Contro la violenza domestica servono consapevolezza, impegno e supporto alle vittime

Contro la violenza domestica servono consapevolezza, impegno e supporto alle vittime

Lo ha detto un docente della Harvard ai leader della Chiesa avventista mondiale.

HopeMedia Italia – “La violenza domestica è una sfida che la Chiesa avventista del settimo giorno deve affrontare” ha affermato David Williams, professore e ricercatore dell’Università di Harvard, nel suo intervento al Comitato esecutivo mondiale della denominazione, tenuto online a metà ottobre. Nella presentazione sul tema “Enditnow: Effectively Affronting the Challenge of Domestic Violence” (Enditnow: affrontare con efficacia la sfida della violenza domestica), il docente ha parlato della situazione nel mondo e ha poi mostrato cosa può fare la Chiesa.

Peter Landless, responsabile generale dei Ministeri per la promozione della Salute della denominazione, ha introdotto l’intervento di William e accennato all’iniziativa enditnow® lanciata da vari anni per fermare la violenza contro le donne e le ragazze. “È un progetto avviato dai Ministeri Femminili” ha spiegato Landless “che oggi coinvolge anche i Ministeri della Famiglia e i Ministeri in favore dei Bambini, e tutti collaborando per affrontare efficacemente la violenza domestica”.

Di cosa si tratta 
Nella prima parte della sua presentazione, Williams ha definito la violenza domestica con le parole usate dalle Nazioni Unite: “Qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata”.

"La violenza domestica ha molti volti – fisico, sessuale, economico – ma è sempre psicologica: attacchi verbali e costante erosione dell’autostima” ha affermato il docente. Comprende quindi una vasta gamma di comportamenti, tra cui il controllo costante di dove sia il coniuge, dirle che è brutta, grassa o magra, stupida o inutile; e purtroppo include persino l’uso della Bibbia per giustificare il comportamento aggressivo.

Secondo l’Onu, il luogo più pericoloso per le donne è la casa. Infatti, "una donna corre maggiori rischi di subire aggressioni, lesioni fisiche e persino di essere assassinata in casa sua che in qualsiasi altro contesto” ha evidenziato il professore. Le statistiche fanno riflettere. Nel 2017 sono state uccise 87.000 donne nel mondo; 50.000 di loro (il 58%), sono morte per mano di partner intimi o di familiari. Uno studio del 2018 dell'Ufficio Onu contro la droga e il crimine rivela che “le donne sono l’82% degli omicidi perpetrati da un partner o da un familiare; sei donne vengono uccise ogni ora, vale a dire 137 al giorno, da persone che conoscono”. E il numero delle morti è in aumento, ha riferito Williams, dato che negli ultimi anni non si sono registrati “progressi nella protezione e nel salvataggio della vita delle vittime di sesso femminile, nonostante le leggi e i programmi per sradicare la violenza contro le donne”.

Violenza domestica tra i cristiani e nella società 
Alcuni studi hanno dimostrato che la violenza domestica è più comune nei piccoli gruppi religiosi conservatori. Una ricerca del 2006 su un campione casuale di 1.431 avventisti di 70 chiese, in un'area di cinque stati degli Usa, ha riscontrato livelli inquietanti di violenza da parte del partner. 
Nemmeno la società aiuta poiché la violenza è presentata come metodo comune di risoluzione dei problemi. “In molti programmi televisivi per bambini [cartoni animati] la violenza è la prima scelta nella risoluzione dei conflitti ed è priva di conseguenze permanenti” ha spiegato Williams "La vittima schiacciata o fatta esplodere appare magicamente risanata poco dopo, e ciò è seguito da un incessante addestramento avanzato sulla violenza attraverso film e TV”.

Nel contesto religioso, la Bibbia è stata spesso usata impropriamente per offrire supporto morale e ideologico alle idee di superiorità maschile e per imporre rigidi limiti al comportamento di mariti e mogli. “Molte persone nella nostra società ravvisano il ruolo socialmente determinato di mariti e mogli come qualcosa stabilita da Dio per tutte le culture, società ed epoche”. 

Il testo più famoso usato per giustificare l'abuso sulle mogli da parte dei loro mariti è Efesini 5:22, in cui l'apostolo Paolo scrive: “Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti”. Alcuni mariti pensano che questo versetto dia loro la licenza di usare la forza fisica nei loro sforzi per "comandare ai loro figli e alla famiglia dopo di loro" e "molte mogli accettano la violenza come parte della loro sorte ordinata da Dio nella vita" ha rilevato Williams.

Ma Efesini 5:22 non può essere separato dal versetto 21, in cui Paolo chiama tutti a sottomettersi “gli uni agli altri nel timore di Cristo” ha aggiunto “Il comando alle mogli di essere soggette ai loro mariti va bilanciato dai tre imperativi presenti in questo brano, affinché i mariti amino le loro mogli con lo stesso amore altruistico di Cristo per la chiesa. Questo passo rivolge il doppio delle istruzioni ai mariti rispetto alle mogli, poiché 9 versetti su 13 descrivono come i mariti devono prendersi cura e amare le loro mogli”.

Cosa può fare la chiesa? 
L'entità dell’abuso del coniuge nella società indica che i cristiani dovrebbero svolgere un ministero verso le vittime. "Se vogliamo essere veramente simili a Cristo, dobbiamo essere desiderosi di identificare e prenderci cura di coloro che non sono protetti, ma feriti e senza un difensore". Come chiesa, “possiamo essere parte del problema o parte della soluzione. Non ci sono soluzioni facili, ma si può fare molto”.

Williams ha spiegato che l'ignoranza e lo stigma associati alla violenza domestica evidenziano la necessità di formare e istruire pastori e altri operatori istituzionali riguardo agli abusi. "Spesso il clero, gli operatori sanitari e dei servizi sociali trattano le vittime in modo insensibile e finiscono per rafforzare in loro il senso di colpa o l'umiliazione”. Qualcosa di simile può accadere in un ambito religioso, poiché molte donne vittime di abusi sentono di non poter parlare con la loro chiesa o il loro pastore.

In questo contesto impegnativo, ci sono almeno tre cose che la chiesa può fare, ha proposto Williams: essere consapevoli, impegnarsi e supportare le vittime. Nell'ultima parte della sua presentazione, ha elaborato questi tre suggerimenti.

Aumentare la consapevolezza 
La chiesa, ha consigliato Williams, deve prendere una posizione decisa sulla questione degli abusi e presentare regolarmente messaggi, in sermoni, workshop, seminari e incontri, che gli abusi domestici sono non cristiani e sbagliati. "La chiesa locale può utilizzare locandine, cartoline, volantini e il proprio sito web per affermare pubblicamente che gli abusi domestici sono inaccettabili e contrari al progetto di Dio per le famiglie cristiane" ha raccomandato "La chiesa deve riconoscere il dolore vero e la vittimizzazione causati da abusi fisici e sessuali, e offrire opportunità di guarigione e riconciliazione a coloro che sono stati feriti, e confronto e assistenza appropriata agli abusanti".

È qualcosa, ha ammonito Williams, non sempre facile da realizzare poiché molte chiese non hanno l'esperienza necessaria: “Senza un'adeguata formazione ed esperienza in questo campo, possiamo fare più male che bene. Ma possiamo imparare come sostenere le vittime e aiutarle a cercare assistenza professionale presso gli organismi competenti”.

Coinvolgimento attivo 
La chiesa deve impegnarsi per diventare un luogo sicuro, con azioni più ponderate intraprese sia dalla comunità sia dai dirigenti. “Chi dirige la chiesa deve ‘fare i compiti’ e aumentare la propria conoscenza circa gli abusi domestici” ha suggerito il professore “Usare risorse online e leggere libri sull'argomento per essere più informato”. Il loro compito è anche quello di istruire la chiesa invitando un’associazione o un organismo locale, che si occupa di abusi domestici, a tenere presentazioni e formazione, e persino dedicare una giornata del proprio calendario ecclesiastico a una maggiore consapevolezza.

La chiesa deve avere occasione di discutere sul tema degli abusi domestici e sulle questioni di conflitto nei corsi o nelle risorse prematrimoniali, matrimoniali e relazionali, e nei programmi per i giovani. "Pianificate seminari speciali e corsi di formazione per gli uomini su cosa significa essere un uomo che cammina sulle orme di Gesù”.

Secondo Williams, è anche essenziale rispettare, ascoltare e credere a chi ha subito abusi, evitare di chiedere prove della violenza subita e rassicurare la vittima sul fatto che non è colpa sua. Importante è anche "assicurare che la riservatezza sarà mantenuta e… essere onesti e chiari sulla propria capacità di dare aiuto”.

La chiesa può anche aiutare gli uomini a riconoscere il loro problema. “Dio richiede che gli uomini si assumano la piena responsabilità delle loro azioni, e il primo passo nella prevenzione è riconoscere di avere un problema”.

Supporto a vittime, sopravvissuti e autori 
La chiesa può fornire riferimenti e supporto alle risorse locali per i sopravvissuti e gli autori degli abusi. "Collaborate con chi offre servizi locali e impostate percorsi e sistemi chiari di riferimento" ha consigliato.

"Alcune grandi chiese potrebbero affrire un supporto completo alle vittime e ai colpevoli in collaborazione con i fornitori di servizi locali” ha aggiunto, ma “tutte le attività di supporto dovrebbero essere svolte in modo da garantire la sicurezza e la riservatezza alle donne e ai loro bambini”.

Consigli biblici 
In tutta la Bibbia, Dio ci chiama ad amarci l’un l’altro, ha ricordato Williams, avviandosi alla conclusione del suo intervento “Abbiamo ottimi consigli dalla Scrittura. Guardiamo al Signore; guardiamo allo Spirito Santo per essere convinti su questo problema all'interno delle nostre chiese e comunità”. Ha infine ribadito l’invito a sviluppare programmi che facciano la differenza nella protezione di tutti i figli di Dio. “Sappiamo che agendo così, svolgeremo l’opera a cui il Signore ci ha chiamati: prenderci cura di ‘questi miei minimi’ [cfr. Matteo 25:40 ndt], proteggerli e garantire loro sicurezza e benessere”.

[Fonte: Marcos Paseggi/Adventist Review]

 

Giornata degli orfani e dei bambini vulnerabili

Giornata degli orfani e dei bambini vulnerabili

HopeMedia Italia – A fine novembre la Chiesa avventista mondiale dedica un sabato agli orfani e ai bambini vulnerabili, per sensibilizzare le comunità e promuovere iniziative in favore di questa fascia sociale molto fragile. Nel mondo sono oltre 132 milioni i bambini rimasti orfani a causa di guerre, carestie, fuga dalla propria terra, malattie, povertà. Di essi, 13 milioni hanno perso entrambi i genitori.

"Quando pensiamo ai bambini, pensiamo alla loro cordialità, ingenuità, spensieratezza e fragilità” ha affermato Elsa Cozzi, direttrice dei Ministeri in favore dei Bambini presso la Regione Intereuropea (Eud) della Chiesa avventista, dalle pagine del sito EudNews. “Dio ci ha creati così: la nostra vita inizia proprio con questi sentimenti, ed è per questo che, accanto a ogni bambino ci sono due genitori che lo accompagnano nel suo percorso evolutivo. Ma quando i genitori vengono a mancare, il bambino prova un sentimento in più, quello della tristezza, con tutti i suoi significati. Quando si rende conto che c'è solo lui nella sua vita e che non ha alcun supporto affettivo, si rinchiude nel suo mondo oppure reagisce spezzando le catene della solitudine. In tutti i casi, la sua esistenza è diversa. Se incontra un adeguato sostegno adulto lungo la sua strada, la sua vita avrà meno ostacoli, altrimenti possiamo immaginare il peso della sua sofferenza”.

“Accolgo con favore” ha concluso “l'iniziativa della Chiesa avventista di creare un ministero per gli orfani e apprezzo anche l'aver stabilito un giorno speciale per loro. Vorrei però che non ci fermassimo qui, ma che ci aprissimo a qualsiasi iniziativa capace di alleviare le sofferenze di questi piccoli e trovare in noi un valido supporto”.

Nella Scrittura e nel passato 
Nella Bibbia ricorre spesso la preoccupazione di Dio per gli orfani, che si esprime nella richiesta al suo popolo di prendersene cura. “Dio è padre degli orfani e difensore delle vedove nella sua santa dimora” (Salmo 68:5). L'adozione è una delle metafore usate nella Scrittura per spiegare come i cristiani sono portati nella famiglia di Dio. Gesù è venuto "per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione” (Galati 4:5), e ha avuto successo: "avete ricevuto lo Spirito di adozione” (Romani 8:15).

Al di fuori della Bibbia, i primi a occuparsi ufficialmente dei bambini orfani furono i Romani che aprirono il primo orfanotrofio della storia, intorno al 400 d.C. Andando ancora indietro nei secoli, la legge ebraica e quella ateniese stabilivano che gli orfani fossero mantenuti fino all'età di 18 anni. Una volta, il filosofo Platone disse degli orfani adottati: “Un uomo dovrebbe amare lo sfortunato orfano di cui è tutore come se fosse suo figlio. Dovrebbe essere attento e diligente nella gestione della proprietà dell'orfano come se fosse sua o ancora di più”.

Generazioni dopo, agli avventisti è stata ricordata la loro responsabilità di prendersi cura dei bambini orfani e di altri che hanno "bisogni speciali".

La cura degli orfani 
“È la provvidenza divina ad aver posto le vedove e gli orfani, i ciechi, i sordi, gli zoppi e le persone afflitte in tanti modi in stretta relazione con la sua chiesa, per mettere alla prova il suo popolo e sviluppare il vero carattere di cristiani. Gli angeli di Dio osservano come trattiamo queste persone che hanno bisogno di simpatia, affetto e benevolenza disinteressata” – Ellen G White, Testimonies for the Church, vol. 3, p. 511.

I Ministeri avventisti per le pari possibilità sostengono le numerose iniziative in favore degli orfani. L'obiettivo finale è quello di arrivare a fornire una casa amorevole e premurosa in cui questi bambini possano crescere sereni e imparare ad amare Gesù come loro amico.

Scrive ancora Ellen G. White: “Possano coloro che hanno l'amore di Dio aprire i loro cuori e le loro case per accogliere questi bambini. Non è la cosa migliore che siano le grandi istituzioni a prendersi cura degli orfani. Se non avessero parenti in grado di provvedere a loro, i membri delle nostre chiese dovrebbero adottare questi piccoli nelle loro famiglie o trovare un luogo adatto in altre case”. – Counsels for the Church, p. 286.

Importanza della Giornata
“Dedicare una giornata agli orfani è un atto di civiltà e consapevolezza sociale di grande valore, ma questo non significa pensare agli orfani per un giorno soltanto” ha rilevato Corrado Cozzi, direttore dei Ministeri avventisti per le pari possibilità all’Eud “Ma parlarne anche solo per un giorno nelle nostre istituzioni potrebbe generare un'attenzione speciale che va oltre la celebrazione. Potrebbero nascere progetti e suggerimenti, e forse incoraggiare qualche programma a loro favore. Questa era l'intenzione di Gesù quando si concentrò sulla necessità di prendersi cura degli orfani. Quando è stata l'ultima volta che hai parlato di orfani nella tua istituzione?”.

Lavorare per ripristinare il senso di dignità e valore nelle persone è anche uno degli obiettivi principali dei Ministeri avventisti delle pari possibilità a ogni livello della denominazione. A questo proposito sono collegati sia la scoperta di talenti nascosti sia l'uso dei propri talenti al servizio degli altri. L'esempio di Gesù era chiaramente proteso alla comprensione, alla speranza e alla fede dell'individuo, mentre apriva le porte dell'opportunità al servizio. Restituire un senso alla vita è al centro dei Ministeri delle pari possibilità.

[Foto e fonte: EudNews]

Ancona – Battesimi

Ancona – Battesimi

Gionatan BreciFinalmente. Potrebbe essere il titolo di questa cerimonia battesimale. Dopo un anno di attesa, dopo il cattivo tempo, dopo i permessi delle istituzioni per poter celebrare il battesimo in mare, dopo l’alga tossica che lo aveva impedito e nonostante il tempo di pandemia, che rende relativa ogni programmazione, la chiesa di Ancona è riuscita a celebrare il battesimo di Maria Demediuk e di Marco Cecchi.

Finalmente, sì! Sabato 10 ottobre, Maria e Marco hanno vissuto il loro patto con Gesù attraverso il battesimo per immersione celebrato presso la vicina chiesa avventista di Jesi. Nella speranza che presto possa tornare il Signore Gesù dai cieli e poter dire: finalmente!

[Foto pervenute dalla comunità in oggetto]

Conversano – Raccolta e distribuzione di vestiario

Conversano – Raccolta e distribuzione di vestiario

Antonietta Fantasia – Siamo tutti coinvolti nella realtà, quasi irreale, dell’emergenza coronavirus. In particolare, i più poveri, i più fragili, i più vulnerabili e, oggi, anche tutti coloro che vivono i contraccolpi economici di questi giorni, sono oggetto di grande difficoltà che a volte diventa disperazione.

La sede Adra di Conversano ha sentito urgente il bisogno di porgere un aiuto concreto. Dopo un appello alla cittadinanza per donare qualsiasi cosa potesse essere utile alle famiglie svantaggiate, la risposta è stata veramente generosa. Dal 1° al 4  novembre, nei locali della nostra chiesa, decine di famiglie hanno beneficiato della generosità di tanti, ritirando capi di vestiario e oggetti di vario genere.

[Foto pervenute dalla comunità in oggetto]

Protestantesimo RaiDue. Un passaggio sicuro

Protestantesimo RaiDue. Un passaggio sicuro

Domenica mattina 15 novembre, dopo le ore 8, RaiDue trasmette una nuova puntata di Protestantesimo dal titolo “Un passaggio sicuro”. Con il Covid che sta travolgendo l’intero pianeta, chi ricorda ancora le terribili esplosioni di Beirut dell’estate scorsa? Chi si occupa degli uomini e delle donne che, fuggiti dalla guerra in Siria, si ritrovano in una condizione di precarietà senza tempo? Cosa sta facendo la politica? E ancora una volta: qual è la voce dell’Europa?

A quattro anni dal primo corridoio umanitario, promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche insieme alla Tavola valdese e alla Comunità di sant’Egidio, si chiude un ciclo ma non l’impegno delle chiese evangeliche.

Le repliche della puntata andranno in onda martedì notte 17 novembre, alle ore 00.55, e domenica notte 22 novembre, alle ore 00.50, sempre su RaiDue

Per rivedere tutte le puntate andate in onda dal 2013 a oggi: Video 
Protestantesimo su Facebook

 

Uragano Eta. Vittime e danni anche tra gli avventisti in Guatemala e Honduras

Uragano Eta. Vittime e danni anche tra gli avventisti in Guatemala e Honduras

HopeMedia Italia – Il passaggio dell’uragano Eta non è stato indolore in Paesi dell’America centrale come Guatemala e Honduras. Forti venti e piogge battenti hanno causato centinaia di vittime tra la popolazione e numerose devastazioni.

In Guatemala 
“L’uragano Eta ha provocato vari disastri in diverse parti del nostro Paese e ci ha toccato profondamente” ha affermato il past. Guenther Garcia, presidente della Chiesa avventista in Guatemala “Soffriamo per la perdita di nostri cari membri di chiesa, in particolare i tre bambini piccoli, ed esprimiamo solidarietà ai 70.000 cittadini colpiti da Eta”.

Gli avventisti del settimo giorno sono rattristati per la morte di quattro membri di chiesa, Adela Cal e i suoi tre figli di 5, 8 e 10 anni, dopo che i fiumi sono esondati e le frane hanno seppellito molte case nel villaggio di Queja a San Cristobal Verapaz, nella parte nord-occidentale del Guatemala.

Nel Paese mancano all’appello ancora diversi dispersi, mentre la nazione conta le sue vittime: circa 200 persone hanno perso la vita.

“Fondi speciali di emergenza sono stati erogati per aiutare i membri” ha spiegato Garcia “Inoltre, due camion sono pronti per il trasporto di indumenti e prodotti alimentari non deperibili, oltre a 75 materassi nuovi”. I fondi della locale Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) sono stati utilizzati a Peten, nel nord del Paese, per distribuire cibo, acqua e articoli da toeletta nelle aree colpite.

La chiesa ha finora identificato 219 famiglie avventiste che hanno perso le loro case. Otto chiese avventiste sono state aperte per accogliere i profughi, in tutto 796 persone. Chiusi a marzo in risposta alla pandemia, questi luoghi di culti sono stato riaperti per offrire rifugio alle famiglie sfollate, pur osservando i regolamenti di igiene e distanziamento fisico.

Dopo che le piogge si sono calmate il 4 novembre, gli avventisti delle regioni del nord e nord-ovest si sono mobilitati raccogliere cibo, acqua e vestiti per le vittime. “Con i propri fondi e altre donazioni, le chiese si sono mosse rapidamente per cucinare pasti caldi e assemblare sacchetti di cibo per molte delle persone colpite nelle comunità circostanti” ha affermato Gustavo Menendez, direttore delle Comunicazioni.

In Honduras 
L’uragano Eta, declassato a depressione tropicale, ha colpito anche l’Honduras, il 4 novembre scorso. Le piogge torrenziali hanno causato frane, straripamento di fiumi e allagamento di intere città, lasciando migliaia di persone bloccate. Oltre 50 sono i morti al momento.

“Abbiamo cercato di valutare i danni e le problematiche attuali che Eta ha causato sin dall'inizio della giornata” ha affermato Tegucigalpa Adan Ramos, presidente della Chiesa avventista in Honduras. La tempesta tropicale ha inondato la città di San Pedro Sula nella regione nord-occidentale del Paese.

"Non sapremo quale sarà il danno esatto fino a quando le acque non si placheranno, ma nel frattempo abbiamo organizzato l'assistenza per venire incontro alle necessità” ha aggiunto Ramos.

Chiese rifugio 
Diverse chiese non danneggiate e due scuole avventiste a San Pedro Sula hanno accolto le persone rimaste senza casa. I dirigenti hanno fatto appello al pubblico per ricevere cibo, denaro e altre provviste per le famiglie sfollate, tra le quali molti avventisti.

“Abbiamo perso tutto” ha detto Pati Valeriano, madre di cinque figli e membro della chiesa di San Pedro Sula. “Sono riuscita a scappare con i miei figli con pochissimo da casa nostra, e abbiamo nuotato verso la salvezza”. Ore dopo, ha incontrato il furgone della chiesa e, insieme ai suoli figli, è stata accompagnata in un rifugio. “Ringrazio la mia chiesa” ha aggiunti “Abbiamo bisogno di fede e preghiere in questa situazione”.

“Sono tempi molto difficili per l'intera regione” ha ribadito Walter Ciguenza, direttore delle Comunicazioni presso la denominazione in Honduras e pastore di 12 chiese a San Pedro Sula, otto delle quali sono state allagate. Due giorni dopo la tempesta, lui e altri pastori erano alla ricerca di persone bisognosi in diverse comunità. Le due scuole avventiste ospitano 130 sfollati in totale di ha detto. Valeriano, i suoi figli e il loro cane sono stati in una delle due scuole avventiste. Il numero degli avventisti colpiti nel nord-ovest dell'Honduras è salito a più di 500.

Héctor González, un anziano di chiesa, e la sua famiglia hanno aspettato per più di 24 ore prima di essere salvati. Erano tra le 40 persone in piedi all'ultimo piano della loro casa in attesa dei soccorsi. Quando li hanno visti arrivare, la sera di venerdì 6 novembre, hanno cantato un inno nel loro dialetto garifuna, per lodare e ringraziare Dio per la sua misericordia.

Adra
Grazie ai fondi stanziati dal suo network, Adra in Honduras assiste 1.500 famiglie con pacchi alimentari e kit igienici nell’area più colpita nel nord-ovest dell'Honduras. 
Le inondazioni hanno distrutto i campi coltivati e questo genera grande preoccupazione. "È una situazione difficile, con la siccità prima del Covid-19, dovuta alla cosiddetta Niña, e sembra che non ci sia mai fine” riferisce Luis Trundle, direttore di Adra nel Paese. Ha poi reso noto che l’agenzia umanitaria avventista ha firmato un accordo con Usaid per fornire fondi  per offrire assitenza a 60 luoghi di accoglienza degli sfollati e ad altre 1.700 famiglie di San Pedro Sula.

La chiesa continuerà a impegnarsi per assistere chi ha bisogno. "La richiesta è grande per noi, ma continueremo a muoverci per dare tutto l'aiuto possibile” ha concluso il past. Ramos.

[Foto e fonte: Adventist Review]

Dieci giorni di preghiera a gennaio 2021

Dieci giorni di preghiera a gennaio 2021

HopeMedia Italia – All’inizio di ogni anno, gli avventisti del settimo giorno di tutto il mondo si uniscono per pregare per il risveglio, la riforma e la missione della chiesa. Nel 2021, i Dieci giorni di preghiera si terranno dal 6 al 16 gennaio sul tema “Vogliamo rinascere” e si concentra sull’importanza di sperimentare il risveglio personale oltre alla gioia di affidarsi a Dio in ogni aspetto della vita.

Il versetto che accompagna l’evento è: “Non per potenza, né per forza, ma per lo Spirito mio”, dice il Signore degli eserciti” (Zaccaria 4:6). Le letture quotidiane sono state scritte dal pastore Helmut Haubeil, autore di bestseller come Steps to Personal Revival e Abide in Jesus.

La traduzione delle risorse in italiano è a cura dei Ministeri per la Gestione Cristiana della Vita che, in collaborazione con HopeMedia Italia, produrrà anche dei messaggi video per ciascuno giorno. Nelle prossime settimane daremo maggiori informazioni.

I Dieci giorni di preghiera fanno parte dell’iniziativa “Revival and Reformation” della Chiesa avventista mondiale, realizzati in collaborazione con i Ministeri della preghiera.

Scarica qui la locandina.

Il materiale per questo evento viene prodotto in oltre 35 lingue sul sito www.tendaysofprayer.org

Vale a dire: inglese, spagnolo, portoghese, francese, afaan oromo, albanese, amarico, arabo, bahasa indonesiano, bahasa malese, bulgaro, birmano, cebuano, cinese, croato, ceco, danese, estone, farsi, finlandese, francese, tedesco, ungherese, italiano, giapponese, coreano, kinyarwanda, lettone, lituano, polacco, rumeno, russo, serbo, slovacco, sloveno, swahili, turco.

Monreale. Di nuovo un tetto dopo l’incendio del 2019

Monreale. Di nuovo un tetto dopo l’incendio del 2019

HopeMedia Italia – È trascorso oltre un anno dall’incendio che devastò la montagna sopra Monreale, cittadina dell’area metropolitana di Palermo, e la famiglia che aveva perso la casa, divorata dalle fiamme, ha di nuovo un tetto.

“Allora partì una gara di solidarietà” scrive monrealenews.it “per cercare di venire incontro alle esigenze di un nucleo familiare rimasto senza un tetto. Oggi quel tetto è stato ricostruito. Non tutta l’abitazione: per quella ci vorranno altre risorse e i nulla osta burocratici, ma è già qualcosa”.

La solidarietà arrivò anche da Adra Italia (Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso) che, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Monreale, attivò subito una raccolta fondi per offrire un sostegno alla famiglia colpita e aiutarla nel recupero di quanto aveva perso.

Lo scorso ottobre, grazie alla somma raccolta, è stata ultimata la copertura della casa. La famiglia ringrazia per gli aiuti ricevuti e pensa alla ricostruzione del resto dell’abitazione.

Al termine dei lavori del tetto, anche il direttore dell’agenzia umanitaria avventista ha ringraziato per il sostegno ricevuto da molti. “Siamo grati ai tanti donatori che attraverso Adra Italia hanno contribuito per queste famiglie che hanno subìto l’incendio nell’agosto 2019” ha dichiarato Dag Pontvik a monrealenews.it “La situazione di fragilità è ancora forte in questo periodo e questo risultato porta un po’ di sollievo e di speranza. Ringraziamo tutti coloro che hanno reso tutto questo possibile”.

[Foto: monrealenews.it, Notizie Avventiste]

Stati Uniti. Rieletti due avventisti al Congresso

Stati Uniti. Rieletti due avventisti al Congresso

HopeMedia Italia – Le elezioni americane hanno confermato due avventisti al Congresso, organo legislativo del governo federale statunitense. La notizia è stata diffusa da Adventist Today sul suo sito.

Sheila Jackson Lee rappresenta il Distretto 18 in Texas e presta servizio dal gennaio 1995. Prima di essere eletta per la prima volta al Congresso, è stata membro del consiglio comunale a Houston dal 1990 al 1994 e giudice municipale dal 1987 al 1990. Si è laureata alla Yale University e presso la facoltà di giurisprudenza dell'Università della Virginia.

Raul Ruiz rappresenta il Distretto 36 in California, che non è lontano dall’Università Loma Linda, ma non include l’omonima città. È stato eletto per la prima volta nel 2012 e rieletto quest'anno con il 59% dei voti, la stessa maggioranza ricevuta nel 2018. Medico di pronto soccorso con una laurea e un master in sanità pubblica conseguiti presso l'Università di Harvard, Ruiz è stato decano associato della facoltà di medicina della University of California Riverside dal 2011 al 2012.

Entrambi i membri del Congresso si sono candidati per i democratici e appartengono a minoranze etniche.

Ben Carson positivo al coronavirus 
Il ministro statunitense per l'edilizia abitativa e lo sviluppo urbano, Ben Carson, è risultato positivo al coronavirus due giorni fa. Dopo aver accusato i primi sintomi, è stato visitato presso il Walter Reed National Military Medical Center. Adesso è a casa.

La scorsa settimana aveva partecipato alla riunione della notte delle elezioni alla Casa Bianca, dove la maggior parte dei presenti non indossava la mascherina, tra cui il capo dello staff del presidente, che in seguito è risultato positivo al Covid-19. Secondo la Cnn, il ministro è stato visto senza mascherina anche in diversi eventi della campagna di Trump.

Ben Carson è l'unico avventista ad essere stato nominato al governo nella storia degli Stati Uniti. È un noto medico ed ex membro della facoltà di medicina della Johns Hopkins University di Baltimora. 

 

 

Giornata contro gli abusi. Messaggio di Ted N. C. Wilson

Giornata contro gli abusi. Messaggio di Ted N. C. Wilson

Lina Ferrara – È importante aumentare la consapevolezza individuale, la responsabilità e il coinvolgimento per contribuire ad arginare la marea degli abusi. Lo afferma il presidente della Chiesa avventista, Ted N. C. Wilson, in un video diffuso in occasione della Giornata enditnow® contro ogni forma di violenza.

Il presidente evidenzia anche il fatto che gli abusi sono presenti pure all’interno delle chiese.

“Dirigenti e membri diventino consapevoli di ogni segno di abuso e attuino le misure necessarie per evitare che ciò accada” esorta Wilson “ascoltando con attenzione e compassione coloro che hanno subito violenze e prendendo provvedimenti, come la prevenzione e anche la denuncia dei colpevoli alle autorità competenti”. 

Non manca, alla fine, un pensiero rivolto a coloro che hanno subito abusi o sono ancora vittime di violenza.

Nel mondo avventista, La Giornata enditnow® si tiene alla fine di agosto. In Italia, da diversi anni, questo giorno speciale si celebra nel sabato che precede o è più vicino al 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, istituita dalle Nazioni Unite.

I Ministeri Femminili hanno tradotto in italiano le risorse per questo sabato speciale. Tutto il materiale è disponibile sul sito ministerifemminili.uicca.it  

Guarda il video del presidente Wilson.

 

[Traduzione e doppiaggio del video a cura di Espoir Medias (www.magazineavventista.com)]

 

Pandemia. Il Regno Unito chiude i luoghi di culto

Pandemia. Il Regno Unito chiude i luoghi di culto

Leader religiosi e Unione avventista britannica scrivono al Primo Ministro. Il culto è un servizio essenziale.  

HopeMedia Italia – Nel suo discorso del 31 ottobre alla nazione, il premier Boris Johnson ha annunciato nuove misure drastiche per contrastare il dilagare del virus Sars-CoV-2 nel Paese, con un nuovo lockdown iniziato il 5 novembre. Le numerose restrizioni hanno avuto una ricaduta anche sui servizi di culto.

“Secondo le nuove regole, tutte le funzioni religiose in presenza devono essere interrotte ancora una volta” rileva Richard Daly, responsabile delle Comunicazioni presso l’Unione avventista britannica. 
“Tuttavia” aggiunge “la preghiera privata può continuare. Il sito web del governo afferma che tutti i luoghi di culto, comprese chiese, moschee e sinagoghe, devono chiudere per la durata del lockdown, a meno che non vengano usati per motivi specifici come i funerali”.

I luoghi di culto possono anche rimanere aperti se vengono utilizzati per servizi formali di assistenza all’infanzia, se fanno parte di una scuola, di servizi volontari e pubblici essenziali, come la donazione del sangue o i banchi alimentari, e altre attività esentate come i gruppi di sostegno.

Protesta dei leader religiosi… 
I capi religiosi hanno contestato la decisione del governo di vietare il culto comunitario in presenza durante il secondo blocco del Paese, e ricordato al Primo Ministro che non ci sono basi scientifiche che giustifichino tale decisione. Le loro osservazioni rispecchiano un cambiamento di tono rispetto al lockdown della scorsa primavera. 

“Siamo in forte disaccordo con la decisione di sospendere il culto pubblico durante questo periodo” affermano i leader in una lettera congiunta “la continuazione del culto pubblico è essenziale”. Nel messaggio sostengono che i dirigenti religiosi rappresentati nella Places of Worship Taskforce del governo hanno dimostrato che i luoghi di culto sono al sicuro dalla trasmissione del coronavirus. “Considerato il lavoro significativo che abbiamo già svolto, riteniamo che non ci sia, ora, alcuna giustificazione scientifica per la sospensione del culto pubblico" ribadiscono.

… e della Chiesa avventista
Anche il presidente dell’Unione avventista britannica, Ian Sweeney, ha scritto a Boris Johnson. 
“A nome della Chiesa avventista nelle isole britanniche” esordisce “scrivo per farle sapere che lei e il governo siete nelle preghiere dei nostri 40.000 membri, mentre guidate il Regno Unito in questa crisi pandemica”. Quindi prosegue: “Vorremmo che riconsideraste la decisione di tenere le chiese chiuse nelle prossime quattro settimane. Riteniamo che la decisione di consentire l'apertura delle chiese in questo periodo avrebbe vantaggi significativi per la popolazione”.

Dopo aver spiegato che la comunità di fede rispetta la legge e segue quanto delineato dal governo, la lettera sottolinea: “La chiesa, in quanto luogo di culto, è un'ancora di salvezza vitale per molti che lottano contro la solitudine, l'isolamento e altri effetti negativi del confinamento”. 

Inoltre, abbiamo “messo in atto misure che garantiscono ai fedeli l’entrata e l’uscita dalle chiese in modo sicuro e protetto, con il minimo rischio di trasmissione del virus” continua il documento di Sweeney “Se i negozi di prodotti essenziali rimangono aperti, riteniamo che debbano essere aperti anche le chiese e gli altri luoghi di culto in quanto anch'essi sono essenziali per milioni di persone nel Regno Unito. A tal fine, le chiediamo gentilmente e rispettosamente di riconoscere la natura essenziale del culto cristiano, e quindi di emendare la legislazione proposta per consentire alle chiese di continuare a riunirsi durante il lockdown”.

In attesa di una risposta, l’Unione avventista incoraggia i membri di chiesa a rimanere in contatto online e tramite servizi religiosi in streaming in questo secondo periodo di confinamento.

 

[Fonte: Chiesa avventista Regno Unito]

 

Terzo comandamento. Il nome di Dio invano

Terzo comandamento. Il nome di Dio invano

Michele Abiusi – Il terzo comandamento così come è scritto nel libro dell’Esodo, al capitolo 20, recita: “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano" (v. 7). 

Nel primo precetto Dio si presenta come l’unico esistente: l’unico che salva, che libera; l’unico Dio che l’uomo può adorare. Con il secondo comandamento Dio aiuta l’uomo a combattere l’idolatria, la superstizione e le concezioni magiche che così facilmente allontanano il credente da una relazione profonda e spirituale con il divino, proibendo il culto prestato a qualsiasi immagine e a qualunque persona. Nel terzo comandamento ci mette in guardia contro un uso sbagliato, scorretto, inutile del nome di Dio. Si tratta ancora di un precetto che vuol regolare il nostro rapporto con il Signore dell’universo.

A una prima lettura capiamo che si tratta di un ordine a non bestemmiare. In effetti la bestemmia, che è purtroppo così comune nella nostra Italia e soprattutto in alcune nostre regioni, rivela non solo il non rispetto di Dio ma anche la mancanza di sensibilità verso le persone che ci ascoltano e che potrebbero essere dei credenti. 

Ma questo precetto non parla solo ai bestemmiatori. Vediamo cosa significava per Mosé, che ha trascritto le dieci parole, l’espressione “non pronunciare il nome del Signore invano”.

Bisogna tener conto che per gli antichi popoli semiti il nome non era semplicemente una parola che distingueva una persona da un’altra o un Dio da un altro; il nome era parte integrante della persona. Rispettare il nome di Dio significava rispettare Dio stesso, la sua essenza e tutto ciò che rappresentava. 

Un giorno Gesù disse al Padre riguardo ai suoi discepoli: 
– “Io ho manifestato il tuo nome agli uomini” (Giovanni 17:6);
– “Io ho fatto loro conoscere il tuo nome, e lo farò conoscere, affinché l'amore del quale tu mi hai amato sia in loro, e io in loro” (Giovanni 17:26).

Far conoscere il nome di Dio non significava, per Gesù, trasmetterci i suoi dati anagrafici. Gesù non voleva rivelarci l’unico nome accettabile per parlare del Padre e per pregare. Venendo tra di noi, ci ha comunicato il carattere e i sentimenti del Padre. Conoscere il nome di Dio significa apprendere l’amore, la grazia, il perdono, la misericordia, la pazienza del Signore. Per questo i testi appena menzionati del Vangelo di Giovanni affermano che Gesù ha “manifestato”, “ha fatto conoscere il nome di Dio agli uomini”, permettendoci così di vivere l’amore di Dio. Solo scoprendo l’amore di Dio possiamo viverlo!

Gesù è venuto non per far conoscere un nome, ma per rivelare l’essenza e il carattere di colui che si celava, e ancora oggi si nasconde, dietro i vari nomi con i quali l’uomo lo nomina. Ma c’è dell’altro: il nome era, presso gli antichi ebrei, uno strumento per parlare del significato dell’esistenza. Il nome aveva un senso, traduceva un modo di essere, era dato in funzione degli eventi legati alla nascita o di ciò che i genitori si aspettavano dal figlio. Per esempio, il nome Mosè significa “salvato dalle acque”, Samuele vuol dire “chiesto al Signore”, Giacobbe proviene dal verbo “ingannare”, Gesù significa “Dio salva”, Emmanuele è “Dio con noi”. E potremmo continuare all’infinito.

Ogni nome dei personaggi biblici porta con sé un messaggio, una missione. Per capire quanto il nome fosse legato alla realtà della persona basti sapere che a volte veniva cambiato in funzione di un evento importante che alterava il percorso della vita. Così Abramo, “padre eccelso”, diventerà Abrahamo, “padre di una moltitudine”; Giacobbe, “ingannatore”, sarà chiamato Israele, “colui che lotta con Dio”; e accadde con l’apostolo Simone che Gesù chiamò Pietro.

Tenendo conto di quanto abbiamo appena detto, è facile capire perché Dio non si lasci definire da un nome. Il Dio che parlò a Giacobbe, cambiandogli il nome e la storia, rifiutò di svelare il proprio nome dicendo “Perché chiedi il mio nome?”. La sua eternità non potrebbe essere racchiusa in un nome. La Sacra Scrittura parla di Dio solo facendo allusione alle sue caratteristiche: il Creatore, l’Eterno, il Pastore, il Re dei re, il Signore dei signori, il Potente, il Misericordioso, il Padre eterno, l’Eterno degli eserciti, e così via. Ogni nome esprime un aspetto di Dio, ma tutti insieme non riescono a qualificarlo pienamente. Dio è irraggiungibile. Il suo essere infinito non può essere bloccato con qualche consonante o vocale…  Se qualcuno pretendesse di conoscere il vero e unico nome di Dio dimostrerebbe una grande presunzione.

Gli stessi ebrei che ricevettero da Dio le prime rivelazioni contenute nella Bibbia scrivevano il nome che ritenevano più sacro di Dio con quattro consonanti, YHWH, che non pronunciavano per il grande rispetto che ne avevano. Quando si imbattevano nelle quattro consonanti cambiavano la parola e leggevano “Adonai”, che in italiano traduciamo con “Signore”. Sapendo che anticamente la lingua ebraica si scriveva senza le vocali e visto che il sacro nome non veniva pronunciato, con il passare dei secoli si è persa la vocalizzazione di quel nome e quindi la possibilità di leggerlo correttamente. Sappiamo soltanto che le quattro consonanti fanno riferimento al verbo essere, quindi all’esistere; da qui l’idea che quel nome voglia dirci che Dio sia colui che è, che esiste, che è presente.

Comunque, in conclusione, vorrei dire che la pretesa che alcuni hanno di conoscere il vero e unico nome della divinità è senza fondamento storico e biblico. Ricordate la preghiera del “Padre nostro”? Ecco le prime parole: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome” (Matteo 6:9). Gesù ha preferito definire Dio con il termine “Padre”, invitandoci a seguire il suo esempio per privilegiare questo rapporto familiare, intimo e amichevole che dovrebbe istaurarsi tra noi e lui.

L’espressione “sia santificato il tuo nome” non significa soltanto rispettare un nome specifico, ma manifesta la responsabilità di colui che prega nell’adoperarsi affinché Dio sia onorato, amato, valorizzato nelle proprie parole ma anche nel comportamento. Nel pregare “sia santificato il tuo nome”, esprimo il desiderio e la volontà di dare il tempo e l’attenzione necessari al mio Creatore e ai suoi consigli, alla sua Parola.

Potrei non bestemmiare e comunque mancare di rispetto al nome di Dio se, per esempio, pur conoscendo la sua legge non la seguissi; se non leggessi quel messaggio meraviglioso, la Bibbia, che il Signore mi ha inviato; se non vivessi il suo amore con i miei familiari e con chiunque altro. 
Non potrei onorare il suo nome e maltrattare uno dei suoi figli, chiunque esso sia. 
Non è possibile santificare il suo nome e non essere sensibile verso colui che soffre. 

Non pronunciare il nome del Signore, Dio tuo, invano…

 

 

 

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