Questi, in sintesi, i punti nodali del messaggio di Mario Brito, presidente della Regione Intereuropea, ieri sera, 8 giugno, in occasione delle celebrazioni dei 90 anni dell’Uicca e dei 30 anni della legge 516 che regola i rapporti tra Stato italiano e Chiesa avventista.

Gli avventisti non devono, non possono, avere paura nel proclamare il messaggio che Dio ha loro affidato. I segni dei tempi indicano che Gesù potrebbe tornare in ogni momento. Segni dei tempi che, stranamente, sono avvertiti, nei loro studi, da scienziati di ogni disciplina. Brito ha evidenziato come persino l’ex presidente del Portogallo ha scritto dei libri sulla situazione allarmante del mondo. Da altre parti sono giunti preoccupati allarmi per la situazione socio-politica delle nazioni. Scienziati e uomini di cultura sembrano profeti laici che superano, spesso, gli stessi teologi chiamati rendere note le intenzioni di Dio per gli uomini di questo scorcio di secolo.

La responsabilità della chiesa è evidente: deve farsi portavoce di Dio, non rifugiandosi dietro il solo e comodo impegno sociale. La chiesa spesso tace perché ha, appunto, paura che gli esempi di «predicatori di sventure», di «ossessionati dalla fine del mondo» inquinino il reale messaggio. Ma questo non deve essere un alibi, sapendo che dietro ogni dottrina del nostro patrimonio teologico esiste, sempre, un riflesso dell’amore di Dio. Il coraggio ci deve venire dal fatto che noi non siamo annunciatori di catastrofi, bensì di buone notizie; perché dietro ogni evento politico, sociale, economico negativi si può intravedere un passo in più che conduce alla «Notizia per eccellenza»: Gesù sta per tornare a instaurare la Terra Promessa.

In questa ottica Brito ha invitato a vedere anche il succedersi degli imperi storici, a cui il Signore ha spesso permesso di essere «punitori» del suo popolo Israele, con il fine di purificarlo e renderlo migliore. Dio protegge sempre gli uomini di ogni tempo, li vuole salvare; e se vede in loro una minima possibilità di redenzione può anche togliere i «paletti» di protezione affinché la calamità possa produrre frutti di salvezza.

In definitiva il messaggio finale di Brito è stato quello di vedere nelle nostre vite l’intervento salvifico del Signore che ci vuole, non solo testimoni per un mondo perduto che vuole salvare, ma anche cittadini del suo regno una volta che i guasti del mondo saranno sanati.

 

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