Una riflessione su quella parte del nostro vivere quotidiano che rende l’esistenza migliore, più bella, più equilibrata e più piacevole da ricordare.

Norel Iacob – La maggior parte di noi non può parlare di caviale come se lo mangiasse così spesso da diventare una routine. Molti di noi non sanno cosa significhi fare shopping così di frequente che, a un certo punto, praticarlo perde qualsiasi traccia di eccezionalità.

Nel tentativo di esplorare l’ignoto, anche se possiamo fare dei parallelismi con altre esperienze che erano inaccessibili nel passato e completamente accessibili nel presente, l’esercizio non sembrerà mai soddisfacente. Dopo tutto, ciò che è parzialmente inaccessibile ha un’aria misteriosa, che ci affascina, e ha in sé la promessa di una gratificazione che possiamo solo sognare.

Forse, nel segreto, ci abbandoniamo a fantasie in cui l’inaccessibile ci asseconda. In presenza di altri, invece, parliamo di questo argomento con una buona dose di preconcetti sulla vanità, la stravaganza o sul lusso dell’esclusività. In definitiva, semplicemente non riusciamo a verificare se ciò che immaginiamo su certe cose o esperienze cambierebbe se quelle stesse cose o esperienze diventassero comuni nella nostra vita. Il razionalismo non riesce a risolvere un problema come succede con l’esperienza. Ecco perché viviamo buona parte della nostra vita immaginando.

La maggior parte di noi parla di tempo libero come se si riferisse a prodotti o servizi esclusivi. Da qui, la singolarità di viverlo così nella nostra percezione: anche se disponiamo tutti di tempo libero, sembra ancora un’esperienza esclusiva. Viviamo ogni giorno con la convinzione di essere derubati e questa fatalità ci demotiva a tal punto da rinunciare volontariamente a qualsiasi iniziativa per mettere ordine nella nostra esistenza.

Abbandoniamo i nostri giorni al volere del destino, come gli studenti che non accettano una cosa brutta senza lamentarsi, giustificando i buoni risultati altrui con ogni sorta di teoria del complotto. In realtà, l’essenza di un dibattito sul tempo libero risiede in un luogo del tutto inaspettato: la forza della motivazione e della volontà.

Il tempo libero non è quello del disimpegno e della procrastinazione, ma è una fetta della vita che una volontà e una motivazione adeguate imparano a trasformare in esperienze capaci di rendere la nostra esistenza migliore, più bella, più equilibrata e più piacevole da ricordare.

Il tempo libero va riconosciuto, creato, gestito e riempito di significato. Quotidianamente.

Possiamo avere più tempo libero di quanto pensiamo, senza che qualcuno ce lo doni. Il tempo libero si risparmia, si investe, si reinveste e si spende con saggezza. È una risorsa, e non è una coincidenza che quanto avete appena letto assomigli a una frase tratta da un corso di educazione finanziaria. Secondo me, man mano che sempre più ci rendiamo conto della necessità di ricevere un’educazione economica, abbiamo iniziato a comprendere la principale questione relativa alle risorse: il problema non sta nella loro mancanza, ma nella scarsità di conoscenze per utilizzarle e nella poca volontà o motivazione ad apprendere.

(Norel Iacob è direttore di Signs of the Times Romania e ST Network).

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]

 

 

 

 

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