Traendo spunto da un articolo del Guardian parliamo di ambiente e della situazione critica alla quale siamo arrivati. “Siamo condannati”, dice l’autore Mayer Hillman: “Il risultato è la morte ed essa rappresenta la fine della maggior parte delle forme di vita del pianeta, perché siamo diventati completamente dipendenti dai combustibili fossili. Non c’e modo di invertire il processo che sta provocando la fusione delle calotte glaciali. E, a quanto pare, sono pochi quelli in grado di riconoscerlo”.

“Con la condanna che ci aspetta, sostenere la causa della bicicletta come mezzo primario di trasporto è abbastanza futile”, dice Hillman. “Dobbiamo smetterla di bruciare combustibili fossili. Troppi aspetti della vita dipendono dai combustibili fossili, con l’eccezione della musica, dell’amore, dell’istruzione e della felicità. E’ su queste cose, che non dipendono dai combustibili fossili, che dobbiamo focalizzarci”.

Hillman si meraviglia del fatto che il nostro modo di pensare si spinga di rado oltre il 2100. “Questo è ciò che trovo così straordinario, quando gli scienziati mettono in guardia sul fatto che le temperature potrebbero salire di 5°C o anche di 8°C. E poi cosa succede, ci si ferma qui? Che eredità lasciamo alle generazioni future? Agli inizi del 21° secolo non abbiamo fatto praticamente nulla in risposta al cambiamento climatico. I nostri figli e i nostri nipoti saranno estremamente critici nei nostri confronti”. Infine, la previsione infausta: “Anche se il mondo azzerasse oggi il consumo di combustibili fossili, questo non ci salverebbe, siamo oltre il punto di non ritorno”.

Ne parliamo con il professor Alberto Castagnola, economista legato ai temi dell’ambiente e dell’ecologia.

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