcuni studi hanno rivelato che le esigenze di trasporto dei tassisti londinesi si traducono in centri di memoria superiori alla media nel loro cervello e che il responsabile di questo sviluppo cerebrale è il loro allenamento intensivo.1

Allo stesso modo, studi condotti sia su pianisti sia su musicisti di archi hanno rivelato che suonare uno strumento porta alla crescita delle aree del cervello coinvolte nel funzionamento motorio e uditivo.2 Incredibilmente, i ricercatori hanno anche scoperto che imparare a suonare o soltanto immaginare di esercitarsi con uno strumento si traducono in una crescita simile dell'area della corteccia motoria che controlla le dita. In altre parole, il nostro pensiero ha la capacità di cambiare la struttura fisica e la funzione del cervello.3

Un effetto simile è stato riscontrato negli individui con disturbo ossessivo-compulsivo (Doc). Le scansioni del cervello rivelano che il Doc è associato a circuiti cerebrali difettosi, che possono essere letteralmente ricablati praticando nuovi modi di pensare; in altre parole, quando i pensieri ossessivi sono interrotti con nuovi pensieri, vengono creati nuovi circuiti cerebrali con conseguente indebolimento dei circuiti difettosi che inizialmente creavano i pensieri ossessivi.4

Comprendere il discepolato 
Sebbene questa capacità del cervello di ricablare se stesso abbia profonde implicazioni per la salute fisica e mentale, può anche aiutarci a comprendere il discepolato, vale a dire il processo permanente di imparare a seguire Gesù e a diventare più simili a lui. Al centro di questo processo di trasformazione vi è un rinnovamento della nostra mente (cfr. Romani 12:2). Proprio come il cervello di un individuo che ha subito un ictus o che soffre di disturbo ossessivo compulsivo può essere ricablato per migliorare il suo funzionamento, in quanto discepoli di Gesù, la nostra mente può essere rinnovata per diventare più simile alla mente di Cristo (cfr. Filippesi 2:5). E, proprio come nel caso di un individuo con un ictus o con Doc, là dove poniamo il nostro sforzo mentale può cambiare la struttura effettiva e il cablaggio del nostro cervello, mettendo in moto le forze che ci rendono ciò che siamo.

Ma, potreste chiedere: “Come avviene tutto questo?”.

Allo stesso modo della neuroplasticità, il pensiero è al centro della trasformazione spirituale. In quanto esseri umani, siamo stati creati con il libero arbitrio, la volontà di scegliere. La nostra più grande libertà è il potere di scegliere “ciò che permetteremo o su cui vorremo che la nostra mente si soffermi”.5 L'apostolo Paolo afferma: “contemplando… siamo trasformati” (2 Corinzi 3:18); e Ellen G. White (co-fondatrice della Chiesa avventista, ndt) scrive: "Mentre si sofferma sulla perfezione del suo carattere [di Gesù], la mente si rinnova e la persona viene ricreata a immagine di Dio".6

Trying e training 
Alcuni anni fa, ho incontrato due modelli di cambiamento contrastanti che mi hanno aiutato a capire come avviene questo rinnovamento della mente, vale a dire il modello di "cercare" (trying in inglese, ndt) di essere più simile a Gesù, in contrapposizione al modello di "formarsi" (training in inglese, ndt) per essere più simile lui.7 Molti cristiani adottano il modello "trying" e quindi lavorano con impegno su se stessi per cercare di essere più amorevoli, gentili, altruisti, ecc. Tuttavia, questo approccio, che si concentra sulle nostre azioni e sui nostri atteggiamenti, spesso porta al fallimento e al senso di colpa. Al contrario, il modello “training” implica l'impegno a sviluppare abitudini che ci formano per essere fedeli a Dio (1 Timoteo 4:7).

Un giorno, mentre insegnavo a guidare l’automobile a una delle mie figlie, ho avuto un’illuminazione quando ho capito la differenza tra questi due approcci. Salendo al posto di guida, mia figlia diceva spesso: "Cercherò di arrivare a destinazione senza fare errori!". Invece, commetteva sempre uno o due errori e finiva per sentirsi scoraggiata in questa esperienza. Non sapevo come aiutarla, ma poi ho ricordato il concetto di "cercare" contro "formarsi". Allora le ho detto: "Cosa ne dici se invece di pensare a ‘cercare’ di non commettere errori, pensi che sia un ‘allenamento’? In questo modo, non ti concentri sul cercare di non compiere errori, ma piuttosto sull'apprendimento di nuove abilità e abitudini ogni volta che guidi”. Il cambiamento nel suo modo di pensare la guida ha fatto la differenza! Quando commetteva un errore, non si scoraggiava perché sapeva di essere in fase di addestramento. E ciò mi ha anche aiutato a capire meglio la vita spirituale.

Tempo con Gesù 
Le nostre abitudini spirituali sono una componente fondamentale della formazione, dell'addestramento al discepolato, perché sono le nostre abitudini che in ultima analisi modellano il modo in cui il nostro cervello è cablato e quindi ciò che diventiamo. Imparare a rendere le abitudini spirituali una parte integrante della nostra vita richiede impegno e intenzionalità; tuttavia questi due elementi non sono finalizzati a "cercare" di diventare più simili a Cristo, ma piuttosto a creare tempo e spazio per stare con Gesù. E mentre passiamo del tempo con lui, trovandoci faccia a faccia con "tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode” (Filippesi 4:8), siamo attratti dalla bellezza di Gesù.

Attraverso questo processo permanente, le nostre menti vengono lentamente “ricablate” per amare di più Dio e desiderare di essere più simili a lui.

[La dott.ssa Edyta Jankiewicz è una specialista dei Ministeri della Famiglia per il team dei Ministeri del Discepolato nella Regione Pacifico meridionale della Chiesa avventista].

 

Note

1 scientificamerican.com/article/london-taxi-memory/

2 dash.harvard.edu/bitstream/handle/1/4734539/270043.pdf?sequence=1

3 ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3797461/ and

content.time.com/time/magazine/article/0,9171,1580438,00.html

4 mentalhealthupdate.blogspot.com/2008/01/ocd-how-intensive-therapy-can-rewire.html

5 D. Willard, Renovation of the Heart: Putting on the Character of Christ, Tyndale House, p. 76.

6 E. G. White, Education, p. 18.

7 B. Hull, Complete Book of Discipleship.

 

(Foto: Getty Images. Fonte: Adventist Record. Traduzione: L. Ferrara)

 

 

 

Ho trovato la speranza grazie a un libro

Ho trovato la speranza grazie a un libro

Il volume regalato a un detenuto di un penitenziario nel Brasile centrale ha trasformato la sua vita.

HopeMedia Italia – Marcos da Silva (uno pseudonimo) si trova nella prigione di Miracema, nello stato brasiliano di Tocantins, ma dall'agosto dello scorso anno ha acquisito una sorta di libertà che nemmeno la vita fuori dal carcere può offrire. Ha deciso di diventare un vero credente nel Signore.

Il cambiamento nella vita di da Silva era iniziato nel 2018 con una preghiera. Maria José, una pensionata avventista che ama condividere il messaggio di speranza della Bibbia, aveva raccolto tutti i libri del progetto “Impatto Speranza” avanzati dagli anni precedenti. Con 15 copie in mano, aveva pregato: “Signore, smetterò di spendere soldi per comprare libri perché non ho mai visto nessuno convertirsi dopo averli ricevuti. Se questa non è la tua volontà, mostramelo tramite questi ultimi libri che sto per consegnare”.

Maria si era recata nella prigione di Miracema, dove studiava la Bibbia con un gruppo di carcerati. Quando era arrivata, aveva distribuito i libri ai detenuti. Ogni settimana continuava lo studio biblico e diversi giovani uomini erano interessati a conoscere la grazia e il perdono di Dio per ogni individuo. Tuttavia, uno di loro non aveva voluto mai partecipare. All’invito dei suoi amici, aveva risposto: “Non vengo. Sto leggendo un libro”.

Tre mesi dopo, in una delle visite di Maria José alla prigione, Marcos si era presentato e aveva detto di aver incontrato Gesù grazie al libro Esperança Viva (Speranza vivente) e che voleva studiare la Bibbia con lei. Per la pensionata era stata una sorpresa e una risposta alla preghiera.

“Sono entusiasta di storie del genere. È stato un impegno notevole ma con un risultato incredibile. Finora, tre persone sono state battezzate, ma ce ne sono già altre due che intendono seguire lo stesso esempio non appena la pandemia sarà passata” ha affermato Maria José.

Risposta alla preghiera 
Marcos da Silva ha deciso di essere battezzato con altri due detenuti della sua unità nell'agosto 2018. È uscito di prigione scortato solo per andare in chiesa ed essere battezzato. Poi è rientrato per scontare la pena che terminerà il 3 dicembre di quest'anno. Da quando ha incontrato Cristo ne parla ai nuovi detenuti. Con alcuni colleghi svolge quotidianamente servizi e studi all'interno del carcere.

Maria José ha deciso di continuare a diffondere la speranza attraverso la distribuzione di libri. Il 31 ottobre, giorno dedicato dalla chiesa avventista brasiliana al progetto “Impatto Speranza” 2020, ha donato numerose copie nel suo quartiere.

“Ho sfidato Dio e mi ha mostrato di avere il potere di salvare le persone attraverso i libri. Quindi, non posso stare ferma” ha spiegato Maria “Prenderò tutte le precauzioni dovute alla pandemia, ma continuerò a donare i libri a tutte le persone che trovo”.

[Fonte: Noticias Adventistas portoghese]

 

Marcia di nuovo su Washington 57 anni dopo

Marcia di nuovo su Washington 57 anni dopo

È l’avventista Jacqueline Galloway Blake. “Combattere per la giustizia è un mandato biblico” afferma.

HopeMedia Italia – Nel 1963, Jacqueline Galloway Blake aveva 15 anni e viveva a New York. Fu entusiasta quando i suoi genitori la lasciarono viaggiare in un autobus pieno di membri della comunità per partecipare alla marcia su Washington per i diritti civili. 57 anni dopo, la donna, consulente didattico e conduttrice radiofonica, membro della chiesa avventista “Inkster Sharon” nel Michigan, ha marciato di nuovo a Washington per protestare pacificamente contro la brutalità e chiedere giustizia.

Qui di seguito, Jacqueline ricorda la marcia del 1963 e condivide l’esperienza del 2020 oltre a riflettere sul ruolo della protesta pacifica per lei cristiana, credente nella Bibbia e membro della chiesa avventista.

Ricordo vividamente i dettagli di quello storico viaggio verso la marcia per “Lavoro e Libertà” con il past. Martin Luther King e più di 250.000 altre persone. Volevo unirmi ai giovani che protestavano coraggiosamente e fui sorpresa quando i miei genitori mi permisero di viaggiare da sola su un autobus carico di sconosciuti.

Guardando fuori dal finestrino dell’autobus, rimasi sbalordita nel vedere così tanti autobus sull’autostrada del New Jersey, tutti diretti a sud. Una volta in mezzo alla folla, camminai sul prato erboso della piazza del Lincoln Memorial e sentii un senso quasi palpabile di attesa, fratellanza ed eccitazione. Stava per succedere qualcosa di grande.

I miei genitori mi avevano detto che sarebbero stati presenti alcuni dei nostri parenti del sud segregato. Nell’enorme raduno multiculturale riconobbi le celebrità, anche se non le avevo mai viste.

Iniziata la marcia, eravamo uniti stretti sotto il caldo sole di agosto, ma eravamo così ansiosi di effettuare il cambiamento che trascurammo quei disagi. Ricordo bene la musica e le mani che si stringevano mentre la folla, piena di speranza, cantava l’inno del movimento: We Shall Overcome.

Eravamo venuti, come affermò il past. King, per “incassare l’assegno” che era stato restituito contrassegnato come “fondi insufficienti”. Altri americani potevano votare senza vessazioni, sedersi nella parte anteriore degli autobus, mangiare nelle mense, dormire in qualsiasi hotel, frequentare la nuova scuola elementare pubblica e usare i bagni dei ristoranti sulla New Jersey Turnpike, ma non noi. Per questo motivo marciai nel 1963.

In marcia nel 2020
57 anni dopo, ho marciato di nuovo nello stesso luogo, nella stessa data. Sebbene i segnali di segregazione siano stati rimossi, ci sono ancora motivi per cui lottare. Al giorno d’oggi, la segregazione è più segreta. Può provenire da una persona che indossa un bell’abito e siede al Congresso o sul banco di un giudice, o al tavolo di un pubblico ministero.

Credo che anche la soppressione degli elettori abbia un nuovo aspetto. Non sono più le tasse elettorali che mio nonno doveva pagare, indovinando il numero di biglie in un barattolo o leggendo e interpretando passaggi difficili della Costituzione degli Stati Uniti. Non si tratta di essere picchiato o licenziato dal lavoro, come lo fu mio zio, semplicemente per aver cercato di registrarsi per votare o per protestare contro le ingiustizie. Oggi, la soppressione degli elettori è l’annacquamento del Voting Rights Act del 1965, conquistato a fatica, e la chiusura dei seggi elettorali. Sta riducendo le ore di voto e sta tentando di eliminare i cittadini idonei dalle liste elettorali.

Dal 1963 al 2020, vedo che persiste la necessità di protestare, poiché l’ingiustizia rimane.

Perché continuo a marciare
La Bibbia definisce chiaramente la risposta verso il nostro prossimo bisognoso, uno straniero che subisce oppressione, le vittime di ingiustizie, i “miei minimi fratelli” (Matteo 25:40). A mio modo di vedere, le parole di Gesù al suo ritorno, quando i capri vengono separati dalle pecore (cfr. Matteo 25:31-34), non lasciano dubbi sulla responsabilità del cristiano di opporsi alla brutalità e all’ingiustizia.

Oltre alle ammonizioni bibliche, l’esempio di Paolo è un modello per rispondere alle percosse illecite e alla reclusione. Quando il miracoloso terremoto spezzò le catene e aprì i cancelli della prigione, Paolo parlò del suo ingiusto trattamento da parte dei pretori e si rifiutò di andarsene finché non fosse stata fatta giustizia (cfr. Atti 16:22-39).

Allo stesso modo, a voce e con la penna, Ellen G. White, co-fondatrice della Chiesa avventista, sostenne la questione dei diritti civili ai suoi tempi, protestando contro la schiavitù. “Tutti gli abusi e le crudeltà esercitati verso lo schiavo sono giustamente addebitabili ai sostenitori del sistema schiavista, siano essi uomini del sud o del nord” scrisse (Testimonies for the Church, vol. 1, p. 266).

Dopo l’emancipazione, continuò a difendere la vita dei neri: scrisse il libro Our Duty to the Colored People (Il nostro dovere verso le persone di colore); sosteneva il battello missionario la cui opera pionieristica nel sud fu importante per la realizzazione di quella scuola di formazione per i giovani afroamericani che è oggi la Oakwood University.

Il mandato di agire resta. E così, dopo 57 anni, ho marciato di nuovo su Washington. A mio avviso, continua il battito regolare dei piedi stanchi, che marciano per la “giustizia per tutti”.

[Foto: Jacqueline Galloway Blake. Fonte: Adventist Review]

Roma Lungotevere – Nascita

Roma Lungotevere – Nascita

Lina Ferrara – Domenica 1° novembre, Corina Veres e Davide Desti Brancatelli, contabile presso l’Unione italiana (Uicca), hanno annunciato la nascita del loro secondogenito Thomas, un bel bimbo dalle guancette tonde. “Tutto bene, grazie a Dio e al papà Davide che mi ha sostenuto” ha scritto Corina in un messaggio. Thomas pesa 3,600 kg ed è lungo 50 cm.

Ci uniamo alla grande gioia di mamma e papà, e del fratellino Jonathan, per l’arrivo di questo nuovo dono del Signore. Auguriamo alla famiglia le benedizioni e la guida di Dio.

Messaggi di auguri possono essere inviati a d.desti@avventisti.it

Romania. Nuovo centro di formazione per gli immigrati

Romania. Nuovo centro di formazione per gli immigrati

HopeMedia Italia – Nel mese di ottobre, a Bucarest, l'Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) in Romania ha inaugurato il nuovo centro di formazione “Speranta pentru immigranti” (Speranza per gli immigrati), alla presenza di operatori, volontari, donatori e ospiti.

Il centro, pensato per offrire formazione ai rifugiati provenienti da Siria, Iraq, Yemen, Somalia ed Etiopia, è stato costruito quest’anno, nonostante le restrizioni della pandemia, grazie ai contributi di diverse organizzazioni della Chiesa avventista e di donatori anonimi.

Nella struttura di tengono corsi di lingua romena, inglese e araba; di sartoria e musica; servizi di barbiere. Il centro è aperto anche per organizzare seminari, ricevimenti e feste di famiglia, il tutto gratuitamente.

"Siamo contenti di poter sostenere questo nuovo progetto Adra" ha affermato Robert Mandache, presidente della Federazione di chiese avventiste della Muntenia “È come se ripagassimo un debito al Signore per tutto ciò che abbiamo da lui ricevuto, perché siamo tutti stranieri e pellegrini su questa terra. È qualcosa che ci impegna ad aiutare gli altri, specialmente le persone vulnerabili”.

In Romania, l’agenzia umanitaria ha una lunga storia di sostegno agli immigrati e ai loro diritti. Con la creazione di questo centro educativo, Adra prosegue l’iniziativa lanciata nel 2015 per assistere le famiglie e i giovani immigrati nel Paese.

"L'inaugurazione di questo nuovo centro ci dimostra, ancora una volta, che l'empatia e la cura per i nostri simili dovrebbero essere la nostra impostazione predefinita, qualcosa che trascende i confini geografici, culturali, etnici, religiosi o di genere" ha dichiarato Robert Georgescu, direttore esecutivo di Adra in Romania.

Gli ha fatto eco Valentin Filimon, direttore dei Dipartimenti Educazione e Libertà Religiosa presso la Federazione avventista della Muntenia, per il quale l'istruzione è stata e rimane lo strumento più prezioso per cambiare la situazione di ogni persona. “L'aiuto che offriamo tramite questo centro non è solo un intervento diretto e temporaneo, ma mira a fornire ai beneficiari le capacità e le competenze necessarie per una migliore esperienza di vita” ha sottolineato.

Alcuni rifugiati presenti all’inaugurazione hanno raccontato la loro esperienza con i volontari di Adra. Mohaned Alkorejee, un radiologo immigrato dall'Iraq, ha raccontato che “è stata una giornata meravigliosa quando ho incontrato brave persone, persone meravigliose che lavorano in Adra. Avevo sentito parlare di questa organizzazione, ma ho visto la differenza tra quello che avevo letto e ciò che ho vissuto. Dal primo momento ti senti come a casa con la tua famiglia. È stata una straordinaria atmosfera di apprendimento e scambio di conoscenze… Grazie mille, Adra”.

Per Theea Miculescu, compositrice e volontaria di Adra in Romania, aiutare gli immigrati è una strada a doppio senso. “Far parte di questa missione non è solo l'esperienza di un’insegnante, ma anche quella in cui imparo dai miei studenti" ha spiegato.

Secondo i dirigenti dell’agenzia umanitaria romena, il centro "Speranta pentru immigranti" è un modo per riconoscere il lato umano dell'attuale crisi dei rifugiati, nonché il valore di ciascuna persona coinvolta. “Rispettando i diritti umani e, agendo con compassione, trasmettiamo un chiaro messaggio di forza nonostante l’attuale situazione complessa e fragile. Attraverso attività specifiche, Adra vuole ridurre al minimo l'impatto di una situazione opprimente e insopportabile per il maggior numero possibile di uomini, donne e bambini".

[Foto: Adra Romania]

La Chiesa avventista condanna i recenti attacchi in Francia

La Chiesa avventista condanna i recenti attacchi in Francia

Hope Media Italia – Dopo gli orribili attentati avvenuti di recente in Francia con il pretesto dell'intolleranza religiosa o dell'imposizione di una fede, la Chiesa avventista del Paese ha preso posizione e ha condannato ogni forma di violenza.

“Queste recenti manifestazioni di violenza che minano la dignità umana sono da condannare” ha dichiarato il past. Ruben de Abreu, presidente dell’Unione avventista franco-belga (Fbu) “Esprimiamo solidarietà e preghiamo per le famiglie e i cari delle vittime di questi attacchi spaventosi”.

Alla domanda sul posto che la violenza occupa negli avvenimenti attuali, de Abreu ha risposto: “Questa condanna vale anche per tutto ciò che purtroppo accade ogni giorno in altre parti del mondo. Tutte le forme di violenza, qualunque sia la loro natura, non devono trovare posto nella nostra società, e ancor meno nel mondo religioso dove vanno promosse la tolleranza, la libertà di coscienza e la pace".

La Chiesa avventista del settimo giorno lavora instancabilmente per la difesa dei diritti e della libertà di ogni individuo, e per la tutela della vita, dei valori, del benessere e della sicurezza dei cittadini.

 

[Foto: Bulletin d’information adventiste (Bia)]

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