NA - Notizie AvventisteFrancesco Zenzale – Il libro dell’Apocalisse può essere racchiuso tra un prologo (da cap. 1:1 a cap. 1:8) e un epilogo (da cap. 22:6 a cap. 22:21). Molti passi di questi due capitoli si corrispondono e i temi presentati nell’introduzione, dopo essere stati elaborati nel corso del libro, riappaiono alla fine trasformati e perfezionati.

Il tema principale dell’Apocalisse, la seconda venuta del Cristo, si trova sia nel prologo sia nell’epilogo. All’inizio si legge: “Ecco Egli viene”, (1:7); mentre alla fine, la medesima frase, è ripetuta ben tre volte, non in terza persona, ma dal Cristo stesso, che dice: “Ecco, io vengo presto”, (22:7, 12, 20). Pertanto, l’Apocalisse ci introduce nella fase ultima della storia di questo mondo e apre alla speranza di una nuova esistenza (21:1-4).

La parola “Apocalisse” è una trascrizione del termine greco che significa “togliere il velo, scoprire, rivelare”; letteralmente “la rivelazione dell’opera di Gesù Cristo per la sua chiesa” nel corso dei secoli. Erroneamente sì dà a questo libro un significato negativo, terribile, catastrofico, allorché esso parla di vittoria, di vita e di presenza della misericordia divina. Leggere e comprendere l’Apocalisse è come respirare una boccata di speranza e di incoraggiamento.

In essa, tutti i libri della Bibbia s’incontrano e si completano. Infatti, ci sono più di 500 citazioni dell’Antico Testamento e numerosissime allusioni ai Vangeli e alle Epistole dell’Apostolo Paolo (Corinzi, Efesini, Colossesi, Tessalonicesi). Conseguentemente, è un’illusione voler comprendere l’Apocalisse senza una buona conoscenza degli altri libri della Bibbia, da cui sono state estratte le citazioni, in particolare modo i libri di Daniele e di Ezechiele.

L’Apocalisse, oltre a essere essenzialmente un libro simbolico, vedi ad esempio l’utilizzo del numero 7, consiste in sette visioni che hanno la particolarità di essere simmetriche e pertanto le profezie non devono essere considerate successive (una successiva all’altra), ma parallele e simultanee, come avviene nel libro di Daniele (cap. 2, 7, 8).

Possiamo dividere il libro in sette cicli e, nell’esordio di ciascuno di essi, “la visione ritorna sull’atmosfera del tempio e volge sui toni liturgici segnati dal calendario delle feste religiose d’Israele, sulla base delle indicazioni presenti in Levitico 23. Ogni tappa profetica è posta nella prospettiva di una festa israelitica rievocata anche all’interno del ciclo stesso. L’autore ci invita a una lettura che prende le mosse dalle feste d’Israele, i cui rituali sono utilizzati come una luce simbolica, capace di far emergere il senso profondo della storia umana” (K. A. Strand).

In breve, lo scopo è quello di svelare l’opera di Gesù Cristo in favore della sua Chiesa, dall’ascensione fino al suo ritorno. Come un potentissimo proiettore, i simboli profetici indicano il cammino del popolo di Dio attraverso il tumulto dei secoli.

Per ricevere lo studio introduttivo completo: assistenza@avventisti.it

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